15 Periodico di informazione musicale del Centro Professione Musica a cura del Master di Giornalismo Musicale - Anno XII, Numero 15, giugno 2014 C P M M U S I C I N S T I T U T E EDITORIALE IINN QQUUEESSTTOO NNUUMMEERROO:: --RRoobbeerrttooVVeecccchhiioonnii TrisMcCallèuncriticomusi- --WWaalllliissBBiirrdd cale, romanziere e musicista --FFaabbiiooTTrreevveess rock del New Jersey. Dal 4400 AANNNNII DDII RROOCCKK --GGlliiIImmppeerrddiibbiillii 2010, cura la sezione “musi- AADD AALLTTOO VVOOLLTTAAGGGGIIOO --CCPPMMOOppeennWWeeeekk ca”dello Star-Ledger,il quoti- diano più diffuso e prestigio- so del Garden State. Pochi anni fa,McCall spiega- va che “tutti noi critici rock abbiamoiniziatoascriveredi musica spinti dalla passione. Ma anche perché non vede- vamo l’ora di far conoscere a più gente possibile gli album o i concerti che ci avevano colpito, emozionato, fatto riflettere.La cosa fantastica”, proseguiva Tris nella sua riflessione, “è che il nostro entusiasmo non si è mai esaurito. Anche dopo tanti anni …”. Pure qui, al Master in Giornalismo e Critica Mu- sicale del CPM l’entusiasmo non si esaurisce mai:neppu- re dopo 12 anni di corsi. Perché, a ogni nuova stagio- ne, sappiamo di trovare stu- denti pronti a condividere la loro passione per la musica nel modo più serio, compe- tente e obiettivo possibile. Come dimostra questo ulti- mo lavoro ideato, scritto e redatto dalla classe 2013/14. Perché,per noi,il rock è una cosa seria. M A S T E R D I G I O R N A L I S M O M U S I C A L E Direttore: EzioGuaitamacchi Docenti: EzioGuaitamacchi,RobertoMonesi Corsisti: GiacomoBaroni,AndreaBolelli,MarcoBortone,MaraCasorati,SandroCastaldelli,EmanueleCorbo,IlariaDambrosio,GianfrancoGenghi, -1- AndreaGhirelli,SusannaGiusto,FedericaMassari,VirginiaMonti,AlexPierro,CarloSenna,FrancescoTaranto,GiorgioZampollo 40 ANNI DI ROCK AD ALTO VOLTAGGIO Nell’agosto del 1974 Bon Scott diventa il cantante degli AC/DC. Neanche sei anni dopo ha già in mano il biglietto dell’autostrada per l’inferno... ““BBoonn eerraa nnaattoo ppeerr ggllii AACC//DDCC””-- ((OOzzzzyy OOssbboouurrnnee)).. potentissima e graffiata dal Porto scolato prima di ogni concerto, è un’arma letale. Tutto ha inizio nell’estate del 1974 quando gli AC/DC decidono di Duro, spietato e osceno sul palco, Bon Scott nella vita è persona sostituire Dave Evans con un altro cantante. deliziosa. Per questo Angus lo ha soprannominato “l’amabile” ... Durante un meeting con Malcolm e Angus Young, il Sensibile, tenero e fragile, soprattutto nelle relazioni amorose, Bob giornalista/manager Vince Lovegrove suggerisce loro un amico vocalist, tende a sobbarcarsi il peso di ogni situazione difficile. Èamico di tutti suo ex compagno dei Valentines. Già proprio quel Bon Scott che in e non rinuncia mai a far festa; ma quando si tratta di lavoro, fa uscire Australia godeva di una discreta fama perchè entrato in classifica con il la sua vena poetica e si mette a scrivere testi su un onnipresente gruppo prog rock dei Fraternity. quadernino.Dal disco successivo (T.N.T.,1975) le liriche sono tuttea “Quel vecchio hippie?” sbottano i fratelli Young. “Ok Vince, fallo sua firma. L’album contiene i brani inseriti nella versione per il venire alle prove… ci faremo quattro risate.” mercato internazionale di High Voltage che lancia gli AC/DC nel AncheBon non è entusiasta dell’idea di Lovegrove. mondo. A lui, che ha 28 anni suonati, non va di mescolarsi con un paio di Un contratto da 25mila dollari ad album firmato con la Atlantic ragazzini che manco sanno cosa sia il rock ‘n’ roll. Records UK, permette a Bon Scott di tornare a Londra. Ci aveva provato Ma in fondo capisce che quella ai tempi dei Fraternity ma non era andata potrebbe essere un’ulteriore, buonissima bene. E anche per questo, al contrario degli occasione per provare a sfondare nel altri membri della band, entusiasti della mondo della musica. Anche perchè lui nuova avventura, è un po’ scettico. Lui sa farebbe di tutto pur di diventare una rock bene quanto sia difficile per un gruppo rock star. E così, dopo un’audizione positiva, straniero, specie se australiano, superare lo Bon Scott diventa la voce degli AC/DC e, snobismo di pubblico e stampa inglesi. insieme a loro, inizia a lavorare al primo Ma non per questo si tira indietro. album, High Voltage, che mette a fuoco “Eravamo pronti a ricominciare dalla l’idea artistica del gruppo: produrre un gavetta. E avevamo le idee chiare ...” rock ruvido e solidissimo caratterizzato da dichiara Malcolm Young. E allora via, Dirty elementi blues e da zero concessioni a Deeds Done Dirt Cheaps (1976), Let there ballate o semplici momenti di riflessione. be rock (1977), Powerage (1978) e poi un L’impatto è formidabile come dimostrano i tour dietro l’altro .... Ma la scalata al loro show grazie ai quali gli AC/DC fanno successo sembra infinita e la criticasempre vedere di avere una marcia in più. A colpire più tiepida. l’immaginario del pubblico è anche quella Eppure, di album in album, gli AC/DC “strana coppia” di front man formata da concedonosempre meno leggerezza al sound un cantante (Bon) che sembra un rozzo