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L'epistolario di Arrigo Boito Tomo I PDF

621 Pages·2010·5.11 MB·Italian
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Università degli Studi di Padova Dipartimento di Italianistica SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE LINGUISTICHE, FILOLOGICHE E LETTERARIE INDIRIZZO: ITALIANISTICA CICLO XXII L’epistolario di Arrigo Boito Tomo I Direttore della Scuola: Ch.ma Prof.ssa Paola Benincà Coordinatore d’indirizzo: Ch.mo Prof. Guido Baldassarri Supervisore: Ch.mo Prof. Guido Baldassarri Dottoranda: Elisa Bosio Ad Alessandro INTRODUZIONE 1. L’OFFICINA DELL’EPISTOLARIO 1.a. La ricomposizione dei materiali Fra le potenzialità dell’epistolario di un artista c’è quella di arrestare momenti quotidiani che diversamente non potrebbero lasciare traccia: sono segmenti di vita che permettono di avvicinarsi all’uomo e di riscoprirlo nel progressivo svolgersi delle stagioni, rischiarando inevitabilmente di luce nuova i prodotti della sua creazione intellettuale. Ciascuna lettera, persino quella apparentemente più marginale, diventa parte di un microcosmo costruito su umori e consuetudini, su affetti e occupazioni, su successi e sconfitte che lasciano intravedere all’orizzonte episodi e persistenze del contesto storico, sociale e culturale. È stata probabilmente tale consapevolezza a generare la prima idea per una raccolta complessiva delle lettere, fermatasi tuttavia allo stadio di una semplice ipotesi che risale al 1948,1 quando ancora la maggior parte delle missive era sconosciuta al pubblico. L’iniziativa di allestire un corpus epistolare unitario si deve a Giovanni Da Pozzo, che nell’arco di una ricerca ventennale (1976- 1994) raccolse lettere autografe disseminate in oltre cento biblioteche in Italia e all’estero, ora conservate in copia presso il Dipartimento di Italianistica dell’Università 1 P. NARDI, Carteggi boitiani, in Arrigo Boito nel trentennio della morte MCMXVIII-MCMXLVIII, Pozzuoli, Conte, 1950, pp. 64-69. 7 di Padova. Dal vaglio e dalla ricomposizione del materiale manoscritto e dalle edizioni a stampa rinvenute nel corso di tale indagine ha preso avvio il presente lavoro. Le vicende che notoriamente attraversano i documenti epistolari, custoditi in origine dai riceventi ma spesso destinati a passare di mano in mano percorrendo le strade più inconsuete, nonché la mancanza, soprattutto in pubblicazioni della prima metà del Novecento, di notizie sulla storia conservativa o di cenni sulle biblioteche di appartenza hanno reso necessaria un’ulteriore esplorazione di fondi d’archivio italiani ed esteri e del mercato antiquario che ha consentito di rintracciare gli originali di circa duecento lettere in buona parte inedite,2 superando così la quota di 1900 scritti diretti a oltre duecento destinatari in un arco temporale (1861-1918) che copre più di mezzo secolo: sono, questi, dati certo suscettibili di incrementi, in virtù della struttura aperta che contraddistingue qualsiasi epistolario, ma già allo stato attuale possono far emergere alcuni tratti della biografia di Boito fino ad ora rimasti in ombra, aspetti della modernità letteraria e musicale e cambiamenti in atto nell’industria editoriale fra la fine dell’Ottocento e l’apertura del nuovo secolo. 2 Gli autografi sono stati rinvenuti nei seguenti archivi, elencati in ordine alfabetico per provenienza geografica: Fondazione Bussandri Chilesotti (Bassano del Grappa), Archivio privato di Sarah Zappulla Muscarà (Catania), Archivio Giacosa (Colleretto Giacosa), Archivio storico della nobile famiglia Visconti Venosta (Grosio), Archivio storico dell’Accademia di Brera (Milano), Biblioteca del Museo teatrale alla Scala (ivi), Civiche raccolte storiche (ivi), Archivio privato di Pietro Randi (Padova), Centro biblioteca e archivi della Scuola Normale Superiore (Pisa), Biblioteca Apostolica Vaticana (Roma), Fondazione Primoli (ivi), Fondazione Accademia musicale chigiana (Siena); nell’insieme delle lettere raccolte nel triennio di dottorato sono comprese le copie dattiloscritte conservate presso la Sezione musicale della Biblioteca Palatina (Parma). All’estero è stato possibile rintracciare gli autografi della British Library (Londra) e recuperare quelli della Würt Landesbibliothek (Stuttgart). 