2 No part of this book may be reproduced or translated in any form, by print, photoprint, microfilm and by other means, without written permission from the publisher. 8 by CESHE (Belgium) 1995 che ha dato autorizzazione temporanea a Rosanna Breda, in data 5 aprile 1995, di pubblicare, sotto questa forma, la presente opera in lingua italiana 16 ottobre 2010 3 VERA STORIA dell' EGITTO ANTICO Volume III NNNNUUUUOOOOVVVVOOOO EEEE BBBBAAAASSSSSSSSOOOO IIIIMMMMPPPPEEEERRRROOOO del Cattolico francese FERNAND CROMBETTE 4 PREFAZIONE Questo terzo volume termina il "riassunto" che Fernand Crombette ha chiamato "La vera storia dell'Egitto antico" e che ha tratto dai 14 volumi del suo studio estremamente appro- fondito: il "Libro dei nomi dei re d'Egitto". In esso aveva scrutato il significato dei cartigli dei re e delle regine d'Egitto ed era pervenu- to, grazie al copto antico monosillabico, ad estrarne storia e datazione di tutte le dinastie e- giziane e dei loro faraoni. Nel presente volume il lettore trova questa storia del Nuovo e Basso Impero che si chiude all'inizio della nostra èra cristiana. Chi non conoscesse le opere in cui Fernand Crombette ha consegnato la base di questo e- norme lavoro, è invitato a consultarne almeno i primi volumi. Vi scoprirà il sua modo per- sonale di lavorare per leggere e tradurre, infine scrivere, la vera storia di questo popolo. Noi abbiamo mantenuto, come in tutta l'opera di Crombette, la maggior parte dei disegni e delle carte da lui stesso disegnati, e nel testo il nome delle regioni, paesi e città che erano validi al momento in cui egli scriveva il suo libro al fine di rispettare l'omogeneità del suo lavoro. Noi pensiamo che i tre volumi di quest'opera faranno la gioia di quelli che si interessano al- la Storia Antica. 5 XVIIIª DINASTIA TEBANA Riassumiamo la storia dell'Egitto sotto la XVIIIª dinastia. Nel 15795, all'alba del Nuovo Impero, troviamo il potere faraonico ripartito su due teste teoricamente uguali in diritti: Amosis, vincitore a metà, è il solo re d'Egitto e di Nubia, il capo supremo dell'Africa; solo due nòmi del nord-ovest del Delta formano un'enclave conservata dal re di Tanis, Aseth; quest'ultimo ha abbandonato al suo concorrente il possesso delle isole mediterranee e ha mantenuto la supremazia sull'Asia Minore. Entrambi si devono mutuo aiuto militare. É un arrangiamento di principio che, rispettato nelle sue grandi linee, si mostrerà rapida- mente caduco su vari punti. Da una parte, gli alleati negri e beduini di Amosis agiranno da popoli indipendenti e, non solo non riconosceranno la sua autorità, ma faranno in Egitto frequenti incursioni devastatrici che obbligheranno rapidamente il faraone a mettere alla te- sta dell'Etiopia un viceré dalle virtù militari al posto dei due re di Alta e Bassa Nubia che vi avevano messo i Pastori. D'altra parte, la disfatta dei taniti riecheggerà in tutto l'Oriente e, a partire da questo mo- mento, cominceranno a formarsi, accanto a quello di Babilonia, i grandi imperi autonomi del Mitanni, di Assiria, degli Ittiti e degli Achèi. Contemporaneamente, i faraoni regionali di origine hyksôs, spodestati da Amosis, reclameranno all'esterno delle compensazioni che saranno offerte loro in Siro-Palestina dove li si vede ritagliarsi almeno sette stati costieri. Queste regalità modeste, lungi dall'esaudire le loro rivendicazioni, saranno per loro, al con- trario, una base operativa per tentare di riconquistare il Delta ai re d'Egitto i quali dovranno, a più riprese, spalleggiati dai re taniti della XVIª dinastia, andare a riportarli alla ragione, così come abbiamo esposto al capitolo della XVIª dinastia dei Pastori nel precedente volu- me. Nel 1543¾, Aseth