e, soprattutto, cercano di togliersi di dosso energumeno e da un chitarrista (Angus) l’etichetta di gruppo derivativo. Ma le chart che si presenta in scena vestito da americane sono distanti, management e casa scolaretto di college inglese, con tanto di discografica premono e i ragazzi della band cartella a tracolla. Non è solo scena: la non sanno più che fare. Addirittura, qualcuno Gibson SG di Angus è affilata come una prende in considerazione un’ipotesi radicale: lama di Toledo mentre la voce di Bon, cacciare Bon Scott dagli AC/DC. - 2 - Prima di prendere decisioni ha un’idea: introdurre nel sound affrettate, però, si fa cassa con i degli AC/DC un elemento utile proventi di un live album If You per penetrare il mercato Want Blood You Got It, registrato americano: il groove, che rende nell’aprile del 1978 all’Apollo più efficace e orecchiabile la Theatre di Glasgow. musica del gruppo. Il disco si piazza al 113esimo Il lavoro non è semplice: posto nella classifica di Billboard: Mutt è pignolo e finché il suono abbastanza per un sospiro di non è quello che ha in mente si sollievo. deve continuare a provare. Anche Ma non è finita qui. Anche per Bon la prova è tosta. La sua perchè le difficoltà di una nuova voce, naturalmente impostata tournée, la dipendenza per valorizzare il lato ritmico dei dall’alcool che si sta accentuando suoi testi, deve cambiare registro: e la sensazione di non essere il produttore gli chiede elemento gradito ai propri un’estensione al limite delle discografici gettano Scott nello possibilità, se non addirittura sconforto. I risultati discografici non lo aiutano: Let There Be Rock e oltre. Nel luglio del 1979 vede la luce Highway To Hell, album che Powerage, album nei quali l’intero entourage degli AC/DC ripone sancisce il tanto agognato successo: oltre un milione di copie vendute grandi speranze, non sono all’altezza delle previsioni. La questione in neppure un anno.Ma per Bon, denaro e successo non attenuano le dunque rimane aperta; bisogna cambiare qualcosa. Certo, il sound ansie. E se i suoi occhi sembrano vuoti, il suo bicchiere è sempre pieno degli AC/DC non si può toccare ma forse i produttori sì. Storicamente, ... Non ha quello che vuole: una donna, dei figli, una vita. Quando Ian sono Harry Vanda e George Jeffery, il general manager degli Young, il fratello maggiore di AC/DC, gli presenta Anna Angus e Malcolm, due tipi che (un’amica di sua moglie non accettano compromessi. Di Suzie) nel cuore di Bon scatta conseguenza, la spada di la scintilla. Damocle che pende sulla testa Purtroppo, la fredda e tetra di Scott si sposta sulle loro. ombra del fato incombe su di Dopo un tentativo fallito con il lui: il 19 febbraio1980il corpo leggendario Eddie Kramer (già senza vita del cantante viene dietro le consolle di Jimi trovato nel sedile anteriore Hendrix, Led Zeppelin, Eric dell’automobile di un amico. Clapton, ecc.) si prova con E la sua vita si trasforma in Robert John “Mutt” Lange che leggenda ... 35 ANNI DI STORIE INFERNALI Curiose le “storie infernali” che, ancora oggi a 35 anni di distanza dalla pubblicazione (27 luglio 1979) accompagnano la leggenda di quell’album diabolico, a partire dal titolo minaccioso Highway To Hell, auto- strada per l’inferno. C’è chi pensa che derivi da una frase usata dal gruppo per descrivere i tour estenuanti dell’epoca mentre altri ipotizzano che Bon Scott si sia ispirato alla Canning Highway, l’autostrada che senza semafori né limiti di velocità collega Fremantle, dove abitava il cantante, al Raffles pub di Perth e meta pre- ferita dei rocker australiani negli anni ‘70. Lungo quella strada pare si siano verificati numerosi incidenti fata- li. Morte, inferno, musica. Un mix che, a metà anni ’80, si dice abbia involontariamente influenzato le nefaste gesta di un serial killer, Richard Ramirez. Soprannominato “Night Stalker” (“il persecutore della notte”) diceva di ispirarsi a Night Prowler(“il predatore della notte”) ultima traccia di Highway To Hell: un blues lento, con un testo oscuro e ambiguo, scritto e interpretato da un Bon Scott al culmine della sua espressività interpretativa. Bon non avreb- be mai saputo di aver ispirato Ramirez. Né avrebbe goduto della fama internazionale del gruppo negli anni a venire. A meno di un anno dalla pubblicazione di Highway To Hell, Scott viene trovato cadavere in una strada di Londra, abbandonato sul sedile dell’auto di un amico. Causa ufficiale della morte: intossicazione acuta da alcol.Un album maledetto dunque? Forse. Ma anche dannatamente rock … - 3 - NON E’ UN PAESE PER VECCHI...ONI Le meditazioni del Professore sull’Italia di oggi Con “Io non appartengo più”Roberto Vecchioni parla del disincanto: appesi i guantoni al chiodo, si concede una pausa di riflessione lontano da polemiche, lotte sociali e politiche. In cerca della felicità. “Una volta pensavo che fuga dalla morte, piuttosto al fosse importante la costante inseguimento di follia: andare contro l’ovvio e sogni e ideali. Ma alla fine è i discorsi scontati. Oggi non arrivato anche lui a valutare sono più anarchico e squin- il tutto con più calma, a