Cento anni di libri: la biblioteca di Bellisario Bulgarini e della sua famiglia, circa 1560-1660 Toscana Biblioteche e Archivi – Strumenti Oltre ad una tiratura limitata a stampa, le pubblicazioni di questa collana sono realizzate in versione digitale, scaricabili gratuitamente dal sito web della Regione Toscana (www.regione.toscana.it) e della Pacini Editore (www.pacinieditore.it). Gli e-book sono realizzati in formato ePub, al fine di garantire una lettura ottimale del documento, qualunque sia il lettore e il sistema operativo utilizzato. I. Carteggio universale di Cosimo I de Medici /XVI Archivio di Stato di Firenze Inventario XVI (1571-1574) Mediceo del Principato Filze 569-599 a cura di Susanna Gori II. Catalogo della biblioteca privata di padre Ernesto Balducci a cura di Elisabetta Viti, Direzione scientifica di Mauro Guerrini III. Carteggio universale di Cosimo I de Medici /III Archivio di Stato di Firenze Inventario III (1544-1549) Mediceo del Principato Filze 373-391A a cura di Anna Bellinazzi, Claudio Lamioni, Marcella Morviducci IV. Carteggio universale di Cosimo I de Medici /XI Archivio di Stato di Firenze Inventario XI (1560-1564) Mediceo del Principato Filze 489-499A a cura di Marcella Morviducci V. Carteggio universale di Cosimo I de Medici /XII Archivio di Stato di Firenze Inventario XII (1562-1565) Mediceo del Principato Filze 500-514 a cura di Silvia Floria VI. Cento anni di libri: la biblioteca di Bellisario Bulgarini e della sua famiglia, circa 1560-1660 Daniele Danesi Toscana Biblioteche e Archivi I. Gli archivi degli editori toscani. Materiali dal censimento regionale a cura di Luca Brogioni e Aldo Cecconi II. Gli incunaboli della Biblioteca Provinciale dei Frati Minori di Firenze a cura di Chiara Razzolini, Elisa di Renzo, Irene Zanella Cento anni di libri: la biblioteca di Bellisario Bulgarini e della sua famiglia, circa 1560-1660 Daniele Danesi Pacini Editore Finito di stampare nel mese di Febbraio 2014 presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore S.p.A. Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • Pisa Telefono 050 313011 • Telefax 050 3130300 www.pacinieditore.it Sommario Regione Toscana – Direzione regionale Presidenza Coordinamento editoriale Settore Comunicazione istituzionale e pubblicitaria. Eventi e tutela del marchio Supervisione e coordinamento generale Settore Biblioteche, archivi, istituzioni culturali Paola Ricciardi Franco Castellani In copertina Bonifacio Vannozzi, Delle lettere miscellanee, volume primo, Venezia, Giovanni Battista Ciotti, 1606 (n. 1193 del catalogo) © Copyright 2014 Pacini Editore e Regione Toscana ISBN 978-88-6315-682-9 Realizzazione editoriale e progetto grafico Via A. Gherardesca 56121 Ospedaletto-Pisa www.pacinieditore.it [email protected] Sales Manager Lisa Lorusso Responsabile di redazione Francesca Petrucci Fotolito e Stampa Industrie Grafiche Pacini L’editore resta a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare e per le eventuali omissioni. Copia fuori commercio - Vietata la vendita Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Corso di Porta Romana n. 108, Milano 20122, e-mail [email protected] e sito web www.aidro.org Sommario 7 CENTO ANNI DI LIBRI 44 Ringraziamenti 44 Fonti principali 45 Indice dell’introduzione 49 CATALOGO 289 APPENDICI 291 Appendice 1. Opere con note marginali 296 Appendice 2. Opere monografiche di Bellisario Bulgarini 301 Appendice 3. Confronto tra data di acquisto e data di edizione 303 INDICI 305 Edizioni in ordine cronologico 337 Edizioni per luogo di stampa 367 Provenienze precedenti e successive a Bellisario Bulgarini 373 Indice delle localizzazioni e degli inventari 375 Indice degli autori Cento anni di libri “Se havessi hora tanti denari quanti ne ho spesi ne libri, che mi trovo, se non sarei ricco ricco, almeno potrei essere chiamato benestante”. Roberto Titi a Bellisario Bulgarini1 Una premessa quasi metodologica Negli ultimi anni il lavoro sulle biblioteche