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Boll. Associazione Italiana Cartografia 132-134_2008 PDF

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3 13 001 22 e e rr bb mm ee dicsett 138 201 aprile 0 98 44 11 ISSN 2282-472X AIC nr.138 07 aprile 2010 18-06-2010 11:35 Pagina 7 Bollettino A.I.C. nr. 138 / 2010 GIS, RICERCA GEOGRAFICA E PIANIFICAZIONE URBANISTICA: UN’APPLICAZIONE SUL CENTRO STORICO DI BENEVENTO** GIS, GEOGRAPHICAL RESEARCH AND URBAN PLANNIG: AN APPLICATION ON THE HISTORICAL CENTER OF BENEVENTO Giorgia Iovino* Riassunto In questo lavoro, sono presentati i risultati del progetto “Cartografie tematiche e Sistemi Informativi Territoriali per un’analisi del centro storico di Benevento”realizzato con il supporto finanziario della Regione Campania (POP azione 5.4.2 “Catalogazione e valo- rizzazione dei beni culturali”). L’ampia documentazione raccolta -centinaia di dati spa- ziali ed alfanumerici, provenienti sia da fonti ufficiali che da indagini dirette- è stata river- sata nell’applicativo GIS ed organizzata in tre grandi archivi tipologici: rappresentazione del territorio, aspetti storico-artistici e aspetti socio-economici. Ciascun archivio risulta a sua volta suddiviso in una serie di sottoarchivi tematici che raccolgono mappe e databa- se alfanumerici organizzati per differenti periodi storici e a differenti scale geografiche. Si è inteso, in tal modo, pervenire alla formalizzazione di griglia concettuale, in grado di facilitarela ricerca di percorsi tematici a partire dai quali sviluppare ulteriori e più detta- gliate analisi. Come viene dimostrato attraverso numerosi esempi, questa specifica archi- tetturadel GIS può essereutilizzata vantaggiosamente non solo per supportareinterven- ti di pianificazione e gestione territoriale (come ad esempio, la razionalizzazione e rego- lazione dell’offerta di servizi o la riqualificazione del patrimonio culturale ed ambienta- le), ma anche per risponderead obiettivi conoscitivi e di ricerca scientifica. Parole chiave: GIS, pianificazione urbanistica, centri storici, beni culturali. Abstract In this paper we report some results related to the construction of a Geographical Information System on the historical center of the town of Benevento, realized with financial support from the Region of Campania (POP action 5.4.2 “for cataloguing and appreciation of cultural assets”). Supplementing extensive official data sources with our own direct investigations, we organize the resulting information into three main archives: territorial, historico-artistic, socio-economic. Each of these archives is divided, in turn, in a series of files that collect on specific topics graphic and alphanu- meric database, organized for different historical periods and different geographical scales. As we show through many examples, the specific architecture of this GIS facil- * Dipartimento di Beni Culturali, Università degli Studi di Salerno ** Una versione precedente del presente è disponibile on line nella collana diDiscussion paperdel CELPE (Centro di Economia del Lavoro e di Politica Economica) dell’Università di Salemo (www.celpe.unisa.it/discussionpaper.php), a sua volta presente sul sito del RePEc (Research Papers in Economics). 77 AIC nr.138 07 aprile 2010 18-06-2010 11:35 Pagina 8 Nr. 138 / 2010 itate the search of thematic pathways and can be advantageously used not only to sup- port territorial planning for several purposes (such as the regulation of economic activities and public services or the requalification of cultural heritage), but it is also valuable for scholarly research and scientific analysis. Keywords: GIS, urban planning, historic city centre, cultural assets. 