moriva senza eredi e la monarchia dei Pastori diveniva elettiva per pe- riodi di 10 anni. Di fronte, la XVIIIª dinastia tebana appariva come il tipo della monarchia assoluta e tuttavia conosceva un altro genere di crisi. L'alleanza matrimoniale di un egizia- no con una negra diede dei discendenti maschi di scarsa vitalità psichica, e le regine nere giocarono dunque un ruolo preponderante. Con il loro appoggio, l'alto clero di Amon, che suppliva talvolta all'incapacità dei loro mariti di generare, dominò inizialmente la dinastia finché delle unioni di discendenti dei re detronizzati da Amosis con delle principesse di o- rigine asiatica ebbero restituito una razza meno precaria. Questi rampolli si resero via via più indipendenti dai sacerdoti di Tebe e si appoggiarono volentieri sui re di Tanis le cui truppe erano spesso necessarie per respingere le invasioni massicce dei Bedjas o dei popoli centro-africani che si spingevano talora fin nel cuore dell'Egitto. Infine, dei faraoni venne- ro all'opposizione dichiarata al clero e anche al culto di Amon e si avvicinarono all'Adonai ebraico. Quest'ultima situazione durò più di mezzo secolo, dopo di che, grazie a tradimenti e assassinii, i sacerdoti di Amon riguadagnarono la loro influenza. Questa è la trama gene- rale del primo periodo del Nuovo Impero. Se, in questo periodo, l'Egitto poté coprirsi di monumenti del tutto notevoli come i templi di Luxor, di Karnak e di Deir-el-Bahari, i colossi di Memnon, ecc., lo dovette, in gran parte, alla guardia vigilante che montavano alle sue frontiere le truppe tanite, come pure alla ple- iade di artisti eminenti che si erano formati lungamente sotto l'ègida degli Apophis. In seguito, la politica di pace con l'esterno intrapresa da Amenophis III, da Horos e dai suoi successori, assicurò all'Egitto la sicurezza al nord, se non proprio la tranquillità assoluta 6 contro i predatori. É, in effetti, notevole che sotto il regno di Horos e dei faraoni adonaisti, che avevano abbandonato i sacrifici umani rimpiazzandoli con l'offerta del pane, non ci sia più il problema dei Bedjas e dei negri, come se il motivo principale dei loro interventi fosse stato loro tolto. Questo fatto, unito alla frequente coincidenza delle invasioni con le ceri- monie sacrificatorie, ci conferma nell'idea che il fine degli intrusi era soprattutto quello di tentar di liberare i loro compatrioti minacciati di immolazione, o almeno di vendicarli. Se passiamo una rivista rapida dei re della XVIIIª dinastia, vediamo innanzitutto quella che fu la vera fondatrice di questa linea, Sattô-Phôtos, la vedova del primo Amosis, re regionale di Tebe dal 16015 al 15975, la quale preparò la lotta contro i Pastori, allacciò delle alleanze, riunì delle armate, sposò il figlio a una principessa nera, e finalmente assisté al successo dei suoi sforzi nel 15795. Ma vi sopravvisse poco, d'altronde, giacché morì nel 1575¾. Suo figlio, Amosis, regnò gloriosamente fino al 1554. Sotto il suo regno, si ripresero i sa- crifici umani di cui Giuseppe aveva già dimostrato, durante il suo lungo governo, la totale inutilità. Quando il primo figlio di Amosis, Chebron, ebbe raggiunto l'età di 12 anni, ossia verso il 1567, se lo associò al trono; questa precauzione fu però resa inutile dal fatto che Chebron morì nello stesso tempo di suo padre. La carica del governo incombette allora alla vedova di Amosis, Iôros-Makhè, figlia proba- bile del re negro del Ruanda-Urundi, donna energica, già abituata al potere anche quando suo marito era in vita, e che non fece fatica a dirigere l'Egitto, dapprima a nome del suo se- condo figlio minorenne, Amenophtis, e poi anche fino al 1545, data in cui morì. Teoricamente re fin