Scuola Dottorale di Ateneo Graduate School Dottorato di ricerca in Storia delle arti Ciclo XXVI Anno di discussione 2013 Polifonie viventi in area triveneta. Le polifonie viventi in ambito lavorativo: assetti, profili, pratiche. SETTORE SCIENTIFICO DISCIPLINARE DI AFFERENZA: Lart/07 Tesi di Dottorato di Matteo Del Negro, matricola 955891 Coordinatore del Dottorato Tutore del Dottorando Prof. Giuseppe Barbieri Prof. Carmelo Alberti Co-tutori del Dottorando Prof. Maurizio Agamennone Prof. Fabrizio Borin 1 Parte I Teorie, metodologie, apparati concettuali Capitolo I Contestualizzazioni p.5. 1.1 Introduzione p.6. 1.2 Metodi e obbiettivi: le ragioni di una presenza polifonica in ambito lavorativo p. 15. 1.3 Ambito di ricerca: delimitazioni, identità e caratteri del territorio p.17. Delimitazione geografica p.21. Identità p.23. Musics, cultures identities p. 33. La voce come vettore di identità p. 36. Identità triveneta p.40. Capitolo II Assetti teorici p.51. 2.1 Introduzione p.52. 2.2 Beni immateriali pag.54. 2.3 Performance p.67. 2.4 Comunicazione non verbale p.83. 2.5 Comunicazione non verbale: fra consapevolezza e convenzione p.92. 2.6 Polifonie viventi p.98. Parte II Prassi e casistiche Capitolo I Tendenze e caratteristiche generali delle polifonie viventi p.129. 1.1 Statuto delle polifonie viventi p.130. 1.2 Pratiche polifoniche in area triveneta p.132. 1.3 Prospetto sinottico delle associazioni regionali che operano in ambito vocale p.133. 1.4 Fra miti e vestigia, fra testimonianza e camuffamento, tradizionale vel popolare p.139. 1.5 Gratuità e stabilità nelle polifonie viventi p.143. 2 Capitolo II Casi di studio p.145. 2.1 Introduzione p.146. 2.2 Coro della Polizia municipale di Trento p.149. 2.3 Coro Modelli Unici dell’Ordine dei Commercialisti di Verona p.167. 2.4 Coro Bella Ciao, del Sindacato di Trento p.171. 2.5 Coro Voci della foresta dei forestali della Regione Friuli Venezia Giulia p.179. 2.6 Coro Bianche Cime dell’Ospedale di Belluno p.184. 2.7 Coro Voci della Ferrata di Verona p.186. 2.8 Coro PieMme della polizia municipale di Padova p.194. 2.9 Coro delle filandere di Arcade (TV) p.198. 2.10 Coro Partigiano e della Resistenza di Udine p.205. 2.11 Coro Partigiano Triestino Pinko Tomazic p.210. 2.12 Coro Doberdob dei cacciatori sloveni di Monrupino (TS) p.217. 2.13 Coro dei Vigili del fuoco volontari di Fiemme (TN) p.219. 2.14 Coro dell’Ordine degli Avvocati di Verona p.221. 2.15 Coro delle Cime, dello stabilimento Montedison di Marghera p.226. 2.16 Coro Fiamme Gialle della Guardia di Finanza del Veneto p.234. 2.17 Coro Ermes Grion della Fincantieri di Monfalcone p.235. Capitolo III Esperienze di coralità e scambi corali triveneto-istria p.249. Parte III La mappa polifonica: osservazioni e conclusioni p.261. Parte IV Bibliografia, discografia, sitografia p.268. 3 Parte I Teorie, metodologie, apparati concettuali 4 Capitolo I Contestualizzazioni 5 1.1 Introduzione Gli studi intorno all’uso della voce quale vettore di espressione performativa constano di contributi scientifici assai cospicui e disposti in prospettive diverse. Diversi ambiti di studio compongono il panorama preso in esame, generalmente divisibili in almeno due macro aree: a) riflessioni intorno alla voce intesa quale modalità comunicativa propria di un singolo soggetto (dimensione di canto solista1); b) contributi relativi all’espressione di gruppo2. Una seconda generale (e problematica) dicotomia si può focalizzare fra: a) la dimensione della cosiddetta ‘musica d’arte’ e b) una tradizione ‘popolare’3. Ancora, procedendo per coppie dicotomiche: a) un assetto professionistico e b) una dimensione amatoriale4. Questo lavoro intende concentrare la propria attenzione prendendo in considerazione la dimensione associativa relativa al canto di gruppo, esaminandone le modalità di attivazione e funzionamento alla luce e sulla scorta della co-azione delle due ultime