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Dione di Prusa: Orazioni I, II, III, IV ("Sulla regalità"), Orazione LXII (Sulla regalità e sulla tirannide"): edizione critica, traduzione e commento PDF

280 Pages·2012·17.82 MB·Italian
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Preview Dione di Prusa: Orazioni I, II, III, IV ("Sulla regalità"), Orazione LXII (Sulla regalità e sulla tirannide"): edizione critica, traduzione e commento

Supplemento n. 26 al «Bollettino dei Classici» a cura del Comitato per la preparazione dell'edizione nazionale dei classici greci e latini-Accademia Nazionale dei Lincei GUSTAVO VAGNONE Dione di Prusa Orazioni 1-11-111-IV (''Sulla regalità") Orazione LXII (''Sulla regalità e sulla tirannide") Edizione critica, traduzione e commento (Con una introduzione di Paolo Desideri) Supplemento n. 26 al «BOLLETTINO DEI CLASSICI» ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCE!-2012 PREMESSA Filostrato, nella Vita di Apollonio, scritta tra la metà del217 e la fine del218 d.C., racconta come ad Alessandria si incontrassero, davanti a Vespasiano, i tre filosofi Apollorùo, Eufrate e Dione in una specie di tavola rotonda, in cui il tema discusso era la possibilità di rifondare, dopo una serie di impe ratori "tiranni" o quanto meno incapaci, quali Tiberio, Caligola, Gaudio e Nerone, un sistema politico-costituzionale accettabile. Al di là delle sin gole soluziorù prospettate e dell'attendibilità storica dell'incontro, quello che importa rilevare è che a Dione verùva accreditato un· autorevole punto di vista sulla questione costituzionale: questo, sia pure attraverso una ma turata e consapevole evoluzione da un ideale aristocratico a monarchico illuminato, cui egli doveva approdare definitivamente, è il tema centrale dei discorsi sulla Regalità, insieme al netto rifiuto della tirannide o anche solo di ogni forma di governo autoritaria. Per questo ai quattro discorsi 1TEpt ~acrLÀEi.as ho fatto seguire il breve pezzo dell'orazione LXII Sulla regalità e sulla tirannide, che fa quasi da corollario a quelli, ritenendo che il messaggio di Dione sia in questa nostra epoca ancora quanto mai attuale. Desidero quindi ringraziare, per averne consentito la pubblicazione nei Supplementi al «Bollettino dei Classici» dell'Accademia Nazionale dei Lincei, il prof. Bruno Genti li, cui mi lega ormai una frequentazione e, se mi è consentito, un'amicizia trentennale, nonché Silvio M. Medaglia, che mi è stato prodigo di assistenza e di consigli; e natu ralmente l'amico Paolo Desideri per le pagine di introduzione a questo volume, che concludono una lunga serie di incontri e di discussioni sul nostro autore, che spero possano proseguire anche in avvenire. Infine un doveroso ringraziamento va anche alle Biblioteche e alle loro direzioni, che mi hanno consentito di accedere a microfilm di mss. e loro riproduzioni, o ad esemplari digitalizzati di rare edizioni cinquecentine, tra le quali mi piace citare, oltre alla Biblio teca Apostolica Vaticana ed alla Biblioteca della Scuola Normale Superiore di Pisa, la Bibliothèque Nationale de France, la Staatsbibliothek zu Berlin, Abteilung Historische Drucke, e la Niedersachsische Staats-und Universitatsbibliothek zu Gottingen. 5 INTRODUZIONE l. D IONE DI FRONTE ALL'IMPERATORE: RIFLESSIONI SULLA.REGALITÀ di Paolo Desideri<·> L'intellettuale asiano Dione soprannominato per le sue qualità oratorie Crisostomo {Bocca d'oro), originario di P.rusa città della Bitinia (l'attuale Bursa, nella regione nord-occidentale della penisola anatolica) visse tra la seconda metà del I secolo d.C. e i primi due decenni del II; in termini di cronologia imperiale, dalla fine del regno di Nerone a quello di Traiano<'>. Di lui si presentano qui, con traduzione italiana e commento a cura di Gustavo Vagnone, i quattro discorsi Sulla regalità (TTEpt f3aoùdas)-i pri mi quattro Mym del suo corpus - che costituiscono nel loro insieme il più consistente complesso di riflessioni prescrittive sul potere personale che l'antichità greca ci abbia tramandato<:ll; e il fatto che questi Mym abbiano !•l La bibliografia data in forma abbreviata rinvia alle 'Abbreviaziorii bibliografiche' poste alla fine di questa Introduzione (pp. 19-21). !•l Su questo personaggio la produzione bibliografica di questi ultimi decenni è abbondante. Mi limito a ricordare qui le riflessioni d'insieme a mio parere più significative (scusandomi per i nu merosi riferimenti a miei scritti): Desideri 1978; Jones 1978; Moles 1978; Salmeri 1982; Brancacci 1985; Blomqvist 1989; Desideri 1991a; Desideri 1991b; Desideri 1994a; Swain 19g6, 187-241; Swain 2oooa; Gangloff 2006; Desideri 2007. !