ternato com’ero da ragazzo: godersi le piccole gioie della sono molto più pratico …”. vita e i valori davvero impor- Seduto nella poltrona di tanti. E così, come sulla un’aula del Cpm, avvolto dal copertina dell’ultimo album, fumo dell’inseparabile sigaro il professore ha trasformato il che stringe tra le dita, suo ring: un quadrato che da Roberto Vecchioni (71 anni) teatro di lotta è diventato racconta il suo cambiamento salottino. Qui, non sconfitto racchiuso nei brani di Io non ma oltre le contese, Roberto appartengo più, il suo ultimo lavoro discografico. si abbandona alle sue elucubrazioni, circondato dai libri. “Ora ho bisogno di individuare le cose che possono rendermi felice “Il ring è una metafora che rappresenta gli scontri che ho dovuto facendomi prendere la vita con allegria. Non parlo di favole: ci sono affrontare nella mia vita. Non che in questo momento non abbia nien- tanti motivi per cui val la pena vivere e io cerco di trovarli.” te per cui battermi: solo non capisco chi o dove siano gli avversari. E, a Pochi minuti prima si è concluso l’incontro tra il cantautore mila- quel punto, come sconfiggerli? È inutile prendersi a botte senza sapere nese e Franco Mussida nell’auditorium di via Reguzzoni, in occasione se veramente appartengo a uno schieramento o a un altro. Oggi faccio della Open Week di maggio; sul palco, come vecchi amici, i due hanno fatica a capire: una volta mi era tutto più chiaro, sapevo subito chi parlato di filosofia, società, aveva ragione e chi torto. Con giovani e ovviamente di il passare degli anni, non è musica. più così. Sento la necessità di “Ho capito che nel quoti- analizzare le situazioni con diano politico, storico, tecnolo- un po’ più di tranquillità. È gico ed esistenziale non mi un momento di stallo che mi trovo a mio agio: mi sento serve per riflettere, per prova- come un pesce fuor d’acqua. re a sognare cose più grandi Non mi piace l’odierno modo della ‘politichetta’, per dedi- di vivere e comunicare. Oggi ho carmi a quello che ho sempre altre cose da amare e a cui amato e cioè ai libri, alla cul- aggrapparmi, mi riferisco a tura, nella speranza di avere cultura e umanesimo …” un giorno le idee più chiare. Come il soldato protago- Anche perché nella lettura nista di Samarcanda, del classico è tutto limpido e Vecchioni ha galoppato per trasparente: lì, sì che ci vedo quasi cinquant’anni; non in bene e senza incertezze.” - 4 - Per altro, durante questa sosta di componenti: si odiano come pazze ma meditazione, Vecchioni non ha mai poi hanno più o meno gli stessi princi- pensato a un ritiro dalle scene. Anzi, pi. Canzonenoznacè un brano com- proprio in questi mesi lo si è visto plicato, perché i due schieramenti impegnato nella seconda parte del somigliano a parti politiche contrap- tour di Io non appartengo più che lo poste ma, in realtà, sono i due lati della ha portato in una decina di prestigiosi stessa medaglia. Infatti, i due leader si teatri italiani. rivelano essere la stessa persona che Il professore ha pure conservato indossa maschere diverse. Ci sarebbero intatta la voglia di cantare e scrive- discorsi lunghissimi da fare per re, quel desiderio di comunicare che Canzonenoznac, ma il significato pochi anni fa era uscito con tutta la sostanziale è che siamo spaccati in due sua forza su un palco insidioso e non sappiamo mischiare le cose. come quello dell’Ariston. Meno male che abbiamo qualcuno “Chiamami ancora amore, che che difende la nostra paura e il nostro ha vinto il Festival di Sanremo era una coraggio.” canzoncina, non un trattato filosofico. In settembre, poco prima dell’u- Conteneva pochi pensieri schematici per dire: ‘dobbiamo credere a questo’. scita del disco, Vecchioni ha ricevuto una gratificazione rara, un rico- Però le idee c’erano e ci sono ancora, rappresentano sempre qualcosa cui noscimento internazionale che ha suscitato scalpore nell’opinione aggrapparci. Non muoiono mai, come le stelle, la pioggia, i pensieri di pubblica: la candidatura al Premio Nobel per la letteratura, proprio nostra madre. Il brano aveva anche un significato politico, attuale e preciso, come Leonard Cohen e Bob Dylan. tre anni fa come adesso. Così come era pure una lettura esistenziale: il buio “Non credo proprio che fosse il caso di darmi il Nobel, ma la noti- è sempre presente e non solo in politica, è parte della nostra natura di esseri zia della nomination, già di per sé, è stata una grande gioia. Sarei stato, umani. Non sappiamo dove sbattere la testa, ci inventiamo Dio, ne pensia- ovviamente, contento per me stesso ma non solo: lo avevo percepito mo di tutti colori per difenderci, ma l’oscurità rimane. La speranza è che si come riconoscimento collettivo al lavoro svolto in cinquant’anni dalla dissolva presto, non soltanto a livello pratico ma anche nella nostra dimen- canzone d’autore italiana. C’è stata anche un po’ di amarezza perché in sione interiore di uomini e persone. Un ritratto preciso della psicologia Italia, quando succedono queste cose, scatta sempre la ‘caccia al ladro’. umana di oggi è Canzonenoznac. Siamo tutti un po’ schizoidi, ma non