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Carlos Martí Arís ei suoi eteronimi PDF

286 Pages·2014·5.35 MB·Italian
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“Le variazioni dell’identità”, un progetto teorico Alma Mater Studiorum – Università di Bologna in cotutela con Universitat Politécnica de Catalunya DOTTORATO DI RICERCA IN ARCHITETTURA Ciclo XXV Settore Concorsuale di afferenza: 08 / D1 – Progettazione Architettonica (prevalente) 08 / E2 – Restauro e Storia dell’Architettura Settore Scientifico disciplinare: ICAR / 14 – Composizione Architettonica e Urbana (prevalente) ICAR / 18 – Storia dell’Architettura Carlos Martí Arís e i suoi eteronimi Vocazione all’anonimo Presentata da: Fabio Licitra Coordinatore Dottorato: prof. Annalisa Trentin ____________ Relatore: prof. Giovanni Leoni ____________ Relatore: prof. Xavier Monteys ____________ Correlatore: Orsina Simona Pierini ____________ Esame finale anno 2014 2 CARLOS MARTÍ ARÍS E I SUOI ETERONIMI Vocazione all’anonimo Introduzione 6 1. La rivista “2C”, un progetto collettivo • ll Grupo 2C come “tendenza” 14 • Barcellona, l’immagine di un lavoro collettivo 25 • Una rilettura di 2C. La “linea dura” come esito 38 2. “Le variazioni dell’identità”, un progetto teorico • Canto del servo architetto 80 • Il tipo, tra Oggettività e Strutturalismo: per “una conoscenza senza soggetto conoscente” 86 • Le variazioni della “Cattedrale” 99 • Il concetto di trasformazione del tipo 114 • Astrazione come fine 133 3. “Silenzi eloquenti” e “Cabos sueltos”, un progetto eteronimo • L’eteronimia come poetica 142 • Tipo e Silenzio, due nozioni elementari 158 • Le metafore dell’ossimoro 169 4. All’ombra dei Maestri. Progetti • La “Casa Triangolare”: l’astrazione della figura 182 • Il Municipio di Castellbisbal: corte o agorà 195 • Il complesso residenziale “Els Quimics”: all’ombra dei Maestri 207 Diario Eteronimo 233 Apparati Bibliografia 272 Regesto delle opere 278 3 Carles Martí i l’arbre sagrat, 1980. Fotografia di Emilio Donato. 4 Io lo so, è triste essere anonimi: [...] Nessuno darà mai un nome a questo dolore, esso passerà tra gli uomini senza volto. Ma io vi voglio consolare perché so anche che in tale solitudine s’affolla tanta umanità che, se voi aveste un nome, non oserebbe assumere le vostre sembianze e resterebbe chiusa in se stesso. Ernesto Nathan Rogers Confesioni di un anonimo del XX secolo L’uomo universale è abitato da una folla di esseri, da una folla di ricordi possibili, e dalla forza di riconoscere, entro la distesa del mondo, un numero straordinario di cose distinte e di sistemarli in mille modi. Nella sua memoria, i volti sono ordinati, mentre le variazioni si avvicendano da una fisionomia all’altra. Paul Valéry Introduzione al metodo di Leonardo da Vinci Qualunque cosa si faccia, si ricostruisce sempre il monumento a proprio modo; ma è già molto adoperare pietre autentiche. Marguerite Yourcenar Memorie di Adriano 5 Carlos Martí Arís e i suoi eteronimi. Vocazione all’anonimo Introduzione Questa ricerca indaga la prospettiva investigativa di Carlos Martí Arís. A tale scopo, è stato assunto il campo d’azione da lui prediletto, ovvero l’articolato rapporto che in architettura si instaura tra teoria e pratica, comprensivo delle svariate ricadute nel mondo dell’arte e della produzione umana in genere, che fanno del progetto architettonico un campo disciplinare complesso. La sua figura è però assunta in modo strumentale, ossia come grimaldello per addentrarsi in un articolato ambito culturale, che se da un lato coincide con la sua città, Barcellona, dall’altro la trascende grazie a quei “ponti della conoscenza” che Carlos Martí Arís interrottamente ha teso al suo intorno. Ci riferiamo alla sua costruzione teorica destinata a consolidare la storica reciprocità tra Italia e Spagna, le cui tematiche urbane e tipologiche ne sono la base, Milano e Barcellona ne sono gli estremi. Ci riferiamo al suo sguardo sull’esperienza del Movimento Moderno e il relativo tema della residenza, per lui prioritario. Ci riferiamo alla sua naturale vocazione al silenzio, che si oppone al fragoroso rumore della contemporaneità e affianca la discreta parola del mestiere: un modo per porsi all’ascolto. All’ascolto dell’altro e del mondo. Ci riferiamo, insomma, alla sua idea di architettura intesa come «territorio dissodato da tempi remoti»; come trama di corrispondenze sincroniche tra terre, tempi, fatti, uomini, vicini e lontani: condizione ideale per chi voglia disciogliere il proprio lavoro nei labirintici sentieri del mondo, indifferente al rischio di perdersi nell’oblio. Non si tratta dunque di “ponti della conoscenza” e “trama di corrispondenze” di rilevanza esclusivamente geografica. Si tratta invece, di ponti e sentieri volti a consolidare la tensione unitaria dei vari ambiti artistici, giacché -secondo la convinzione dello stesso Carlos Martí Arís- 6 Introduzione architettura, pittura, scultura, letteratura, musica, cinema, ecc. non sono altro che declinazioni parziali di un’unica Arte. I ponti imbastiti da CMA, i sentieri da lui percorsi, rappresentano nient’altro che la funzione attiva che egli assegna alla critica: “ponte” appunto (figura a lui molto cara), metafora del “congiungere attraverso la costruzione”, solo in apparente contraddizione con l’intimo significato di ‘separazione' che la parola ‘critica’ serba nel suo etimo. Separare, comprendere, per ri-congiungere meglio di prima. Un processo secondo il quale il critico è collocato sullo stesso fronte dell’artefice. Tale ruolo, nella fondazione continua, sia di uno specifico ambito artistico (l’architettura) sia di un ambito più ampio e complesso - quando a prevalere è l’etica del mestiere e il senso di responsabilità implicato dal giudizio- si traduce, da un lato in una tessitura discreta tesa a colmare il vuoto tra diverse realtà artistiche; dall’altro, nella convergenza tra storia e realtà, in una discreta proiezione poietica. E proprio di questo metodo dialettico testato da CMA che la ricerca intende servirsi per interrogare e rispondere insieme alla sempre più sfuggente contemporaneità. Oggi, in cui il progetto architettonico risulta sempre più spesso veicolo di arbitrarie sperimentazioni formali e riduzioni tecniciste, la lezione di CMA ci indica una via d’uscita: un "mo(n)do condiviso” che all’arroganza dell’artista “urlatore” opponga l’operosità “silenziosa” degli artigiani. Una costante vocazione all’anonimato che persuada a celarsi nella tradizione e a porsi umilmente all’ombra dei Maestri. Tradizione e Maestri, Eteronimi e Nomi, complementarità dialettiche a cui CMA affida il suo progetto di anonimato, sovrapersonale e ostinatamente teso a rilevarne le relazioni inedite. Un progetto annunciato, già insito in quella profetica esperienza collettiva vissuta da CMA negli anni ’70, all’interno del Grupo 2C, la redazione della rivista catalana “Construccion de la Ciudad”. Il lavoro di gruppo, infatti, presuppone la consapevolezza di dover rinunciare a un pezzo di sé in nome di un disegno collettivo, proprio 7 Carlos Martí Arís e i suoi eteronimi. Vocazione all’anonimo come accade ai conci di pietra che compongono l’arco del ponte: per spinte reciproche, pietra dopo pietra, la ragione della loro forma è subordinata al solidale abbraccio che disegna la curva comune. Attraverso la lente tematica dell’anonimo, si è ristretto il campo d’azione all’individuazione di fatti esemplari (figure, architetture, concetti, ecc.) che possano permettere di procedere agevolmente dalle questioni particolari ai temi universali, e al contempo -non è una contraddizione- di procedere in senso opposto. Questo è il metodo di CMA di cui ci siamo appropriati: un continuo, frenetico andirivieni tra queste due sponde. Tra l’universale e il particolare, tra i principi e gli esempi, tra il soggettivo e l’oggettivo. Tra i Nomi e le Cose. In tal senso, Cerdá, Torres Clavé, Sostres, Oteiza, Borges, Rossi e Grassi, Mies e le Corbusier, Popper e Levi-Strauss, ecc., nel loro aggregarsi costituiscono una “famiglia spirituale” che trae legittimazione proprio dalle reciproche influenze, le quali -in virtù di quei ponti relazionali che strutturano il territorio eteronimo di CMA- si convertono in confluenze. Per quanto riguarda il metodo di lavoro assunto, a seguito delle imprescindibili ricerche bibliografica e archivistica, è stata avviata una lettura sistematica sia degli scritti già pubblicati in Italia come Le Variazioni dell’identità, Silenzi eloquenti, La cèntina e l’arco, ecc.; sia dei testi pubblicati in Spagna (da quelli apparsi nella rivista 2C a una varietà di articoli e saggi pubblicati sotto le forme più disparate). Una sorta di radiografia del corposo materiale bibliografico finalizzata a far emergere esclusivamente il tema prescelto, ossia la vocazione all’anonimato e la relativa condizione