•l Per una messa a punto sul valore di questi testi come espressione di filosofia politica vd. specialmente Fears 1977, 154-158; Desideri 1978, 287-318; Jones 1978, 115-121; Moles 1990 (analisi ampia e dettagliata dei singoli discorsi, con evidenziazione della loro struttura compositiva, dei ri ferimenti letterari e di pensiero, dei diversi piani di lettura, dei contenuti ideologici, e infine della possibile sequenza cronologica della loro recitazione [1, Il, I\1, m], che delinea una sorta di "percorso educativo" del .filosofo cinico nei confronti di Traiano, c;oncluso con l'accettazione da parte dell'impe ratore del "programma filosofico di Dione" [352; cfr. 36o-361]: troppo bello, forse, per essere vero!); Hidalgo de la Vega 1995, 59-104; Swain 1996, 192-i96; Hidalgo de la Vega 1998, 1043·1051; Whit marsh 2001, 181-216, che esaspera l'approccio di Moles, proponendo di questi discorsi una lettura in termini di "inscenamento, a beneficio del loro uditorio greco, di un dramma di egemonia culturale fra il potere romano e la paideia greca" (200); e ultimamente Gangloff 2009; Gangloff 2011 (il tema del"buon re secondo Omero"). Più sinteticamente Mazzarino 1982,834 (''con queste [orazioni] l'età di Traiano ci ha lasciato il suo programma di monarchia filosofica concepito grecamente, secondo l'ideale del philtinthropon"); Desideri 1994b, 3o-33; Zecchini 1997, 106-107; Gil12ooo, 6o3·6o5; Gastaldi 7 goduto di grande fortuna in tutta l'età successiva-e forse già contempo ranea C3l - e si siano presto trasmessi come corpusculum autonomoC4l è un buon argomento a favore dell'ipotesi che niente di paragonabile fosse già disponibile in età ellenistica <s>. n corpus dioneo ci propone anche altri testi nei quali il tema è ,trat tato - e uno di questi, il frammento Sulla regalità e sulla tirannide (LXII), è compreso in forma di appendice nella presente raccolta<6> - ma direi che, a parte il Diogene o sulla tirannide {VI), essi non aggiungono nulla di signi ficativo a quanto si trova in quel complesso; anzi si può ragionevolmente ipotizzare che si tratti di scritti, o abboizi, che assolvevano ad una funzio ne preparatoria rispetto agli altri più elaborati MyOL C7l, destinati alla fine ad assumere una risonanza pubblica nella forma di declamazioni, di fron te all'imperatore o in altre sedi (e poi naturalmente ad una circolazione scritta)C8>. Questi quattro discorsi si articolano in due gruppi ben distinti dal punto di vista formale: abbiamo da una parte (nel I e nel lli) due in dirizzi, diretti evidentemente ad un imperatore, che contengono ammo n.irrienti e consigli circa il modo migliore di esercitare la funzione di re (e dunque possono forse essere considerati tecnicamente ~acrtÀtKoì. Myot)C9l; e dall'altra (nel II e nel IV) due dialoghi-8taÀÉçÈts-inseriti in una cornice narrativa di tipo storico, nei quali le due coppie di interlocutori (rispet tivamente Filippo e Alessandro, e Diogene e Alessandro) discutono fra loro sullo stesso tema. Uno di questi dialoghi (il IV) è corredato da ~a 2008, 258-260. Per una ricognizione della storia della tradizione manoscritta ad essi relativa (con più generali Considerazioni sulla storia della fortuna del corpus dionea) vd. ora Menchelli 20o8. bl Esiste come è noto il problema della possibile influenza almeno del I di questi discorsi già sul Panegirico di Plinio (vd. Desideri '1978, 350 n. 1; Brancacci 1985, 36-37 e n. 42; Moles 1990, 301-303 e tutto il commento su questo discorso); Dione compare poi in generale come autore di riferimento nei trattati m::pt èm8eLKTLK6iv attribuiti a Menandro rètore, e più tardi è sicura l'influenza dei nostri discorsi su Temistio, Giuliano, e naturalmente Sinesio (Brancacci 1985, '1'1'1-197). l4l Menchelli 2008, 15 sg.; 21-26; 4'1-45i il punto di partenza di questa più che probabile ipotesi è Sinesio (Dio 2; vd. il passo infra). !sl Sugli antecedenti ellenistici di una teoria monarchica vd. Hidalgo de la Vega '1998, 1018-'1023 (ma la datazione dei trattati pseudo-pitagorici è controversa); Virgilio 200.3, 47-65. Una ricca bibliografia sulla tradizione greca del consiglio filosofico in merito all'esercizio del potere regio in Whitmarsh 2001, '18'1-'182. n. 3· . 161 Si tratta, oltre che del menzionato S~llti regalità e sulla tirannide, dell'Agamennone o sulla regalità (LVI), del Nestore (LVII), e dell'Achille (LV ili), sui quali vd. Desideri '1978, 485-490; Jones 1978, 121-'122; Moles 1990, 361-.363; Gangloff 2009, '14-'17 (Agamennone). 