La domus rostrata di Gneo Pompeo Magno: percorsi di un retaggio memoriale 1 Francesca Marucci Doi – 10.7358/erga-2015-001-maru AbstrAct – This paper focuses on the topography of communication and investigates the semiotic value of one particular site, where highly significant political actions took place. The different strategies of communication at the time of the late Roman Republic are analysed by matching the memory of ancient sources to the investigation of the cul- tural value of the domus rostrata in Rome. The house is taken as a legitimising element in the ideology of Pompeius, and one which was also appropriated by the subsequent owners of the house. KeyworDs – Augustus, Carinae, domus, Gordiani, M. Antonius, Pompeius, Roman revolution, rostra, socio-semiotic. Augusto, Carinae, domus, Gordiani, M. Antonio, Pom- peo, rivoluzione romana, rostri, socio-semiotica. La residenza romana di Gneo Pompeo Magno si presta a un’indagine di ti po semiotico per aver costituito uno status symbol politico soprattutto dopo la morte del titolare. Proprio in virtù di metafore e riferimenti al pas- sato qui esposti alla vista di tutti o richiamati in modo implicito, essa attirò soprattutto in età repubblicana ma anche in età imperiale l’attenzione di numerosi esponenti delle diverse fazioni politiche. Costoro l’acquistarono per sfruttare la sua unicità inserendola nel variegato strumentario comuni- cativo a disposizione dei leader. 1. lA cAsA rostrAtA: iDentificAzione Di unA «Domus» e Del suo bAgAglio simbolico Nonostante i limiti documentali, la domus rostrata costituisce un caso in- teressante di studio, in quanto oggetto che, pur sottoposto al diritto priva- 1 Il nucleo centrale di queste osservazioni è frutto della mia triennale esperienza di studio presso la Scuola di Dottorato in Archeologia e Storia Antica dell’Università Ca’ Fo- scari di Venezia. Sono debitrice di molti consigli, critiche costruttive e acute osservazioni alle proff. G. Cresci Marrone e A. Zaccaria, che qui ringrazio sentitamente. Erga-Logoi – 3 (2015) 1 http://www.ledonline.it/Erga-Logoi 133 Francesca Marucci to, fu conteso politicamente in modi diversi, sia mentre il suo proprietario Pompeo Magno era in vita, sia dopo la sua morte. Di non poco conto sono però gli ostacoli che si frappongono ad una riflessione sulla casa rostrata: si tratta soprattutto dell’assenza di tracce ar- cheologiche e della difficoltà di chiarire la sua individuazione topografica mediante il resoconto delle fonti. In realtà, su questo argomento gli storici antichi, e di conseguenza i repertori topografici, non forniscono una docu- mentazione adeguata e tramandano che tra le abitazioni della gens Pompeia la più antica si trovasse sul colle Fagutal 2, nel quartiere delle Carinae, e che la decorazione di una delle residenze del Magno fosse costituita da rostri navali, tanto che da questi ultimi essa avrebbe preso il nome 3. Alle Carinae, toponimo identificato con una zona di Roma a est del Foro e sul lato occidentale dell’Esquilino (o più precisamente a nord del Colosseo e tra le terme di Traiano e la basilica di Costantino), assai prossi- ma al templum Telluris 4, sarebbe sorta la casa già appartenuta al padre di Pompeo, Pompeo Strabone 5, saccheggiata dopo la sua morte dagli uomini legati a Cinna, nell’83 a.C. 6. Fino alla soglia di questa casa avrebbero ac- compagnato Pompeo, nel 70 a.C., i censori ed il popolo, dopo la recognitio equitum che celebrò la sua vittoria su Sertorio in Spagna, come si legge nel resoconto plutarcheo 7. A causa della reticenza delle fonti e soprattutto in ragione