dicotomie presentate. La combinazione dei parametri indicati consegna un panorama affatto omogeneo e problematicamente definitivo: l’ esame si rivela un esercizio critico votato alla continua e pragmatica valutazione, nell’ambito di assetti e pratiche performative talvolta anche assai lontani da stilemi e tipologie univoche. A questi parametri sistemici occorre accompagnare uno fra i dati maggiormente discreti che definisce in modo specifico l’ambito di validità di questo studio: l’area geografica esaminata. Il carattere empirico delle indagini condotte è promosso dalle rilevazioni sul campo praticate in una delimitata area d’azione qual è il territorio triveneto. 1 Per una panoramica delle problematiche concernenti la voce intesa come personaggio, singolo, si segnala: Camellini, Teresa, Identità vocale e musica di tradizione orale, San Pietro in Cariano, Il segno dei Gabrielli editori, 2006. 2 In questo senso per una complessiva organizzazione dei principali cardini dello sviluppo polifonico vocale: Agamennone, Maurizio (1996, a cura di), Polifonie, Il Cardo, Venezia. 3 Una contestualizzazione in questo senso si ritrova in: Rigolli, Alessandro e Scaldaferri, Nicola (2010, a cura di), Popolar music e musica popolare, Marsilio, Venezia. 4 Per quanto concerne una panoramica in merito alla dimensione amatoriale di pratica musicale e corale si consulti il rapporto steso dal Presidente del Tavolo Nazionale permanente sulla musica amatoriale e popolare istituito presso il Ministero per i Beni e Attività culturali http://www.abbm.it/files/Prospetto-organizzativo-del-Tavolo-1.pdf da cui emerge, aggiornato al 2010, la presenza in Italia di circa 16.000 gruppi (divisi fra corpi bandistici, cori e gruppi folkloristici) di ambito amatoriale. 6 Pertanto la valenza dei dati ottenuti si riferisce a una porzione limitata delle esperienze performative di gruppo riferibili a un ambito amatoriale, quelle viventi in area triveneta. La precisazione delle coordinate metodologiche all’interno delle quali il presente lavoro muove i propri passi necessita di ulteriori e conseguenti specificazioni: su tutte, l’aspetto repertoriale risulta essere il parametro maggiormente delicato in quanto più incline all’eterogeneità. Infatti la determinazione del repertorio si rivela, metodologicamente, assai problematica in quanto, anche, multifattoriale e, in definitiva, piuttosto particolare. L’esame critico del concetto di ‘repertorio popolare’ troverà, infatti, numerosi ostacoli a causa o in virtù delle diverse accezioni che la letteratura ha consegnato. Generalmente, si segnalano ulteriori coppie dicotomiche pertinenti: a) scritto vs orale; b) spontaneo vs organizzato; c) autoriale vs tradizionale. Infatti, nella diacronia degli studi pertinenti si ritrovano non raramente sovrapposizioni semantiche ovvero slittamenti di accezione: gli autori esaminati, in questo senso, manifestano una importante inclinazione all’uso di una propria terminologia scientifica, talora generando ibridazioni o intendimenti singolari. In particolar modo il concetto di popolare si presenta come particolarmente inflazionato e, allo stesso modo, assai conteso nelle denotazioni scientifiche: ciò vale soprattutto nelle concrete applicazioni performative, contendendosi l’attribuzione fra il contenuto repertoriale5 e la forma esecutiva. Tale, infatti, pare essere il punto critico: si configura popolare un brano o una modalità esecutiva6? Si rilevano, in questo versante, cospicui contributi diacronicamente disposti: la titolazione relativa spesso esprime una sicura afferenza popolare, e l’indagine si riferisce perlopiù ad aree ritenute omogenee quanto a parametri geografici e culturali7. Si ritrovano pure applicazioni del popolare concernenti specifiche testimonianze, altrettanto definite anche nella titolazione8. 