1. Introduzione Sono trascorsi oltre quarant’anni dalla nascita dei primi Geographical Information System, sistemi informatizzati per l’acquisizione, la memorizzazione, il controllo, l’integrazione, l’elaborazione e la rappresentazione di dati spazialmente riferiti alla superficie terrestre (Arnaud et al., 1993). Da allora l’interesse per i GISè molto cresciuto, come testimonia la fioritura di studi, riviste spe- cializzate, convegni e corsi di formazione dedicati al tema. La riduzione dei costi relativi alla strumentazione hardware, la moltiplicazione di programmi con funzionalità GIS1e la maggiore circolazione sul mercato di dati georeferenziati hanno favorito l’im- piego di questa tecnologia in molti settori, quali, ad esempio, la gestione di reti tecnologiche, il monitoraggio ambientale, la prospezione mineraria e petrolifera, il geomarketing. Ma è soprattut- to nell’ambito della Pubblica Amministrazione2che si è verificata la più ampia diffusione. Per l’esple- tamento di attività di pianificazione è, infatti, indispensabile disporre di una conoscenza approfondi- ta ed aggiornata del territorio, basata sull’integrazione di tutte le informazioni geografiche ed alfa- numeriche che ad esso si riferiscono3. Tra i campi applicativi di maggiore rilievo vi è, senza dubbio, l’urban planning4.Le città contem- poranee sono, infatti, entità complesse e dinamiche, sottoposte a continue trasformazioni e a simultanei processi di crescita, rinnovo e declino, determinati da sollecitazioni spesso contradditto- rie. Gli approcci settoriali di tipo tradizionale mostrano oggi limiti evidenti e richiedono metodi e tecniche innovative, che siano finalizzate ad un triplice obiettivo: conoscere i fenomeni in atto, tene- re sotto controllo ed indirizzare la loro evoluzione, definire gli strumenti di analisi e gestione del milieu urbano5. I Sistemi Informativi Geografici, per la loro capacità di trattare enormi quantità di dati spaziali e di produrre nuova informazione, possono, se realizzati in modo adeguato, risponde- re a queste esigenze. 1 Presentano funzionalità GlS tutti i prodotti che permettono il collegamento tra elementi cartografici digitali ed informazioni descrittive ad essi pertinenti ed archiviate in un database interno o estemo al software medesimo. 2 Secondo un’indagine realizzata dalla Daratech, uno dei principali osservatori intemazionali del mercato GIS, il maggiore campo applicativo è l’amministrazione centrale (28,8%). Seguono le amministrazioni locali (28,1%), le azien- de che si occupano della gestione di servizi e reti tecnologiche (14,1%) e le compagnie minerarie e petrolifere (10,5%). 3In Italia quasi tutte le leggi regionali hanno previsto già da tempo la costituzione di un sistema informativo territo- riale. La Campania ha provveduto a ciò in grave ritardo, nel 2004 con la L.R. n.l6 “Norme in materia di Governo del Territorio”, che all’art. 17 istituisce il Sistema Informativo Territoriale definendone le finalità e le modalità di costruzio- ne, a partire dal coordinamento dell’informazione territoriale fino alla realizzazione della carta unica del territorio. 4Si è fatta strada nel corso degli anni Novanta una nuova concezione di pianificazione urbanistica intesa come atti- vità continua, costante e sistematica che, in opposizione al tradizionale rigido piano a tempo indefinito, richiede conti- nui aggiustamenti (Bagini e Marescotti, 1995; Vico, 1996, Cicciotti, Dallarae Politi, 2001; Camagni, 2001). 