delle mode- ste dimensioni della casa, sulla quale al contrario gli autori antichi si soffer- mano, non si registra pieno accordo tra gli storici moderni sulla identifica- zione tra la domus rostrata e la dimora del quartiere delle Carinae. Tuttavia, in virtù del fatto che era la residenza storica della gens Pompeia essa poteva essere la sede appropriata per l’esibizione di un simbolo politico quale i ro- stri strappati alle navi nemiche 8. L’alternativa è rappresentata dalla dimora nel Campo Marzio: tuttavia, anche questa casa, per via delle sue modeste 2 Cic. Har. resp. 23, 49; Vell. Pat. II 77, 1; Plut. Pomp. 40, 5; Suet. Tib. 15, 15, 1-2; Gram. 15; C.D. XLVIII 3, 2-3. Per l’identificazione delle Carinae: Platner - Ashby 19652, 100; Coarelli 1983, 111-113; Richardson 1992, 71 ss.; Rodriguez Almeida 1993, 239-240; Buzzetti 1995, 241. 3 Solo Cicerone riferisce questo dettaglio in Phil. II 27, 68; 28, 69. Sul termine vd. DA 1969, 895 ss. 4 App. B. Civ. II 126; Serv. VIII 361. 5 Miltner 1952, 2254-2262. 6 App. B. Civ. II 126; Plut. Pomp. 4, 3. 7 Plut. Pomp. 22, 6-9. Sui giochi organizzati in questa occasione da Pompeo: Cic. Verr. I 31; Ps. Asc. 217. 8 A favore della collocazione della domus rostrata sul Fagutal: Guilhembet 1992, 810- 816; Palombi 1997; Coarelli 1997. Erga-Logoi – 3 (2015) 1 http://www.ledonline.it/Erga-Logoi 134 La «domus rostrata» di Gneo Pompeo Magno: percorsi di un retaggio memoriale dimensioni sarebbe apparsa inadeguata a testimoniare la grandezza del proprietario. Testimone oculare della presenza di tali trofei è Cicerone, che ne parla nel 44 a.C. In quel momento, evidentemente, essi costituivano ancora un immediato richiamo alla figura del loro antico proprietario, Pompeo Ma- gno, con grande scandalo dell’Arpinate convinto dell’inferiorità morale e militare del nuovo occupante della casa, Marco Antonio, da lui fatto og- getto di un durissimo attacco nella II Filippica, nella quale lo apostrofa con queste parole: «Quando nel vestibolo ti trovi di fronte ai rostri navali, ti par proprio che sia tua la casa nella quale entri?» 9. A favore di una localizzazione della domus, argomento di costante di- battito 10, in questo settore della città sembra parlare la concentrazione di abitazioni elegantissime, appartenenti a celebri politici, aristocratici e intel- lettuali: Floro (così come lo Pseudo Acrone 11) definisce il quartiere come «la parte più frequentata della città» 12, in cui figurano come proprietari nu- merosi esponenti consolari, fra cui i Marci, i Tulli Ciceroni, gli Appi Clau- di, oltre che Augusto e, più tardi, la famiglia dell’imperatore Balbino 13. A costoro si aggiungono personalità direttamente collegabili a Pompeo, quali i liberti Niceforo e Leneo ed anche lo storico di Mitilene Teofane, che qui risiedevano 14. Ma il principale elemento di suggestione, su cui si concentra la critica propensa alla localizzazione della casa rostrata nelle Carinae, è il gioco di parole (vd. infra) che Sesto Pompeo, figlio del Magno, avrebbe pronun- ciato nel 39 a.C. durante l’incontro di Miseno 15. Infatti il giovane avrebbe sfruttato l’ambivalenza del termine carinae, interpretabile in quel preciso contesto sia come nome del quartiere romano (ovvero nell’accezione a cui si è fatto riferimento sino ad ora) sia col significato letterale di «chiglie», ed in tal caso con riferimento alla nave in cui è avvenne l’incontro. Insom- ma, una simile omonimia si prestava ad indicare contemporaneamente ad Antonio ed Ottaviano, che erano suoi ospiti, sia il settore della città in cui era ubicata la dimora paterna (di cui egli rivendicava il possesso), sia la sua 9 Cic. Phil. II 27, 68; cf. Cristofoli 2004, 192-195. 