171 Gangloff 2009, '14-17, insiste, secondo me, a torto sulla specifica dimensione "repubblicana" (anziché "divina") del tipo di re proposto nell'Agamennone. Per l'idea del corpus dionea come "archi vio" (e la posizione di questi scritti al suo interno) vd. Desideri '1991a, .3926-3929. IBJ. Per una discussione circa il "contesto performativo" di questi discorsi vd. ultimamente Whitmarsh 2001, '186-'190 e .325-327, il quale sostiene (187) che il luogo più adatto in cui interpretare i Discorsi sulla regalità dovette essere "uno o più d'uno degli altamente sofisticati rhetorical centres [?] dell'Oriente urbanizzato, probabilmente in un teatro o in uno spazio assembleare civico". l9l Pemot, che prima era propenso a non riconoscere questo status ai quattro discorsi dionei, considerati "più filosofici e parenetici" (Pemot '199.3, 77; così anche Moles '1990, 302; 3o6), ultimamente sembra accettare questa possibilità (Pemot 2000, 503-504). 8 sezione finale, apparentemente mcompleta, a carattere descrittivo: Dione (Diogene) descrive qui i dèmoni-ovvero le ipostatizzazioni figurate-dei difetti più gravi dai quali il buon re deve guardarsi: l'avidità, la passione erotica, e l'ambizione. Nessuno di questi discorsi contiene al proprio in terno elementi di contestualizzazione situazionale tali da consentire di at tribuirlo con sicurezza all'epoca di uno o di un altro degli imperatori con i quali sappiamo che Dione ha avuto nel corso del tempo a che fare (da Vespasiano a Traiano ); si pensa comimemente che tutti e quattro siano da attribuire all'epoca di Traiano, ma ci sono a mio parere elementi che indu cono a ritenere, come vedremo, che almeno il nucleo di base del IV risalga all'età di Domiziano<toJ. È in ogni caso ragionevole pensare che il conce pimento e la stesura di questi discorsi siano da collegare con quello che, nella riflessione sviluppata in età matura dal nostro autore sul proprio percorso di vita, appare esserne stato l'evento centrale: l'esilio al quale lo condannò Domiziano, per ragioni che Dione non spiega mai in maniera del tutto chiara, ma che avevano certamente a che fare con la condanna a morte (inevitabile epilogo· della caduta in disgrazia) di un personag gio della corte al quale egli era fortemente legato: probabilmente Flavio Sabino, genero di Tito e cugino di Domiziano<nl; come dichiara infatti lo stesso Dione all'inizio del discorso XIII"(In Atene, sull'esilio}, "è costume dei tiranni di far seguire, senza alcun motivo, molte altre vittime a coloro che mandano a morte, così come tra gli Sciti quello di seppellire insieme ai re. coppieri cuochi e concubine". Non è necessario riaprire il complesso dossier della "conversione" di Dione - dalla sofistica alla filosofià, nella formula codificata tre secoli più tardi da Sinesio<uJ- per farsi un'idea dell'impatto psicologico che poté avere su di lui l'esperienza dell'esilio, con il conseguente improvvi so precipitare da una situazione di onori e privilegi a Roma, che datava fin dal tempo di Vespasiano, ad una vita raminga di stenti e di privazioni nelle regioni più emarginate dell'impero, o al fuori dei suoi confini(t3l. "Ritengo superfluo - dichiarerà anni dopo - espop:e in dettaglio come ho sopportato l'esilio, senza !asciarmi vincere dalla mancanza di ainici e C••l Per quanto riguarda il m, ho ipotizzato, ma probabilmente a torto, che il destinatario sia Nerva: vd. Moles 1984. (n) Desideri 1978, 188-189; D~sideri 2.007. Giova ricordare che, anche se Filostrato nega che ci sia stato un atto formale da parte dell'autorità romana (VS 1, 7), le allusioni a Diane di Marco Aurelio e (speciillmente) di Luciànò presuppongono necessariamente tale provvedimento (sottovaluta l'im portanza di questo aspetto della questione Hidalgo de la Vega 1998, 1044). Per una nuova ipotesi sugli aspetti giuridici dell'" esUio" di Diane (si tratterebbe in realtà di una fuga per sottrarsi al processo per cospirazione contro Domiziano) vd. Ventrella 2009. (tal Desideri 1972-1973 (~na~oÀ"JÌ Toiì ~(ou è in ogni caso espressione dionea: vd. or. 19, 1). C•)l Va de sé che non condivido (vd. già Desideri 2007, 194; 199 sgg.) la visione dell'esilio di Dione in termini puramente letterari, di autocostruzione di un personaggio, riproposta ultimamente (sulla scorta di Moles 1978) da Whitmarsh 2C!_01, 156-167. 9

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