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AMORE TESI ORAZIO copia PDF

416 Pages·2013·2.36 MB·Italian
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AAllmmaa MMaatteerr SSttuuddiioorruumm –– UUnniivveerrssiittàà ddii BBoollooggnnaa DOTTORATO DI RICERCA IN Filologia Greca e Latina Ciclo XXV Settore Concorsuale di afferenza: 10 / D3 Settore Scientifico disciplinare: L-FIL-LET / 04 Il lessico d’amore nei primi tre libri delle Odi di Orazio Presentata da: Dott.ssa Rita Guarnieri Coordinatore Dottorato Relatore Chiar.mo Prof. Renzo Tosi Prof.ssa Claudia Facchini Esame finale anno 2013 ! "! Indice Premessa........................................pp. 3-4 Capitolo 1.......................................pp. 5-145 Capitolo 2.......................................pp. 146-270 Capitolo 3.......................................pp. 271-386 Indice dei lemmi.............................pp. 387-401 Conclusioni....................................pp. 402-410 Bibliografia....................................pp. 410-415 ! #! Premessa L’idea di redigere un lessico d’amore oraziano, analizzandone i lemmi e catalogandone le relative occorrenze nei primi tre libri delle Odi, è scaturita a seguito del mio precedente studio su Orazio, oggetto di tesi di Laurea magistrale, il cui contenuto era non era tuttavia ancora impegnato in tematiche amorose o più specificamente erotiche, trattandosi dell’analisi lessicale e tematica dell’epistola 1, 11 “A Bullazio”. L’interesse ed il grande fascino esercitato dalla poesia oraziana nel corso dei miei studi mi ha così indotta ad affrontare il mio attuale studio, un lessico appunto, che contempli quei termini amorosi la cui frequenza, benchè Orazio non sia annoverato come poeta d’amore tout court, risulta tuttavia copiosa e tale da rileggere l’opera delle Odi, sotto una chiave che si discosti dalle tematiche più tipicamente oraziane, quali il sentimento del tempo, della morte, dell’ira, della speranza, del modus e dell’angulus, per citare quelle più note e suggestive. Con questo non vogliamo affatto escludere che siano stati fatti studi su Orazio poeta d’amore, cui peraltro in corso d’opera si è fatto spesso riferimento1, ma intendo bensì affiancarne i pregevoli contenuti con uno strumento, un lessico appunto, così da arricchire con questo contributo, che si spera essere sufficientemente ricco ed esaustivo, la loro rispettiva analisi tematica. Si è così proceduto alla catalogazione dei termini erotici libro per libro dei primi tre libri delle Odi, supportando ogni lemma con il relativo commento, rispettivamente di Nisbet-Hubbard per quanto riguarda i primi due libri ed infine Nisbet-Rudd per il terzo.2A seguire, si è fatto riferimento, per tutti i casi in cui ve ne fosse un riscontro, al lessico amatorio di Pichon3, incontrando talora la necessità di arricchirnne i contenuti, in quanto ci si è spesso trovati nella situazione dilemmatica, nel redigere un lessico, se annoverare determinati lemmi specificamente e propriamente amorosi, oppure tali solo, diremo di riflesso, quali, ad esempio, semplici corollari di una scena amorosa riverberante su di essi la propria carica semantica. Fondamentale è stato il supporto del Thesaurus Linguae Latinae ( ThLL ), necessario in tutti quesi casi in cui Pichon non cataloga un lemma a nostro avviso significativo in ambito erotico e altresì importante per supportare la nostra rispettiva catalogazione con le occorrenze dei termini nell’opera di altri autori che sono stati più frequentemente da noi citati quali Catullo, Ovidio, Properzio, !