10 Guilhembet 1996a, 185-197; Guilhembet 1996b, 53-60. Da ultimi: Palombi 1997, 141-142; Guilhembet 2001, 215-241; Guilhembet s.p. 11 Ps. Acro ad Hor. Epist. I 7, 48. 12 Flor. II 18, 4. 13 Palombi 1997, 141-142. 14 CIL VI 761: Cn. Pompeius Cn. l(ibertus) Nicephor(us); Suet. Gram. 15; Hist. Aug. Max. Balb. 16; 7, 1-3. 15 Plut. Ant. 32, 4; Flor. II 18, 8, 4. Erga-Logoi – 3 (2015) 1 http://www.ledonline.it/Erga-Logoi 135 Francesca Marucci attuale residenza, ben più precaria, cioè l’imbarcazione ammiraglia della sua flotta, in rada di fronte a Miseno 16. Grazie alle interpretazioni fornite delle fonti antiche, il ricorso alla se- mantica della navigazione, compiuto da Sesto nell’ambito della rivendica- zione dei beni paterni, farebbe pensare che nominando le Carinae, il figlio del Magno si riferisse proprio alla domus decorata dai rostri, quella in Cari- nis. Al contrario, chi propende per la localizzazione della dimora principale di Pompeo nel Campo Marzio, pur riconoscendo che anche quest’ultima era di dimensioni modeste, valorizza la connotazione navale che quell’area presentava già prima che Pompeo vi costruisse il teatro, in virtù della pre- senza dei navalia e di monumenti celebrativi di guerre marittime 17. A que- sti stessi valori Pompeo successivamente avrebbe conferito nuova vitalità 18. A tali elementi si affianca la similitudine con cui Plutarco descrive la casa nel Campo Marzio: «Pompeo tuttavia, in un secondo tempo, cioè do- po che ebbe fatto erigere per i Romani il suo splendido e celebre teatro, si fece costruire quasi come una scialuppa [ὥσπερ ἐφόλκιόν τι] una casa più sontuosa della precedente [ovvero la domus delle Carinae]» 19. Come si può osservare, la descrizione in cui il biografo fa ricorso ad un termine del mon- do navale è estremamente sintetica e non sempre i traduttori hanno dato il giusto risalto alla sfumatura di significato che qui si valorizza, preferendole quella di «accessorio». Tuttavia, secondo una procedura argomentativa analoga a quella co- struita per spiegare l’omonimia di Carinae nel discorso di Sesto Pompeo, una parte della critica ha valorizzato l’allusione navale plutarchea come prova indiretta che la casa pompeiana vicina al teatro era quella che espo- neva i rostri. Il campo semantico della navigazione, a cui Plutarco ha attinto (ἐφόλκιoν), è stato strumentalizzato sino a farne un riferimento topografico puntuale, così da trascurare le ragioni per cui il biografo scelse una simile immagine. Di conseguenza, una parte della critica ha sostenuto l’idea della presenza della casa rostrata in questo settore della città: un dato, quest’ulti- mo, che in realtà non è deducibile in modo evidente da nessuna delle fonti che si sono espresse su questo argomento 20. Alla luce di queste riflessioni è opportuno restituire il giusto peso al- le parole di Plutarco e sottolineare che la descrizione delle caratteristiche fisiche della casa nel Campo Marzio, si limita, come si può osservare, ad 16 Guilhembet 1992, 798 ss. 17 Coarelli 1996b, 339-340. 18 Van Ooteghem 1954, 408 ss., e Jolivet 1995, 159-160. 19 Plut. Pomp. 40. 