5 In questo senso l’ipotesi di attribuzione di popolare contempla talune caratteristiche strutturali di un certo repertorio praticato. Su tutte, per l’area triveneta: a) il trattamento armonico, con prevalente assetto di fluttuazione I-V grado ovvero I-IV; b) un procedere, per l’assetto vocale, perlopiù per moto parallelo, non raramente per terze e seste; c) una tendenza a forme strofiche con presenza di ritornello (ABA’BA’’B..); d) eventuale accompagnamento strumentale perlopiù svolto con l’impiego di aerofoni e strumenti a pizzico/cordofoni. Si veda, per i cenni armonici: Piston, Walter, Armonia, Torino, EDT, 1989, p.481-484. 6 Particolarmente importante in questo ambito: Carpitella, Diego, Musica e tradizione orale, Palermo, Flaccovio, 1973. 7 Ad esempio si segnalano: Pagnin, Piero – Bello , Emanuele Canti popolari trevigiani, Treviso, Provincia di Treviso, 1990; Noliani, Claudio, Anima della Carnia. Canti popolari, Udine, Società filologica friulana, 1980; Pasetti, Anna, Canti popolari trentini, raccolti da Albino Zenatti, Editi e illustrati da Anna Pasetti, Lanciano, 1923, rist: Bologna, Forni, 1977. 8 Pargolesi, Coronato, Eco del Friuli. 50 villotte popolari, Trieste, Schmidl e Tedeschi, 1892; Trieste vecia e nova raccolta di 50 canzoni popolari triestine, a cura di Claudio Noliani, Trieste, Casa musicale giuliana, 1961; Zanettin, Giovanni, Centosessanta canti popolari già in uso a Cembra (Trento), Milano, Edizioni Del Gallo, 1968. 7 Ancora, non sono rari i casi di produzioni rivolte a una documentazione maggiormente sistematica9 o, ancora, esempi di specificazione particolare rivolte a repertori religiosi10 o innologici11. Si segnalano, quindi, numerose pubblicazioni promosse da singoli gruppi corali12 contenenti a diverso titolo i repertori praticati, rivolti generalmente a tipologie definite dai medesimi popolari. Inoltre, si rileva una consistente attività di armonizzazione o di raccolta/armonizzazione di melodie di tradizione orale condotta prevalentemente dagli stessi direttori di formazioni corali, spesso avente come esito la pubblicazione editoriale13. Si segnala questo processo quale appendice o risvolto che l’assetto ‘coro’ genera, avendo necessità di adeguato repertorio organizzato in voci pari o dispari. Tale esigenza (poter disporre di adeguato repertorio da eseguire in forma polifonica) rappresenta un importante elemento di snodo in merito alla accezione di ‘popolare’: in questo senso il concetto viene sottoposto a un esame critico in merito all’effettivo mantenimento del carattere ritenuto a esso proprio14. In altre parole: può un rivestimento polifonico, svolto tutorialmente, far mantenere all’iniziale brano (trasmesso solitamente in via monodica) il suo carattere popolare? In questo senso si rilevano ed esplicitano processi piuttosto importanti di adattamento/revisione/elaborazione/arrangiamento/armonizzazione attuati su melodie tradizionali15. 9 Starec, R., La tradizione etnomusicale nell’Istria Veneta, in AA.VV., Le tradizioni popolari nell’area veneta ieri e oggi, a cura di Giorgio Bovo, Comune di Povegliano veronese, 1997; Manicardi, Nunzia, Canti narrativi italiani. Versioni Centro-settentrionali, Bologna, Forni, 1994; Macchiarella, Ignazio, Introduzione al canto di tradizione orale nel Trentino, Università degli studi di Trento, 1999. 10 Starec, Roberto, Pieve di Gorto. Canti liturgici tradizionali, in In Guart. Anime e contrade della Pieve di Gorto, atti del congresso (18 settembre 1994), a cura di Manlio Michelutti, Udine, Società filologica friulana, 1994, pp. 665-670; Tesserin, Gontranno, Preghiere e canti del popolo di Chioggia, Chioggia, Edizioni Lagunari, 1976; Dolce e felice notte… I sacri canti di Giovanni Battista Michi (Tesero, 1651-1690) e i canti di questua natalizio-epifanici nell’arco alpino, dal concilio di Trento alla tradizione orale contemporanea, + 1 CD, atti del convegno (Tesero, 16-17 gennaio 1999), a cura di Renato Morelli Trento, Giunta della Provincia autonoma, 2001; Canti sacri aquileiesi della tradizione orale raccolti da Giuseppe Cargnello, a cura di Pellegrino Ernetti, Venezia, Tip. Armena, 1979. 