dalla morte di suo padre, nel 1554, Amenophtis passò i primi anni del suo regno sotto tutela. Divenuto maggiorenne, si occupò di quella che fu la grande opera della sua vita, la costruzione dell'immenso tempio di Karnak. Senza dubbio sua madre e sua nonna ne avevano già accarezzato il progetto, d'accordo coi sacerdoti, ma è in occasio- ne del giubileo del 15455, che egli preparava, che uscirono le prime colonne della famosa sala ipostila che doveva fare lo stupore e l'ammirazione delle future generazioni, e la co- struzione del monumento, spinta avanti attivamente, dovette essere finita, per l'essenziale, alla sua morte avvenuta nel 15335, giacché, per gli annessi e i dettagli, vi si lavorò ancora a lungo dopo di lui. Mentre stava celebrando il giubileo del 15455, ci fu una massiccia inva- sione di Beduini, discesi dalla catena Arabica per tutte le valli che si gettano nel Nilo; do- vette così abbandonare a sua madre la continuazione delle cerimonie per correre sul nemi- co. Non si citano espressamente altre campagne sotto il suo regno. Quando morì Amenophtis, ancora relativamente giovane, non aveva figli. Sua moglie, A- delphè Amesses, prima regina associata, conservò il potere da sola. Ma la grave questione della continuità dinastica non era comunque risolta. Il clero tebano vi provvide senza indu- gi: si fece dare da Amon un oracolo secondo il quale la regina doveva unirsi al gran- sacerdote; si fabbricò così un figlio postumo a Amenophtis; ma la data di nascita erà là, e non permise di nascondere il giochetto. Questo figlio, Misaphris (o Thoutmosis I), nato verso il 15325, fu associato al trono come viceré quando fu maggiorenne, cioè verso il 15165, ma solo dopo la morte di sua madre, nel 1511¾, poté prendere effettivamente il potere. Non appena maggiorenne, tuttavia, aveva dovuto prendere le armi per respingere una gran- de invasione di negri feroci della regione delle cateratte del Nilo Bianco, gli antichi alleati 7 di Amosis. Per regolarizzare l'occupazione del trono di Misaphris, malgrado l'illegittimità della sua na- scita, gli si fece sposare una principessa nera discendente di Amosis, chiamata Iôrhakos Ammônisiyos. Ma bisogna credere che la fecondità di questa unione fosse dubbia, giacché la nascita della figlia primogenita di Iôrhakos Ammônisiyos è rappresentata, a Deir-el- Bahari, come il risultato di un'unione della regina con Amon, cioè, di fatto, con il gran- sacerdote. Misaphris ebbe tuttavia dalla regina un figlio legittimo qualche anno più tardi, Misphragmouthosis (o Thoutmosis II), ma questi non aveva che 12 anni quando, nel 1499, morì suo padre. Circa un anno e mezzo prima della sua scomparsa, Misaphris aveva associato al trono quel- la che passava per sua figlia primogenita, Makhaira; secondo il suo testamento, essa doveva regnare dapprima a nome di suo fratello minore, quindi custodire Tebe, l'Alto Egitto e la Nubia, mentre Misphragmouthosis avrebbe regnato a Crocodilopolis e nel Delta. Makhaira fu una grande regina; è alla sua iniziativa, oltre che a un architetto e a degli scultori di ispi- razione greco-hyksos, che è dovuto l'ammirabile tempio di Deir-el-Bahari; ella fece anche riprendere i viaggi in Ofir. Ben rappresentata in geroglifico da una sciabola osiriana, ebbe delle virtù guerresche e prese parte ai combattimenti delle truppe egiziane e tanite che eb- bero a respingere una grande invasione dei trogloditi verso il 1487. Bisogna notare che, se Makhaira ha potuto intraprendere la costruzione di Deir-el-Bahari, è apparentemente perché quella del grande tempio di Karnak era terminata, astrazion fatta per la decorazione, molto più tardiva. Sembra proprio che, per seguire la tradizione delle regine