8 AIC nr.138 07 aprile 2010 18-06-2010 11:35 Pagina 9 GIORGIA IOVINO Tuttavia, come dimostra la letteratura sull’argomento, i risultati raggiunti negli applicativi, special- mente in ambito nazionale, non sono sempre soddisfacenti sia in termini quantitativi che qualitati- vi6. Le ragioni sono diverse e sono correlate sia alla natura dei processi decisionali e pianificatori (che sono in prevalenza il risultato di contrattazioni e compromessi politici non sempre attenti alla razionalità scientifica), sia alla complessità della tecnologia GISed in particolare al loro carattere tra- sversale e multidisciplinare. Per costruire, o anche solo utilizzare, in modo efficace un Sistema Infor- mativo Territoriale è, infatti, indispensabile conoscere almeno i fondamenti di numerose discipline quali urbanistica e pianificazione territoriale, topografia, geodesia, informatica, statistica, tutte ricon- ducibili a quella che Goodchild (1996, p.14) definisce «scienza(corsivo dell’autore) dell’informazio- ne geografica». Le competenze professionali degli esperti GIS – ed in misura minore anche degli utenti – rap- presentano, quindi, un fattore cruciale per il successo delle applicazioni. Eppure delle quattro com- ponenti in cui tradizionalmente si struttura un Sistema Informativo Geografico (hardware, softwa- re, dati e risorse umane), la componente “risorse umane” è stata quella che, sino ad oggi ha rice- vuto minore attenzione. Si è, generalmente, utilizzato un approccio technology driven(Vico, 1996), che se da un lato ha permesso enormi progressi nel campo della strumentazione hardware e software, dall’altro ha fini- to con il trascurare le questioni di carattere scientifico ed il contesto culturale ed organizzativo. Ed invece la realizzazione di un sistema informativo geografico 7, al di là degli aspetti squisitamente tec- nico-informatici, è connessa con l’ideazione, la progettazione e il contenuto dell’applicativo e 5 Si fa qui riferimento al milieuinteso come l’insieme di risorse fìsiche e socio-culturali che caratterizza stabilmente un territorio, la cui valorizzazione o patrimonializzazione dipende dalle capacità auto-organizzative dei soggetti locali e dalla coesione ed estensione delle loro reti (Dematteis, 1997; Governa, 1997; Emanuel, 1999). Il riconoscimento del patrimonio locale come fattore strategico per l’organizzazione del territorio ha comportato, a livello istituzionale, una profonda revisione nei modi di concepire le politiche urbane e di sviluppo oggi sempre più territorializzate ed orienta- le verso un modello concertativo-negoziale (Bagnasco e Le Galés, 1997; Salone, 1999; Governa e Salone, 2002). Tale orientamento è, ad esempio, alla base degli strumenti di programmazione negoziata, varati nel 1995 e dal 1997 gesti- ti dal Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica: i patti territoriali, i contratti d’area, le inte- se istituzionali e i contratti di programma. Un esplicito contenuto contrattuale caratterizza anche “i programmi urbani complessi”, promossi, a partire dal 1992, dal Ministero dei Lavori Pubblici: i programmi urbani integrati (1992), i pro- grammi di riqualificazione urbana (PRIU, 1993), i contratti di quartiere (1997) e i programmi di riqualificazione urbana per lo sviluppo sostenibile del territorio (PRUSST, 1998). 6Da un’analisi del panorama italiano si ha la sensazione che «lo strumento GIS resti ancora un optional che modi- fica poco il processo pianifìcatorio ed incide pochissimo sui risultati» (Vico, 1996, p.5). Generalmente, l’effettivo utiliz- zo del GIS si limita alla produzione di carte dell’uso del suolo, carte di piano e carte tematiche dei dati censuari e alla gestione delle pratiche urbanistiche che riguardano le operazioni quotidiane non strategiche (ad esempio la gestione delle concessioni e autorizzazioni edilizie). Mancano, in sintesi, casi applicativi in cui viene fatto un uso diretto e di sup- porto sostanziale ai processi decisionali. 7In Italia alla dizione Sistema Informativo Geografico si è sostituita quella di Sistema Informativo Territoriale. Secon- do alcuni autori (Jogan e Patassini, 1994) i due termini non sono sinonimi, si userebbe GIS per indicare il cuore tecno- logico del sistema (hw e sw) e SIT per indicare il sistema nel suo complesso. Questa distinzione non ha alcun riscon- tro nella letteratura internazionale, che utilizza un solo termine (GIS). Come è stato giustamente osservato, tale sosti- tuzione è più probabile che sia da imputarsi «allo scarso peso professionale di cui da decenni i geografi italiani, cresciu- ti quasi sempre all’interno delle Facoltà di Lettere e Filosofia, sono accreditati» (Zunino, 1998, p. 8). 