11 Gabrielli, Guido, Canzoni della montagna, Musica raccolta e trascritta da Guido Gabrielli, Trento, Associazione universitaria cattolica trentina, 1937; Cornoldi, Antonio, Canti politici e patriottici del Polesine, ‘Lares’, XXXIII, fasc. III- IV: 1965; 12 Canti popolari della Lessinia occidentale, a cura del coro ‘Fiorelin del bosc’ di Ceredo, Verona, Grafiche AZ, s.d; Coro Bianche Cime anni 33, edizioni Grafica Sanvitese, 2013. 13 Ad esempio, in area polesana: Savoia, Dante, Cantar in coro –armonizzazioni corali di canti popolari-, Verona, Cierre Grafica, 1996; Savoia, Dante, Canta el coro –Nuove composizioni ed armonizzazioni di derivazione popolare per coro a voci virili-, Montorio veronese, Trifolio editore, 2008. 14 Raccolte di melodie di tradizione orale si ritrovano in: Canti popolari vicentini, Vicenza, Neri Pozza, 1981; Pagnin, Piero, Canti popolari trevigiani, Mogliano Veneto, Grafiche Piesse, 1990; Conati, Marcello, Canti veronesi di tradizione orale, San Pietro in Cariano, Il Segno dei Gabrielli editore, 2005. 15 Ad esempio, per la prassi liturgica c.d. patriarchina, si segnala il volume composto da Mario Dal Tin comprendente numerose intonazioni dello stile indicato, trascritte, notate e commentate (Dal Tin, Mario, Melodie tradizionali 8 Le conseguenze derivanti da questa panoramica consegnano un oggetto di studio decisamente ampio, all’interno del quale trovano posto insiemi caratterizzati da pratiche vocali disparate. Tali diversità possono essere riassunte per: 1. forma (gruppi costituiti; gruppi spontanei); 2. genere repertoriale (popolare; d’autore; tradizionale); 3. organico (voci pari; voci dispari; accompagnamento strumentale); 4. impiego (concertismo, scopo ricreativo, animazione religiosa); 5. profilo (professionista; amatoriale); 6. matrice (associazione autonoma; ente; gruppo riconosciuto). In questo senso lo spoglio della bibliografia concernente le diverse espressioni polifoniche rilevabili e i relativi caratteri specifici dimostra una quantità di contributi significativa, disposta attorno ad alcune aree presentabili come segue: a) studi dalla valenza generale, aventi come obbiettivo una panoramica in merito alle difformi pratiche censite e documentate nell’area presa in esame16. b) studi dalla valenza generale, aventi come obbiettivo la rendicontazione repertoriale rilevabile nell’area esaminata17. c) studi dalla valenza generale, aventi come obbiettivo la messa in rapporto fra espressioni specifiche rilevate in una determinata area18. d) studi dalla valenza monografica, aventi come obbiettivo la presentazione e precisazione dei caratteri ritenuti particolari di una delimitata area geografico-culturale, unitamente alla proposizione di repertori in uso19. e) studi dalla valenza monografica, aventi come obbiettivo la proposizione repertoriale di specifici insiemi e gruppi20. patriarchie di Venezia, Padova, Panda edizioni, 1993). Sebbene, evidentemente, non si tratti di polifonia l’esempio è pertinente in senso metodologico per dimostrare un determinato modo di procedere relativamente al trattamento di informazioni raccolte sul campo (dalla prassi in uso e dai documenti d’archivio). Infatti, particolarmente in area carnica, si rilevano tutt’ora attivazioni di melodie patriarchine, sebbene possano essere considerate persistenze piuttosto esigue se applicate all’ordinaria liturgia. 16 Trattasi, ad esempio, del testo del Cornoldi (Cornoldi, Antonio, Ande, bali e cante del Veneto, Padova, Rebellato editore, 1968) in cui programmaticamente appaiono individuati e presentati i caratteri generali (ambiente, popolazione, idioma, canto popolare, caratteri melodici, influssi della musica colta su quella popolare..) della regione veneta. 