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Corso di Laurea Specialistica Storia delle Arti e Conservazione dei Beni Artistici . Tesi finale di PDF

236 Pages·2013·9.01 MB·Italian
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Corso di Laurea Specialistica Storia delle Arti e Conservazione dei Beni Artistici . Tesi finale di Laurea IL CASTELLO PAPADOPOLI GIOL ED IL PARCO "PAESAGGISTICO" A SAN POLO DI PIAVE. Storia, vicende e contesto di un gioiello neogotico nella marca trevigiana. Relatore: Ch.ma Professoressa Martina Frank Correlatore: Ch.mo Professore Nico Stringa Laureando Nicla Angiolini -matricola 820367 Anno Accademico 2012-2013 Indice parte prima 1. Introduzione pag.2 2. Il Castello di San Polo: origine e storia pag.12 2.1. Gli anni del Medioevo 2.2. La Serenissima ed i Tolentino 2.3. I Gabrieli 2.4. I Vivante 3. I Papadopoli: storia di una dinastia pag. 17 3.1. Il conte Angelo 3.2. Il conte Spiridione 3.3. Il conte Antonio 3.4. Il conte Giovanni 3.5 Il conte Nicolò 3.6. Il conte Angelo 4. I progetti per la villa ed il parco a San Polo pag.31 4.1. Il "caso "di Giuseppe Jappelli e l'intervento di Francesco Bagnara. 4.2. Francesco Bagnara dalla scenografia all'architettura del paesaggio. 4.3. « pensieri di scena ». 5. I giardini "scenografici" pag. 62 5.1. Parco del Castello Papadopoli a San Polo di Piave (Treviso) 5.2. Lettura botanica ed analisi delle principali specie arboree 5.3. Parco di Villa Imperiale a Galliera Veneta (Padova). 5.4. Considerazioni comparative. 6. Origine e sviluppo del giardino paesaggistico o all'inglese pag.119 parte seconda 7. Il progetto di ampliamento in stile neogotico del Castello. Ipotesi e motivazioni pag.135 7.1. Giovanni Battista Ferrante 8. La Guerra del 1915-1918 e la distruzione del Castello pag.146 9. Giovanni Giol e la "rinascita" del Castello pag.151 9.1. La ricostruzione 10. Il Castello Papadopoli Giol oggi pag.158 10.1. Le Cantine Storiche 11. Appendice pag.178 11.1. Mappe e Planimetrie del territorio 11.2. Planimetria Parco Papadopoli-Giol di San Polo di Piave Planimetria con studio coni visuali e viste prospettiche 11.3. Tabella delle specie vegetali presenti nel parco 11.4. Descrizione delle specie vegetali presenti nel parco 11.5. Fonti fotografiche e delle illustrazioni 11.6. Documenti 12. Bibliografia pag. 225 Ringrazio in modo particolare alcune persone che sono state fondamentali per la stesura di questa tesi: il prof. Carmelo Tatano, specializzato Forestale Paesaggista di parchi e giardini il quale, grazie alla sua esperienza nel campo della botanica, mi ha fornito informazioni e materiale utili inerenti le specie arboree e vegetali presenti nel Parco di San Polo; l'Architetto paesaggista Simone Serafin che ha visionato alcune parti della tesi, EFFEBI Studio Tecnico di Casale sul Sile (Tv), per avermi aiutata con professionalità ad eseguire un'aggiornata planimetria del Parco, il Collegio Geometri di Treviso, che mi ha permesso di visionare alcuni fogli catastali del territorio di San Polo di Piave, la professoressa M. Azzi Visentini, storica di parchi e giardini, per avermi dato delle indicazioni bibliografiche di interesse, il personale della biblioteca comunale di San Polo di Piave ed in particolare il sig. Antonio Beltrame, il sig. Corrado Giacomin, custode del Castello e del Parco, ha costantemente accontentato ogni mia richiesta di studio. Oltre a mostrarmi oggetti personali provenienti dall'Archivio Privato della famiglia Giol, mi ha dato l'opportunità di accedere, numerose volte, a tutti i locali del castello, nonchè a fare diversi sopralluoghi nel parco, l'Architetto Davide Pellizzon, la cui tesi di laurea mi è stata particolarmente