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 1 Cfr. EO, Orazio. Enciclopedia oraziana, Roma II, 1997, s.v Amor, pp. 527-532; P. Pivo, Horace, martyr d’amour, Paris 1936; A. La Penna, “Note sul linguaggio erotico dell’elegia latina”, Maia 4, 1951, pp. 187-209; L. Herrmann, “La vie amoureuse d’Horace”, Latomus 14, 1955, pp. 3-30; K. J. Reckford, Some studies in Horace’s Odes on love, CJ 55 1959-60, pp. 25-33; E. Castorina, La poesia di Orazio, Roma, 1965, pp. 159-236. 2 Cfr. R.G.M. Nisbet-M. Hubbard, A commentary on Horace: Odes Book 1, Oxford 1970; R.G.M. Nisbet-M. Hubbard, A commentary on Horace: Odes Book 2, Oxford 1978; R.G.M. Nisbet-Rudd, A commentary on Horace: Odes Book 3, Oxford, 2003. 3 Cfr. R. Pichon, De sermone amatorio apud Latinos elegiarum scriptores, Paris 1902 (= Index verborum amatoriorum, Hildescheim 1966 ). ! $! Tibullo e pertanto la poesia Neoterica e la successiva tradizione elegiaca. In tal senso si sono indivituate trame comuni tra essi ed Orazio, non solo per il valore semantico di isolati lemmi, ma anche per più ampi contenuti o topoi della poesia d’amore, quale, per citarne uno, quello celeberrimo del paraclausithyron, che fa poi da sfondo alla più articolata e complessa tematica elegiaca dell’exclusus amator e della militia amoris, la cui eco suggestiona, se pur, con un atteggiamento diverso da parte del nostro poeta, anche la poesia oraziana e, per la quale, è stato di grande importanza il contributo apportato dallo studio di Copley.4 Chiaramente di fondamentale utilità è stato anche il Lessico oraziano di D. Bo5, per visualizzare con rapida chiarezza i passi in cui un determinato lemma occorre nella complessiva opera di Orazio. Si è potuto a tal riguardo constatare che, come prevedibile, la frequenza percentualmente più copiosa di termini amorosi ricorre nelle Odi appunto, per seguire più sporadicamente negli Epodi e ancor meno nelle Satire sino a scomparire quasi del tutto nelle Epistole. Si concluderà pertanto che sono le Odi il luogo ‘poetico’ cui Orazio affida i suoi amori, gli slanci delle passioni più contrastanti, spaziando dalla felice e spensierata passione al rancore più esecerbato, sempre tuttavia rasserenato da quell’ironia, leggera, soffusa, che è propria del distacco ( cui almeno Orazio aspira ) dalle passioni più veementi, quell’aurea mediocritas che vorrebbe riverberare i suoi effetti anche sul mondo complesso e profondamente personale delle passioni d’amore. Si è scelto di impostare il lessico, non seguendo un ordine alfabetico lemma per lemma, ma catalogando i termini d’amore all’interno di ogni singola ode in cui se ne sia riscontrata l’occorrenza. Si sono pertanto dedicati i tre capitoli centrali del nostro studio all’analisi lessicale dei primi tre libri di odi, cui si è fatto seguire un indice che, riportando in ordine alfabetico ogni lemma catalogato, possa essere di aiuto nel supportare una ricerca ed una lettura più rapida e fruibile del testo. Infine, le conclusioni, in cui si è scelto di affrontare quelli che sono stati