STUDENTATO TEOLOGICO SAVERIANO AFFILIATO ALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ URBANIANA IN ROMA CORSO COMPLETO SULL’ANTICO TESTAMENTO A CURA DI P. RENZO LARCHER I PROFETI SCRITTORI Con la nozione di profeti scrittori o letterari si intendono quei carismatici di Israele, la cui predicazione consegnata allo scritto è giunta a noi in un libro che porta il loro nome. Mentre le figure del profetismo preclassico : Samuele, Natan, Elia ed Eliseo, Michea di Jmla sono essenzialmente uomini di azione ed i loro oracoli sono pochi e brevi, perché furono sulla breccia del loro tempo con il vigore delle loro scelte piuttosto che con un messaggio ampio e articolato, i libri profetici propriamente detti (i "profeti posteriori" per usare la terminologia del giudaismo), si distinguono per l’ampiezza e la forza propositiva del loro annuncio. Queste opere contengono relativamente poco materiale narrativo, scarsi i racconti (con qualche eccezione, vedi Geremia), mentre l'interesse è concentrato sui temi della predicazione. Il messaggio passa decisamente in primo piano rispetto alle vicende personali, che non entrano mai nell'orizzonte narrativo in quanto affari privati, ma solo nella misura in cui diventano rivelative del disegno storico di Dio sopra Israele. - Bisogna riconoscere che l’espressione "profeti scrittori" è infelice e poco indovinata, perché fa passare l'idea di profeti come "uomini della penna" che stanno a tavolino, come gli autori o predicatori di oggi, a preparare i loro sermoni. Nulla di più sbagliato ! In loro infatti la parola scritta ha un ruolo quantitativamente marginale, secondario, vale molto di più la parola viva, il messaggio parlato. Non sono uomini del libro ma della parola : il luogo dove operano non è il silenzio dello scrittoio, ma là dove c'è gente : la piazza, l’atrio del tempio o la reggia dove sfidare i potenti. Ecco il Sitz im Leben del discorso profetico. Non dunque scrittori ma oratori. "Chi pensa in termini di carta e inchiostro, osserva giustamente Gunkel, non li può comprendere". "Ascoltate", dicono presentandosi in pubblico, non "leggete". I libri profetici sono tutti postumi ; solo in radice i profeti sono responsabili del materiale in essi contenuto e ad essi dalla tradizione attribuito. LA PROFEZIA CLASSICA Che cosa ha determinato il passaggio dai profeti dell’azione a quelli della parola ? Si tratta chiaramente di una nuova fase di sviluppo nella storia del profetismo biblico ; la chiamiamo "profezia classica", cioè adulta, satura, perfetta. E’ quella che ha tracciato solchi profondi nella storia e nella fede di Israele. Essa si verifica a partire dall'ottavo secolo aC. Perché ? 1 5 I profeti scrittori- Amos e Osea.doc Dipende dalla nuova situazione storica che si viene a determinare. La rivelazione biblica è eminentemente storica e quindi segnata dal divenire umano e dagli accadimenti umani ; non è un sistema di pensiero che si sviluppa per raziocinio astratto, ma una proposta che nasce dalla vita. - Il secolo ottavo è caratterizzato nell’antico vicino Oriente dalla rinascita della potenza assira ; come data simbolica si può prendere l'anno 745 aC, allorché sale al trono Tiglat Pileser III° che dà avvio ad una campagna di espansione dell'impero. Questo fatto provoca un generale rimescolamento delle carte, determina una situazione fluttuante e travagliata, che si placherà soltanto tre secoli dopo con l'avvento e l’instaurarsi della potenza persiana. Il risveglio del gigante assiro avrebbe messo definitivamente in crisi la fragile autonomia dei due regni di Israele e di Giuda. Si profilava la fine del tempo di una esistenza indipendente ; Israele come gli altri staterelli dello scacchiere palestinese (Filistea, Moab, Edom, Aram, Fenicia) avrebbe dovuto subire la storia non esserne protagonista. - Cosa comportava