è Tutti mi hanno dato contro come se la candidatura l’avessi scelta io. una patologia: le due parti del nostro cervello hanno funzioni e andamenti Avessi preso davvero il Nobel, ci sarebbe stato da ridere, e da togliersi più diversi e il più delle volte non riusciamo a conciliarle. Chi ci riesce è sereno, di un sassolino dalle scarpe …”. Solo un attimo di pausa e un sorriso armonioso ma la maggior parte di noi non ce la fa. furbo si allarga sul viso del cantautore, che ridendo conclude: “Non è A ben guardare, non c’è poi tutta ‘sta grande differenza tra queste due ancora detto, mica è finita qui. Io aspetto fiduciosamente …”. SUSSURRI E GRIDA Il tastierista e arrangiatore di “Chiamami ancora amore” racconta Vecchioni dietro le quinte “Il prof. è un po’ particolare …” ci confida Stefano Cisotto, tastierista, produttore e direttore artistisco di vari progetti musicali per artisti come Giovanni Nuti, Michele Zarrillo, Lucio Fabbri. È lui che ha arrangiato il disco Chiamami ancora amore(Universal, 2011) e Di rabbia e di stelle(Universal, 2007). Mentre gira la sambuca facendo suonare i cubetti di ghiaccio contro il vetro del bicchiere, continua a raccontare: “Spesso, quando noi pro- vavamo gli arrangiamenti, Roberto si metteva a cantare in un ‘italiano inventato’ … diceva cose che non avevano senso, ci face- va morire dal ridere. Poi, a un certo punto, si capiva che aveva avuto un’idea perché si sedeva in un angolo dello studio e ini- ziava a scrivere sul serio”. Stefano sorride quando ricorda quei momenti in sala prove, poi si raddrizza sulla sedia, ci guarda e riprende: “Vecchioni è un poeta. Si emargina dal mondo e scrive. Ha una casa dalle parti del lago di Garda: quando va lì si isola per dedicarsi alle parole, non credo abbia mai condiviso pareri sulla sua poetica. Racconta poco di quello che fa, soprattutto mentre sta scriven- do un nuovo testo, perché dal suo punto di vista sta creando un’opera d’arte”. Questo è Roberto Vecchioni, poeta e scrittore elegante, geloso degli aggettivi, che usa la musica solo come sfumatura per dare forza alle parole. Stefano continua: “Roberto è l’unico artista al quale sembra che della musica non importi molto. Lui pensa solo ai testi. Non mi ha mai detto: ‘Alza, abbassa, cambia qualcosa’, Roberto ha piena fiducia nei suoi collaboratori e questo è il massimo per un musicista che lavora con lui. È capitato spesso che noi gli facessimo sentire un nostro arrangiamento e lui ribat- teva: ‘Sì, sì però senti che testi favolosi ci ho messo …’. Lui ha tutto in testa, non ha bisogno di nessuno, sta nel suo e non ti racconta mai da dove nasce una cosa, almeno con noi. Si mette lì, ascolta le nostre idee musicali mentre nella sua testa elabora frasi e odi eccezionali” - 5 - IL COMBAT FOLK DI WALLIS BIRD “La mia musica? Una montagna russa di emozioni” A tu per tu con la giovane songwriter irlandese che qualcuno ha definito un mix tra Ani DiFranco, Fiona Apple e Janis Joplin Milano, zona Ripamonti. Una ragazza minuta, dall’aspetto un po’ sarei mai riuscita a suonare una chitarra”, racconta, “ma alla fine, sep- trasandato, scende da un autobus turistico in maniera discreta, pur a modo mio, ce l’ho fatta”. Già, perché la sua maniera singolare, quasi impacciata. Sfoggia un taglio sbarazzino da cui spunta una molto ritmica e quasi percussiva di utilizzare lo strumento (rovesciando- lunga treccia, simile a quelle delle guerriere celtiche. Imbracciando il lo senza invertire le corde) è diventato uno dei tratti distintivi della sua fodero di una chitarra, spalanca il portone di accesso della Salumeria arte. della Musica. Nata nella verde Irlanda e cresciuta nel pub di famiglia in una picco- Si chiama Wallis Bird, viene dall’isola di smeraldo, ha 32 anni e fa la la città alle porte di Dublino, la giovane songwriter ha mosso lì i primi cantautrice. Già dall’album d’esordio (Spoons, 2007) ha colpito pubblico passi nel mondo della musica. Anche per questo non nasconde l’orgoglio e critica per l’esuberanza delle sue performance, la forza delle sue canzo- per la terra d’origine e per le proprie radici. ni e per aver saputo sapientemente miscelare folk, blues e funk con poten- “Sono fiera di essere irlandese. Il mio background culturale ha avuto za rock e attitudine punk. una grandissima influenza sul mio modo di vivere e sulla mia musica”. È lei stessa a preoccuparsi di sistemare l’attrezzatura e gli elementi di Se la matrice culturale irlandese è una componente forte nella musi- scena, prima del soundcheck. Trova anche il tempo di rivolgere un saluto ca di Wallis Bird, anche il suo spirito libero, ramingo, che l’ha portata a animato a chi è già in sala. Anzi, per nulla infastidita da presenze “ester- viaggiare e a vivere in città diverse come Dublino, Londra e Berlino, ha ne” scherza con tecnici e componenti della band scimmiottando il “duck lasciato tracce profonde sul suo modo di scrivere e di comporre. walk” di Chuck Berry. “Il luogo che scelgo come base deve rispecchiare il mio carattere: solo Bastano pochi istanti per capire che dietro il suo aspetto da “ragazza così mi trovo bene. Ogni città