utile per confrontare alcune tematiche di interesse comune, il Sig. Vinicio Cesena, con il quale ho condiviso l'esperienza di guida durante il Fai nel 2011, il sig. Vittorio Carraro Giol, proprietario dell'intero complesso costituito da Castello, Parco e le Cantine Storiche, il personale della Biblioteca della Fondazione Benetton Studi e Ricerche ,il personale della Biblioteca di Galliera Veneta, il personale dell'Archivio del Museo Correr, il personale dell'Archivio di Stato di Venezia e dell'Archivio fotografico storico Ente Friuli nel Mondo per avermi fornito documenti e fotografie d'epoca. Infine ringrazio la professoressa Martina Frank, per avermi dato l'opportunità di approfondire questa indagine sulla storia del Castello Papadopoli Giol e del suo Parco. 1 1. Introduzione La prima volta che ho varcato i cancelli del Castello Papadopoli Giol di San Polo di Piave, la mia impressione è stata una sensazione di grandezza unita allo stupore. Il maestoso edificio neogotico, situato in pieno centro del paese, di fronte alla chiesa parrocchiale, si trova in una posizione strategica per cui, stretto tra due curve di una strada principale, compare all'improvviso davanti agli occhi del passante, catturandone immediatamente l'attenzione. La vista di questa antica residenza, che i sampolesi denominano abitualmente "Castello", si pone dunque in modo inatteso e provoca nel visitatore emozioni discordanti e singolari: stupore, meraviglia, inquietudine...Sensazioni che si potrebbero definire "romantiche" e che rimandano, in un certo qual modo, ad un passato mitico e favoleggiante. L'imponente mole del complesso, caratterizzato da due alti torri quadrate e merlate con finestre a bow-window, i camini mascherati da pinnacoli e le bifore archiacute che ricordano per l'appunto un castello gotico, ha attratto fin da subito la mia attenzione. Decisi quindi di incentrare i miei studi sulla storia millenaria di questo singolare edificio. La linea della mia ricerca, volta ad analizzare il castello ed il suo parco, si sviluppa in due parti. Nella prima parte della tesi, ho cercato di dare un taglio di tipo storico, focalizzando l'attenzione su vicende e personaggi che hanno abitato il castello. Ho anzitutto tracciato la storia del feudo di San Polo e delle famiglie che si sono succedute, mettendo in luce in particolare la potente famiglia Papadopoli. Secondo le fonti, fu Spiridione, uno dei sette figli del conte Angelo, a commissionare intorno al 1850, la costruzione del castello, come testimonia Luigi Dall'Oste, amico di famiglia e frequentatore del castello, nel sito in cui sorgeva la dimora dei Da Tolentino e dei conti Gabrieli. Così si legge in Dall'Oste :«...fece edificare quello che si presenta ora magnifico, quasi castello del Medio-Evo, costruzione che alla rinomanza antica aggiunge alla terra di San Polo moderno 2 1 lustro e decoro...» . L'edificio, dunque, venne inizialmente eretto sui resti di un antico rudere medievale. Ciò contribuì a dare alla comunità una memoria storica, a ricostruire un legame con il proprio passato, tale che i sampolesi si sono da sempre identificati nel toponimo "Castello", anche se di fatto, non si trattava di un castello, ma di una particolare tipologia di villa. La famiglia Papadopoli possedeva diverse proprietà sparse in tutto il territorio 2 veneto ,ma nel nostro caso specifico si trattava della casa padronale. La presenza di una famiglia così potente a San Polo, è confermata da uno stemma nobiliare rintracciabile ancora oggi sulle facciate di centinaia di case coloniche sparse nella campagna. Lo stemma, che riprende il mito dell'immortalità della Fenice, l'uccello capace di rinascere dalle sue