questo per la fede di Israele ? Bisogna tenere presente come tutti gli antichi eserciti combattevano a nome delle rispettive divinità, identificavano la loro causa con quella dei loro dei. La vittoria era ritenuta il risultato della protezione e della forza della divinità più che della abilità e valore militare dei soldati. Parimenti, in questa concezione sacrale, la sconfitta e la disfatta erano segno della debolezza della divinità nazionale, non tanto della impreparazione o incapacità degli eserciti. Gli dei dell'Assiria avrebbero dunque umiliate YHWH e dimostrato la sua inferiorità ? Questo il problema che si poneva alla fede di Israele. E' in questo mutato contesto storico che il Signore suscita un'altra generazione di profeti, quelli che formano la gloria e il vanto di Israele. Essi avranno il compito di interpretare il nuovo corso degli avvenimenti, di guardare con gli occhi del Signore il nuovo che si stava profilando all'orizzonte. Ed essi ebbero il coraggio di proporre la loro versione alternativa dei fatti : non erano le divinità dell'Assiria a prendere il sopravvento su YHWH, ma era il Signore stesso che attraverso 1’Assiria giudicava e condannava il suo popolo. "Dio ora aveva in mente di pronunziare un giudizio di sterminio contro Israele a causa delle infedeltà e della disobbedienza incorreggibile. I profeti ebbero il coraggio di spiegare che per realizzare questo disegno, Dio avrebbe sconvolto tutto il mondo dell'Antico Oriente" (Noth). - C'è quindi aliquid novi nella profezia dell'ottavo secolo, nei contenuti e nelle forme. Il contenuto più rilevante è l'annunzio del giudizio di Dio su Israele, che in ebraico suona come il "mishpat YHWH". "Il messaggio dei profeti dell'VIII° secolo recava qualcosa di nuovo e di sconvolgente : ossia l'annuncio che Jahvè chiamava Israele davanti al suo seggio di giudice, anzi che aveva già pronunciato la sentenza : 'E' giunta la fine per il mio popolo Israele' (Am 8,2) ... Se si vuole rettamente intendere questo aspetto dobbiamo tenere presente il mutare della congiuntura politica, la sempre più marcata penetrazione degli Assiri in Palestina" (Von Rad). 2 5 I profeti scrittori- Amos e Osea.doc La novità si registra anche nelle forme espressive : nasce la letteratura profetica, la lingua è piegata ad esigenze nuove. Il nuovo della storia produce un rinnovarsi e dispiegarsi di generi letterari inediti, che incantano ancora oggi per il loro vigore espressivo. E' giunto il momento dunque di dare uno sguardo approfondito alla attività letteraria dei profeti e alla formazione dei libri che portano il loro nome. LA FORMAZIONE DEI LIBRI PROFETICI I libri profetici che abbiamo tra mano non sono nati di getto, ma hanno alle loro spalle un lungo e travagliato processo di formazione ; conoscerne la genesi e lo sviluppo rappresenta un elemento di comprensione del messaggio. Dobbiamo fare per la letteratura profetica considerazioni analoghe a quelle espresse a proposito della formazione del pentateuco e della storiografia deuteronomista. Lo scopo non è la erudizione, il "wissen" direbbero i tedeschi, cioè l'accumulo di informazioni, ma il "verstehen", cioè la intelligenza dell’opera. Ecco alcune indicazioni di bibliografia minima : - H. GUNKEL, Attività letteraria e forme linguistiche, in "I Profeti" pp 245-292 - C. WESTERMANN, Grundformen der prophetischen Rede, Munchen I960 - G. VON RAD, Lo stadio preletterario delle tradizioni profetiche, in Teologia dell'AT volume II° pp 51-69 - L. ALONSO SCHOEKEL, Genera letteraria prophetica, in "Verbum Domini" 39 (1961) pp 185-192 - L. ALONSO SCHOEKEL, Parola orale e scritta ? in "I profeti" pp 21-27 - L. MONLOUBOU, La litterature prophétique, in "Les prophètes de l'AT" pp 18-23 EVENTO ORALE La profezia è stata anzitutto un avvenimento orale, parola parlata. "Ciò che appare evidente