che l'avevano preceduta, Makhai- ra sia stata l'amante del gran-sacerdote di Tebe, giacché è detta la sposa di Amon mentre la moglie del gran-sacerdote diventa la concubina del dio. É a questi legami irregolari che bi- sogna attribuire l'enorme accrescimento del potere dei gran-sacerdoti dell'epoca ai quali le regine non potevano rifiutare nulla. Associata al trono nel 15005, regina reggente nel 1499, Makhaira non vide senza appren- sione il suo giovane fratello, divenuto maggiorenne, rendersi indipendente ed esigere la sua parte di eredità paterna appellandosi appunto alla regolarità della sua nascita; ella poteva temere che questo argomento avrebbe servito al giovane re per reclamare il potere su tutto il paese. Misphragmouthosis aveva, in effetti, dovuto prender parte alla repressione della rivolta di Cadmus, nel 1493, e si era così avvicinato a Tanis da cui poteva sperare l'eventua- le appoggio. Cercò quindi anche lei l'appoggio di un braccio-forte. Lo trovò in un matri- monio, nel 1493, con Mesekys, figlio di una donna di secondo rango di Misaphris. Quest'ultima discendeva dai re della XVIIª dinastia detronizzati da Amosis, e poteva pre- tendersi gli stessi diritti al trono dei rampolli del fondatore della XVIIIª dinastia. Dapprima semplice prìncipe consorte, Mesekis (o Thoutmosis III) reclamò da sua moglie Makhaira l'effettiva associazione al potere. Verso il 14865, quando egli avrebbe dovuto respingere l'invasione dei trogloditi, questa non poté essergli rifiutata, tanto che alla morte della regi- na, nel 1480, egli divenne naturalmente re del Sud, mentre Misphragmouthosis era faraone del Nord. Non si può certo dire che i loro rapporti fossero inizialmente molto stretti dati gli interessi piuttosto contrapposti, ma, nel 1474, l'insurrezione di Danaus, che sono chiamati a reprimere, ne fa dei compagni d'armi e degli amici. Insieme, martellano le iscrizioni di Makhaira, il cui orgoglio li ha ugualmente feriti e a cui rimproverano parimenti l'origine, e quando nel 1473 Misphragmouthosis muore, Mesekys non fa fatica a raccoglierne la suc- cessione e diventa l'unico re d'Egitto. Fino ad allora, Mesekys si era mostrato fervente adoratore di Amon: doveva, in effetti, farsi 8 accettare dal clero tebano. Al contrario, Misphragmouthosis aveva praticato un gioco di bascula tra Tanis e Tebe. Divenuto capo supremo e avendo a sua disposizione tutte le forze dell'Egitto, Mesekys si libera dall'impresa sacerdotale e riprende la politica del suo prede- cessore; arriva perfino a vessare il clero di Amon; è così che lascia giacere al suolo, dove rimarrà per 35 anni, uno degli obelischi che avrebbe dovuto erigere per il giubileo del 14555. Mesekys fu un faraone guerriero; durante il suo lungo regno, che finì nel 14335, fe- ce non meno di 15 campagne. Avendo dovuto respingere a più riprese delle invasioni in Nubia, vi costruì grandi fortezze, precisamente a Semneh. Molto prima della sua morte, Mesekys associò al potere suo figlio Amenophisβ; fatto ciò, verso il 1456, lo incaricò di condurre una campagna in Canaan e fino nel Mitanni. Per con- solidare la sua vittoria, Amenophisβ stabilì in Mitanni una nuova dinastia alla quale lasciò una larga indipendenza e a cui si unì con un trattato di alleanza. Questo fu, per l'Egitto, l'i- nizio di un periodo tutto nuovo di tranquillità all'esterno, di autorità all'interno nei riguardi del clero, di matrimoni asiatici in luogo di quelli neri, di concezioni religiose di un ordine più elevato. Il regno personale di Amenophisβ durò solo 8 anni e prese fine nel 14255, ma dopo una viceregalità di 33. A Amenophisβ, nato da Makhaira, successe il figlio Thoutmosis IV. Questi aveva dunque ancora un po' di sangue nero di sua nonna nelle vene; è senza dubbio questa la ragione per cui Thoutmosis non poté avere dei figli, e se gliene troviamo uno, è certo per l'abituale sot- terfugio di Amon rappresentato dal suo gran-sacerdote. Questo spiegherebbe perchè, con- trariamente ai suoi due predecessori, Thoutmosis IV abbia fatto alcune concessioni al clero tebano, appunto erigendo l'obelisco che loro avevano lasciato a terra. Per contro, egli liberò la sfinge dalla sabbia che l'aveva inghiottita, forse intenzionalmente; così dava alternativa- mente soddisfazione a Tanis e a Tebe. Dal suo arrivo al potere, Thoutmosis aveva dovuto differire la celebrazione del giubileo del 14255 per lottare contro i negri invasori nella re- gione di Méroe; fu anche portato a rinforzare le difese nella regione di Saras, in Bassa Nu- bia. Nell'occasione della sua campagna di Mèroe, designò come viceré d'Etiopia quello che sarebbe divenuto, 9 anni e mezzo più tardi, il suo successore sul trono d'Egitto, Amenophis III Memnon. Amenophis Memnon era il fratello consanguineo di Amenophisβ. Dopo la campagna vitto- riosa che questi aveva conseguito in Mitanni, verso il 1456, le relazioni tra Thoutmosis III, suo padre, e Shaushattar, il nuovo re del Mitanni, erano rimaste eccellenti. Ma quando Ar- tatama successe a Shaushattar, nel 1444, Thoutmosis III tenne ad assicurarsi le sue buone disposizioni chiedendogli una delle figlie in matrimonio. Dopo molte insistenze Artatama cedette, e si può credere che l'unione di Thoutmosis III con la principessa mitanniana sia avvenuta verso la fine del 1443. La principessa aveva un nome che significava Aurora; per questo il figlio che le nacque l'anno seguente, Amenophis, può dirsi: figlio di quella che è così grande che precede il sole. Egli aveva 16 anni quando divenne viceré di Etiopia. Po- co dopo, fu inviato in Asia Minore da Thoutmosis IV per liberare Troia assediata dai greci. Egli era accompagnato dal figlio di Thoutmosis la cui nascita era sospetta e che a causa di ciò è soprannominato Antilokhos; Amenophis approfittò dell'allontanamento per far sparire un concorrente che riteneva illegittimo, e ciò gli permise di succedere a Thoutmosis sul tro- no d'Egitto nel 1416. Durante il suo lungo regno (morì nel 1385) Amenophis Memnon eb- be a respingere, con l'aiuto dei taniti, numerose incursioni, di cui alcune molto audaci, dei Bedjas e dei Negri. Fu anche un faraone costruttore; ha lasciato appunto due statue dette i colossi di Memnon, alte quasi 18 metri e di cui una, incrinata, dava un tempo dei suoni ar- moniosi all'aurora, e ciò aveva dato luogo a una graziosa leggenda. Nel 1410, Amenophis III aveva sposato, anche lui, una principessa mitanniana chiamata Thyia che fu sopranno- minata Aurora come la madre del re. Memnon trovò la morte nel corso di una guerra sfor- 9 tunata contro Shoubbilouliouma, re degli ittiti, il quale è forse l'Achille che, secondo la leg- genda greca, uccise Memnon. La regina Thyia era morta 10 anni prima in seguito al giubi- leo del 13955, nel corso del quale aveva preso il posto della moglie del gran-sacerdote di Tebe, il che permette di pensare che fu vittima della sua gelosia. Nel 1409 aveva reso Memnon padre di 2 gemelli. Questi figli non avevano che 15 anni quando, nel 1394, la vice regalità di Etiopia divenne vacante. Memnon l'affidò al primogenito che l'occupò per 9 anni, dopo i quali venne in E- gitto a rimpiazzare suo padre cedendo il trono di Napata al suo cadetto. All'inizio il primo- genito si chiamava, come suo padre, Amenophis, ma è designato sulle liste col suo nome di Hôros perché proscrisse rigorosamente il nome di Amon. All'inizio tutto sembrò andar be- ne tra il nuovo faraone e il clero