9 AIC nr.138 07 aprile 2010 18-06-2010 11:35 Pagina 10 Nr. 138 / 2010 soprattutto con il sapere geografico e la cultura creativa ed interpretativa della carta. Come osser- va Guarrasi (2003, p. 120) «utilizzando il geografo automatico qualsiasi tecnico (persino l’uomo della strada) potrebbe condurre analisi di ecosistemi naturali, paesaggi storici e spazi geografici». Tuttavia le possibilità di successo di un tale approccio non possono essere soddisfacenti, giacché «la carta non parla da sola, deve imparare» (Brunet, 2003, p. 74). Ciò significa che anche solo per leg- gere una carta, cogliere in essa le forme (o per dirla alla Brunet le «figure») di organizzazione ter- ritoriale, interpretare le tendenze e le trasformazioni in atto, individuare legami, elementi trainanti, rotture e luoghi del cambiamento occorre disporre di una preparazione scientifica adeguata, oltre che di un solido apprendistato. E dunque il processo di costruzione di unGIS non può essere affidato totalmente alle aziende produttrici di software, ai service o ai singoli operatori, ma deve coinvolgere anche le Università, i Centri di ricerca e tutte le Scienze che si occupano di analisi quali-quantitativa di eventi e situazio- ni correlati allo spazio geografico. In questa prospettiva trova nuova centralità la figura del geografo, per il quale lo studio del territorio e l’interpretazione delle variabili spaziali rappresentano da sem- pre un tema privilegiato d’indagine 8. Anzi come ci ricorda ancora una volta Brunet (2003, p. 68) è dovere e responsabilità del geografo «presentare il mondo, rappresentare le sue configurazioni e le sue differenze, capirlo e spiegarlo», coglierne le leggi e le logiche di produzione dello spazio. Ma in che modo la geografia e le altre scienze territoriali possono incorporare, migliorare ed estendere la tecnologia GIS? E viceversa quale apporto possono offrire questi nuovi strumenti alla ricerca geografica e più in generale al progredire nella conoscenza dei territori e delle società che li hanno prodotti? È con l’intento di dare una risposta a questi interrogativi, che è stato avviato presso il laborato- rio Sigot (Sistemi Informativi Geografici per l’organizzazione del territorio) del Dipartimento di studi sull’ambiente e sul territorio dell’Università di Salerno, un progetto denominato Cartografie tema- tiche e Sistemi Informativi Territoriali per un’analisi del centro storico di Benevento. Il progetto, finanziato dalla Regione Campania con un POP azione 5.4.2 (“Catalogazione e valo- rizzazione dei beni culturali”) si è posto l’obiettivo di realizzare un prototipo gis, finalizzato ad esi- genze conoscitive e di indagine scientifica. Si è, cioè, utilizzato un approccio sostanzialmente inver- so rispetto a quello comunemente diffuso: progettare e realizzare un GISnon per rispondere alle 8È a partire dagli anni Ottanta che negli ambienti anglosassoni si apre un vivace dibattito sul rapporto tra sistemi informativi e geografìa. Ai sostenitori dell’automated geographyche, come Dobson (1993), non hanno esitato a trasfe- rito i loro interessi scientifici nel quadro metodologico della computer sciencereputando lo strumento GlS una conditio sine qua nondella ricerca geografica, si contrappongono i cultori della geografia umanistica che criticano duramente i GlS, accusandoli di portare ad una geografìa troppo avida di modelli e di artifici tecnologici, versata più all’analisi che alla sintesi (Cataudella, 2000). Gli echi di questo dibattito giungono tardi in Italia e anche