a prima vista è che questi uomini non sono stati scrittori, bensì oratori : 'udite' è il più comune inizio delle loro parole. E tramandato oralmente, non scritti sulla carta, almeno come parti della Bibbia che al loro tempo ancora non esisteva, dobbiamo immaginarci i loro discorsi, se vegliamo interpretarli esattamente" (Gunkel). Per capire i profeti (e più in generale l’intera Bibbia) dobbiamo collocarci nella cultura della oralità con le sue caratteristiche e le sue leggi. Nella storia dell’umanità la parola è stata avvertita come gesto aurorale della coscienza dell’ "homo faber" ed è stata fatta oggetto di attenzione privilegiata da parte dell' "homo sapiens". Gli spazi della parola sono stati dominati dai profeti. Essi si recano in piazza come facevano i banditori del sovrano, si presentano quali araldi di YHWH e in nome suo, con la sua autorità prendono la parola. Il messaggio profetico ha tutta la vivezza ed immediatezza del linguaggio parlato ; per quanto ne sappiamo i profeti come gli antichi oratori non comunicavano soltanto per le cose dette, ma per il "come" le dicevano, per il tono che imprimevano al loro dire, per la gestualità che vi era coinvolta. "Veniamo adesso alla persona del profeta. Egli non parla solennemente e 3 5 I profeti scrittori- Amos e Osea.doc serenamente, come siamo stati abituati noi dai nostri predicatori ... ma chiama e grida a voce alta, si colpisce le cosce e batte le mani (Ez 6,11 ;21,19) ; stramazza al suolo gemendo e sospirando ; a volte le sue parole sono un singolare balbettio e tartagliamento, come se fossero pronunziate in una lingua straniera (Is 28,10) " (Gunkel). E' chiaro che tutta questa ricchezza comunicativa è andata persa nella registrazione scritta, la possiamo solo intuire. LA TRADIZIONE ORALE Proclamata oralmente, per via orale la parola profetica è stata anche inizialmente trasmessa. Sono i circoli dei profeti i responsabili di questo stadio, cioè i discepoli, che affascinati dalla figura dei maestri, ne ricordavano gli interventi, ne coltivavano la memoria, ne imparavano le sentenze, secondo regole mnemotecniche ben conosciute e collaudate nella antichità. In Ger 28,17-19 viene ricordato un oracolo del profeta Michea di Moreshet proferito un secolo prima ; il grande carme alla pace universale presente in Is 2 e quasi identico in Michea 4 dice come i testi venivano trasmessi oralmente, talvolta senza badare alla loro paternità originaria ... -"In questa tappa di trasmissione orale due sembrano essere state le preoccupazioni tenute presenti dai discepoli : a) la conservazione : era necessario per quanto possibile, conservare la forma originaria ; sotto la quale quelle parole erano state pronunciate, e questo per rispetto sia al profeta che a Dio. Alcuni oracoli portano inconfondibile il timbro, lo stile dei loro autori ; possono essere soltanto di Isaia, di Geremia o Ezechiele ... b) la attualizzazione : la fedeltà materiale non basta, occorre una fedeltà dinamica. Non era sufficiente trasmettere verbalmente gli insegnamenti dei profeti, bisognava risituarli. Nasce da ciò la esigenza di una "rilettura" e adattamento del materiale trasmesso in relazione a un nuovo contesta storico. La trasmissione stessa era un indizio inequivocabile che il materiale profetico veniva considerato valido al di là del momento storico originario, però in quanto parola del Signore madiata dal linguaggio umano, doveva risuonare sempre vivo e attuale. La attualizzazione comporta interferenze nel testo originario, cioè aggiunte, modifiche di vario genere, addizioni che applicano, spiegano o commentano. Tra i libri profetici quelli di Isaia, Michea e Geremia portano più degli altri il marchio di questo adattamento. "La ragione di questo adattamento è che tutto ciò che avevano fatto e detto i profeti, apparteneva finalmente