tebano, ma Hôros volle ben presto accordare a sua madre e a sua nonna gli onori della divinizzazione a Tebe; i sacerdoti si opposero a questo culto re- so a delle straniere; Hôros raccolse il guanto. A partire da quel momento, fece proscrivere rigorosamente il culto di Amon e cancellare il suo nome da tutti i monumenti. Sotto l'influ- enza degli ebrei e nel ricordo di Giuseppe, impose l'adorazione di Adonai che ritenne come il solo vero Dio che si serve del sole per elargire i suoi doni, e i morti celebri non riceveva- no più che un culto di dulìa. Fece costruire a El Amarna, in Medio Egitto, un tempio e una città che furono il dominio esclusivo di Adonai; gli edificò un altro centro di culto in Nubia, là dove si adorava Maia, la dèa tebana, e un altro ancora in Palestina, non lontano da He- bron che era stata all'origine del culto di Amon. Alla maniera dei patriarchi ebrei, rimpiaz- zò i sacrifici umani con le offerte del pane. Dopo due anni, ossia nel 1378, i lavori di El- Amarna furono giudicati sufficientemente avanzati perché si facesse l'inaugurazione del culto di Adonai e il trasferimento della capitale faraonica. In quest'opera di purificazione delle idee religiose, Hôros fu potentemente aiutato da sua moglie Tadoukhepa o Theodeia, anche lei del Mitanni, che la religione mazdèa, più pura dell'egiziana, aveva preparato a ri- cevere la vera luce. Ma nel 1366 Theodeia morì. Hôros, desolato, fece tornare suo fratello dall'Etiopia e lo prese come consigliere al governo. Nello stesso tempo, associò alla corona sua figlia, Thygater Achegcheres, e il di lei marito Apophis-Arouèris, figlio di un re di Ta- nis e il cui nome asiatico è Piphourouria. Questo regime durò fino al 13485, data della mor- te di Hôros, seguita ben presto dal decesso sospetto di Apophis-Arouèris. Su consiglio dello zio, il fratello gemello di Hôros Thygater Achegcheres, scrive a Shoub- bilouliouma, re degli ittiti, per chiedergli uno dei suoi figli in matrimonio, giacché, diceva, sposare uno dei miei servitori mi fa orrore. Il servitore così indicato era il generale in capo delle truppe egiziane, Armais, che la regina doveva sospettare di averle ucciso il marito per prenderne il posto. Shoubbilouliouma, convinto, invia uno dei suoi figli che viene assassi- nato per via, senza dubbio dalla stessa mano che aveva fatto sparire Piphourouria. La gio- vane regina, guidata dallo zio, amministra allora il regno per tre anni. Nel 13455, essendo divenuto in età matrimoniale un suo fratello di altro letto, Rathotis Adelphe, lo sposa. Nel 13365, Thygater Achegcheres e Rathotis Adelphe muoiono quasi simultaneamente. Il fratello gemello di Hôros, ancora vivente, deve prendere personalmente il potere, sotto il nome di Chebres, con la sua anziana sposa, giacché l'erede al trono, figlia di Thygater A- chegcheres e di Rathotis Adelphe, Akherres-Nephos, ha solo 8 anni. Le si fa sposare un fi- glio del re di Tanis, di 9 anni, Cherres, e li si associa teoricamente al trono. Nel 13325, in occasione dell'ottavo centenario dell'avvento di Mènes, Chebres, la cui resistenza diminui- sce con l'età, accetta di lasciare rientrare a Tebe Cherres e la sua giovane sposa, e l'Egitto è allora diviso in due regni: quello del Nord, Basso e Medio Egitto, capitale El-Amarna, e quello del Sud, Alto Egitto e Nubia, con capitale a Tebe, dove si riprende il culto di Amon. I sacerdoti di Tebe, avendo i figli reali sotto la loro influenza, non ebbero difficoltà ad in- 10 dottrinarli e, aiutati da Armais, aizzarli contro la tutela del loro prozio; tanto che, verso il 1329, quando furono maggiorenni, abbandonarono apertamente il culto di Adonai e presero dei nomi nuovi ispirati a Amon. Nel 1324¼, Cherres