ceneri, consiste in una corona a nove punte con sole raggiante sopra una Fenice con ali spiegate ed il motto "flammas aliit" che significa "fiamma che brucia". Il castello, che diventò la residenza estiva dei Papadopoli, non era solamente un semplice luogo di villeggiatura dove i conti amavano ritirarsi per ritrovare riposo durante la stagione estiva, ma era soprattutto la sede di una loro agenzia. E non si trattava di un'agenzia qualsiasi, bensì quella che aveva più valore economico tra tutte le loro tenute. Efficienti cantine, granai, latterie e filande, serre ed altri fabbricati, componevano la macchina produttiva dell'Agenzia Agraria di Sampolo, che, insieme al castello ed ai dodici ettari di parco, occupavano l'intero centro del paese. Alla fine dell'Ottocento, infatti, il nome dei Papadopoli e della loro tenuta, era conosciuta in tutta la penisola ed una qualità di vino prodotto nella loro Cantina, denominato "Castel San Polo" veniva esportato persino a Londra ed Oltre Oceano, negli Usa. Dopo aver tracciato le vicende storiche e le personalità maggiori che hanno abitato il castello di San Polo, ho voluto contestualizzare il diffondersi di un nuovo gusto inglese maturato in ambito paesaggistico. 1 Luigi Dall'Oste, San Polo nel trevigiano, Venezia, Tipografia Antonelli, 1874, pag. 75. 2 Le residenze dei Papadopoli erano numerose e si trovavano nel veneziano e provincia, San Stino di Livenza, Vittorio Veneto, nel padovano, vicentino ed infine nel veronese. 3 L'ideatore del giardino "paesaggistico" o detto anche "all'inglese", fu William Kent e si sviluppò in Inghilterra a partire dalla seconda metà del Settecento. I progettisti di giardini vennero ispirati principalmente dalla pittura di paesaggio ed in particolare dalla scuola francese di Claude Lorrain e Nicolas Poussin. Un ampio capitolo verrà dedicato ai pittori di paesaggio che rappresentarono la fonte d'ispirazione più importante per gli architetti paesaggisti di quel tempo. E' stato estremamente stimolante ripercorrere le origini di questo rivoluzionario concetto di giardino paesaggistico, che a sua volta subisce un'evoluzione importante nell'Ottocento. Ricostruire le origini di questo gusto, citare i padri fondatori di tale orientamento estetico ed approfondire alcuni aspetti, mi è sembrata una scelta pertinente soprattutto per introdurre il nucleo centrale delle mie ricerche: lo studio del maestoso parco di San Polo di Piave, che attualmente occupa circa dodici ettari di terreno e vegetazione interamente percorribili. Spiridione Papadopoli, dopo aver inizialmente rifiutato il progetto di Giuseppe Jappelli che comprendeva la residenza ed il parco, in quanto non soddisfava pienamente le esigenze del conte e di sua moglie Teresina Mosconi, affidò l'intero complesso nelle mani dello scenografo vicentino Francesco Bagnara (1784-1866). Favorito quindi dallo stesso Spiridione, che lo aveva inserito nella cerchia dei suoi artisti più meritevoli, Bagnara creò per la residenza estiva dei Papadopoli, un parco definito "paesaggistico" o meglio conosciuto come giardino "all'inglese". Intorno al 1850, intervenne in maniera decisa, realizzando un assetto sontuoso con originali soluzioni ed effetti straordinari. Il Bagnara nel Parco dei Papadopoli riuscì ad incarnare un nuovo concetto della natura, ispirato da una nuova sensibilità ed abilità. Il giardino, infatti, non era più luogo di feste, spettacoli ed attrazioni che destavano meraviglia nel visitatore, come avveniva nell'età barocca, ma diventa un luogo intimo dove la persona intraprende un percorso emotivo, sublimato da un paesaggio ricostruito sapientemente attraverso un rimontaggio di elementi naturali: la terra, l'acqua, le rocce, la forma ed i colori della vegetazione, quasi si trattasse di una tavolozza di un pittore. 