17 Donorà, Luigi, Danze, canzoni inni e laudi popolari dell’Istria di Fiume e Dalmazia, Trieste, Supernova, 2003. 18 Esemplare il pur datato testo di Francesco Balilla Pratella (Balilla Pratella, Francesco, Studi di comparazione etnofonica, Roma, Istituto Grafico Tiberino, 1943) in cui emerge la comparazione sinottica fra espressioni e matrici vocali rilevate perlopiù in area italiana. 19 E’ il caso del contributo di Noliani, votato alla presentazione di intonazioni rovignesi (Noliani, Cesare, Canti di Rovigno, Trieste, C. Mus Giuliana, 1956) 9 Il nostro intento, in questa sede, cerca di inoltrarsi nella complessità evocata mediante l’esame di una particolare prospettiva nel fare polifonia vocale. Proprio per questo, la scelta di introdurre un parametro metodologico definito si rivela una necessità ineludibile, abile nel ridurre i casi di studio ad una pratica specifica. In questo senso la ragione sociale, vale a dire ls individuazione privilegiata di pratiche polifoniche viventi ssociate o afferenti a multiformi attività di lavoro, in contesti diversi, può costituire un punto discriminante e discreto che, mantenute comunque le dicotomie precedentemente espresse, consente di selezionare talune formazioni ed esperienze sociali su cui rivolgere direttamente l’attenzione. Conseguentemente sono state rilevate alcune specifiche occasioni di impegno polifonico in situazioni diverse, che possono essere così indicate: a) gruppi di matrice lavorativa21 b) gruppi di matrice politica22 c) gruppi di matrice sindacale23 d) gruppi a carattere associazionistico24 Gli studi concernenti questo specifico ambito non sembrano godere di una consistenza importante25, se ci si riferisce alle attuali compagini: sembrano emergere aspetti di carattere monografico, inteso come rendicontazione delle attività poste in essere da singoli organismi e sodalizi. 20 21 Il cui legame con l’ambito professionale si rivela diretto, in quanto i membri sono in gran parte ancora in attività lavorativa (ad esempio: Coro Voci della ferrata di Verona o Coro polizia locale ‘Città di trento’) ovvero indiretto, in quanto i membri si riuniscono nell’organismo formato pur essendosi estinto il percorso lavorativo (ad esempio: Coro delle Cime dello stabilimento Montedison di Marghera) o in quanto si riconoscono come simpatizzanti (ad esempio: coro PiEmme di Padova, pur avendo al proprio interno alcuni componenti il corpo di polizia locale) 22 La cui forma e i cui obbiettivi rappresentano un’istanza politica espressa, ad esempio: Coro Partigiano triestino o Coro Partigiano e della resistenza di Udine. 23 La cui vita si origina e sviluppa in contesto sindacale, e il cui repertorio si conforma ad istanze sociali e lavorative. Ad esempio: Corale Bella Ciao di Trento 24 Gruppi la cui identità rappresenta particolari categorie sociali, riunite anche sotto la forma corale. Ad esempio: Coro Doberdob, dei cacciatori sloveni di Monrupino (TS). L’assetto associazionisto, viceversa, risulterebbe assai corposo di attribuzioni: numerose, infatti, risultano le realtà corali espressione di associazioni o aventi forma associazionistica. Nel nostro ambito, invece, si ritengono pertinenti associazioni tipologicamente connesse ad attività lavorative o sociali seconde rispetto alla pratica corale. 25 Infatti, sebbene non siano rari contributi inerenti particolari forme di canto di gruppo espresso da persone di analoga ragione sociale è parimenti da evidenziare come tali studi si riferiscano alla condizione ancora spontanea che governava le pratiche indicate e si situino piuttosto in un orizzonte temporale che termina con la seconda metà del 1900. Si segnalano in tal senso le documentazioni relative ai battipali veneziani contenute in Leydi, Roberto, Canti popolari italiani, Milano, Mondadori, 1979. Ovvero, relativamente all’espressione di canti nelle risaie: Castelli, Franco, Jona, Emilio, Senti le rane che cantano, Roma , Donzelli, 2005. 10
Description: