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Anton Reiser PDF

296 Pages·2010·1.28 MB·Italian
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Jacques e i suoi quaderni ____________________________________________________ K P M ARL HILIPP ORITZ Anton Reiser Romanzo psicologico 1996 27 Jacques e i suoi quaderni 27 ____________________________________________________ Periodico semestrale, registrato presso il Tribunale di Pisa il 3 settembre 1983, n°16. Direttore responsabile: Enrico De Angelis Redazione: Marianne Hepp Alessandro Budroni ___________________________________ Numero 27, 1996 © 1996 Jacques e i suoi quaderni, Pisa Jacques e i suoi quaderni ____________________________________________________ K P M ARL HILIPP ORITZ Anton Reiser Romanzo psicologico 1996 27 1 Prima parte Questo romanzo psicologico potrebbe eventualmente venir definito anche biografia, in quanto la maggior parte delle osservazioni è stata tratta dalla vita reale.- Chi conosce l'andamento delle cose umane e sa quanto possa diventare importante nel corso della vita ciò che inizialmente pareva piccolo e insignificante, non si irriterà per l'apparente futilità di alcune circostanze che vengono qui narrate. Inoltre, non ci si aspetterà una grande varietà di caratteri in un libro che deve principalmente descrivere la storia interiore dell'uomo: poiché esso non deve disperdere la forza rappresentativa, bensì raccoglierla, e acuminare lo sguardo dell'animo su se stessi.- Ebbene, questa non è certo una cosa così semplice, tanto che proprio ogni tentativo debba riuscirvi - ma almeno non sarà mai del tutto inutile, soprattutto da un punto di vista pedagogico, lo sforzo di far rivolgere maggiormente l'attenzione dell' uomo sull' uomo stesso e di rendergli più importante la sua esistenza individuale. 2 Nell' anno 1756 viveva nella propria tenuta a P..., luogo noto per la sua sorgente termale, un gentiluomo, il quale era a capo di una setta in Germania, i cui membri sono noti sotto il nome di quietisti o separatisti e i cui principi sono contenuti principalmente negli scritti di Madame Guion, nota mistica, che visse in Francia ai tempi di Fénelon, con il quale ella fu anche in contatto. Il signor v. F., così si chiamava quel gentiluomo, viveva lì tanto isolato dal resto degli abitanti del luogo, dalla loro religione e dai loro usi e costumi, quanto la sua casa era separata dalle loro tramite un alto muro che la circondava da ogni lato. Questa casa formava dunque una piccola repubblica a sé, dove certo vigeva uno statuto completamente diverso rispetto a quello dell'intero territorio. L'intera servitù, fino al più umile domestico, consisteva esclusivamente di persone che erano, o sembravano essere, tutte tese a rientrare nel loro Nulla (come lo definisce Madame Guion), a mortificare tutte le passioni e a sradicare ogni proprietà. Tutte queste persone si dovevano riunire ogni giorno in una grande stanza della casa, per celebrare una specie di servizio divino, istituito dallo stesso signor v. F., che consisteva nel sedersi tutti intorno a un tavolo e nell'aspettare una mezz'ora, a occhi chiusi, con la testa poggiata sul tavolo, per vedere se per caso si fosse fatta udire in loro o la voce di Dio o la parola interiore. Chi poi udiva qualcosa, lo rendeva noto agli altri. Il signor v. F. stabiliva anche le letture della sua servitù, e quando uno dei servitori o delle serve aveva un quarto d'ora di inattività, non lo si vedeva in altro modo che con uno degli scritti di Madame Guion in mano sulla preghiera mentale e simili leggere seduto in atteggiamento meditativo. Tutto, fino alle più piccole attività domestiche, aveva in quella casa un' apparenza di serietà, severità e solennità. In tutte le facce si credeva di leggere mortificazione e abnegazione, e in tutti i gesti l'uscire da se stessi e l'entrare nel Nulla . Il signor v. F. non si era risposato dopo la morte della prima moglie, conduceva invece con sua sorella, la signora v. P., questa vita ritirata, per potersi completamente dedicare indisturbato alla grande missione di diffondere gli insegnamenti di Madame Guion. Un amministratore, di nome H., e una governante con sua figlia costituivano per così dire il ceto medio della casa, seguiti poi dalla bassa servitù.