4 Bagnara, nel parco di San Polo, come scrisse Antonio Caccianiga in Ricordo della provincia di Treviso, " aveva ideato il giardino a stradicciole tortuose, sopra movimenti di terra spinti all'eccesso per ottenere quegli effetti illusionistici che lo stesso scenografo prediligeva nell'esecuzione dei suoi disegni...", quegli stessi paesaggi che da tempo costituivano le scenografie dei più importanti teatri italiani ed europei. Ma è soprattutto attraverso uno studio attento della prospettiva e dei coni visuali, che Bagnara costruiva con sapienza i suoi giardini. Mediante tale studio, si venivano a creare quadri e vedute sempre nuove che suscitavano un piacevole stupore nel visitatore, proprio perchè inattese. La sua particolare sensibilità, maturata nell'ambito della scenografia, unita ad un calcolato disordine, rendeva nell'insieme, una visione sensibile e mutevole allo stesso tempo. Bagnara progettava i suoi giardini studiando con particolare cura ogni dettaglio coloristico, che abilmente ricavava da una massa di fogliame o una fioritura apparentemente casuali. Si veniva a creare, perciò, una veduta "pittoresca" ed il visitatore che vi giungeva si trovava immerso nel quadro stesso della natura. Grande attenzione veniva data, inoltre, alla scelta ed alla disposizione degli alberi, che fungevano spesso da quinte scenografiche o fondali nei suoi giardini e, particolare non trascurabile, creavano delle ombre interessanti sul terreno erboso.Questa peculiarità scenografica che il Bagnara applicava nelle 3 progettazioni di giardini, è stata una tematica già affrontata da Paola Bussadori , architetto paesaggista, la quale, nel 1986 organizzò una mostra a Galliera Veneta incentrata sulla figura poliedrica di Francesco Bagnara. Particolarmente interessanti sono alcuni bozzetti scenici acquarellati che sono stati esposti in mostra e fanno parte di una collezione conservata presso il Museo Correr di Venezia. In questi bozzetti l'artista, infatti, esemplifica tutto il repertorio romantico: dal gusto pittoresco, al paesaggistico all'esotico. Ed è nel contesto del giardino veneto ottocentesco, che mi è parso importante soffermarmi sulla figura del Bagnara, il cui studio mi ha portato a trarre delle 3 P.Bussadori, Il giardino e la scena. Francesco Bagnara 1784-1866, mp/edizioni, Castelfranco Veneto,1986. 5 personali considerazioni. Bagnara, contemporaneo dello Jappelli, non riscosse lo stesso successo dell'architetto padovano. I suoi giardini infatti, benchè opere di assoluto valore storico-artistico, sono in realtà poco conosciuti. Francesco Bagnara è infatti passato alla storia come scenografo ufficiale del grandioso teatro veneziano La Fenice e non certo come paesaggista. Questo perchè egli si interessò alla progettazione di giardini nell'età matura, ottenendo la Cattedra di Architettura di paesaggio presso la prestigiosa Accademia di Venezia dal 1838 al 1854. Proprio per questo motivo, ho ritenuto necessario analizzare un altro parco da lui realizzato nel padovano, indubbiamente uno dei più celebri: il Parco di villa Imperiale a Galliera Veneta. Lo studio di questo Parco è stato estremamente utile per trovare anzitutto analogie, similitudini e differenze con il Parco di San Polo. La comparazione, frutto di un'attenta analisi e di vari sopralluoghi, hanno messo in luce due diverse strutture progettuali, che sono ampiamente descritte nei relativi paragrafi. Una nota interessante che fa ben comprendere le diversità e la maturità con il quale Bagnara affronta il lavoro di progettista di giardini. Non è stato purtroppo possibile