ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DI BOLOGNA Dottorato in Iberistica, XIX ciclo, Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere, settore L-LIN/08 Tesi di ricerca L’immagine dell’Oriente nelle lettere della Compagnia di Gesù (1573-1583) Relatore: prof. Roberto Vecchi Coordinatore: prof. Maurizio Fabbri Dottoranda: Giulia Crescentini Anderlini Matricola: 6261 ANNO ACCADEMICO 2005/2006 (Esame finale anno 2007) “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede” [S. Paolo, 2 Tim, 4;7] Indice Nota preliminare ............................................................................................................ p. 9 Introduzione - Itinerario ................................................................................................................….. p. 13 - La struttura dei testi ..................................................................................................... p. 22 - Il periodo storico .......................................................................................................... p. 26 Dalla parola all’immagine: evocazione - Verba imago mundi ..................................................................................................... p. 35 - Teatro e processioni .................................................................................................... p. 47 Dall’immagine al corpo: apparizione - Presenza ed assenza del corpo ..................................................................................... p. 63 - Carceri ospedali e roghi ............................................................................................... p. 78 - Un bel morir ................................................................................................................ p. 95 Dal corpo all’anima: manifestazione - Male Nostrum ............................................................................................................. p. 107 - Epidemie ..................................................................................................................... p. 122 - Vis medicatrix Naturae ............................................................................................... p. 132 Dall’anima al segno: testimonianza - Oggetti magici ............................................................................................................ p. 155 - Miracoli ...................................................................................................................... p. 170 - Eroi ............................................................................................................................. p. 183 Dal segno alla parola: mito - Fama e potere ............................................................................................................. p. 199 - Predestinazione .......................................................................................................... p. 204 Conclusioni - La conquista dell’orizzonte ........................................................................................ p. 213 Appendice - Fonti ............................................................................................................................ p. I - Lettere annue: elenco cronologico ........................................................................... p. LXXIII - Cronologia minima ..................................................................................................... p. LXV Bibliografia - Fonti ........................................................................................................................... p. 223 - Fonti secondarie ......................................................................................................... p. 227 - Strumenti .................................................................................................................... p. 229 7 Nota preliminare La nostra analisi dell’immagine dell’Oriente nelle lettere della Compagnia di Gesù, si suddivide in cinque capitoli, che seguono il percorso individuato dalla parola nel sistema informativo, pensato ed organizzato dall’ordine gesuita, tra le colonie orientali dell’Impero portoghese e la madrepatria, centrando l’attenzione sul decennio che va dal 1573 al 15831. Il periodo storico scelto come punto di osservazione è interessante perché problematizzato, in Europa, dalla comparsa e scomparsa di personaggi-chiave, sia in ambito gesuitico che in ambito laico: l’elezione di un nuovo Generale della Compagnia nel 1573, la scomparsa di Dom Sebastião nel 1578, l’inizio del dominio spagnolo sul Portogallo nel 1580. Avvenimenti, questi, che