20 Van Ooteghem 1954, 408 ss.; Jolivet 1995, 159-160. Erga-Logoi – 3 (2015) 1 http://www.ledonline.it/Erga-Logoi 136 La «domus rostrata» di Gneo Pompeo Magno: percorsi di un retaggio memoriale un solo dettaglio mediante una similitudine volutamente ellittica di uno dei due elementi. L’artificio usato da Plutarco è efficacissimo, dal momen- to che l’aver definito «scialuppa» la casa che era ubicata nelle immediate vicinanze del teatro, rendeva superfluo il completamento della figura e l’esplicita identificazione tra il grande teatro e una nave oneraria. Come si è detto, pur riconoscendo alla metafora plutarchea – di argomento na- vale – le doti di immediatezza ed efficacia, non c’è dubbio che essa rechi in sé elementi di ambiguità: infatti, nel decodificarla si rischia di lasciare in secondo piano l’intento principale del biografo, vale a dire quello di confrontare dimensioni opposte. È innegabile che, al di là del suo effetto comparativo, l’immaginario a cui la similitudine si connetteva non fosse affatto estraneo a Pompeo. Tuttavia, più che alludere alla domus rostrata, una simile accortezza lessicale conferma l’influenza e la capacità suggestiva del l’ideologia navale elaborata dal Magno, diffusa copiosamente sui luoghi immediatamente riferibili alla sua attività e trasfusa nella redazione sto- riografica proprio per la forza e l’intensità del messaggio propagandistico. Si tratterebbe insomma di un’allusione al sistema pompeiano di simboli: l’immagine della scialuppa potrebbe essere stata elaborata dagli ideologi ed intellettuali che orbitavano intorno a Pompeo (ad esempio lo storico personale del Magno, Teofane di Mitilene) e recepita dal biografo per le sue potenzialità allusive. In ragione del fatto che entrambe le dimore (nelle Carinae e nel Campo Marzio) presentano aspetti di inadeguatezza nel giudizio della critica (le dimensioni e la posizione decentrata) ma sono caratterizzate nel resoconto delle fonti da ragioni diverse di interesse, non sembra possibile che il dibat- tito trovi una soluzione. Una corrente di pensiero, che accredita la versione plutarchea, ritie- ne più logico che i rostri fossero conservati nella casa vicino al teatro nel Campo Marzio, senza che la similitudine dello storico offra delle sicure allusioni topografiche 21; l’altra invece esalta la domus delle Carinae come contesto di esibizione decisamente più efficace ai fini della propaganda, in virtù del fatto che essa da lungo tempo era associata al nome della gens Pompeia 22. 21 Van Ooteghem 1954, 408 ss., e Jolivet 1995, 159-160. 22 A favore della collocazione della domus rostrata sul Fagutal: Guilhembet 1992, 810-816; Palombi 1997; Coarelli 1997. Erga-Logoi – 3 (2015) 1 http://www.ledonline.it/Erga-Logoi 137 Francesca Marucci 2. il significAto Dei «rostrA» primA Di pompeo: lA loro Diffusione negli spAzi pubblici e priVAti Di romA È il caso di ricordare che i rostri costituivano ben prima di Pompeo un’evi- dente metafora navale, al di là del riferimento concreto ad una particolare vittoria: pertanto la loro valorizzazione si rivelerà una chiave di lettura tan- to più utile quanto più si terrà conto della frequenza nel vasto simbolismo politico romano e delle specificità che caratterizzavano i loro contesti di esposizione. Nella preferenza per simili elementi come emblema di vittoria (pur riferendosi solo a quella sulla pirateria) Pompeo si avvaleva dell’asso- ciazione immediata a eventi verificatisi all’interno di un ampio arco crono- logico. Infatti, l’esibizione di tale simbolo durante il trionfo permetteva al dux vittorioso di richiamare alla memoria l’immagine stereotipata dei gran- di generali che, in nome del popolo e del Senato, in precedenza avevano condotto l’esercito contro potenze nemiche e reso possibile il progressivo spostamento del limes romano anche oltremare 23. Infine, non sussistono dubbi che dalla personalizzazione e dalla citazione domestica di un simile riferimento navale Pompeo trasse il massimo beneficio d’immagine, se la sua