- Questa gente era legata saldamente, e tutti nutrivano uno sconfinato rispetto nei confronti del signor v. F., il quale conduceva 3 una vita veramente irreprensibile, nonostante gli abitanti del luogo avessero la testa piena delle storie più sgradevoli sul suo conto. Ogni notte egli si alzava tre volte, a delle ore determinate, per pregare, e di giorno trascorreva la maggior parte del suo tempo traducendo dal francese gli scritti di Madame Guion, una gran quantità di volumi, che faceva poi stampare a sue spese e distribuiva gratuitamente ai suoi seguaci. Gli insegnamenti contenuti in questi scritti riguardano principalmente quel già citato totale uscire da se stessi ed entrare in un beato Nulla, quella completa mortificazione della cosiddetta proprietà o amor proprio, e un amore di Dio completamente disinteressato, in cui non si deve intromettere nemmeno un briciolo di egoismo, se vuole essere puro, e dal quale si sprigiona una perfetta quiete beata, che costituisce la meta suprema di tutti questi sforzi. Poiché, dunque, Madame Guion si è occupata per quasi tutta la sua vita di nient' altro che di scrivere libri, la quantità delle sue opere è così sorprendente, che difficilmente lo stesso Martin Lutero ne può aver scritte di più. Tra le altre cose, una spiegazione mistica dell'intera Bibbia ammonta da sola a circa venti volumi. Questa Madame Guion dovette subire molte persecuzioni e alla fine, siccome si ritenevano pericolose le sue tesi, venne imprigionata nella Bastiglia, dove morì dopo dieci anni di prigionia. Allorché, dopo la sua morte, le fu aperta la testa, il suo cervello fu trovato come essiccato. Inoltre ella viene tuttora venerata quasi divinamente dai suoi seguaci come una santa di prim'ordine, e le sue massime vengono considerate sullo stesso piano di quelle della Bibbia; poiché si suppone che, tramite la totale mortificazione di qualsiasi egoità, ella fosse stata talmente unita a Dio, che tutti i suoi pensieri dovevano necessariamente farsi divini. Il signor v. F. aveva conosciuto gli scritti di Madame Guion durante i suoi viaggi in Francia, e l'arida esaltazione metafisica che vi domina possedeva per la sua indole un che di talmente attraente, che egli li abbracciò proprio con lo stesso entusiasmo con il quale in altre circostanze avrebbe probabilmente abbracciato il massimo stoicismo, al quale gli insegnamenti di Madame Guion riguardo la totale mortificazione di tutti i desideri, ecc., sono spesso sorprendentemente simili. Anche lui veniva ora venerato dai suoi seguaci come un santo e ritenuto veramente capace di penetrare al primo sguardo il profondo dell'animo di un uomo. Da tutte le parti ci si recava in pellegrinaggio nella sua casa, e tra coloro i quali almeno una volta all' anno visitavano questa casa c'era anche il padre di Anton . Costui, cresciuto senza una vera e propria educazione, aveva sposato molto presto la sua prima moglie e condotto sempre una vita piuttosto disordinata ed errabonda, di quando in quando aveva sì avuto dei moti di devozione, ma non ne aveva tenuto molto conto. Fino a quando, dopo la morte di sua moglie, all'improvviso si ravvede, si fa in una 4 volta pensoso e, come si dice, diventa completamente un altro e, durante il suo soggiorno a P., fa conoscenza per caso prima con l'amministratore del signor v. F. e poi, tramite costui, con il signor v. F. in persona. Questi gli dà da leggere un po' alla volta le opere di Madame Guion, ed egli ci trova gusto, diventando ben presto un seguace dichiarato del signor v. F. Ciononostante, gli venne in mente di risposarsi, e fece conoscenza con la madre di Anton, la quale acconsentì subito al matrimonio, cosa che non avrebbe mai fatto, se avesse previsto l'inferno di desolazione che la sovrastava nella vita coniugale. Ella si aspettava da suo marito ancor più amore e rispetto di