private, antiche e moderne, sia di ricostruzione come di analisi storica, è stata una delle attività di ricerca che ha conosciuto una crescita esponenziale, una piccola, fiorente, “industria accademica”2. Ne sono prova i numerosi volumi, spesso di dimensioni ragguardevoli, dedicati alla ricostruzione 7 di collezioni disperse, di solito appartenute a personaggi importanti dal punto di vista intellettuale e sociale3. Il fenomeno non è nuovo: l’interesse per il censimento delle biblioteche private esistenti e la ricostruzione di quelle scomparse ha avuto i suoi inizi più di un secolo fa4. Si tratta di un fenomeno non limitato all’Italia, e anche se qui ha avuto una fioritura molto più estesa, è molto vivo anche nel mondo anglosassone5, dove però tende a 1 Lettera del 4 aprile 1592, Biblioteca comunale degli Intronati, Siena (d’ora in avanti BCI) C.II.25 c. 128r-v. Lo spunto per questa affermazione a seguito di una richiesta del Titi al Bulgarini di fornirgli un elenco di libri di imprese che vorrebbe comprare perché niente sa sull’argomento e perché questa spesa la può fare senza rischiare di fallire. 2 La testimonianza più immediata e corposa di questo fenomeno sono gli atti di due convegni internazionali tenuti in Italia negli ultimi anni: Biblioteche private in età moderna e contemporanea, atti del convegno internazionale, Udine, 18-20 ottobre 2004, a cura di Angela Nuovo, Milano, Sylvestre Bonnard, 2005; e Le biblioteche private come paradigma bibliografico, atti del convegno internazionale, Roma, Tempio di Adriano, 10-12 ottobre 2007, a cura di Fiammetta Sabba, Roma, Bulzoni, 2008. 3 I più cospicui sono stati gli studi di Alfredo Serrai, e della sua scuola, che ha perseguito questo tipo di lavoro con costanza e con una impostazione omogenea: La biblioteca di Lucas Holstenius. Udine, Forum, 2000; Bernardino Baldi: la vita, le opere, la bibliote- ca, Milano, Sylvestre Bonnard, 2002; La biblioteca di Aldo Manuzio il Giovane, Milano, Sylvestre Bonnard, [2007]; La ricostruzio- ne della Biblioteca Durantina, Urbino, Quattro venti, 2009. In realtà, anche limitandosi agli ultimi anni, i contributi potrebbero riempire una bibliografia: basta ricordare, tra i più importanti, i lavori di Angela Nuovo sulla biblioteca di Gian Vincenzo Pinelli, o di Massimo Danzi su Bembo che presentano approcci e finalità diversi dalle opere ricordate sopra. 4 Basti pensare al tentativo fallito della Società bibliografica italiana di censire le biblioteche private esistenti all’inizio del secolo: Giuseppe Fumagalli e Achille Bertarelli, Guida delle biblioteche e delle raccolte bibliografiche private italiane, Milano, Tipografia di Umberto Allegret- ti, 1903. È chiaro che questo lavoro aveva uno scopo completamente diverso, più di natura bibliofilica, rispetto alla tendenza recente. 5 Un lavoro a suo modo monumentale e, almeno per alcuni aspetti, simile alle ricostruzioni in voga da noi sono i quattro volumi di Dirk F. Passmann e Heinz J. Vienken, The library and reading of Jonathan Swift: a bio-bibliographical handbook, Frankfurt, Peter Lang publishing, 2004, dove, giustamente secondo me, viene messo l’accento non solo sulla biblioteca, ma anche sulle letture, cioè sull’uso dei libri. Al contrario, il caso della ricostruzione di una biblioteca e della sua dispersione basate sugli aspetti materiali, in questo caso le legature, anche se non recente: Anthony Hobson, Apollo and Pegasus. An enquiry into the formation and dispersal of a Renaissance library, Amsterdam, Gérard Th van Heusden, 1975. Cento anni di libri un approccio più articolato, modulato anche con una attenzione tradizionalmente più radicata per gli studi di provenienza6. Molte delle opere di questo tipo sono costituite da edizioni critiche di inventari delle collezioni studiate, edizioni critiche nel senso che viene trascritto fedelmente l’inventario e, di solito in note a pie’ di pagina, si interpreta ogni singola voce, cercando, con risultati alterni, di individuare