in cui mi sono fermata aveva proprie speci- della porta accanto” si celano un entusiasmo e una grinta fuori dal comu- ficità. Londra, ad esempio, è caotica: un continuo andirivieni. L’album ne. Su quel corpo minuto e fragile è tuttavia impossibile non notare i segni che ho scritto lì (Wallis Bird) risente di questo tipo di atmosfere e per que- del tragico evento che le ha cambiato la vita. Wallis aveva solo cinque anni sto, oggi, lo sento un po’ ansiogeno. Nella capitale inglese non riuscivo a quando, giocando rilassarmi e questo maldestramente con mi rendeva infelice. un tagliaerba, ha La mia musica è perso tutte e cinque direttamente con- le dita della mano nessa al mio stile di sinistra. Una delica- vita, alle situazioni ta operazione chi- che vivo, anche se rurgica le ha resti- cerco sempre di tuito l’arto completo cogliere gli aspetti la cui mobilità, sociali osservando i però, è stata forte- comportamenti mente compromes- degli altri indivi- sa. Malgrado ciò, dui”. l’amore per la musi- Una molteplici- ca è stato più forte e tà di fonti di ispira- lei, a dispetto della zione, dunque, si cattiva sorte, ha riflette sul suo stile, saputo fare del suo propenso alla ricer- handicap un punto ca e alla contamina- di forza. “Tutti mi zione, come confer- dicevano che non ma lei stessa, quan- - 6 - do definisce la sua musica sterno. Quando ho iniziato a “una montagna russa di concepire Architect vedevo le emozioni e sperimentazio- mie canzoni come piccole ni”. abitazioni. Sentivo l’esigen- “Apprezzo chi riesce a za di costruirle dalle fonda- creare uno stile personale”, menta, studiarne gli spazi, spiega, “a me piace essere idearne le facciate. eclettica e non ho paura di Soprattutto volevo che ci usare linguaggi diversi. A fosse la possibilità di ispezio- volte mi sento vicina al jazz, narne gli interni … Questa altre volte al folk, al rock o metafora mi ha portato a ad altri generi. In questo comporre in modo ‘architet- periodo sono affascinata tonico’, tentando cioè di dalla dance perché penso creare una specie di ‘spazia- che i ritmi della musica elet- lità del suono’ per poter dare tronica, che mi ricordano alla musica una forza quelli delle danze tribali, comunicativa quasi visiva”. siano i più efficaci per Anche l’artwork di smuovere la gente e renderla felice. Adoro l’idea di shakerare suoni e copertina e del video di Hardly Hardly, primo singolo estratto dal disco, generi differenti: è il mio mondo musicale”. seguono il medesimo principio. “La copertina”, spiega Wallis, “ritrae un Un mondo racchiuso nell’ultimo album di Wallis, Architect, il cui manichino senza testa, come se la nostra umanità fosse artificiale: il titolo è stato ispirato da una frase di Winston Churchill: “Noi diamo forma corpo sembra finto, inanimato eppure dentro puoi sempre sentirci qual- ai nostri edifici, dopo di che loro daranno forma a noi”. cosa … Nel disco precedente, in copertina c’era la mia faccia, quindi era Il disco è una sorta di concept dedicato a se stessa e alla sua vita, in facile riconoscermi (e forse giudicarmi) immediatamente. Stavolta è cui trovano spazio temi a lei cari come l’amore e l’abbandono, i pregiu- diverso: il manichino fa riflettere su cosa effettivamente formi e modelli dizi fondati sulle apparenze, la libertà vissuta e ricercata in ogni ambito, una persona”. la voglia di esplorare le proprie emozioni e di coltivare le proprie passio- Con la sua stravagante determinazione, i suoi sorrisi e la sua aria un ni. Tranquillamente seduta su un divanetto in perfetto stile Belle Époque, po’ smargiassa, Wallis Bird si congeda parlando dei suoi hobby: il disegno la cantautrice, per qualche minuto, sembra contenere la sua energia e la pittura. Due passioni perfettamente in linea con l’estrosità e la spen- debordante. sieratezza di un’artista che vuole manifestare ed esprimere le proprie emo- “Questo album nasce da una considerazione di massima: è più impor- zioni e continuare ad ampliare, arricchire, decorare e rendere accoglien- tante ciò che si nasconde all’interno rispetto a ciò che viene mostrato all’e- te l’architettura della sua musica. ENERGIA IRLANDESE Wallis Bird in concerto Milano, Salumeria della Musica 14/05/2014 Le casette bianche che addobbano il palcoscenico sono inequivocabili: Wallis Bird è qui per presentare Architect, il nuovo album. Accompagnata da una band berlinese, dà vita a uno show potente, dinamico, coinvolgente. Libera da ogni tipo di sovra- struttura musicale, e a proprio agio nella sua condizione artistica preferita (il live), la cantautrice irlandese comunica senza inter- mediazioni la sua essenza. I brani dell’ultimo disco come Girls, I Can Be Your Mane soprattutto Hardly Hardlyven- gono messi a nudo in versione acustica, recuperando le radici della tradizione senza per questo essere snaturati o addirittura suonare convenzionali. Anzi, quegli stessi pezzi acquistano ancor più energia grazie al carisma dell’artista e al suo formidabile modo di accompagnarsi con la chitarra senza nulla togliere alla sintonia che Wallis ha saputo affi- nare con la sua band. C’è spazio anche per una