qui il mondo dei geografi si divide (sebbene in modo meno netto rispetto a quanto avviene oltreoceano) tra fautori ed oppositori di questa tecnologia. Basti ricordare, a questo proposito le posizioni divergenti di Franco Farinelli (1992, 1995) e Vincenzo Guarrasi (1996, 2003). Mentre il primo sottolinea i limiti della rappresentazione e della ragione cartografica, il secondo auspica una ricomposizione tra sapere geografico e cartografico e riconosce ai GlS «la capacità di leggere una realtà complessa ed estrapolarne un modello, una metafora, una descrizione» (Guarrasi, 2003, p. 128). Per un approfondimento sul tema si veda anche Minca, 2001. 10 11 AIC nr.138 07 aprile 2010 18-06-2010 11:35 Pagina 11 GIORGIA IOVINO esigenze pratiche ed operative di un committente (Ufficio di piano, Catasto, etc.), ma al contrario per verificare: - quale contributo lo strumento GIS può offrire per sviluppare una conoscenza dei processi che agiscono sul territorio (dotazione di risorse, dinamiche, reti) e specificatamente nei centri storici; - quale ruolo performativo tale conoscenza può svolgere nella pianificazione e gestione dei beni ambientali e culturali. In questa sede sono presentati il lavoro svolto ed i risultati raggiunti. Chi scrive si fa portavoce di un gruppo di ricercatori che sotto la guida del Prof. Mario Cataudella, responsabile scientifico del progetto, è stato impegnato per oltre due anni nella realizzazione delGIS. 2. L’area d’indagine e la metodologia utilizzata La scelta di realizzare un sistema informativo territoriale sul centro storico di Benevento è stata influenzata da diversi fattori, primo fra i quali, l’assenza di strumenti urbanistici aggiornati. Infatti, il piano particolareggiato del centro storico, redatto nel 1988 da un gruppo di progettisti romani gui- dato dagli architetti Zevi e Rossi, costituiva, all’avvio del progetto, il principale strumento urbanisti- co in vigore. Il prototipo realizzato avrebbe, pertanto, potuto costituire la base informativa su cui avviare la costruzione di un GIS completo come supporto ai futuri interventi pianificatori. Gli altri elementi che hanno contribuito all’individuazione dell’area di indagine/sperimentazione sono stati: - la vicinanza geografica di Benevento rispetto alla sede del progetto, condizione non necessaria, ma quantomeno auspicabile vista l’esigenza di effettuare frequenti sopralluoghi per la verifica delle informazioni e la realizzazione di indagini dirette (il centro storico di Salerno era già stato oggetto di un progetto analogo); - la dimensione urbana di Benevento e del suo centro storico, sufficientemente grande da evi- denziare la complessità ed i problemi connessi alla realizzazione di unGIS, ma abbastanza pic- cola da ottimizzare le risorse finanziarie ed umane a disposizione del progetto. - la disponibilità e l’interesse del Comune ed in particolare del Centro elaborazione dati (Ced) verso il progetto. Una volta individuato l’ambito territoriale d’indagine, si è affrontato il problema della sua peri- metrazione. Difatti, i diversi uffici comunali e gli enti preposti alla gestione territoriale (Catasto, Ced, Soprintendenza baaas di Caserta e Benevento e piano particolareggiato Zevi-Rossi) propongono delimitazioni diverse del centro storico. A tal proposito si è scelto di adottare la perimetrazione più estensiva possibile (corrispondente a quella del piano particolareggiato). In questo modo se i risul- tati dell’analisi territoriale ci avessero portato ad individuare un diverso centro storico sarebbe stato sempre possibile procedere ad ulteriori restrizioni di area. La ricerca si è avvalsa della strumentazione hardware presente presso il laboratorio Sigot del- l’Università di Salerno, una strumentazione semplice e poco costosa, ma sufficiente per la realizza- zione del progetto 9. 