l’edizione che è descritta nella voce inventariale esaminata. La procedura presenta alcune difficoltà: cataloghi e inventari antichi sono normalmente molto stringati: in alcuni casi danno solo autore e titolo abbreviato; non sempre il formato; luogo e data di stam- pa, anche questi abbreviati e comunque non sempre presenti. La disponibilità di grandi cataloghi in linea e di altri strumenti di grande potenza informativa, facilitano questo tipo di lavoro e lo rendono anche molto stimolante, ma non eliminano alcune difficoltà intrinseche nell’approccio, soprattutto la creazione di fantasmi bibliografici dovuta alla necessità di impiegare anche una notevole dose di fantasia nella interpretazione di descrizioni carenti. Inoltre l’inventario e il catalogo, sono sempre fotografie più o meno fedeli di una fase o di un momento della vita di una biblioteca privata, mentre tutti sappiamo che sono proprio le collezioni private ad avere una vita molto dinamica e spesso drammatica. Non solo: gli inventari quasi mai elencano i documenti ritenuti, in quel dato mo- mento, di minore interesse, come fogli volanti, testi di rappresentazioni drammatiche, pubblicazioni d’occasione, libretti di devozione, stampe popolari e altri materiali considerati, a torto o a ragione, di scarsa importanza eco- nomica o culturale, ma che per la loro rarità sono al centro dell’attenzione di studiosi e collezionisti, e che spesso sono anche molto importanti per illustrare il profilo culturale e sociale del possessore della collezione che si studia. Va detto peraltro che in molti casi l’inventario è l’unica risorsa disponibile o perché i libri dispersi non sempre riportano segni riconoscibili o perché i libri non esistono più, a causa di naufragi, incendi o altre disavventure. Questo lavoro, pur inserendosi in qualche modo nello stesso filone di ricerca, affronta la ricostruzione della biblioteca di Bellisario Bulgarini, sia per necessità che per scelta, in modo sensibilmente diverso, coniugando il tradizionale approccio dall’alto (trascrizione e interpretazione di inventari), con quello dal basso, cioè ricercando gli esemplari reali delle edizioni che fino a fine Settecento sono stati sugli scaffali della biblioteca di casa Bulga- rini, in via degli Umiliati a Siena. In realtà il lavoro è stato ancora più articolato perché, come vedremo, le fonti utilizzate sono più numerose. 8 Da una parte lavorare così è stato un obbligo: non esiste né inventario né catalogo complessivo nemmeno di una fase particolare della vita della collezione di Bellisario. Dall’altra però è stata anche una scelta, sia per lo scettici- smo ricordato sopra sulla adeguatezza degli inventari a rappresentare l’universo bibliografico che studiamo, sia per una disposizione mentale e culturale, da bibliotecario militante, di considerare il libro reale, la sua materialità vissuta, come prova regina della sua esistenza in un particolare contesto documentario e come oggetto dell’attività di lettura e studio di una specifica persona. Sono stati i “segni sui libri” a dare a questo lavoro la sua ragione di essere: gli studi di provenienza, ma anche l’attività di tutti i giorni del bibliotecario che indicizza questi segni nel suo catalogo in linea, sono la premessa essenziale e la base per l’arricchimento del lavoro della ricostruzione delle biblioteche del passato. La mancanza di indici di provenienza in biblioteche grandi e piccole è il limite invalicabile alla costruzione di immagini ricche e coerenti non solo del patrimonio librario di singoli soggetti ma, cosa più grave, un ostacolo per chi voglia studiare il rapporto reale tra lettore e libro nei secoli passati7. 6 Un esempio interessante, e da seguire, è Libraries within the Library: the origins of the British Library’s printed collections, edited by Giles Mandelbrote and Barry Taylor, London, British Library, 2009. 7 Esiste ormai una vasta letteratura sugli studi di provenienza; segnalo solo un manuale che sembra passato sotto silenzio (a parte una brutta e ingiusta recensione da parte del solito solone accademico che vive il lavoro di studio delle provenienze come un suo cam- picello da difendere): Provenienze: metodologia di rilevamento, descrizione e indicizzazione per il materiale bibliografico. Documento elaborato dal Gruppo di lavoro sulle provenienze coordinato dalla Regione Toscana e dalla Provincia autonoma di Trento, a cura di Katia Cestelli e Anna Gonzo. [Trento], Provincia autonoma; Regione Toscana, 2009. Questo lavoro, a cui il sottoscritto ha partecipato, aveva lo scopo di dare ai bibliotecari (non ai soloni accademici) gli strumenti di base per fare un lavoro che è fondamentale, anche quando è approssimativo, per chi deve studiare non solo le biblioteche perdute, ma anche le abitudini di lettura, la circolazione del libro e altri argomenti correlati. Il bibliotecario cioè fa un lavoro preparatorio del quale poi lo studioso si servirà. Meglio avere un indice di provenienza imperfetto piuttosto che nulla. Nel corso di questo lavoro ho appunto incontrato molte imperfezioni nella descrizione di provenienze Bulgarini, errori, approssimazioni, omissioni, ma tutte sono state preziose per arrivare all’individuazio- ne di dati importanti per il mio lavoro. Come vedremo nella conclusione a questa introduzione, il limite non sono le lacune o i difetti, ma la completa assenza di descrizione delle provenienze in biblioteche importanti. Cento anni di libri: la biblioteca di Bellisario Bulgarini e della sua famiglia, Il metodo adottato è parte integrante del risultato raggiunto, anche se sarebbe stato desiderabile, ma non è stato possibile, perseguire alcune delle attività di ricerca in maniera più completa. In un certo senso la gerarchia delle fonti si è imposta da sé nell’evolversi del lavoro, modificandosi in base agli obiettivi di volta in volta individuati, in un percorso di indagine che è durato ben più di dieci anni. Per questo motivo è necessario illustrare in prima battuta, e in maniera dettagliata, proprio la gerarchia delle fonti utilizzate e la loro natura, rimandando a più tardi la descrizione della biblioteca e il profilo biografico e intellettuale del protagonista principale, Bellisario Bulgarini, e dei suoi comprimari8. Va precisato di nuovo, se ce ne fosse bisogno, che lo scopo prefisso non era l’impossibile ricostruzione totale della biblioteca, mancando una “fotografia” completa e attendibile della stessa, ma il tentativo di rispondere ad alcune domande, per mezzo di un recupero parziale dell’universo bibliografico bulgariniano: quali le abitudini di acquisto e lettura di libri e altri materiali di una persona di questa categoria sociale (piccola nobiltà agiata) e delle persone che gli stanno intorno (famigliari, amici, corrispondenti)? In generale quale è, a cavallo tra Cinque e Seicento, il rapporto di queste persone col libro e con la stampa? Mi sono chiesto anche se sia possibile, attraverso questo piccolo campione, tracciare linee sommarie sulla circolazione del libro, sia quella commerciale che quella più strettamente culturale, e quindi anche capire perché, in una città dotata di una antica università, non esistesse- ro, in questo stesso periodo, biblioteche come istituzioni pubbliche. L’altra domanda più impegnativa, sul prezzo pagato dal cliente finale per l’acquisto dei vari tipi di libro, richiederà un’indagine più approfondita che qui non potrebbe trovare spazio e che sarà il mio prossimo impegno di studio. Di seguito elenco, in ordine di importanza e di affidabilità, le fonti usate non solo per la ricostruzione della biblio- teca, ma anche per disegnare il profilo umano e culturale del protagonista. 1. Segni sui libri Per poter usare questa fonte come elemento privilegiato per la ricostruzione di una biblioteca privata è indispensa- bile che i segni siano evidenti e non ambigui. Un’altra condizione è che sia individuabile un nucleo iniziale, più o meno grande, che faccia da base per il proseguo del lavoro e per esemplificare in maniera omogenea ciò che si deve 9 cercare. Il caso Bulgarini presenta ambedue queste condizioni: note di possesso e di acquisto omogenee e un nu- cleo consistente di alcune centinaia di edizioni presso la Biblioteca comunale di Siena, la stessa città dove Bellisario aveva vissuto tutta la vita e dove la sua famiglia sarebbe rimasta per almeno tre secoli dopo la sua morte. Inoltre, un altro nucleo importante di edizioni disperse era stato individuato da Dennis Rhodes, nell’articolo citato sopra, prima che si cominciasse a scavare nelle collezioni senesi. D’altra parte era stata proprio la ricchezza informativa della nota d’acquisto a destare l’interesse non solo di Rhodes, ma anche di altri estensori sia di cataloghi di vendita che di cataloghi di biblioteca. Come vedremo, aiuta molto anche sapere come e quando è avvenuta la dispersione. La struttura delle note principali è la seguente: - Nome del possessore o acquirente (Bellisario Bulgarini, con poche varianti, soprattutto nei libri in latino, quando usa il latino per la nota, abbiamo Bellisarij de Bulgarinis; raramente la forma del cognome è Bolgarini 8 La “riscoperta” della biblioteca Bulgarini si deve a Dennis E. Rhodes, Per la biblioteca di Belisario Bulgarini e per la storia del mercato librario in Siena lui vivente (1539-1620), in Studi bibliografici: atti del Convegno dedicato alla storia del libro italiano nel V centenario dell’introduzione dell’arte tipografica in Italia, Bolzano, 7-8 ottobre 1965, Firenze Olschki, 1967, p. 159-168. Ora anche Daniele Danesi, Bellisario Bulgarini a San Gimignano, in Gli incunaboli e le cinquecentine della Biblioteca comunale di San Gimignano, a cura di Neil Harris, San Gimignano, Città di San Gimignano, 2007, v. 2, p. 121-152; su un aspetto particolare e interessante della “provenienza” Bulgarini si può vedere: Id., I prezzi dei libri veneziani nelle note di acquisto di Bellisario Bulgarini 1570-1620 circa, in The books of Venice, Lisa Pon and Craig Kallendorf editors, Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, 2008, p. 301-326 (Miscellanea Marciana, v. 20). Inoltre, per i rapporti del nostro con la stampa si può vedere, Id., In penna e a stampa: la cultura del libro nella seconda metà del ‘500 nei carteggi di Bellisario Bulgarini, in Trasmissione del testo dal Medioevo all’età moderna. Leggere, copiare, pubblicare, atti del Convegno, Stettino, 26-27 novembre 2009, a cura di Andrea Piccardi, Szczecin, Volumina, pl Daniel Krzanowski, 2012 (Italianistica Sedinensis 3), pp.211-242, in parte rifuso in questa introduzione; mentre sul (non) collezionismo di Bellisario, Id., Collezionismo librario a Siena nel secolo XVI: la raccolta Bulgarini nella Biblioteca comunale di Siena, in Siena bibliofila. Collezionismo librario a Siena su Siena, a cura di Gabriele Borghini [et al.], Siena, Protagon, [2009], p. 152-179 (con riproduzione di note di possesso di Bellisario). Cento anni di libri o Bolgarino, ma questo ultimo non nelle note di acquisto, ma solo in frasi discorsive: “dice il Bolgarino”; talvolta Bellisario è “Bilisario”); - Luogo di acquisto (prevalentemente Siena; acquista anche in altre città – Bologna, Padova, Venezia, Pisa, Roma – durante viaggi o per mezzo di terzi, o da librai conosciuti); - Nome del libraio (non sempre presente; quasi mai presente nei libri acquistati fuori Siena); - Prezzo pagato (in varie valute: prevalentemente in lire, ma anche in frazioni di lira (soldi e denari), in carlini e giuli; solo una volta il nipote usa i testoni); - Data di acquisto (quasi sempre presente con mese e giorno); - Invocazione (“Lode a Dio Grandissimo ora, e sempre in ogni luogo. Così sia”, o varianti, sia in italiano che in latino). Il luogo di apposizione della nota non è il frontespizio o un altro punto nei preliminari delle pubblicazioni, ma la parte finale delle stesse in una abitudine apparentemente arcaica9. Si tratta di un aspetto che in un certo qual modo complica la ricerca, anche perché, se in molti casi il luogo prescelto è il colophon o l’ultima pagina a stampa, in molti altri abbiamo variazioni imprevedibili: l’ultima pagina prima degli indici; l’ultima pagina di una parte intermedia di un’opera in più parti, etc. Un aspetto invece molto positivo delle abitudini di Bellisario è quello di non cancellare il nome di un possessore precedente, ma semmai di aggiungere la propria nota a quella preesistente: “Di Giulio Cesare Colombini senese Dono dell’Autore. Oggi è divenuto di me Bellisario Bulgarini, per hauerlo comprato soldi vinti da maestro Salvestro Marchetti Libraio in Siena questo anno 1613. Lode à Dio sempre”10. Altri elementi di riconoscimento sono la calligrafia, sempre molto semplice e elegante, di grande leggibilità e l’in- chiostro impiegato, di colore ocra chiaro, non acido. Abbiamo qualche variante anche in questi due aspetti, ma sono minimi: la calligrafia ha leggeri turbamenti con il procedere dell’età e con le malattie (Bellisario si lamenterà spesso di problemi alla vista e negli ultimissimi anni di vita pare avesse subito una paresi alla parte sinistra del corpo per un ictus); abbiamo anche delle variazioni nel colore dell’inchiostro che talvolta aiutano a distinguere 10 aggiunte alla nota di acquisto, ma più spesso marginalia scritte in momenti diversi. Quella analizzata sopra è la forma ideale della nota, che si desidererebbe su ogni esemplare acquistato. Purtroppo la situazione è meno lineare, abbiamo cioè un certo numero di varianti e di scritture diverse. Prima di tutto va detto che questo tipo di nota viene usata da Bulgarini solo a partire dal 157011, mentre sappiamo che l’acquisto di libri, e comunque il loro possesso, data da molto prima, almeno dagli anni immediatamente successivi alla caduta della Repubblica di Siena. Per tutti gli anni ’70 le note sono rare e spesso omettono l’uno o l’altro degli elementi usuali. È evidente che Bulgarini annota l’acquisto quasi contestualmente all’atto stesso della consegna del libro appena rilagato; se questa azione non viene registrata subito viene tralasciata o presenta dubbi e correzioni (“comprato dal tale … no anzi dal talaltro”); così abbiamo esemplari entrati nella biblioteca anche molto più tardi della data fatidica vista sopra, ma che non presentano quelle informazioni. Per i libri acquistati in altre città il nome del libraio c’è solo nei casi in cui Bellisario stesso lo conosca (Giovanni Battista Ciotti a Venezia e gli editori fiorentini Giunti o Sermartelli); in alcuni casi dice quale è stata l’occasione dell’acquisto (“… emit Librum Belli- sarius de’ Bulgarinis Bononie precio soluto librarum duarum denariorum senensium anno 1594 mense maio die 12 eiusdem, dum proficiscebatur Venetiam”12) o chi è stato il tramite (un figlio, un nipote, etc.). Il prezzo pagato è sempre registrato nella valuta toscana, come nella nota qui sopra: vale a dire che i libri comprati in altre città, fuori dal Granducato, presentano una nota con il prezzo tradotto in lire toscane. 9 Si riscontra questa abitudine anche in altri possessori senesi dello stesso periodo; infatti Bulgarini non è l’unico che si comporta così: Orazio Lombardelli che scrive sulla carta di guardia posteriore, cioè in luogo più evidente, anche se più a rischio di perdita accidentale o per rilegatura; così come Giulio Cesare Colombini, che scrive sull’ultima pagina a stampa. 10 Orazio Lombardelli, Le condizioni del vero amico, Firenze, Giorgio Marescotti, 1590 (n. 676). 11 Vincenzo Cartari, Il Flavio intorno a i fasti volgari, Venezia, Gualtiero Scoto, 1553, “Di Bellisario Bulgarini, compratosi in Siena da lui l’anno 1570 dal Cataneo tre carlini” (n. 267). 12 Sulpicius Severus, Sacrae historiae libri II. In eosdem Caroli Sigonii commentarius, Bologna, Società Tipografica Bolognese, 1581 (n. 1092). Cento anni di libri: la biblioteca di Bellisario Bulgarini e della sua famiglia,
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