bella cover di Little Plastic Castledi Ani Franco che Wallis interpreta in modo convincente e personale, coinvolgendo il pubblico con movenze accattivanti e occhiatine di approvazione. Dopo Encore, brano tratto dal penultimo disco, tutto sembra preannunciare la fine dello show ma la ragazza irlandese, rientrata sul palco in compagnia della sei corde acusti- ca, comincia a eseguire le note di River Of Paper, poetica ballata d’amore che, con il solo contributo vocale dei componenti della band, sembra esprimere lo spirito più intimi- sta della sua arte. In concerto Wallis Bird mostra la solidità di un repertorio convincente, ma soprattutto la sua fenomenale capacità di performer eclettica e spumenggiante, auten- tico tripudio di energia che impreziosisce il sound cosmopolita della sua musica. - 7 - FABIO TREVES 40 anni di passione Blues Da 40 anni il blues in Italia porta il nome non viene condivisa nella Treves Blues di Fabio Treves. Una passione nata negli Band non si può militare. Ed è proprio la anni della formazione, al ginnasio, stimolata passione che lo ha condotto a intraprende- da “note domestiche”. re iniziative volte alla diffusione della “Mio padre era un appassionato”, spie- buona musica come le collaborazioni con ga Treves, “in casa si ascoltavano Miles le radio (Popolare, Rock FM, Lifegate), l’or- Davis, Amalia Rodriguez ma anche musica ganizzazione di Festival quali “Blues in brasiliana, blues o folk americano”. Idro”, oltre a quella, memore del tentativo Nel 1967, dopo aver assistito a un con- di Zappa, di portare il blues nei teatri. certo degli Who la cui apertura era affidata “Il blues, che non è musica ricca, non ai Primitives, Fabio rimane colpito dal aveva mai avuto accesso a teatro. Covavo da suono dell’armonica di Mal e si innamora tempo il desiderio di traghettarlo su quel dello strumento. palco come già successo per jazz, cabaret e Giacca rossa, capelli raccolti in una musica classica. Ho vinto la scommessa. lunga treccia e occhiali da sole, quasi a non Grazie a questa iniziativa molti si sono voler incrociare gli sguardi, Treves svela i avvicinati all’idea di blues che piace a me: retroscena della propria avventura artistica quello più rurale e genuino”. iniziata nel 1974. Erano anni diversi in cui Quando Fabio parla di blues in realtà non era difficile rintracciare gente con la intende qualcosa in più delle dodici battu- medesima passione. “Bastava conoscere il te … “Il blues racconta la vita, gli incon- nome di Muddy Waters per iniziare una col- tri, la voglia di stare insieme. A volte è laborazione”, racconta. anche sfogo, protesta, rivalsa sociale. Il Gli incontri, non soltanto tra musicisti mondo del blues è diverso dal resto del ma quelli tra “cuori e anime”, rappresentano la parte più importante music business: qui non ci sono fanatismo per la strumentazione o mito della sua carriera e della sua vita. “Perché quando fai musica”, dice, “ciò della persona. Piuttosto, ci trovi i rapporti umani e la voglia di suonare che conta è il rapporto umano”. insieme: ai virtuosismi prevalgono divertimento e passione”. Proprio per questo, tra i mille incontrati, il personaggio che Fabio La sua carriera artistica è divisa tra musica e fotografia. “Non so ama maggiormente ricordare è Frank Zappa quale dei due miei amori sia nato prima; che descrive come persona arguta, curiosa, ricordo però che a metà anni ‘60 andavo impegnata. Con trasporto e commozione , già con la macchina fotografica ai concer- Fabio (unico musicista italiano ad aver con- ti. Alla fine dei ‘70, quando ho dovuto chiu- diviso il palco con lui) ricorda il primo dere il mio studio, ho iniziato a insegnare incontro con Zappa avvenuto quasi per caso fotografia e ho continuato per 35 anni”. e il successivo invito a suonare insieme. Fabio Treves è uomo di coerenza e di Quindi un progetto ambizioso. “Frank vole- cuore. va rappresentare una sua rock opera alla “Sono lo stesso di 40 anni fa. Nella Scala”, spiega, “sapeva che non l’avrebbero musica come nella vita non conta quanti mai concessa a un musicista non classico soldi hai, ma che persona sei. I soldi fanno ma ci aveva voluto provare lo stesso. Nella i ricchi, ma l’educazione fa i signori …”. sua autobiografia scrive: ‘A Palazzo Marino Dopo 40 anni di carriera, Treves serba c’erano un sindaco socialista, un assessore ancora un sogno nel cassetto: poter colla- comunista e un anarchico’. L’anarchico ero borare con Bruce Springsteen perché lo io ed è il termine che vorrei venisse usato considera un folk singer ma anche un come epitaffio sulla mia lapide”. blues man, per la sua attenzione al conte- Anarchico, Treves lo è davvero; non ha nuto. mai firmato un contratto discografico in 40 “Gli voglio bene anche se non lo cono- anni perchè per lui conta la passione. E se sco …”. - 8 - IL MUSICHIONE FREDA KELLY Fare musica in TV La donna più invidiata del mondo Può funzionare la musica in Ospiti principali sono J-Ax e tv? Forse. Può funzionare la Geppi Cucciari. parodia di un quiz musicale, Dopo le prime domande ai condotta dalla comicità surreale concorrenti e altri momenti di Elio