quanto ne avesse goduto prima presso i suoi parenti, ma come si trovò orribilmente ingannata. Quanto l'insegnamento di Madame Guion riguardo la mortificazione e l'annientamento totali di tutte le passioni, anche di quelle più dolci e delicate, concordava con l'animo duro e insensibile di suo marito, altrettanto poco le era possibile convenire mai con quelle idee, contro le quali il suo cuore si ribellava. Questo fu il primo germe di tutte le successive discordie coniugali. Suo marito iniziò a disprezzare le sue convinzioni, in quanto ella non voleva comprendere i solenni misteri che Madame Guion insegnava. Questo disprezzo si estese in seguito anche al resto delle sue convinzioni e, quanto più ella percepiva ciò, tanto più fortemente l'amore coniugale doveva diminuire e il fastidio reciproco aumentare ogni giorno. La madre di Anton aveva una grande conoscenza della Bibbia e una cognizione abbastanza chiara del suo sistema religioso, sapeva parlare per esempio in modo molto edificante del fatto che la fede senza opere è morta, ecc. Ella leggeva la Bibbia veramente per delle ore intere con profondo piacere, ma non appena suo marito cercava di leggerle qualcosa a voce alta dagli scritti di Madame Guion, provava una specie di angoscia che probabilmente proveniva dall' idea di venire distolta in questo modo dalla giusta fede. Cercava dunque di svincolarsi in ogni modo da questo. A ciò si aggiunse ora anche il fatto che ella attribuiva buona parte della freddezza e delle maniere dure di suo marito all' insegnamento di Madame Guion, che dunque iniziò a maledire sempre di più in cuor suo e che, con la completa esplosione della discordia coniugale, malediva a voce alta. Così la pace domestica, la tranquillità e il benessere di una famiglia vennero turbati per anni da questi libri infausti, i quali probabilmente venivano capiti poco da entrambi i coniugi. Anton nacque in queste circostanze, e di lui si può ben dire che venne oppresso sin dalla culla. I primi suoni che il suo orecchio percepì e il suo primo intelletto comprese, furono le reciproche imprecazioni e maledizioni del vincolo matrimoniale stretto indissolubilmente. 5 Nonostante avesse un padre e una madre, egli venne già nella prima infanzia trascurato dai genitori, in quanto non sapeva chi seguire e a chi appoggiarsi, visto che entrambi si odiavano, e tuttavia sia l'uno che l'altro gli erano cari. Nella sua prima infanzia egli non ha mai goduto delle carezze di genitori affettuosi, mai, dopo un piccolo sforzo, del loro sorriso di ricompensa. Quando entrava nella casa dei genitori, entrava in una casa di scontentezza, rabbia, lacrime e lamenti. Queste prime impressioni non sono mai state cancellate nel corso della sua vita dalla sua anima, rendendola spesso deposito di neri pensieri, che egli non riusciva a scacciare con l'aiuto di nessuna filosofia. Giacché suo padre prese parte alla guerra dei sette anni, la madre di Anton si trasferì insieme a lui in un piccolo villaggio per due anni. Qui egli godette di una relativa libertà e venne in parte risarcito delle sofferenze dell'infanzia. Le immagini dei primi prati che vide, del campo di grano che si estendeva fino a una dolce collina, incoronata in cima da una boscaglia verde, della montagna azzurrina e dei singoli cespugli e alberi, che gettavano ai piedi di quella un'ombra verde e che si facevano sempre più fitti, più in alto si saliva, si mescolano ancora ai suoi pensieri più piacevoli e costituiscono per così dire il fondamento di tutte le immagini illusorie, che spesso la sua fantasia si dipinge. Ma come fuggirono presto quei due anni felici! La guerra finì, e la madre di Anton si trasferì con lui in città da suo marito. La lunga separazione da costui produsse una breve illusione di armonia coniugale, ma ben presto a questa quiete ingannevole seguì una tanto più terribile tempesta. Il cuore di Anton sprofondava nella mestizia, quando doveva dar torto a uno dei suoi genitori, e tuttavia gli pareva molto spesso che suo padre, che egli temeva soltanto, avesse più ragione