reperire i progetti originali del Bagnara inerenti il Parco Papadopoli a causa delle pochissime fonti esistenti ed i pochi documenti frammentari sull'argomento. Tuttavia, sono riuscita ad eseguire un censimento del parco grazie anche alla collaborazione fondamentale di un esperto di botanica, il professore Carmelo Tatano, specializzato in Forestale Paesaggista di Parchi e Giardini, ora docente presso l'Istituto Tecnico Agrario G. B. Cerletti di Conegliano (Tv), il quale mi ha fornito alcune informazioni utili che riguardano le specie vegetali ed arboree viventi nel parco e che, con molta probabilità, vennero progettati dallo stesso Bagnara. Mediante ripetute visite sul luogo e munita di una ricca documentazione fotografica, sono riuscita a delineare i principali esemplari arborei: il Cedro del Libano, che troneggia maestoso di fronte al castello, la varietà del Faggio pendulo ed ancora altri alberi secolari di particolare bellezza come i Cipressi calvi, situati in riva al laghetto. In appendice ho allegato una lista completa con la 6 descrizione di alcuni alberi e piante. Questo meticoloso lavoro, è stato possibile 4 mediante la ricostruzione planimetrica del parco, realizzata grazie alla collaborazione dello studio tecnico "EffeBistudio". Tale planimetria è stata aggiornata partendo dal precedente rilievo del 2001. Negli ultimi dodici anni e in particolare negli anni 2003-2004, infatti, sono state tagliate alcune specie arboree e piantumate altre, per cui l'intento della planimetria è, non solo quello di fornire la situazione reale del verde nel parco con una certa precisione, ma anche agevolare un futuro e necessario intervento di restauro. Lo stato di abbandono di alcune zone del parco è purtroppo evidente. La manutenzione si limita, a causa degli eccessivi costi e delle dimensioni del parco stesso, ad un ampia zona a ridosso del castello, utilizzata per l'allestimento di eventi e ricevimenti. Alcune aree non preservate hanno subito negli anni un vero e proprio "inselvaticamento", tali da non poter essere nemmeno percorse. Sarebbe indispensabile perciò, al fine della Salvaguardia e valorizzazione di tale bene culturale, un immediato intervento di restauro, che, come nel caso di Galliera Veneta, ha riportato il parco alla sua originaria bellezza. La seconda parte della tesi descrive l'aspetto odierno della villa, di chiaro influsso neogotico, opera presunta dell'ingegnere torinese Giovanni Battista Ferrrante. Questo gusto per il gothic-revival, già di moda in Inghilterra a partire dalla seconda metà del Settecento, era particolarmente apprezzato dal conte Nicolò e Spiridione Papadopoli. E' infatti possibile che questi, durante alcuni viaggi di lavoro a Londra, sia rimasto affascinato dalle splendide costruzioni inglesi e decise di ampliare il palazzo inizialmente costruito con un assetto tradizionale, (a pianta quadrata con quattro torri merlate agli angoli) con un rifacimento in stile neogotico. Tale stile, non rappresenta per il conte solamente un fattore estetico, si tratta piuttosto, come si leggerà, "di un contesto artistico e culturale all'interno del quale i committenti hanno voluto collocare la loro residenza di campagna". Tramontati gli splendori della famiglia Papadopoli, che nel frattempo si trovava in gravi difficoltà economiche a causa della guerra, i vasti possedimenti ed il 4 Tale planimetria è stata elaborata in base al precedente rilievo del 2001 realizzato da Carmelo Tatano. 7

Description:
Specialistica in Architettura per la Conservazione, Facoltà di Achitettura IUAV di . In poco più di vent'anni d'attività il Bagnara dipinse per la Fenice.
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