gli argomenti di maggiore interesse, studiando Orazio come poeta d’amore: si è così isolato il tema dell’exclusus amator e del paraclausithyron, cercando di mettere in evidenza le differenze e le analogie che legano o allontanano Orazio dalla tradizione elegiaca. A seguire, si è affrontata l’analisi del lessico dei colori, supportata dalla monografia di André, così da concludere quale fondamentale importanza abbia questa categoria lessicale, soprattutto in relazione alla descrizione della bellezza fisica di fanciulli e fanciulle, di cui Orazio ha affidato ai suio versi descrizioni fugaci, ma estremamente poetiche e suggestive.! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 4 Cfr. F. Copley, Exclusus Amator, American Philological Association, 1956. 5 Cfr. D. Bo, Lexicon Horatianum, G. Olms, Hildesheim I 1965, II 1966. ! %! Capitolo 1 Carm. 1, 4 Venus Iam Cytherea choros ducit Uenus imminente luna ( carm. 1, 4, 5 ) Nisbet-Hubbard notano che la danza di Venere e delle Grazie, di derivazione greca, ricorre anche in carm. 4, 7 ( Gratia cum Nymphis geminisque sororibus audet / ducere nuda chorus ), per cui si potrebbe sospettare il collegamento alla tradizione epigrammatica greca. Venere è inoltre spesso associata alla primavera, si pensi all’effetto rigenerante che opera la dea sulla natura nel primo libro del De rerum natura di Lucrezio ( che menziona a sua volta Favonio, i fiori ed il mare calmo ). ( Cfr. Nisbet-Hubbard, 1970, pp. 59-60 ) Pichon distingue Venus ( dea ) da uenus ( amor, uoluptas ), ma, laddove compaia il temine uenus, questo termine non conserva sempre il medesimo significato: ‘est enim uenus modo coniugale foedus’: cfr. Ou. epist. 15, 285 uenerem temerare maritam; ‘modo amor’: cfr. Catull. 45, 26 quis (uidit) uenerem auspicatiorem?; Prop. 1, 1, 33 in me nostra Venus noctes exercet amaras / et nullo uacuus tempore defit Amor; 3, 17, 3 tu potes insanae Veneris compescere fastus / curarumque tuo fit medicina mero; Ou. ars 1, 33 nos Venerem tutam concessaque furta canemus / inque meo nullum carmine crimen erit; 1, 244 illic saepe animos iuuenum rapuere puellae / et Venus in uinis ignis in igne fuit; 1, 362 pectora, dum gaudent nec sunt adstricta dolore / ipsa patent; blanda tum subit arte Venus; rem. 143 quam platanus uino gaudet, quam populus unda / et quam limosa canna palustris humo / tam Venus otia amat: qui finem quaeris amoris / (cedit amor rebus) res age, tutus eris; Tib. 1, 4, 21 nec iurare time: Veneris periura uenti / inrita per terra set ! &! freta summa ferunt; 1, 4, 79 tempus erit, cum me Veneris praecepta ferentem / deducat iuuenum sedula turba senem; 1, 8, 35 at Venus inuenit puero concubere furtim; 1, 10, 66 sed minibus qui saeuus erit, scutumque sudemque / is gerat et miti sit procul a Venere; 2, 3, 35 ferrea non Venerem sed praedam saecula laudant; 2, 3, 50 heu heu diuitibus uideo gaudere puellas / iam ueniant praedae, si Uenus optat opes / ut mea lux uria Nemesis fluat utque per urbem / incedat donis conspicienda meis; ‘interdum uitae genus in libidine occupatum’: cfr. Prop. 3, 13, 2 uenere exhaustae opes; Ou. am. 1, 9, 3 militat omnis amans, et habet sua castra Cupido; / Attice, crede mihi, militat omis amans / quae bello est habilis, Ueneri quoque conuenit aetas; Trist. 2, 440; ‘saepius amatoria uoluptas’: cfr. Catull. 