e le Storie Tese? Forse comici, la prima esibizione: un meno. inedito duetto formato da Geppi “Il Musichione”, programma ed Elio a interpretare una versione ideato dalla band milanese, italiana riscritta da Sergio andato in onda su Rai Due per Antibiotice (alter ego di Rocco poco più di un mese, non ha Tanica) di Somethin’ Stupid. avuto gli ascolti sperati, almeno “Geppi non voleva cantare ...”, per le prime puntate. svela Melissa Siano, ma l’ironia Poi è stato corretto il tiro. data dall’improbabilità della Autori e conduttori stessi si coppia funziona. sono però resi conto che “dare J-Ax, un po’ estraneo alla più spazio alla musica, anche puntata, si sveglia cantando con Nel 50esimo anniversario dello glimento, il fan club (di cui Miss alla loro musica, era meglio gli “Elii” L’Inquilino di Cochi e sbarco dei Beatles negli Usa, Kelly era fondatrice e direttrice), i per la riuscita dello show”, Renato, esibizione divertente Freda Kelly, per undici anni loro rapporti con i quattro ragazzi di spiega Melissa Siano, redattrice anche se un po’ fuori dalle corde fedele segretaria, racconta il Liverpool e le loro famiglie. del programma: il suo lavoro è del rapper di Garbagnate. periodo al servizio dei Fab Four Il racconto è fatto da una trovare notizie particolari, fuori Il miglior momento musicale con un documentario diretto da nuova, tenera prospettiva: quella dalle biografie ufficiali, per è quello con Tullio de Piscopo. Ryan White, nipote di Billy di chi è contemporaneamente formulare le domande del quiz. Con la consueta energia, il Kinsley dei Merseybeats. Prima di fan e diligente segretaria, capace Melissa racconta che, a parte batterista napoletano prima si Good Ol’ Freda(titolo originale di descrivere i lati più coloriti ed Elio, gli altri membri del esibisce con Chistian Meyer in dell’opera), la Kelly non aveva esasperati dei milioni di ammira- gruppo si sono trovati in una specie di contest alle mai rivelato alcun retroscena tori della band ma anche l’aspet- difficoltà nel sostenere i ritmi percussioni. Poi con gli“Elii” e la sulla sua esperienza con i to più umano dei Fab Four. Ne La televisivi. Meglio allora dare vocalist Paola Folli dà vita a Beatles, né tantomeno speculato segretaria dei Beatles ci sono più spazio alle esibizioni Parco Sempione, storico brano sulla propria vicenda lavorativa. scatti rari, documenti inediti e musicali. E il penultimo della band milanese. È stata però proprio lei, all’ante- brani originali che, magari non appuntamento, andato in onda Osservando il programma da prima italiana del film, a spiega- aggiungeranno tasselli significa- giovedi 3 aprile, ne è stato un dietro le quinte ci si rende conto re come questo progetto sia nato tivi su quanto già si sa sui Fab buon esempio. della difficoltà, tecniche e di da motivi famigliari. Four, ma testimoniano il rappor- La puntata si apre con un feeling, nel proporre musica in tv. “Fino a poco tempo fa vole- to di stima e ammirazione tra finto complesso di filippini Ma, nonostante ciò, se ci dovesse vo continuare a mantenere la Freda e i “suoi ragazzi”. Può far travestiti da “Elii” che si esibisce essere una seconda edizione, ora mia privacy”,ha confidato. Ma sorridere l’idea che questa simpa- in playback: Elio e le Storie Tese li gli “Elii” e gli altri autori sanno poi, il rimpianto di non aver mai tica signora inglese di 70 anni presentano come l’unica cover che lasciare più spazio alle doti rivelato i particolari della sua (che somiglia a una moderna band internazionale da loro musicali degli artisti potrebbe avventura beatlesiana al figlio, Miss Marple) sia stata la donna autorizzata. risultare una scelta vincente. scomparso prematuramente, e più invidiata al mondo … l’insistenza dell’altra figlia Persino lei ci gioca quan- hanno avuto il sopravvento. do, a più riprese, le viene chie- “Continuava a ripetermi che sto se avesse mai avuto flirt avrei dovuto farlo almeno per con qualcuno dei Beatles. suo figlio, il mio unico nipote. Ancora, il pudore e la riserva- Per questo, di ritorno tezza che l’hanno sempre con- dall’America dopo un festival traddistinta prevalgono e le in onore dei Beatles, mi sono domande cadono nel vuoto. decisa”. Anche se una serie di silenzi La pellicola si incentra sulla “eloquenti” e un videomessag- figura di Freda che narra l’epo- gio nei titoli di coda di Ringo pea dei Beatles: gli inizi, il suc- Starr, con un ringraziamento e cesso planetario, gli anni della un saluto particolare a Freda, maturazione, i dissidi e lo scio- alimentano le curiosità ... - 9 - G I L I M P E R D I B I L I dischi, video, libri, concerti da non mancare DISCHI: Jack White - Lazaretto (Third Man Records) Non dite a Jack che il disco sta morendo. Da qualche anno, con la sua Third Man Records, l’inquieto chitarrista di Detroit si erge a estremo baluardo della musica “fisica” con iniziative sempre diverse affin- ché il pubblico s’innamori nuovamente del vinile. Iniziative che, per il momento, sembrano dargli ragio- ne, almeno a quanto risulta dai dati di mercato: le vendite di long playinghanno visto, nell’ultimo anno, un