moriva. Era stato sposato troppo gio- vane? Era stato anche lui aiutato a morire? Il campo delle ipotesi è libero. In questo mo- mento, quello a cui tutte queste morti devono finalmente giovare, scopre le sue carte: il vecchio Armais, con l'appoggio del clero di Amon, munendosi di un preteso oracolo, vuole imporsi come marito a Akherres Nephos, la quale, inorridita, cerca salvezza dal prozio di cui comprende tardivamente il disinteressamento. Il saggio consigliere non vede altro mez- zo per trarla d'impaccio che darle urgentemente un altro sposo. A tal fine, non si può pen- sare agli ittiti e ai mitànnici che temeranno di subire la sorte del figlio di Shoubbilouliouma. Si fa appello a Persèo, re di Argos, che accorre su una delle sue navi veloci e raccoglie la giovane regina che lo attende su una roccia vicino alla bocca Canopica. Giusto in tempo: due mesi dopo Cherres, anche Chebres scendeva nella tomba (1324). Persèo, la cui nuova sposa prende il nome di Andromeda, scambia allora il suo regno con quello di Tirinto e fonda Micene in onore della regina. Armais ha adesso le mani libere, ma incontestabilmente fa anche la figura di usurpatore, il che era assai mal tollerato nell'Egitto antico. Per salvare la faccia, cerca una sposa tra le fi- glie dei re defunti; scopre una discendente, già su d'età, di Thoutmosis I, della linea nera di Amosis, e ne fa la regina Kommadiasos-Sabktès-Amaiôtos. Adesso si considera come un figlio di Thoutmosis di cui non cesserà di menzionare il nome nelle sue iscrizioni. Poco dopo, questa regina muore, senza, ovviamente, lasciargli eredi, ma il legame genealogico è stato apparentemente salvato. Armais impiegò il suo breve regno a dar prova di un grande zelo verso Amon. Proscrisse formalmente il culto di Adonai e fece abbandonare El-Amarna; ristabilì Amon nel suo culto cruento e moltiplicò le vittime umane per recuperare il ritardo subìto sotto i re adonaisti; i- naugurò la persecuzione centenaria degli ebrei che, cominciata con il suo regno nel 1324, non doveva finire che all'Esodo, nel 1225¾. Prescrisse di opprimerli di lavoro, di imporre loro delle privazioni, di farli perire sotto i colpi; interdì loro l'accesso dell'Egitto e riunì del- le truppe per opporsi eventualmente a un attacco da parte loro. Armais apparteneva all'antica casa dei prìncipi di Cusæ, discendenti di Chasluim dalla mo- glie legittima, e allontanati dal trono a profitto del figlio incestuoso di Maia, Imouthès. Ma in questa branca vi era un primogenito che si chiamava Ramesses, e questi aveva un proni- pote ambizioso chiamato Sethos. Ramesses non poté vedere senza rancore questa elevazio- ne del suo cadetto alla regalità. Forse appoggiato dai greci e dai siro-fenici, ma soprattutto dai re di Tanis ai quali la sua genealogia apparteneva fin dai primi tempi della XVª dinastia, e che non avevano di che felicitarsi dei processi di eliminazione impiegati da Armais nei riguardi di quei loro figli che erano recentemente divenuti re d'Egitto, Ramesses rivendicò la corona armi alla mano. Armais si mostrò meno abile alla guerra che negli assassinii; fu vinto e ucciso nel 13195. Non dovremo ora che completare questa esposizione generale con delle indicazioni com- plementari tratte dallo studio individuale dei faraoni. Amosis, primo re della XVIIIª dinastia, era nato, l'abbiamo detto, verso l'inizio dell'anno 1597; una delle sue iscrizioni lo fa nascere, in effetti, 21 anni prima del giubileo del 15755. Poichè fu proclamato capo dell'armata d'invasione all'età di 16 anni, il suo regno, che fa partire da questo momento, comincia dunque teoricamente nel 15805, ma fu definitivo circa
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