66, 15 este nouis nuptis odio uenus? Tib. 1, 1, 73 nunc leuis est tractanda uenus, dum frangere postes / non pudet et rixas inseruisse iuuat; 1, 4, 59 at tu, qui uenerem docuisti uendere primus, / quisquis es infelix, urgeat ossa lapis; 1, 5, 8 parce tamen, per te furtiui foedera lecti, / per Venerem quaeso compositumque caput; Prop. 2, 15, 11 non iuuat in caeco Uenerem corrompere motu: / si nescis, oculi sunt in amore duces; 3, 5, 23 atque ubi iam uenerem grauis interceperit aetas, / sparserit et nigras alba senecta comas; Ou. am. 1, 4, 21 cum tibi succurret Veneris lasciuia nostrae, / purpureas tenero pollice tange genas; 1, 4, 66 blanditiae taceant, sitque maligna Venus; etc. ‘hoc sensu parum honeste accipitur interdum id uerbum’: cfr. Prop. 2, 22, 22 haud umquam est culta labore uenus; ‘adde usitatissimum dicendi genus uenerem iungere aut commettere’: cfr. Tib. 1, 9, 76; ‘plurali numero ueneres sunt modo puellarum uenustarum dotes’: cfr. Catull. 86, 6 omnes subripuit ueneres; ‘modo amores’: cfr. Prop. 2, 10, 7 aetas prima canat ueneres. ! '! ( cfr. R. Pichon, 1966, p. 290 ) Bo annovera diverse occorrenze del termine uenus (oltre a Venus, pulchritudinis et amorum dea) usato con valore metonimico di ‘amica’ (cfr. carm. 1, 27, 14 quae te cumque domat Venus, / non erubescendis adurit / ignibus); ‘amor’ ( cfr. carm. 3, 9, 17 quid si prisca redit Venus / ..?); ‘res uenerea, libido’ ( epist. 1, 18, 21 quem damnosa uenus..nudat, / ..diues amicus / ...odit et horret; sat. 2, 5, 80 uenit enim..parca iuuentus / nec tantum ueneris quantum studiosa culinae; sat. 1, 5, 84 somnus tamen aufert / intentum ueneri; carm. 3, 13, 5 o fons Bandusiae.., / cras donaberis haedo, / cui frons turgida corni bus / primis et uenerem et proelia destinat; sat. 1, 2, 119 parabilem amo uenerem facilemque; sat. 1, 3, 109 sed ignotis perierunt morti bus illi, / quos uenerem incertam rapientis more ferarum / uiribus editior caedebat; epist. 2, 2, 56 singula de nobis anni praedantur euntes: / eripuere iocos, uenerem, conuiuia; sat. 1, 4, 113 ne sequere moechas, concessa cum uenere uti / possem: ‘deprensi non bella est fama Treboni’ / aiebat; ars 414 qui studet optatam cursu con tingere metam, / multa tulit fecitque puer.., / abstinuit uenere et uino); ‘pulchritudo, uenustas’( cfr. carm. 4, 13, 17 quo fugit uenus, heu, quoue color, decens / quo motus; ars 42 ordinis haec uirtus erit et uenus, aut ego fallor, / ut iam nunc dicat iam nunc debentia dici; ars 320 fabula nullis ueneris, sine pondere et arte, / ualdius oblectat populum). ( cfr. D. Bo, II, 1966, p. 369-70 ). Nell’Enciclopedia Oraziana, l’articolo di R. Schilling sulla figura di Venere presenta un’analisi dettagliata dei significati di cui si carica Uenus nell’opera di Orazio. Dopo un’iniziale riferimento al significato metonimico del termine uenus, usato come equivalente di res uenerea ( cfr. epist. 