9Tre stazioni PC (Pentium 500 Hz); uno scanner A3 Epson GT 1200; una tavoletta grafica; un plotter HP 350 C; un GPS palmare Trimble. 11 AIC nr.138 07 aprile 2010 18-06-2010 11:35 Pagina 12 Nr. 138 / 2010 Per quanto riguarda la scelta del motore GIS, non si è dato un grande peso, almeno nella fase iniziale, alla strumentazione softwarenella consapevolezza che un GIS, se correttamente costruito, può essere sempre trasferito su altre macchine ed altri programmi. Questo approccio ha consenti- to di procedere per piccoli passi, utilizzando di volta in volta i software che per prestazioni e carat- teristiche rispondevano meglio alle esigenze del momento e soprattutto alle risorse del laboratorio10. Massima attenzione è stata dedicata alla progettazione ed esecuzione del data entry, ossia alla raccolta, verifica, razionalizzazione, integrazione e digitalizzazione dei dati alfanumerici e cartografi- ci per la costruzione di banche dati territoriali. È questa una delle fasi più delicate (ed è anche la più lunga e costosa) nel processo di realizzazione di un GIS,in quanto eventuali errori procedurali ed operativi commessi nel data entrypossono ridurre l’efficacia dell’intero sistema. La scelta della base cartografica digitale «sistema unitario ed unificante nel quale ogni informa- zione deve essere rappresentata e gestita» (VICOF., 1996, p. 88), non ha comportato grandi pro- blemi, in quanto il Ced di Benevento disponeva di una carta vettoriale in scala 1:2000 (proiezione Gauss-Boaga), derivante da rilievo aereofotogrammetrico del 1988 e ne aveva già predisposto l’ag- giornamento, affidando ad un’azienda specializzata la realizzazione di un nuovo volo e la successi- va fase di georeferenziazione e vettorizzazione del fotogrammetrico. La carta ultimata nel 1998 è stata adottata come base cartografica del GIS, sostituendo quella del 1988 sulla quale avevamo iniziato a lavorare. Le informazioni contenute, organizzate secondo la logica dei layers, seguono gli standard della CTRN (carta tecnica regionale numerica) in modo da renderla pienamente confrontabile con la stessa11. Si è proceduto quindi al reperimento di tutta la documentazione cartografica, grafica, ed alfanu- merica relativa all’area di indagine ed in dettaglio: 1) per la documentazione cartografica: - mappa catastale NCT(nuovo catasto terreni) - piano particolareggiato Zevi Rossi - piano del traffico - carte della Soprintendenza BAAAScon zone e settori urbani - carta degli itinerari di sezione di censimento 1981-1991 - cartografia digitalizzata della rete Enel - carta del Ced con le contrade 2) per la documentazione grafica e fotografica - foto aeree dell’Igm in serie storica - foto degli edifici vincolati della Soprintendenza BAAAS (per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici) di Caserta e Benevento (oggi BAPPSAE per i beni architettonici ed il pae- 10 Si è utilizzato Autocad per l’acquisizione, la vettorizzazione e la modifica dei dati spaziali, ArcvieweMapinfoper la gestione del GlS vero e proprio, Access per la costruzione dei data base relazionali. 11La carta tecnica regionale numerica in scala 1:10.000 o 1:5000 è disponibile in formato raster in tutte le Regio- ni italiane, mentre solo il 50% circa delle Regioni produce anche la CTR vettoriale. La Regione Campania ha affidato solo nel 2000 la realizzazione della CTR vettoriale ad una ditta specializzata. Sull’organizzazione logica degli elementi numerici della CTRN si veda Zunino, pp. 44-47. 