avrebbero potuto avere tutti un impatto notevole sul governo delle colonie e sull’informazione che le riguardava. Scopriremo che la parola, nell’uso delle lettere gesuitiche, risulta creativa, e viene ricreata attraverso le immagini che essa stessa riferisce, e seguiremo le sue tracce attraverso la rappresentazione di oggetti specifici, la loro materializzazione ed il successivo innalzamento a segno, che, infine restituirà un nuovo mito auto-referente, prodotto secondo un processo circolare e sempre accrescitivo: il mito della Compagnia di Gesù. In appendice si troveranno degli elementi utili ad un migliore inquadramento storico degli avvenimenti, quali una breve cronologia, dall’arrivo della Compagnia in India alla fine del secolo XVI, un elenco di tutte le lettere annue provenienti dall’India, in questo periodo, che si trovano all’interno della raccolta dei Documenta Indica2 di padre Joseph Wicky, ed un’antologia di brani scelti dai testi, in trascrizione diplomatica per conservarne l’evidenza delle varianti linguistiche, che verrà utilizzato come fonte dei riferimenti presenti a piè pagina. La scelta di produrre, in appendice, parte di un corpus immenso è funzionale allo studio che presentiamo, data la non immediata reperibilità degli originali e la dispersività della ricerca all’interno dei diciotto volumi dell’opera del Wicky. I brani che presentiamo sono stati estratti esclusivamente al fine di supportare il discorso sul tema di 1 Dovendo peraltro arrivare quanto meno al 1586, per rispettare i tempi di spedizione, ricezione e spedizione in risposta, delle lettere. 2 Joseph Wicky, (a cura di), Documenta Indica, vols. I-XVIII, in “Monumenta Historica Societatis Iesu”, Roma, IHSI, 1948-1988. 9 questo studio, in qualità di note al testo. La difficoltà di lettura e la corposità raggiunta dall’apparato hanno però reso necessaria un’ulteriore selezione: alcune citazioni, imprescindibili alla comprensione immediata dell’analisi, sono state inserite infra-testo, mentre tutte le altre sono confluite in uno spazio apposito, che prende il nome di “Fonti”. In questo spazio, le lettere sono state ricostruite secondo l’ordine cronologico, attribuendo ai paragrafi un numero funzionale al nostro studio e, in molti casi, diverso da quelli originari. Sono comunque state prodotte le indicazioni originarie di pagina e numero di documento per ognuno di essi. 10 INTRODUZIONE Itinerario “Ogni data rappresentazione è non solo il riflesso o il prodotto di rapporti sociali, ma è essa stessa un rapporto sociale, legato alle convinzioni collettive, alle gerarchie di status, alle resistenze e ai conflitti che esistono nelle altre sfere della cultura nel cui ambito essa circola” 1 “Socedem naquella Costa cada dia cousas se muita edificação que agora não se escrevem por falta da carta annual que ainda não veyo”2 Il 6 maggio del 1542, il primo piccolo gruppo di gesuiti destinati alle missioni orientali entra nel porto di Goa, sotto la guida di Francesco Saverio, spagnolo di Navarra e futuro santo. La struttura della Compagnia di Gesù, già dall’inizio fortemente gerarchizzata, prevedeva un controllo centrale dell’azione missionaria3, sebbene non fosse ancora stato codificato, in termini precisi, un effettivo modus operandi, né per quanto riguardava la condotta da tenere in loco, né per come permettere la guida ed il controllo dei superiori direttamente dalle sedi europee4. L’informazione sui fatti d’Oltremare arrivava in Europa con le navi militari e mercantili che facevano la spola tra l’Oriente e Lisbona, con l’evidente possibilità che le lettere andassero disperse nei naufragi o nei saccheggi dei pirati che correvano le acque dell’Oceano Indiano. La Compagnia di Gesù, nata con l’intento specifico dell’apostolato tra i pagani sulle orme di S. Paolo, operava nei nuovi territori della Corona portoghese occupandosi principalmente di risvegliare, restituire o salvare l’anima degli abitanti delle colonie. Cristiani o pagani che fossero. 1 Piero Boitani, “Il racconto di un’avventura”, in: Stephen Greenblatt, Meraviglia e possesso. Lo stupore di fronte al nuovo mondo, Bologna, Il Mulino, 1994, p. 29. 2 P. Gomes Vaz S.I. P. [Everardo Mercuriano,] Praep. Gen. S.I. Resp. P. Provinciali Lusitaniae, Goa 14 Novembris 1576, (tertia via), in: WICKY, Joseph, (a cura di), “Documenta Indica”, vol. X, in Monumenta Historica Societatis Iesu, vol. 101, Roma, IHSI, 1968, doc. n. 45, p. 761. A partire da questo momento, il riferimento bibliografico per i Documenta Indica sarà dato in forma abbreviata, secondo l’impaginazione della parte dedicata alle Fonti che si trova in appendice al presente studio. In questo caso: [DI, X, 45, §38, pp. XXV-XXVI]. L’indicazione per esteso si troverà in bibliografia. 3 Ove il centro era costituito dalle sedi portoghesi della Compagnia e dalla Curia Pontificia. 4 Gli Esercizi Spirituali di S. Ignazio di Loyola, stabiliscono delle linee generali di comportamento etico e morale, mentre le Costituzioni della Compagnia di Gesù trattano dell’organizzazione interna e delle finalità della Compagnia: non erano ovviamente codici da seguire nella contingenza dell’azione, ma linee ispiratrici di quest’ultima. 13 Con il passare degli anni, ed in seguito all’azione evangelizzatrice, rapidissima ed estesa, di Francesco Saverio5, le residenze della Compagnia di Gesù si moltiplicarono su tutto il territorio coloniale, raggiungendo anche l’interno di regni confinanti, spesso nemici. Per garantire la compattezza del sistema, e dell’azione missionaria, si richiese che i vari collegi inviassero periodicamente delle lettere informative agli organismi superiori d’Europa. In breve tempo questi documenti confluirono in un’unica lettera, detta ‘annua’ a causa della cadenza – appunto – annuale, che semplificava e rendeva più rapida la divulgazione delle notizie, snellendo la mole cartacea e limitando il possibile disordine in una sorta di auto-archiviazione pregressa. Era principalmente nella sede di Goa, centro del potere cristiano in Asia, che le notizie venivano radunate e rese “presentabili” per essere inviate all’estero, intendendo con la parola “estero” ogni luogo in cui esistessero case o collegi gesuitici6. La lingua in cui venivano redatte era scelta dall’esterno, per facilitare la comprensione del testo in un ambiente in cui il latino veniva progressivamente soppiantato dalle lingue nazionali, rimanendo comunque imprescindibile alla stesura di testi liturgici o teologici, nonché alle ‘annue’ dall’Europa: Como V.R. entenderá polla annua de Jappão, a qual folgamos nós que a queirão feita em lingoa portugues[a], porque tinhamos bem de trabalho em fazê-la em castelhano. Mas fazia-se pollo ter assi expressamente ordenado o nosso Padre os annos passados por sua carta, dizendo que, porquanto se não entendia em Roma em portugues, não se podendo fazer commodamente em latim, se fizesse antes em italiano ou em castelhano, mas já que V.R. escreve agora que fassamos o contrario, assi o faremos; e folgara também que nosso Padre me ordenasse que eu também lhe escrevesse minhas cartas em portugues, porque nesta lingoa eu me entendo melhor e tenho grande trabalho em achar quem me escreva em castelhano, e assi vão 7 sempre as cartas muito mal scritas e assi hé necessario que nos perdoem os erros. I documenti, che per un caso fortuito costituirono fino al secolo XVII la principale fonte d’informazione sulla storia d’Oriente, furono raccolti da Padre Joseph Wicky tra il 1948 e il 1988 nella monumentale collezione dei Documenta Indica, all’interno della quale è possibile incontrare informazioni, riguardanti l’andamento della missione in tutti i territori orientali, che vanno dal numero dei gesuiti presenti in ogni collegio alla 5 Già nel 1544 vengono battezzati oltre 100000 abitanti della costa del Malabar, a sud di Goa. Nell’arco di 10 anni erano già stabilite le residenze principali sul territorio indiano, a Malacca, in Cina ed in Giappone. Nel 1552 “O Padre Francisco Xavier recebe em Goa, de Inácio de Loyola, as patentes de provincial de todo o Oriente e os poderes do próprio geral da Companhia” [Carlos Alexandre de Morais, Cronologia Geral da Índia Portuguesa, 1498-1962, Lisboa, Editorial Estampa, 1997, p. 53]. 6 [DI XII, 23, §1, pp. L-LI]. 7 [DI XVIII, 57, §1, p. LXXII]. 14 descrizione della vita e del risultato dell’apostolato, con l’aggiunta di aneddoti esemplari attinenti agli obiettivi principali della Compagnia che, nel periodo storico che sarà preso in considerazione, si riassumono in tre punti principali: la cura dell’anima, la cura del corpo e quella delle relazioni, propri o altrui. Attraverso l’analisi del linguaggio, utilizzato nella stesura delle lettere, si evidenzia la presenza di due metafore8 fondamentali, che accompagnano il racconto dell’evangelizzazione dell’Oriente: la metafora agro-alimentare e la metafora terapeutica. Sembra che in una prima fase, quella che accompagnò la conquista del territorio, la rappresentazione degli eventi si esprimesse maggiormente attraverso un modello che, con il passaggio attraverso varie fasi logiche, arriva ad essere antropofagico, legato, come si mostra, al cibo ed alla sua produzione/assunzione nella persona dell’altro.9 Questi, inoltre, si pone da subito come oggetto bidimensionale, senza profondità, puro schermo da possedere semplicemente e su cui proiettare un’immagine pre-fabbricata, attraverso la conoscenza di altri ‘altri’, nell’intento di attribuirgli una rapida collocazione all’interno del sistema coloniale. In un secondo tempo, all’epoca della stabilizzazione imperiale, l’oggetto viene invece esaminato e mutato perché non si trasformi in un grumo di diversità all’interno dell’omogeneità dell’organismo principale. In questa fase, l’‘altro’ acquisisce profondità attraverso l’avvicinamento e la conoscenza diretta, che ne permettono la differenziazione, da ciò che era precedentemente conosciuto, e la conseguente discriminazione, o suddivisione, in categorie più specifiche e ristrette, facilitando il processo di analisi ed assimilazione. Appare comprensibile in questo caso, dunque, l’applicazione della metafora medica, che permette di utilizzare il risultato dell’analisi al fine di guarire l’Impero, nel suo nuovo corpo allargato, dai possibili agenti patogeni. L’‘altro’ può essere ancora inserito nella metafora agreste, ma solo come singolo: ovvero si possono ‘estirpare le erbacce’ dal 8 Il termine “metafora” indica, in questo caso, dei veri e propri filtri culturali, attraverso i quali la realtà viene recepita e trasmessa, sia che si tratti di realtà afferente all’estraneo, sia che si tratti della realtà del simile o del proprio. Le metafore sono un insieme concettuale, fatto di richiami e strutture linguistiche che esprimono l’esperienza diretta attraverso similitudini esplicite ed implicite, come avremo modo di vedere con l’analisi proposta. 9 “Finalmente aynda que não fosse mais que a esperança que temos nestas flores destes inocentesinhos a virem por tempo a produzir grande fruyto, e seus descendentes virem ser ainda como nós nas cousas da fee e religião christaam, parece que ouvera homem de dar por bem empregados os trabalhos e as forças gastadas nesta vinha do Senhor, por quem elle derramou seu presiosissimo sangue na cruz que tanto lhe custou como sabemos” [DI IX, 104, §3, pp. X-XI]. 15 pensiero religioso dell’individuo ma non dalla collettività, perchè essa è già assunta, a priori, come omogenea. La metafora della malattia, così come quella, precedente in ordine temporale, del cibo, si inseriscono nella semantica dell’antica macro-metafora dello Stato-corpo, composto di varie membra. Nel caso dell’Impero coloniale, che è una forma di Stato dinamico, in movimento ed espansione, il corpo deve essere nutrito e curato, deve ingerire e metabolizzare elementi che ne nutrano la struttura, per sostenersi e mantenersi in vita. Storicamente è anche possibile riscontrare un interessante parallelismo tra l’applicazione della metafora all’interno del linguaggio e la pratica dell’acquisizione di enti all’interno del sistema: nella prima fase, quella più propriamente espansionistica, si cercava di produrre una contaminazione dell’‘altro’, che potesse costringerlo, a causa della perdita del proprio status originario, alla conversione, proprio attraverso il cibo, tramutato dunque in strumento. Nel periodo immediatamente successivo, invece, sono gli ospedali a fungere da soglia: E por toda a Coresma e dous meses deposi está sempre a igreja e ha crasta chea de penitentes que acodem a buscar o remedio de suas almas [...] E o hospital è tido em tanta veneração entre elles, que dizem os mesmos gentios e infieis que aquella casa hé propria de Deos, pois que nella se acode aos baixos e desemparados [...] e serve aquella casa não somente pera enparo dos pobres enfermos, mas tambem pera huma isca pera fazer muitos christãos, porque os gentios acodem a elle quando estão enfermos e se fazem desta maneira christãos.10 La terapia efficace, e quindi l’eliminazione del male quale minaccia alla sussistenza fisica del singolo, viene offerta solo all’interno del sistema occupante, che in questo modo provvede anche alla sublimazione, in spirito/anima-cristiana, delle proprie parti costituenti, nonché all’assimilazione, che viene offerta spontaneamente ed in forma non violenta con la richiesta di guarigione, e che quindi non prospetta, nell’immediato, pericolose reazioni di rigetto. La parola “remedio”, ovvero medicina, è utilizzata, nel lessico delle lettere gesuitiche, anche per indicare la possibilità di salvezza per l’anima, sottolineando ancora una volta che, nel secondo periodo della costituzione coloniale – non più periodo di conquista ma di assestamento in loco – la metafora fondamentale all’interno della quale avviene la creazione dell’immagine, in questo caso dell’immagine dell’Oriente, si innesta sull’asse malattia/cura, e conquista, in maniera progressiva, lo spazio linguistico occupato 10 [DI X, 45, §9/22, pp. XX/XXII]. 16
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