1, 18, 21 ) o di pulchritudo ( cfr. carm. 4, 13, 17 ), si riscontra la menzione della divinità in riferimento al culto romano ( cfr. carm. 1, 2, 33-4 ), e le vengono attribuiti i più famosi santuari mediterranei, così da testimoniare come tra il 23 ed il 17 a.C Venere avesse oramai ereditato la maggior parte dei titoli attribuiti all’omologa dea greca Afrodite ( cfr. carm. 1, 30, 1; 3, 28, 13-14; 3, 26, 10 etc. ). La dea appare spesso con il figlio Cupido ( cfr. carm. 1, 2, 34; 2, 8, 14 etc. ), ma anche con Bacco o Libero ( cfr. carm. 1, 18, 6; 3, 21, 21 ), con le Ninfe ( cfr. carm. 1, 4, 6; 2, 8, 14 ) ed infine con le Grazie ( cfr. carm. 1, 4, 6; 3, 21, 22 ). In Orazio Venere sa essere ! (! crudele ( saeua: cfr. carm. 1, 19, 1; 4, 1, 5 ) scatenando la veemenza delle Cupidines, ma sa anche proteggere i propri fedeli ( cfr. carm. 1, 13, 15-16 ), presenziando anche ai banchetti fra amici ( cfr. carm. 2, 7, 25-26 ). Tuttavia, la sfera d’azione rispetto alla quale Venere appare come innegabile protagonista è quella amorosa, dispiegando così i suoi interventi sia sul piano mitologico ( cfr. carm. 1, 15, 13; 3, 11, 33-34; 3, 16, 1-7; 3, 27, 73-76 ), sia su quello della vita quotidiana ( cfr. carm. 3, 26, 1; 3, 27, 10; 1, 13, 1-3; 2, 8, 5-7; 3, 26, 9-12; 4, 11, 31 ). Sono le Odi, l’opera nella quale l’amore è stato cantato da Orazio con meggiore frequenza e sensibilità, benchè ne siano più spesso lamentati gli affanni e le pene, più che la felicità ( cfr. carm. 1, 19, 9-10 in me tota ruens Uenus / Cyprum deseruit; 1, 19, 5-6 urit me Glycerae nitor / splendentis Pario marmore purius; 3, 10, 9 ingratam Veneri pone superbiam; 4, 13, 17-18 quo fugit Uenus, heu, quoue color, decens / quo motus ?; in 4, 1, 2 parce precor, precor ). Si nota pertanto che Venere nell’opera di Orazio appare per lo più in contesti erotici e sentimentali, ma bisogna constatarne la presenza anche in relazione all’influenza esercitata dal mito troiano, laddove per esempio in carm. 4, 6, 19-24 , il poeta attribuisce all’intercessione congiunta di Apollo e Venere presso Giove la salvezza di Enea dalle fiamme di Troia o in conclusione d’opera ( cfr. carm. 4, 15, 31-32 ) in cui Orazio proclama la sua lealtà alla dinastia Troiana. ( cfr. EO, II, s. v Venere, pp. 507-10 ) Choros Iam Cytherea choros ducit Venus imminente luna ( carm.1, 4, 5 ) Nisbet-Hubbard rimandano a carm. 4, 7, 5 Gratia cum Nymphis geminisque sororibus audet / ducere nuda choros; Hom. Od. 18, 193 ss. ( Cfr. Nisbet -Hubbard, 1970, p. 64 ). Bo nota che il termine chorus, da intendersi genericamente nel senso di ‘saltantium et canentium coetus’, ricorre in epist. 2, 1, 134 poscit opem chorus et praesentia numina sensit; carm. 2, 5, 21 quem si puellarum inseres choro; carm. 1, 1, 31 me...Nympharum leues cum Satyris chori / secernunt populo; carm. 2, 12, 17 quam nec ferre pedem dedecuit choris; carm. 3, 4, 25 uestris amicum fontibus ! )! et choris; carm. 1, 4, 5 iam Cytherea choros ducit Venus; carm. 4, 7, 6 Gratia...audet / ducere nuda choros. ( cfr. D. Bo, I, 1965, p. 79 ) Il ThLL nota a riguardo del termine chorus: sensu proprio: saltatio cum cantu acta: generatim: Verg. georg. 4, 533 nymphae, cum quibus illa -os lucis agitabat in altis ( Sen. Herc. f. 879 ); Verg.. Aen. 1, 499 qualis in Eurotae ripis … exercet Diana -os, quam mille secutae … oreades ; Verg. 4, 145 Delum maternam invisit Apollo instauratque –os; Verg. 6, 517 Helena -um simulans, euhantes orgia circum ducebat Phrygias; Verg. 7, 390 mollis tibi (Baccho) sumere thyrsos, te lustrare -o, sacrum tibi pascere crinem; Verg.. 11, 737 ubi curva -os indixit tibia Bacchi; Verg.. catal. 