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È facile affrontare i problemi della vita se sai come farlo PDF

228 Pages·2014·1.686 MB·Italian
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184 Prima edizione in ebook: marzo 2014 © 2014 Newton Compton editori s.r.l. Roma, Casella postale 6214 ISBN 978-88-541-6618-9 www.newtoncompton.com Pino De Sario È facile affrontare i problemi della vita se sai come farlo Newton Compton editori Ad Alice, Lorenzo e Francesca e a tutti i ragazzi perché imparino due cose: la convivenza con gli altri e la concretezza delle cose Prefazione La nostra felicità, per un gioco di parole, è nella nostra facilità. La vita è infatti molto facile se impariamo a prenderla. Ma nel prenderla siamo un po’ come le piante giovani, che se non hanno un supporto possono venir su anche molto storte. Perché? È difficile saperlo a tutto tondo, forse i due bisogni più forti che ognuno di noi ha, quello di sopravvivenza fisica e quello di convivenza sociale, ci espongono a voler fare poca fatica, a spremerci poco, a delegare, a non impegnarci come invece potremmo. Per cui, saper prendere la vita, da “storti” o da “dritti” che siamo, il punto cruciale per star bene è voler imparare costantemente da problemi, conflitti, insuccessi ed errori. E questo non è facile. Abbiamo bisogno di un altro modo di agire, di pensare, di sentire, di stare con gli altri. E anche questo non è facile, ma questo libro ti può accompagnare un po’ in tutta questa complessità che c’è. 1. Un punto importante di questo libro: nel difficile e complicato c’è il germe della crescita e della facilitazione di sé. Qui provo a indicare un percorso di educazione, un “polmone educativo” allo stare con gli altri e per la gestione delle proprie e altrui “negatività”, i due fulcri centrali per l’arte della facilità. Credo che la forza distruttiva di una situazione non agisca da sola, che essa abbia bisogno di un concorso della persona. Possiamo “bonificare” la tossicità di quel negativo, che ci capita un po’ tutti i giorni, mettendoci più educazione, un’educazione tuttavia meno moralista e più centrata su metodi concreti, strumenti e pratiche applicative che sappiano farci stare nelle situazioni quotidiane reali, non tanto quelle idealizzate e immaginate. Immaginate per fare meno fatica. 2. Da formatore quale sono, docente all’università e nei gruppi in diversissimi contesti, molte volte mi sento dire da allievi quanto sia vista con favore l’offerta di un po’ di metodo, di buoni concetti e buone applicazioni, in quelle che restano le nostre attività più complicate, le relazioni con gli altri, così imprevedibili e mutevoli, così sfaccettate e contraddittorie. Siamo presi da stanchezza e pigrizia conservatrice, dalla paura di sbilanciarci, e rinunciamo così a ogni capacità di evolverci, crescere. Questo libro, a differenza di altri, parte proprio dalle difficoltà e dalle “negatività”, così frequenti, di tutti e dappertutto. Gli esseri umani sono infatti creature ambivalenti, la generosità ci viene spontanea, ma anche la crudeltà e l’aggressività non ci mancano. 3. Non ci hanno poi raccontato abbastanza che l’altro ci costruisce (non c’è soggettività senza l’altro), che incontro e scontro sono facce della stessa medaglia e possono coesistere. Da questo impasto nasce l’unione, l’insieme, il gruppo e, come scrive Schopenhauer, noi siamo come i porcospini: se stiamo troppo vicini ci pungiamo, se stiamo troppo lontani abbiamo freddo. Della serie, non siamo quasi mai contenti, troppo vicini non va bene e troppo distanti neanche. Possiamo imparare, impegnarci sentendoci e sentendo gli altri. Il contatto con le persone è il nostro “olio” nel motore, la volontà individuale in questa metafora motoristica è invece la benzina. 4. Possiamo e dobbiamo diventare adulti competenti nelle emozioni e nelle negatività, possiamo “studiare” per diventare un “facilitatore pratico”, colui cioè che aumenta le proprie capacità comunicative ed emotive ed evita, dei propri problemi e difficoltà, di dare sempre le colpe ad altri. 5. Molti studi ci dicono che quello che ci succede internamente in fatto di funzionamenti neurobiologici, la qualità dei nostri pensieri e sentimenti, le interazioni con gli altri sono tre piani fortemente collegati, da cui dipende la nostra qualità di azione. Cervello, mente e relazioni sono da sintonizzare, mettere su una frequenza simile, e questo libro partendo dagli ultimi studi scientifici indica un’ampia galleria di strumenti da mettere in pratica, metodi che concretizzano quello che nelle università si è studiato, per capire di più perché siamo incostanti, irritati, litigiosi e stanchi. 