Kenza è nata a Orano, negli anni dell'indipendenza algerina dal colonialismo francese; vessata dal dispotismo di un padre rozzo e violento, che l'ha separata a forza dalla madre, fin da bambina ha condotto la sua battaglia personale per la libertà. Ben presto scopre che la madre, esiliata in Francia, è morta in solitudine. Decisa a rivendicare il proprio diritto al sapere e all'amore, che per lei rappresentano "i due emblemi stessi della libertà" delle donne algerine, Kenza lotta contro l'imposizione del silenzio e la mistificazione della verità, ma il crescere drammatico di un clima di totalitarismo e di ottuso nazionalismo precipita l'intero paese nel sangue e nella paura. Esasperata dalle minacce e dai lutti che colpiscono il suo sparuto gruppo di amici, Kenza decise infine di rifugiarsi in Francia. A Montpellier, scissa fra dolore dell'esilio e la curiosità per una libertà di cui non conosce ancora i confini, ricompone l'amara vicenda della madre scomparsa, e cerca un nuovo avvenire in cui le rive del Mediterraneo si ricongiungano in uno scambio di civiltà e di memorie comuni, di affetti e di pace. Ma nel presente, un identico fallimento accomuna chi resta in patria e chi se ne va, e le parole di Kenza sono ancora colme di amarezza e di rabbia : "Trent'anni di menzogne sulla nostra identità, trent'anni di falsificazione della nostra storia e di mutilazione delle nostre lingue hanno assassinato i nostri sogni".