casa poteva essere evocata come domus rostrata sia nel lessico quotidia- no che in quello più formale, come in un’antonomasia 24. Tenendo conto dei «precedenti» – trionfali e non – per l’utilizzo dei ro- stri apparirà chiaro che, sebbene proprio la loro presenza sia stata recepita come caratterizzante la casa del Magno, essa non era una novità né in sé né per il contesto scelto, e si inseriva nelle pratiche di captazione del consenso e di visualizzazione del patrimonio simbolico ingenerate dall’ambizione a primeggiare. Nel caso della tribuna nel piazzale del Foro, i rostri, da cui essa pre- se il nome, erano quelli appartenenti alle navi degli Anziati, sconfitti nel 338 a.C. nel contesto delle guerre contro i Latini. In tale circostanza il con- sole Gaio Menio 25 aveva vinto gli abitanti di Anzio, una città portuale che al l’epoca, a differenza di Roma, deteneva una flotta invidiabile. Secondo quanto riferisce Livio, «le navi degli Anziati furono in parte condotte nei cantieri romani e in parte incendiate, e fu decretato che i loro rostri ornas- sero il palco eretto nel Foro: a quello spazio consacrato fu dato il nome di Rostri» 26. 23 Sul trionfo: Scullard 1981, 213-218. 24 Cic. Phil. II 68; Hist. Aug. Max. Balb. XVI 7, 1-3. 25 Münzer 1974, 249-251; MRR I, 1986, 138 (relativamente all’anno 338 a.C.). 26 Liv. VIII 14, 12. Erga-Logoi – 3 (2015) 1 http://www.ledonline.it/Erga-Logoi 138 La «domus rostrata» di Gneo Pompeo Magno: percorsi di un retaggio memoriale Più tardi, i rostri furono utilizzati per connotare la colonna dedica- ta a G. Duilio (figura di cui si sa pochissimo, e giustamente definito da M. Gendre e C. Loutsch «un homme qui n’a pas de vie privée» 27): in tale occasione si faceva riferimento alla vittoria navale conseguita nel 260 a.C. a Milazzo nel corso della prima guerra punica 28 mediante l’uso di «corvi» che, agganciando le imbarcazioni nemiche, trasformarono lo scontro in ma- re in un combattimento in tutto paragonabile a quello terrestre. Per quanto siano poche le notizie relative al console, la dedica di un simile monumento attestava la gratitudine del popolo e delle autorità nei suoi confronti e iscri- veva Duilio di diritto nella lista dei benefattori della res publica 29. Della colonna intitolata a quest’ultimo non si è conservata traccia an- che se le poche notizie tramandate da Livio, Plinio, Quintiliano e Servio 30 si possono integrare con l’elogium iscritto su una base in marmo lunense, che ad essa dovrebbe fare riferimento 31. La collocazione del monumento, che se prestiamo fede a quanto riferisce Servio 32 sarebbe stato innalzato nel cuore politico della città e assai vicino ai Rostri, conferiva visibilità e dimensione pubblica all’elogio, costituendo un riferimento immediato e inevitabile anche nei discorsi pronunciati sulla piattaforma adiacente (quel- la rostrata), a beneficio di tutta la cittadinanza 33. La compresenza di funzioni pubbliche e private nella casa aristocratica favorì in primo luogo la diffusione di statue, come scrive Plinio: Questa consuetudine [ossia la celebrazione dei benefattori con statue e mo- numenti] fu poi accolta dal mondo intero in una nobilissima gara di emula- zione: nei Fori di tutti i municipi le statue cominciarono a divenire l’orna- mento, si prese a perpetuare la memoria degli uomini benemeriti e a scolpire sulle basi delle statue i loro titoli onorifici, affinché i posteri potessero poi leggerli e non fossero solo le tombe a renderli noti. In seguito si fece un Foro anche delle case private: l’adulazione dei clienti cominciò così ad onorare i loro padroni già negli atrii 34. 27 Gendre - Loutsch 2001, 135. 28 Polyb. I 23; Diod. XXIII 10; Zonar. VIII 11; Sil. Pun. VI 663-667; CIL I2 25 e p. 831; CIL VI 1300, cf. 31591; II, XIII, 3, nr. 69; ILLRP 319. Sulla colonna: Chioffi 1993, 309. 29 Gendre - Loutsch 2001, 132-133, 164. 30 Liv. Per. 17; Plin. NH XXXIV 11, 20-21; Quint. I 7, 12; Serv. in Verg. G. III 29. 31 I rostri applicati sul fusto della colonna dovevano ricordare a lungo la prima vitto- ria navale di Roma: per questo motivo la base iscritta avrebbe subìto almeno due restauri, il primo nel II a.C. e l’ultimo nel corso del I secolo d.C. CIL I2 25 e p. 831; VI 1300, cf. 31591; II, XIII, 3, nr. 69; ILLRP 319; Frank 1919, 77-78; Sordi 1967, 260-268. 32 Serv. in Verg. G. III 29, 10-11. 33 Pina Polo 2005, 141 ss. 34 Plin. NH XXXIV 17. Erga-Logoi – 3 (2015) 1 http://www.ledonline.it/Erga-Logoi 139 Francesca Marucci Tuttavia anche gli oggetti relativi ad operazioni belliche, armi, insegne o singoli elementi di imbarcazioni nemiche, che fin da tempi molto antichi furono collocati in spazi pubblici in funzione commemorativa e celebrativa, successivamente raggiunsero le dimore patrizie 35. Infatti la documentazio- ne archeologica attesta l’accoglimento negli atrii di allegorie 36 della forza e del potere, proprie del lessico della celebrazione ufficiale e la tendenza a rappresentare anche alcuni simboli riconducibili ai momenti di massima celebrità del titolare della dimora. Tale fenomeno è ritenuto da K. Welch un riflesso dell’acquisizione a livello periferico di simbologie elaborate a Roma, da considerare in questo caso il vero epicentro di un moda assai dif- fusa 37. Le allegorie della vittoria militare erano citate non solo come motivo miniaturistico, fra gli stilemi della decorazione parietale, ma anche rappre- sentate da esemplari reali 38. Costituisce una prova la documentazione fittile di una decina di do- mus gentilizie ad atrio tuscanico della colonia di Fregellae, databili fra 200 e 170 a.C. 39, in cui si conserva una ricca varietà di terrecotte che probabil- mente decoravano le pareti di primo stile della zona posteriore dell’atrium o del tablinum. Il motivo dominante dei rilievi in questo caso è militare, evocato attraverso la raffigurazione di emblemi della vittoria, di prigionieri, e di una consistente varietà di armi ellenistiche, ma soprattutto, come ha ri- levato F. Coarelli, mediante un’ossessiva allusione alla guerra navale, di cui costituiscono un richiamo le imbarcazioni ed i rostri (Figg. 1-2) da intende- re come ricordo della vittoria romana contro Antioco III, una guerra a cui prese parte anche un contingente dei Fregellani 40. Sembrerebbe insomma che anche a livello periferico la storia di ciascuna gens trovasse un’adegua- ta rappresentazione mediante l’immaginario della vittoria ed i simboli più evocativi. Altri esempi coerenti con la cronologia della casa di Pompeo so- no noti a Pompei in decorazioni parietali di II stile che mostrano navi nei loro alloggiamenti 41. 35 Vitr. De arch. VI 5, 2. Zaccaria Ruggiu 1995, 177. 36 Sulla distinzione fra allegoria e simbolo: Pagnini 1966, 90; Raimondi 1970, 71-114. 37 Welch 2006, 110. 38 Sulla presenza di forme del pubblico nella casa signorile romana: Zaccaria Ruggiu 1995, 48. 39 Esempi di case con fregi militari a Fregellae: cf. Coarelli 1996a, in part. 256-257; Welch 2006, 110; Dubois-Pelerin 2008, 122. 40 Coarelli 1996a, 246 ss., figg. 104-105. 41 In un oecus della Casa del Labirinto (Beyen 1938, fig. 95; Beyen 1960, 258 ss.) e in un frammento di affresco staccato, conservato al Museo Nazionale di Napoli (Beyen 1938, fig. 154; Beyen 1960, 395 ss.). Erga-Logoi – 3 (2015) 1 http://www.ledonline.it/Erga-Logoi 140 La «domus rostrata» di Gneo Pompeo Magno: percorsi di un retaggio memoriale Figura 1. – Prua di nave da guerra. Frammento di decorazione fittile rinvenuto a «Fregellae» (da: Coarelli 1996a, 253, fig. 105). Fig. 2. – Rostro navale. Frammento di decorazione fittile rinvenuto a «Fregellae» (da: Coarelli 1996a, 249, fig. 104). Erga-Logoi – 3 (2015) 1 http://www.ledonline.it/Erga-Logoi 141 Francesca Marucci 3. DAi «Viri illustres» Del pAssAto Ai «Viri militAres» DellA tArDA repubblicA Come risulterà dal riepilogo delle circostanze in cui li riutilizzò Pompeo, i rostra allocati in contesto semi privato quale è la domus aristocratica, non costituivano semplicemente un vezzo arcaizzante, per alludere a predeces- sori celebri che avevano sconfitto nemici e conquistato terre, né tantomeno si riduceva a elemento rassicurante e giustificatorio, per dimostrare la pro- pria coerenza rispetto alla consuetudine. Nel caso di Pompeo, la preferenza accordata a questa allegoria rappre- sentava senz’altro la volontà di ricordare i tempi in cui il principale nemico di Roma erano i Cartaginesi, istituendo uno stretto collegamento tra quelle circostanze e la propria esperienza militare. Allo stesso tempo, quei signa inseriti in perpetuum nella propria dimora su iniziativa del tutto persona- le, entravano automaticamente nello stemma familiare 42. Simili accortezze consentirono al grande generale di trovare posto nel firmamento dei be- nefattori di Roma, sottraendosi in questo modo alle incertezze della com- petizione con i principali antagonisti della sua epoca, Metello e Lucullo, e superando le riserve che gravavano sulla legittimità della propria ascesa politica, soprattutto riguardo al suo ultimo trionfo su Mitridate e i pirati. Nonostante il costante confronto istituito dal Magno col tempo più antico per accrescere la propria legittimazione, la forza comunicativa veico- lata dal generale in occasione del suo trionfo è insuperabile. Contribuisce a tale effetto la predilezione dimostrata da Pompeo nei confronti di immagini e elementi che si riconducessero al mondo marino, messi in luce da F. Coa- relli 43, di cui erano ridondanti il Campo Marzio e la sua casa cittadina, e che ritornano tanto nella tradizione storiografica incentrata sul suo perso- naggio quanto negli stilemi utilizzati per descrivere le imponenti opere edi- lizie come il suo teatro 44. Forse proprio grazie alla stretta associazione con tanti momenti della vita di Pompeo Magno, la sua casa avrebbe conservato una sorprendente ricchezza di significati, diventando uno spazio conteso, 42 Guilhembet 1992, 800 ss.; Wiseman 1987, 392 ss. L’appropriazione e l’esibizione fisica di tali ornamenti in uno spazio «altro» (la domus) dopo il trionfo conferiva loro si- gnificati che non possedevano autonomamente, trasformandoli in simboli e superava con consistenti elementi di novità l’abitudine del generale a mettere a confronto la propria ce- lebritas e quella dei predecessori nell’intento di verificare l’effetto raggiunto nella propria glorificazione come generale vittorioso. 43 Coarelli 1997. 44 Questo insieme di circostanze dev’essere certamente in rapporto, come una delle declinazioni dell’ideologia pompeiana, con la presunta ascendenza nettunia del Magno, sottolineata frequentemente nella tradizione relativa a Sesto Pompeo. Cf. La Rocca 1987- 1988, 265-292; Arnaldi 1997, 27 ss.; Scullard 1970. Erga-Logoi – 3 (2015) 1 http://www.ledonline.it/Erga-Logoi 142
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