8 1.b. Dalle lettere pubblicate in vita Il desiderio di conoscere la corrispondenza di Boito affonda lontano le sue radici, come testimoniano le missive pubblicate durante la vita dell’autore. Si tratta per lo più di singoli documenti o di nuclei comprensivi di un numero relativamente esiguo di epistole, alcune davvero interessanti per le specifiche occasioni in cui nacquero e per i motivi che ne determinarono l’uscita a stampa: difatti suggeriscono in nuce i fili conduttori che si avvicendano, si rincorrono e si intrecciano nel variegato tessuto epistolare e che consentono di osservare l’eredità di Boito sotto una prospettiva per certi versi insolita. La prima pubblicazione a stampa di cui si ha notizia risale al 18653 quando, sulle pagine di «Cronaca grigia», compare la lettera prefatoria ai versi di Ballatella, poemetto che ricalca forme e contenuti del filone comico-realistico duecentesco.4 Perentorie asserzioni connotano la missiva in senso polemico: Boito sostiene di appartenere al gruppo degli «scapigliati romantici» che «in ira alle regolari leggi del Bello» prediligono i «Quasimodi delle […] fantasticherie», inoltre nega ogni scopo filosofico, politico o religioso per Ballatella, componimento da leggere come semplice esercizio metrico. Sul valore programmatico della lettera si è interrogata la critica, divisa fra coloro che vi hanno intravisto una esplicita dichiarazione d’intenti e altri che ne hanno 3 Lettera 13 del [1° gennaio 1865] a [Cletto] Arrighi. 4 «[…] Penso: se fossi un àrbore / (Nella smagata mente) / Vorrei le molli ràmora / Del salice piangente; / Oppur vorrei del pino / L’erta statura e il denso / Umore alabastrino, /Che dà l’incenso; / E penso: / Vorrei tener tre secoli / Appeso per un riccio / Un gobbetto rossiccio. / Se fossi uno scoiattolo / Di zanche acute e leste, / Vorrei saltar de’ platani / Sulle superbe teste; / Vorrei valcar le cime; / Delle inaccesse alture, / E affondarmi nell’ime / Foreste oscure; / Oppure: / Vorrei danzar sul vertice / Del dorso ruvidiccio / D’un gobbetto rossiccio. […]» (A. BOITO, Ballatella, in ID., Tutti gli scritti, Milano, Mondadori, 1942, p. 1375). La successione delle subordinate ipotetiche sottolineata nell’efficace iterazione della formula «Se fossi» ricalcano la struttura del celebre sonetto di Cecco Angiolieri. 9 messo in evidenza soprattutto la venatura ironica;5 al di là del dibattito scaturito, certo essenziale per una lettura ermeneutica coerente con i propositi dell’autore, pare doveroso segnalare il passo come manifestazione esemplare della dissonanza fra certa cultura del secondo Ottocento italiano, avvolta e protetta dai canoni della tradizione, e gli orientamenti letterari di Boito che si aprono viceversa al fascino delle suggestioni d’oltralpe e in particolar modo a quelle francesi. Non è un caso che nello stesso anno sia affidato alle stampe Re Orso, il grottesco poemetto dai temi macabri e dissacratori che molto si discosta dalla linea manzoniana seguita da scrittori impegnati, secondo il Boito della Polemica letteraria, a «scimmieggiare ogni giorno colle zanche vellose» un «uomo benedetto e privilegiato dalla natura» nato «col misterio della fede nell’anima» e cantore dei «più placidi canti».6 Partecipe delle tensioni culturali che serpeggiano nella Milano del tempo nei punti di incontro mondani e nei salotti culturali quali il Caffè Cova e i circoli della contessa Maffei, di Vittoria Cima o di Eugenia Litta, Boito diventa portavoce delle insofferenze dei giovani che come lui cercano nelle arti sorelle gli strumenti per far debordare gli angusti argini della cultura italiana. Non stupisce pertanto che sia proprio il «Pungolo», altro bacino di raccolta di scritti scapigliati, a pubblicare il 21 maggio 1868 l’impetuosa invettiva del ventiseienne Boito contro Emilio Broglio, ministro della Pubblica Istruzione.7 Le ironiche argomentazioni e i toni accesi della lettera sono un saggio non indifferente di eloquenza oratoria – fondata su allusioni che demoliscono l’attendibilità della controparte – e sono sopprattutto esplicita e pubblica prova dell’interesse per un 5 Cfr. M. APOLLONIO, La presenza di E. A. Poe in alcuni scapigliati lombardi, «Otto/novecento», V, 1, gennaio/febbraio 1981, pp. 107-144; L. DERLA, Estetica e poesia di Arrigo Boito, «Otto/Novecento», XVIII, 3-4, maggio/agosto, 1994, pp. 5-38; A. I. VILLA, Introduzione, in A. BOITO, Opere letterarie, a cura di A. I. Villa [1996], Milano, Otto/Novecento, 20012, pp. 10-15. 6 A. BOITO, Polemica letteraria, in ID., Opere letterarie, cit., p. 329. 7 Lettera 33 del [21 maggio 1868] a [Emilio Broglio]. 10

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E tu, del freddo dubbïo. Di San Tommaso, erede,. Ungi l'avaro moccolo. Della tua poca fede;. Non far la faccia nera,. E dì piuttosto a Paolo2. Che ci vedrem sta sera. Arrigo Boito. 2 Settembre – 63 –. 2 ore dopo mezzogiorno. Forlì, Biblioteca comunale A. Saffi, Raccolte Piancastelli, Sez. Au
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