di sua madre, che egli amava. Il suo giovane spirito vacillava continuamente tra odio e amore, tra timore e fiducia nei confronti dei suoi genitori. Non aveva ancora compiuto otto anni, quando sua madre dette alla luce un secondo figlio, sul quale adesso si riversarono completamente i pochi residui di amore paterno e materno, cosicché Anton venne ora trascurato quasi del tutto e, tutte le volte che si parlava di lui, egli si sentiva nominare con una specie di disistima e disprezzo che gli trafiggevano l' anima. Da dove gli poteva dunque derivare quel fervido desiderio di venir trattato con amore, visto che non vi era mai stato abituato e quindi poteva averne appena un' idea? Certo, alla fine questo suo sentimento si fece abbastanza ottuso; gli sembrava quasi di dover venire continuamente sgridato, e uno sguardo 6 benevolo, che egli ricevette una volta, gli parve un qualcosa di completamente insolito, che non voleva confarsi al resto delle sue idee. Sentiva profondamente il bisogno dell' amicizia dei suoi coetanei e spesso, quando vedeva un ragazzo della sua età, tutto il suo animo si affezionava a lui, e avrebbe fatto di tutto per diventare suo amico; solo che il senso di avvilimento causato dal disprezzo dei suoi genitori e la vergogna che egli provava per i suoi miseri vestiti sporchi lo inibivano, cosicché non osava rivolgere la parola a un ragazzo più fortunato. Così se ne andava in giro quasi sempre triste e solo, in quanto la maggior parte dei ragazzi del vicinato erano vestiti in modo più ordinato, più pulito e migliore di lui e non lo volevano frequentare, e con gli altri egli non desiderava a sua volta avere alcuna relazione a causa della loro sciattezza e forse anche per un certo orgoglio. Egli non aveva dunque nessuno a cui potersi unire, nessun compagno di giochi della sua infanzia, nessun amico, né tra i grandi, né tra i piccini. Quando ebbe compiuto otto anni, suo padre iniziò a insegnargli a leggere qualcosa e, a tale scopo, gli comprò due libretti, dei quali uno conteneva un metodo di compitazione e l'altro un trattato contro la compitazione. Nel primo Anton doveva per lo più compitare nomi biblici difficili, come: Nabucodonosor, Abdenago, ecc., dei quali egli non poteva avere la più pallida idea. Il compitare procedette per questo un po' a rilento. Tuttavia, non appena egli notò che le idee veramente sensate venivano formulate tramite la combinazione di lettere alfabetiche, il suo desiderio di imparare a leggere si fece giorno dopo giorno sempre più intenso. Suo padre gli aveva appena impartito alcune lezioni su questo, ed ecco che Anton imparò tutto da solo in poche settimane, con meraviglia di tutti i suoi parenti. Egli si ricorda ancora con profondo piacere della gioia che provò, quando articolò con fatica per la prima volta, tramite molta compitazione, alcune righe che era in grado di capire abbastanza. Non riusciva però a capacitarsi di come altre persone potessero leggere tanto velocemente quanto parlavano; disperava allora completamente della possibilità di giungere mai a tanto. Tanto più grandi furono allora la sua gioia e meraviglia, allorché, dopo alcune settimane, riuscì a fare anche questo. Gli sembrò inoltre che ciò gli facesse acquistare una certa stima presso i suoi genitori, ma ancor di più presso i suoi parenti, il che non mancò certo di notare, ma non divenne mai la vera causa che lo stimolava alla diligenza. Il suo desiderio di leggere era ora insaziabile. Per fortuna nel libro di compitazione si trovavano, oltre ai versetti biblici, anche alcuni racconti su bambini devoti, che lesse interamente più di cento volte, anche se non erano molto avvincenti. Un racconto era su un bambino di sei anni, che al tempo delle persecuzioni non volle rinnegare la religione cristiana, bensì preferì

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In particolar modo, i tratti di magnanimità nella storia di destino di Anton Reiser fu la seguente: egli si azzuffò per strada con un paio di ragazzi,
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