eteronima. Il risultato è una “vena anonima” più lunga del previsto, proveniente da lontano, così nitida in CMA già ai tempi dell’esperienza fatta nella rivista “Construccion de la ciudad”; una vena anonima che costituisce il naturale epilogo di 2C. Ci riferiamo al testo La Linea Dura (scritto da CMA in collaborazione di Xavier Monteys) che dà il 8 Introduzione titolo al 22° e ultimo numero della pubblicato nel 1985, con il quale i membri del Grupo 2C si sono opposti a quella personalistica infección sentimental che caratterizzava gli anni ottanta. A questo punto occorre aprire una breve parentesi sull’ipotetica anomalia di questa ricerca, relativa al fatto che si è scelto di indagare un figura vivente. La disponibilità di CMA è stata occasione unica non solo per attingere direttamente al suo archivio privato ma soprattutto per avviare con lui un confronto diretto e ravvicinato, ma sempre dialettico. Il privilegio di potersi confrontare con l’oggetto/soggetto della propria ricerca, ha sempre eluso -a nostro avviso- il rischio di una deriva biografica dell’investigazione, mantenendo intatta la prerogativa fondamentale di ogni ricerca, ovvero il taglio critico-scientifico. Sono stati assunti, come irrinunciabili luoghi di studio, la biblioteca dell’ETSAB (Facoltà di architettura di Barcellona) e quella del COAC (Collegio degli architetti). È stato avviato un confronto con diversi “compagni di viaggio” di CMA attraverso lo strumento dell’intervista. Ricordiamo gli incontri con Salvador Tarragó, Antonio Armesto, Xavier Monteys, Juan Carlos Theilacker, Emilio Donato, il sivigliano Antonio Barrionuevo e Gianni Braghieri. È stato visionato a più riprese l’archivio della rivista 2C, conservato presso lo studio privato di due esponenti del Grupo 2C, Juan Francisco Chico e Juan Carlos Theilacker. Da questa ricerca di archivio, sono emersi alcuni particolari interessanti nonché diversi documenti inediti. Ad esempio, si è scoperto che gli editoriali vennero scritti tutti da CMA (alcuni a quattro mani con Salvador Tarragó) e che era stato programmato un numero monografico su Carlo Aymonino, in realtà mai pubblicato. È stato inoltre consultato una sorta di archivio privato di CMA, da cui sono emersi alcuni importanti documenti e lavori inediti. Come ad esempio, per citarne solo alcuni: El pórtico como elemento básico del lugar público 9 Carlos Martí Arís e i suoi eteronimi. Vocazione all’anonimo (2002); il taccuino per la stesura preparatoria dei Silencios elocuntes, in formato A4 (1993-1997); tre taccuini di viaggio in formato A5, con schizzi e rilievi di opere; gli schizzi di progetto per il complesso residenziale Els Quimics di Gerona. Infine, sono state visitate molte delle opere costruite di CMA, al fine di affiancare l’impalcatura teorica al suo controcanto pratico. Nello specifico, senza intenti descrittivi generali ma con la scelta di poche opere mirate in grado di evidenziare le implicanze operative del sistema teorico di CMA, sono state analizzate le seguenti opere: - la “Casa Triangolare” a Esplugues de Lobregat (1991-1995, con A. Armesto) - il Municipio di Castellbisbal (1988-1992, con Antonio Armesto) - Il complesso residenziale Els Quimics (2001-2006, con Edoardo Gascón) Dall’indagine bibliografica ha preso forma Il Diario Eteronimo. Impostato sotto forma di un’antologia dei suoi testi fondamentali, questo diario fa emergere esclusivamente i concetti chiave che ruotano intorno al tema dell’anonimo, espressi attraverso i riferimenti che CMA cita non semplicemente come supporto esterno ma come propri. Si tratta di una costruzione logica del linguaggio che risponde all’idea di “lasciar parlar l’altro dentro il proprio discorso” come un sé altrettanto legittimato rispetto al sé individuale, che permetterà l’innesco di una serie di rimandi che di fatto dilatano l’indagine critica oltre la sua figura, a un contesto culturale ampio. Una mappa di eteronimi, si diceva, a cui Martí affida il suo progetto sovrapersonale di anonimato. Da questo Diario, vero e proprio “coagulatore tematico”, e dai relativi spunti emersi, sono state estratte Le parole dell’anonimo come pure il nostro testo critico. 10

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Questa ricerca indaga la prospettiva investigativa di Carlos Martí Arís. A . dell'ETSAB (Facoltà di architettura di Barcellona) e quella del COAC.
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