incremento di quasi il cinquanta per cento. Per il suo nuovo album, il secondo da solista, White ha introdotto un formato chiamato “Ultra LP” che pre- senta tante “novità”: solchi posti sotto le etichette del disco che nascondono bonus track; locked groove alla fine di ambedue i lati che creano loopinfiniti come quelli dei Beatles di Sgt. Pepper; un lato A che, contrariamente alla norma, parte dal centro del vinile per concludersi sull’anello esterno. Addirittura, due introduzioni diverse per Just One Drink: a seconda di dove viene posizionata la puntina del giradischi, si ascoltano la traccia acustica o quella elettrica che poi si uniscono per chiudere il brano. Le particolarità del formato sono così tante che quasi ci si dimentica di parlare dell’aspetto più importante, la musica: rispetto all’esor- dio, White si mantiene generalmente su sonorità più aggressive, come dimostra in particolare lo strumentale High Ball Stepper, rumoro- so congedo della prima metà del lavoro. I brani sono costruiti su riff ossessivi e ipnotici, gestiti dalla chitarra, dal pianoforte, dal violi- no, quasi a proseguire quell’idea di sincretismo che Gram Parsons chiamava “Cosmic American Music”. C’è ancora spazio per qualcosa di nuovo nella vita di un uomo che ha suonato in tre band e gestisce un’etichetta indipendente? Sembra di sì, almeno a giudicare dalle spavalde parole della title trackdell’album: “And even God herself / has fewer plans than me”(“Persino Dio / ha meno programmi di me”). DISCHI: Damon Albarn - Everyday Robots (Parlophone/WB/XL) A ventitré anni di distanza dal suo debutto in “casa Blur”, l’eclettico Damon Albarn inaugura la propria carriera solista con il primo album ufficiale, uscito il 28 aprile scorso e co-prodotto da lui stesso insieme a Brian Eno e Richard Russel. Definito dall’artista come “il mio lavoro più personale”, Everyday Robots è un disco introspettivo, frutto di una riflessione sul proprio vissuto e di uno sguardo amaro sul mondo. In un’era in cui la tecnologia rischia di mettere all’angolo l’uomo, Albarn dice la sua con tono sommesso ma incisivo, dando prova di aver acquisito una certa maturità stilistica, filtrata dalle numerose collaborazioni collezionate negli anni. Non stupisce quindi che in questo lavoro confluiscano diverse facce dell’anima “albarniana”: il soul, il brit-pop, la world music e il trip-hop, così come l’uso mirato (mai ridondante) dell’elettronica, unito a sug- gestivi arrangiamenti strumentali. Il tutto in nome di uno spirito “minimalista”, assai “ricco”, che rispecchia il mood malinconico dell’album e lo sfaccettato universo interiore di chi si cela dietro. Albarn, però, apre un varco proprio in questo suo universo e una volta entrati è impossibile non farsi coinvolgere da brani come Hostiles, ballata eterea sull’alienazione e sulla solitudine o Mr Tembo, momentaneo “lapse” di colore africano in cui si staglia il coro gospel di Leytonstone, ripescato dall’infanzia del cantante. Infine, ci si perde nel ricordo della dipendenza da eroina sulle note di You and Me. Everyday Robotsva ascoltato come si ascolta una confidenza, e se ci si lascia guidare da parole, suoni e ritmi lenti e avvolgenti di que- sto viaggio nel “mondo Albarn”, si apprezzerà appieno l’apertura catartica di Heavy Seas of Love che conduce dove “la malinconia si rompe per sfociare nelle mareggiate d’amore, perché la radiosità è dentro di te ..” DISCHI: Pino Scotto - Vuoti di memoria (Valery Records/Frontiers, 2014) Pino Scotto ritorna con un album di cover in cui rilegge con il proprio stile la canzone d’autore italiana, il rock’n’roll, il blues e l’hard rock. Il rocker campano rende omaggio a cantautori classici e artisti memo- rabili come Luigi Tenco, Ivan Graziani, Renato Rascel, senza tralasciare le riflessioni sulle problematiche sociali e politiche, affidate a Povera Patria di Battiato e a un versione di Svalutation di Celentano arran- giata come fosse un pezzo dei Kiss. Lo stesso Scotto ci spiega che “l’idea è nata un anno fa, durante l’ultimo tour, riascoltando È arrivata la bufera. Ho deciso di recuperare brani immortali con testi impegnati e, seppur datati, sempre attuali”. Nella seconda parte del disco, invece, ritroviamo cover internazionali. “Parlano della mia storia, del mio percorso musicale e dei miei padri spirituali”, spiega Scotto, “Elvis, ad esempio, è stato molto importante per me e inserire nell’album un suo brano era il mio ringraziamento al Re”. I due inediti, La resa dei conti (Kiss My Ass) e Rock’N’Roll Core, testimoniano la voglia di Pino di urlare le ingiustizie e in questo lavoro, si fa aiutare da un nutrito manipolo di ospiti: Blaze Baley, Nathaniel Peterson, Steve Angarthal, Filippo e Tommy Graziani, Drupi, Fabio Treves, Maurizio Solieri, Ricky Portera, Mario Riso, Alecs Mansi, Filippo Dallinferno. Con questo album Pino Scotto ci parla non solo del proprio vissuto ma anche del nostro passato, restituendo visibilità ad artisti e a brani che dovrebbero trovare il giusto spazio nel cuore e nella mente delle nuove generazioni. - 10 -
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