12 13 AIC nr.138 07 aprile 2010 18-06-2010 11:35 Pagina 13 GIORGIA IOVINO saggio e per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico) - foto della Soprintendenza per i beni archeologici di Salerno, Avellino e Benevento - disegni e schizzi di singole aree del centro storico e studi preparatori per il piano particola- reggiato Zevi Rossi - carte e foto d’epoca - ortofoto a colori (1998) 3) per la documentazione alfanumerica - schede della Soprintendenza BAAAS di Caserta e Benevento e della Soprintendenza archeologica relative agli edifici vincolati - dati Istat relativi alla popolazione e alle abitazioni anni 1981/1991, disaggregati per sezioni di censimento - dati statistici Ced (1991) disaggregati per contrade - dati della Camera di commercio relativi alle licenze commerciali - dati relativi al traffico automobilistico e pedonale. Una volta raccolte, le informazioni sono state controllate e laddove necessario verificate e/o integrate attraverso indagini dirette. I dati relativi alle licenze commerciali, allo stradario e ai nume- ri civici sono risultati approssimati, non aggiornati e spesso incompleti, così da rendere necessario il loro rilevamento ex novo. Sono stati effettuati rilevamenti diretti anche per il traffico pedonale ed automobilistico e per la destinazione d’uso degli edifici. Le indagini sul campo hanno richiesto l’im- pegno di quattro rilevatori e sono state svolte nell’arco di 15 mesi. Contemporaneamente si è provveduto ad una razionalizzazione del materiale raccolto ed alla sua digitalizzazione. La documentazione cartografica cartacea è stata scannerizzata, georeferenzia- ta e vettorizzata (piano particolareggiato, piano traffico, ecc.). Per il piano particolareggiato si è proceduto, su indicazione del Ced, alla vettorizzazione di due serie di tavole: la serie B Zonizzazione funzionale e la serie C Tipologia degli interventi, mentre le restanti serie (A, D, E, F, G, H, I), meno significative rispetto alle precedenti, sono state acquisite come immagini raster. In questa fase le principali difficoltà si sono avute con il catasto. La sovrappo- sizione tra mappa catastale (5 fogli in scala 1:1000) e cartografia aereofotogrammetrica rappresen- ta da sempre un problema pressoché insolubile, in considerazione dei diversi sistemi di riferimen- to utilizzati (il sistema Cassini-Soldner per il catasto e il sistema Gauss-Boaga per la cartografia aereofotogrammetrica). La soluzione più utilizzata (ed anche da noi adottata) è quella di predispor- re un sistema di interpolazioni per punti (espressamente rilevati attraverso gps palmare) che agisce localmente su più intorni limitati. Si tratta comunque di un arteficio che comporta un’alterazione di alcune proprietà geometriche degli elementi cartografici vettoriali trattati. La documentazione gra- fica e fotografica è stata acquisita in formato raster, e laddove risultava utile (ad esempio, le foto aeree dell’Igm), georeferenziata per sovrapporla alla carta di base. Per quanto concerne le informazioni alfanumeriche, queste sono state organizzate in database relazionali, attraverso il sistema RDBMS, relational data base managment system12. Per ciascuna 12II DBMS (data base management system) è un sistema software che organizza le informazioni archiviate secon- 13 AIC nr.138 07 aprile 2010 18-06-2010 11:35 Pagina 14 Nr. 138 / 2010 Fig. 1 - Menù d’avvio del GIS Fig. 2 - L’archivio Rappresentazione del territorio classe di attributi sono stati creati dei codici univoci corrispondenti agli identificativi delle primitive geometriche della cartografia numerica: ad esempio, il campo “codice” della tabella relativa ai dati Istat contiene il codice univoco delle sezioni di censimento che è anche l’identificativo dei poligoni che costituiscono le singole sezioni. Sono stati poi realizzati, laddove necessario, dei campi comu- ni in modo da poter collegare più tabelle tra loro. La strutturazione dei dati è stata, in sostanza, defi- nita considerando di dover pervenire ad una cartografia intelligente, in grado, cioè, di rispondere a esigenze conoscitive non sempre prevedibili. 