9, 8 sanctos dignus inire -os. egere puellae Naiadum coetu ( Prop. 2, 3, 18); Hor. carm. 1, 1, 31 me … nympharumque leves cum satyris -i secernunt populo; Hor. 1, 4, 5 Cytherea -os ducit Venus ( Hor. 4, 7, 6 tib. 2, 1, 56 ov. trist. 5, 12, 8. lvcan. 1, 597 Vestalemque -um ducit vittata sacerdos. Hor. carm. 2, 12, 17 quam nec ferre pedem dedecuit – is; Hor. 3, 4, 25 vestris amicum fontibus et -is (sc. Camenarum); Tib. 1, 7, 44 -us et cantus et levis aptus amor. Tib 3, 8, 24 dignior est vestro (Musarum) nulla puella -o Prop. 1, 17, 26 candida felici solvite vela -o, Nereides; Prop. 1, 20, 46 puellae miratae solitos destituere -os. Prop. 2, 28, 60 munera Dianae debita redde -os. Prop. 3, 1, 4 Itala per Graios orgia ferre –os; Prop. 4, 6, 70 Apollo … ad placidos exuit arma ‘personae quae saltant vel cantant vel homines vel nymphae’: 1 generatim: Verg. georg. 1, 346 omnis quam -us et socii comitentur ovantes; Verg. Aen. 5, 240 audiit omnis Nereidum Phorcique -us Panopeaque virgo (cfr. Verg 5, 816 tum variae comitum facies, immania cete et senior Glauci -us Inousque Palaemon. Sen. Oed. 446; Hor. carm. saec. 75 doctus et Phoebi -us et Dianae dicere laudes. Hor. epist. 2, 1, 134 poscit opem -us ; Prop. 1, 19, 13 illic (apud inferos) formosae veniant -us heroinae; Prop. 3, 22, 10 tu licet aspicias … Hesperidumque -os ; Ov. ars 3, 406 praemiaque antiqui magna tulere -i. ( cfr. ThLL p. 1022, lin. 28-p. 1062, lin. 62 ) Decentes ! *! Iunctaeque Nymphis Gratiae decentes/alterno terram quatiunt pede ( carm. 1, 4, 6 ) Pichon nota che i lemmi ‘decere, decens, decentes, dedecere, aliquando solitum sensum habent et ad mores officiaque hominum pertinent’: cfr. Ou. ars 3, 614 hoc decet, hoc leges iusque pudorque iubent; ‘alias ea uocabula ad dignitatem personarum, aetatum, condicionum spectant’: cfr. Tib. 1, 1, 71 iam subrepet iners aetas, nec amare decebit; Ou. am. 2, 8, 14; etc. ‘decere quoque dicuntur quae aliqui apta et adcommodata sunt’: cfr. Tib. 1, 4, 38 decet intonsus crinis utrumque deum; ‘sed saepius eiusmodi uerba ad corporis pulchritudinem spectant et ad res quae eam commendare possunt’: Ou. ars 1, 509 forma uiros neglecta decet; ‘praecipue haec uox inuenitur cum poetae depingere uolunt aliquid quod puellarum iuuenumque pulchritudinem minuere posse uideatur nec tamen minuat, immo uero augeat’: cfr. Ps. Tib. 4, 9, 2 fusis decet esse capillis; Prop. 4, 8, 52 non operosa comis, sed furibunda decens; ‘similis sensus, sed turpior, aliquando reperitur’: cfr. Ou. ars 3, 772 non omnes una figura decet; ‘quia quod decet pulchritudinem exornat, decens saepe idem est ac pulcher, uenustus’: cfr. Ou. am. 3, 3, 8 longa decensque fuit; Ou. am. 3, 1, 9; ‘decor est quod decet, quod uenustum aliquem aut elegantem efficit’: cfr. Tib. 1, 9, 13 puluisque decorem detrahet; etc. ( cfr. R. Pichon, 1966, p.123) Bo nota che il lemma decens, nel senso di ‘lepidus, decorus, uenustus’, ricorre in: carm. 4, 1, 13 namque et nobilis et decens / signa feret militiae tuae; carm. 1, 18, ! "+!

Description:
8, 1 miser Catulle desinas ineptire / et quod uides perisse perditum ducas; 8, 10 nec quae fugit sectare ne miser uiue; meae). Glycera è, tuttavia, anche fanciulla 'a Tibullo amata' (cf. C I 33, 2: Albi, ne doleas plus nimio memor/immitis Glycerae). ( cfr. D. Bo, I, 1965, p. 211). Nitor. Urit me
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