all’insieme del popolo, il quale attraverso di loro leggeva la propria storia e trovava in questi uomini di Dio lo stimolo adeguato per essere o ridiventare il popolo di Dio"(TOB) LA COMPOSIZIONE SCRITTA Finché non si mette nero sul bianco non esiste opera e quindi libro profetico. Fortunatamente ad un certo punto il materiale è stato steso per iscritto e così è potuto pervenire a noi. 4 5 I profeti scrittori- Amos e Osea.doc "Ordinariamente i critici moderni distinguono tre tappe : quelle dei "fogli volanti"= lose Blatter, quella delle raccolte e del libro e hanno la tendenza a situare le ultime due dopo la morte del profeta .... ma questo schema è troppo rigido"(Monloubou) - E’ innegabile che nel ministero profetico lo scritto riveste quantitativamente un posto secondario in rapporto al messaggio preposto a viva voce. Qualitativamente però il passaggio è importante ed assai significativo nella vicenda personale del profeta e del popolo. Alcuni profeti in effetti hanno dispiegato una attività letteraria specifica, cioè sono ricorsi allo scritto, quasi sempre per ordine del Signore stesso. Si possono citare queste referenze : Is 8,16 e 30,8 ; Ger 30,2 e c 36 importantissimo ; Ger 51,59-64 ; Ab 2, 2 ... Lo scritto come si sa conferisce maggiore durata, universalità è soprattutto più consistenza e solennità al messaggio parlato. I profeti ricorrono allo scritto per costituire in anticipo una prova di autenticità del loro carisma, quando lo sviluppo futuro dei fatti smentirà la incredulità degli ascoltatori. Non è quindi tanto il motivo della lettura privata a determinare questa passaggio, ma piuttosto la possibilità di controllo del materiale trasmesso. "Questi momenti che emergono appena in un mare di testi orali sono indicatori analogici. Ci mostrano la direzione di uno sviluppo posteriore totalitario, la trasformazione della parola profetica in parola scritta. E' il compito iniziato forse dagli stessi autori, continuato dai discepoli o dai circoli dedicati a preservare per la posterità le grandi tradizioni" (Alonso). Non deve sfuggire in ogni caso l'importanza del passaggio dall'orale allo scritto : "la tradizione scritta degli oracoli profetici è il segno di una grossa novità. Lo stesso Isaia ci dichiara come la consegna per iscritto delle sue parole corrisponde per lui a un dovere di testimonianza, la testimonianza di una nuova opera storica di YHWH, di una nuova rivelazione, una nuova torah cf 8,16 e 30,8" (Mello). - Dopo l'attività letteraria del profeta un secondo momento nella formazione dei libri è rappresentato dalle raccolte parziali, dalle singole collezioni. Si incomincia a inventariare il materiale profetico unificandolo secondo affinità tematiche ; una raccolta : per argomenti, si potrebbe forse dire per associazione di idee. Nascono così le collezioni sui "detti" o sui "fatti" nel libro di Am, gli oracoli "alla casa del re di Giuda" (Ger 21,11) o "contro i profeti" (23,9) del libro di Geremia E’ la tappa intermedia. - In un terzo momento alle compilazioni parziali tematiche fa seguito la composizione definitiva dell’opera, posta setto la paternità letteraria di un determinato profeta. E qui succedono diversi fatti. I redattori non furono dei semplici compilatori (Versammler) di materiale altrui. Qui va superato il giudizio di Gunkel, secondo il quale "i libri profetici sono stati compilati con straordinaria negligenza ... i preziosi fogli degli antichi uomini di Dio sono caduti nelle mani di redattori mostratisi indegni del sacro compito loro affidato dalla Provvidenza". Senza negare la paternità in radice dei profeti, bisogna considerare i redattori come veri autori, che hanno impresso una impronta personale alla materia : ^ talvolta hanno fatto una nuova lettura dei testi, modificando i destinatari originali ^ talora non vollero conservare per iscritto il contesto originario, perché consideravano gli oracoli validi indipendentemente da quello. 5 5 I profeti scrittori- Amos e Osea.doc ^ talvolta hanno prodotto adattamenti o applicazioni alla nuova situazione mediante aggiunte o correzioni e soppressioni. ^ talvolta i libri profetici risentono della loro utilizzazione nel culto, portano tracce del loro uso nella liturgia di Israele. "Nessuno dei libri profetici fu composto di getto. Tutti sono sorti con un processo graduale, lungo, all’inizio del quale si trova la tradizione orale ... in molti libri profetici si possono riconoscere tracce della loro sopravvivenza nel culto ; tali sono le dossologie del libro di Amos o la raccolta di Is 1-11 che termina con un salmo, il c 12" (Westermann). - Compito della critica letteraria è di riconoscere questa realtà stratificata del testo e di operare un discernimento del materiale autentico, risalente sicuramente al profeta, dalle aggiunte e interpolazioni sopraggiunte in seguito. Ricostruire il retrotesto non è impresa facile, è tecnica raffinata che domanda conoscenze di filologia, storia, grammatica del testo. E’ bene in ogni caso rendersi conto dei problemi che stanno sotto il testo e capirne la portata e insieme la relatività. Aprendo un libro profetico è utile anche individuare le singole unità letterarie, cioè le varie pericopi, le sezioni maggiori cioè i blocchi in cui è suddivisa l’opera stessa e infine rilevare la struttura di insieme. STRUTTURA DEI LIBRI PROFETICI Esiste un piano regolatore all'interne dei libri profetici ? I redattori come hanno distribuito il materiale a loro disposizione ? Per semplice giustapposizione, accatastamento oppure esiste una disposizione ragionata, una organizzazione del testo ? E in tale caso quali sono le regole del montaggio ? Lo stato attuale della ricerca non permette di affermare la esistenza di uno stampo comune in cui sarebbe stato calato il materiale profetico. Ogni profeta ha la sua struttura a parte, la sua costruzione da rintracciare spesso con fatica. - Una struttura di superficie è stata seguita a preferenza di altre, quella che vede la materia suddivisa in tre grandi blocchi : a) oracoli di giudizio contro il popolo di Dio (Israele o Giuda). Viene chiamato "il libro della collera" perché contiene testi "contro" oracoli di castigo. b) oracoli di giudizio contro i popoli, le nazioni pagane che attorniano Israele. Si chiamano tecnicamente "massa’ot" c) promesse di salvezza, per Israele principalmente ; è il "libro della grazia" e comprende oracoli a favore, testi di incoraggiamento e di speranza. Un tale schema tripartito si incontra nel libro di Isaia, Sofonia ed Ezechiele, ed anche in Geremia formato LXX. 6 5 I profeti scrittori- Amos e Osea.doc - Bisogna però andare al di là della suddivisione in tre blocchi, che è una semplice struttura di superficie. Oggi la scienza della letteratura insegna ad andare alla "struttura profonda, soggiacente" ; essa viene data dai rapporti sotterranei, simbolici che legano le varie parti tra loro in un tessuto significativo. E qui occorre fiuto e pazienza per scomporre e ricomporre il testo alla ricerca del suo principio di intelligibilità. - Due osservazioni per concludere : ^ Scoprire la struttura di un libro profetico risulta assai fecondo in ordine alla sua comprensione. La struttura è rivelativa, comunicativa, la organizzazione del testo fa parte del messaggio, il tutto carica di senso ulteriore le singole parti. ^ Ogni libro profetico va studiato a parte allo scopo di vedere con quali criteri il materiale è stato montato. Le tecniche di assemblaggio sono varie, talvolta funzionano le date, il criterio cronologico come è nel caso di Ez ; talvolta nella intenzione dell'autore il primo capitolo ha valere di compendio (cf Is 1) ; i racconti di vocazione normalmente sono collocati all'inizio dell’opera. GENERI LETTERARI PROFETICI I profeti sono stati in Israele artisti del linguaggio, grandi creatori e maestri di stile ; hanno alimentato il patrimonio letterario oltre che religioso del popolo dalla Bibbia, formando nuovi generi letterari in rapporto a esperienze ed esigenze inedite : si sa che i generi nascono dalla vita. Come le tradizioni storiche di Israele sono state veicolate da una grande varietà di racconti, così il materiale profetico si è espresso in una pluralità di forme ; individuare il genere di un testo significa afferrarne un criterio di comprensione. I generi più importanti sono : Gli ORACOLI : come il racconto nel genere storico e il proverbio nella letteratura sapienziale, così l'oracolo è la forma tipica, specifica della letteratura profetica, quella che si incontra di più. In ebraico il termine oracolo si dice "ne’um", che lett. equivale a sussurro. Gli oracoli possono essere definiti come dichiarazioni solenni della volontà di Dio circa qualche avvenimento. Anche gli antichi sacerdoti erano in Israele uomini dell'oracolo, il quale veniva dato estraendo la sorte ; i sacerdoti manovravano i loro Urim o Tummim contenuti nell'efod (erano oggetti sacri adoperati per sorteggiare : bastoncini, sassolini o dadi, non si sa esattamente) e con quelli traevano i responsi : cf l'antichissima benedizione su Levi in Dt 33,8-10. Gli oracoli profetici sono una cosa più seria : interpretano il volere di Dio in un determinato frangente storico. Presentandosi come il banditore del sovrano, una figura ben conosciuta nella cultura di allora (cf la 36,4) e ricopiando lo "stylus nuntii", apre i suoi interventi dicendo : "Koh 'amar YHWH" ed alla fine suggella e firma per così dire l'oracolo dicendo appunto : "effatum Domini !" - Non si deve tuttavia pensare che gli oracoli fossero tutti uguali, c'è una notevole tipologia al loro interno. Vi è 7 5 I profeti scrittori- Amos e Osea.doc ^ l'oracolo di giudizio, che comprende di solito due elementi : un atto di accusa = discorso di rimprovero cui fa seguito l'enunciazione della sentenza, la formulazione del castigo, come capita in tribunale appunto. ^ L’oracolo di esortazione, (Mahnrede) : richiama il peccato del popolo, ma poi invece di prospettare il castigo, esorta al pentimento e alla conversione. Il male appare evitabile, l'appello al cuore è fondamentale. Se ne trovano esemplari in Osea e in Ger 2-3 ; 30-31. ^ L'oracolo di salvezza è una dilatazione ulteriore. "La forma primitiva degli oracoli di salvezza è legata al quadro della liturgia di supplica. In risposta alla supplica della comunità colpita dalla disgrazia, il profeta annuncia un gesto divino di salvezza"(Monloubou). Si tratta di enunciati di consolazione e restaurazione in momenti difficili ; ruotano attorno alla formula "non temere". Grande specialista al riguardo è il DtIs. ^ "Oracula contra gentes" parola che li designa "massa'ot" significa "parole pesanti" cf Is 13,1 o Ab 1,1 "onus quod vidit Abacuc propheta" (Vg). E in realtà contengono parole pesanti come macigni che scaricano sulle nazioni pagane la collera dei Signore. Lo schema è assai semplice : "accusatio peccati - comminatio poenae". Il culto sembra essere stato l'ambiente vitale della loro proclamazione in periodi difficili per Israele. INVETTIVE : si possono chiamare anche apostrofi, interpellazioni adirate dell'uditorio, introdotte da "guai" in ebr "ohi". Sono quasi-maledizioni e l’opposto delle beatitudini : cf Is 5,8-25 e Ab 2,6b-20 II RIB : è il procedimento giudiziario tra Dio e il suo popolo. Tramite il profeta Dio viene a contestare le colpe di Israele. L'ambito di origine è la struttura del patto, per questo la struttura della liste è bilaterale (non triangolare come da noi) ossia Dio è insieme accusatore e parte lesa ; se ne trovano ottimi esemplari in Osea, Michea 6, Is 1 ecc ... Genere conosciuto anche nella liturgia di Israele. "DISPUTATION SPEECH" : si ha là dove "a prophet confronts his people", cf l'omonima opera di A. GRAFFY, Roma PIB 1984. Si tratta delle dispute spesso infuocate tra il profeta e la sua gente a proposito dell’agire di Dio nella storia ; è una mentalità che deve essere concertata, ricondotta al volere del Signore. Questo il panorama completo dei testi in ordine cronologico : Is 28,14-19, Geremia 31,29-30 ; 33,23-26 ; 8,8-9 Ez 11,2-12. 14-17 ; 12,21-25. 26-28 ; 18,1-20 ; 20,32-44 ; 33,10-20 ; 33,23-29 ; 37,11b-13 Is 40,27-31 ; 49,14-25 ; Aggeo 1,2. 4-11 LAMENTO FUNEBRE : in ebr. qinah. Si può chiamare anche elegia. Il pianto dei parenti per la perdita di un loro congiunto o del popolo per la sconfitta viene assunto dal linguaggio profetico per compiangere il popolo o la città : cf Am 5,2ss e Is1,21-26. Anche il tipo di ritmo è diverso, come a singhiozzi. RACCONTI, VISIONI, AUDIZIONI : si tratta ordinariamente di materiale narrativo ; dove il profeta ricorda e trasmette le sue esperienze di contatto con Dio. Abbiamo racconti biografici redatti alla terza persona ad opera di discepoli e narrazioni autobiografiche che riportano esperienze personali del profeta. Di particolare interesse i racconti di vocazione e di missione : Is 6, Ger 1, Ez 1-3. 8 5 I profeti scrittori- Amos e Osea.doc Lo schema delle visioni è elementare in Am 7-8 e Ger 1 ; molto più elaborato in Ez e Dn, surrealista in Zacc (otto visioni in 1-6). INNI e PARABOLE : è problematico se i profeti abbiano composto preghiere assunte poi dalla liturgia di Israele, perché rimane controversa e aperta la questione dei rapporti dei profeti con il culto : cf dossologie di Am, il bel salmo di Is 12, i "salmi di Nahum" o Abacuc 3. Una vistosa eccezione rappresenta il Secondo Isaia con la forma sua caratteristica degli auto- inni (Ich-Stil) : Dio fa l’elogio di se stesso in prima persona. Possono essere chiamate parabole (mashal) alcuni testi che adoperano un linguaggio figurato per trasmettere un messaggio : cf 2Sm 12 ; Is 5,1-7 ed Ez 15 ; Ez 17 ; contadino e semina in Is 28. ESCATOLOGIE PROFETICELE : sono composizioni riguardanti gli ultimi tempi, che impiegano un linguaggio allegorico e talvolta esoterico ; sconfinano facilmente nella apocalittica. Elementi costitutivi sono ordinariamente la teofania, un giudizio punitivo tramite guerra oppure una catastrofe cosmica ed infine la restaurazione del popolo variamente espressa : ritorno nella terra, banchetto, ri-creazione ... Testi esemplari : Is 24-27 e 34-35 ; Ez 38-39 ; Gioele 3-4 ; Zacc 14 - Questo elenco non è completo ma solo indicativo. Occorre ricordare in ogni modo che la poesia, è eminentemente individuale ; la conoscenza degli elementi comuni-generici è valida per giudicare e classificare un testo, ma non può dispensare dall’approccio alle singole pagine. Stare attenti a non diluire la forma nel genere ! "Pochi linguaggi sono stati così fecondi nella storia della umanità come il linguaggio dei profeti biblici. Il lettore moderno e specialmente l'investigatore moderno corre il pericolo di concettualizzare e di depotenziare questa enorme ricchezza. Si impone uno sforzo per sintonizzare con questo linguaggio, per lasciarsi impressionare e fecondare da esso ... " (Alonso). PROFEZIA E POESIA Le connessioni tra i due tannini sono diverse ; possono riguardare il problema dell’origine: donde nasce la poesia e scaturisce la profezia ? Un secondo aspetto riguarda piuttosto la qualità letteraria dei libri profetici. Una parola su entrambi i versanti del problema. PROFEZIA E ISPIRAZIONE POETICA cf A. HESCHEL, Il messaggio dei profeti, pp 195-226 E' una questione assai dibattuta nella investigazione di questo secolo. Alcuni autori hanno sostenuto la identità della ispirazione profetica con l’intuizione artistica. "Considerata psicologicamente l'ispirazione profetica non è materialmente diversa dal furar poeticus del grande poeta o artista" (De Wette). "L'ispirazione dell’artista è ciò che si indica con le parole : 'la mano del Signore si posa sul profeta'" (Auerbach). 9 5 I profeti scrittori- Amos e Osea.doc Il problema non deve essere affrontato in astratto ma piuttosto ascoltando e mettendo a confronto le testimonianze di poeti e di profeti, tutti chiamati dalla tradizione con il nome di "vati". - Quando l'artista crea e il poeta compone è più passivo che attivo. E’ in preda a una forza di cui non sa rendersi pienamente ragione, riceve, è in stato di grazia, è ispirato. Una caratteristica notevole dell'atto ispiratore è quella di essere indeterminato, vago, indefinito ; né il proprio io, né un io trascendente è presente nella mente del poeta. Una frase comune ai poeti è "mi prese". Nelle loro descrizioni prevalgono il pronome neutro e la terza persona, le immagini usate sono impersonali e anonime. Una luce, un flusso inondò la mia coscienza, il genio, la grazia ... "come quando una luce viene accesa da una scintilla" (Platone, Lettere VII). "Ben presto trovai che i poeti non creano le loro opere per mezzo della sapienza, ma per mezzo di un certo potere naturale e mediante l’ispirazione, come gli indovini e i profeti, che dicono molte cose belle ma non capiscono nulla di quello che dicono"(Platone, Apologia 22). Anche Dante : "Io mi son un che quanto amor mi spira noto e a quel modo che ditta dentro vò significando". - Al contrario nel profeta biblico non è una forza indeterminata che lo manda e lo spinge a parlare, ma YHWH stesso che entra nella esistenza di un uomo, la divide in due e sospinge le vele della sua imbarcazione verso nuovi approdi. C’è nel profeta di Israele la consapevolezza della fonte precisa, da cui proviene la sua funzione e il suo messaggio. "E’ proprio il Signore che mi ha mandato" afferma il profeta Geremia davanti al pubblico che contesta la sua vocazione e missione (cf 26,13) cf Amos 7,15. Non solo, nel profeta biblico c’è anche "la coerenza dei messaggi ispirati ... la coscienza di essere un anello nella catena dei profeti che lo precedettero, la continuità che lega l'una all’altra le ispirazioni divine ... nell’ispirazione profetica la conoscenza e la presenza di Colui che impartisce il messaggio è centrale, è un fatto impressionante di cognizione. Vi è la certezza di aver esperimentato l'impatto con un essere personale, con un altro io ; non un'idea preveniente non si sa da dove o da una sorgente senza nome, ma sempre una comunicazione che arriva dal più potente soggetto di tutti, che si confronta con il profeta, il quale è rispondente e spesso partecipe dell'azione. Strutturalmente può essere definito come un rapporto da soggetto a soggetto" (Heschel). LA QUALITÀ LETTERARIA DEL DISCORSO PROFETICO Non dobbiamo pensare in mode meccanico alla ispirazione profetica ; l’ispirazione biblica non è dettatura di pensieri altrui. Il profeta non riceve da Dio gli oracoli già belli e confezionati, ma è chiamato e impegnato ad articolare il contenuto divino della ispirazione in termini e voce umana. Alcune espressioni potrebbero trarre in inganno se interpretate alla lettera : "La parola del Signore fu rivolta a ... ecco io pongo le mie parole sulla tua bocca ... il Signore mi ha aperto l'orecchio perché io ascolti ... ". Queste e simili formule vogliono indicare l'origine divina della profezia, la fonte trascendente del messaggio. In realtà Dio assume la storia e la parola dell'uomo potenziandola ; "negli oracoli profetici si consacra, sotto la specie della Parola, la storia della salvezza" (Edelby). 10 5 I profeti scrittori- Amos e Osea.doc
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