3. L’architettura del sistema Una volta digitalizzata la documentazione è stata riorganizzata in tre archivi tipologici denominati Rappresentazione del territorio, Aspetti storico-artistici, Aspetti socio-economici(fig.1). Ciascuno di questi archivi funziona come un gis a se stante, anche se correlato agli altri due. Per Rappresentazioni del territorio si è utilizzato Mapinfo, considerato più performante per ciò che riguarda l’acquisizione ed il trattamento dei dati grafici in formato raster. Per gli altri due archivici si è avvalsi di Arcview che eccelle nel trattamento dei dati vettoriali e dei database relazionali. È stata poi creata un’interfaccia amichevole per utenti che agevolasse la consultazione dei tre archivi e per- mettesse un domani di trasferire facilmente ilGIS sul web. La scelta di realizzare un’architettura di questo tipo è stata dettata da esigenze diverse, sia di natura tecnica che di tipo scientifico. Sul piano scientifico si è ritenuto opportuno razionalizzare il materiale raccolto, estremamente vasto ed eterogeneo, sistematizzandolo in un’impalcatura organizzativo-concettuale di riferimento che scomponesse il sistema territorio del centro storico di Benevento nei suoi lineamenti costitu- tivi di ordine istituzionale, culturale e socio-economico (corrispondenti ai tre archivi del GIS). Tale griglia logico-analitica avrebbe facilitato la ricerca di percorsi tematici sui quali elaborare poi ulterio- ri e più dettagliate analisi. do tre modelli: gerarchico, reticolare e relazionale. Quest’ultimo (RDBMS in sigla) è il più diffuso e si basa su una strut- tura tabellare in cui le righe sono i record(corrispondenti ai singoli oggetti cartografici) e le colonne sono i campi relati- vi agli attributi. Le tabelle possono poi essere collegate tra loro per mezzo di campi comuni (di legame). 14 15 AIC nr.138 07 aprile 2010 18-06-2010 11:35 Pagina 15 GIORGIA IOVINO Sotto il profilo tecnico la creazione di tre ambienti GIS separati, permettendo un notevo- le risparmio di memoria, avrebbe alleggerito il sistema e consentito un suo più agevole utilizzo. Passiamo ora ad esaminare in dettaglio l’or- ganizzazione ed i contenuti presenti in ciascun archivio, partendo da quello denominato Rap- presentazione del Territorio. Come visualizzato dalla figura 2, esso risulta articolato in sei sottoarchivi (Perimetrazioni, Pia- nificazione, Découpage, Catasto, Immagini, Reti) Fig. 3 -Le possibili perimetrazioni del centro storico ciascuno dei quali contiene una voce denomina- ta “Note esplicative” che motiva le scelte com- piute ed illustra la metodologia utilizzata. Il sottoarchivio Perimetrazioni (fig. 3) contie- ne le diverse possibili delimitazioni del centro storico, a partire dalla Benevento storica rac- chiusa dalle mura longobarde sino ad arrivare alla perimetrazioni proposte ai nostri giorni dagli uffici e dai diversi enti che si occupano di gestio- ne territoriale. In Pianificazione,utilizzando il pulsante sensi- bile “Pianificazioni storiche”, è possibile ripercor- re l’evoluzione urbanistica di Benevento attra- verso la visualizzazione (in formato raster) di Fig. 4 -Pianta Borgia mappe della città in epoca greca, romana, angio- ina, (i cui originali sono conservati al museo del Sannio), e diverse carte e stralci di piano risalen- ti ai secoli XVIII XIX e XX (figg. 4-5). Sono, inol- tre, presenti in formato vettoriale le serie B (Ti- pologia degli interventi) e C (Zonizzazione fun- zionale) del piano particolareggiato Zevi-Rossi, che, come si è detto, rappresentano il core del piano (figg. 6-7). I restanti files (“Studi e tavole preparatorie Zevi Rossi) sono, invece, in forma- to raster (figg. 8-9). Nel sottoarchivio denominato Découpage sono visualizzate le principali partizioni presenti Fig. 5 -Mappa catastale del 1823 13Per il 1981 I’Istat non disponeva della cartografìa relativa alle sezioni di censimento, che sono state, da noi, rico- 15

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