6. Dopo le premesse scientifiche (prima parte), i metodi pratici per vivere più facile (seconda parte), la terza parte sarà dedicata alle vive applicazioni in sei contesti: la coppia, i genitori, il lavoro, i gruppi, gli adulti e il benessere. Qui proverò con esempi più che reali a tradurre ancora più nel vivo le basi esposte nelle altre due parti. Il “facilitatore pratico” è infatti un coniuge o un partner, un genitore, un lavoratore (capo e collaboratore), un vicino di casa o un membro del volontariato, una persona adulta proiettata verso il massimo del suo benessere, verso emozioni positive, verso una maggiore connessione tra dire e fare. 7. Facilitare sé e gli altri, è un verbo (facilitare), è un sostantivo (facilitazione), è un aggettivo (facile), ma qui lo vediamo come un’alta competenza relazionale ed emotiva. Per “facilitazione esperta” si intende infatti quell’insieme di capacità da mettere in atto in forma intenzionale, con atteggiamento attento, con l’obiettivo possibilissimo di aumentare le risorse in gioco. Quattro le capacità da mettere nel proprio cantiere: integrare le parti (F1), connettersi con gli altri (F2), gestire la negatività e trasformarla in positività (F3), allenare la mente (F4). Facile è quindi crescere nella complessità e riuscire a farne sintesi di qualità, salute e benessere. La sintesi viene chiamata “integrazione” e un buon metodo per perseguirla è la “facilitazione”: l’arte di comporre gli insiemi, una nuova arte di unire. 8. Hai nelle mani un libro, forse un po’ enciclopedico, forse a un primo impatto non facile, ma ricco di indirizzi e orientamenti pratici per sintonizzare cervello, mente e relazioni, in una modalità che considero naturale, non finta, che valorizzi le tue qualità e potenzialità umane e persone e cose che ti circondano. Ricorda, la facilità è nell’abbracciare la complessità e nell’ammettere le difficoltà che ti appaiono davanti. In queste pagine puoi trovare dunque una miriade di buoni criteri su come stare in famiglia, come aumentare il tuo smalto nel lavoro, come imparare a stare meglio con te stesso/a, come stare nei gruppi, i più diversi tra quelli che frequenti. Il segreto è unire. “Unisciti” con te e “unisciti” con altri. PARTE PRIMA Premesse, trappole e opportunità: un nuovo "polmone educativo" Siamo naturalmente differenti e conflittuali Da vent’anni ho intrapreso la professione di formatore e facilitatore nel campo delle risorse umane, frequentando contesti di ogni genere: le amministrazioni pubbliche, la sanità, le aziende private, le scuole, i gruppi di cittadini. E dire che da piccolo ero vergognoso e timido! Mi ricordo, alle medie seduto al penultimo banco, arrossire quando mi chiamava la professoressa di inglese o non proferire parola alle feste con parenti che conoscevo appena. Ripensandoci bene, mi viene in mente che la nostra personalità è come una rosa che sta per sbocciare: prima spuntano certe sfumature e sembianze, poi, subito, si trasforma in altri colori ed altre forme; così è stato per me: a vent’anni, in discontinuità con la fanciullezza, mi sono trasformato in estroverso e burlone, rivolto agli altri e alle compagnie. In quell’epoca della mia vita ho esperito e consolidato l’amicizia tra maschi: con l’amico del cuore di turno, ricordo ancora quel solido legame composto da affetto, intesa, confidenza, interessi comuni, passioni, che tutti insieme andavano a formare “corpi unici”. Una sensazione così intensa e profonda che, una volta adulto, non credo di aver più provato. Le amicizie di quella stagione hanno toccato così profondamente i miei pensieri, che se oggi facessi una tac, penso che potrei ritrovarne tracce fisiche nelle immagini, quasi grumi di emozione intensa per le ore trascorse, segni lasciati da quei lunghi pomeriggi insieme. In confronto a quell’epoca la vita adulta di relazione è più complessa, più varia, tuttavia spesso deludente. Stare con gli altri ci stimola e ci crea problemi, è un’attività che ci coinvolge dalla mattina alla sera: in casa in famiglia e fuori al lavoro, non facciamo che relazionarci con altre persone, una fatica e anche un’opportunità. Questo è il focus di questa Parte prima del libro, in cui provo a spiegare perché siamo così difficili, incostanti e perché le pieghe negative molto spesso invadono tutto, sembrando di gran lunga maggiori di quelle positive. Vorrei raccontarvi quali fattori concorrano allo stare insieme con gli altri e i motivi per cui siamo più conflittuali che conciliatori. È pur vero che le relazioni non le possiamo standardizzare e programmare mai, che nel loro sali e scendi ci faranno tribolare comunque, passando – come è per molti di noi – da buoni momenti ad atmosfere critiche e

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