La letteratura Il Trecento Dante Alighieri l Tanto gentile e tanto onesta pare Vai (cid:2)(cid:2)(cid:2) l Il conte Ugolino Vai (cid:2)(cid:2)(cid:2) Francesco Petrarca l Voi ch’ascoltate Vai (cid:2)(cid:2)(cid:2) Giovanni Boccaccio l Calandrino lapidato* Vai (cid:2)(cid:2)(cid:2) Il Quattrocento e il Cinquecento Torquato Tasso l Ecco sparir le stelle e spirar l’aura Vai (cid:2)(cid:2)(cid:2) Il Seicento e il Settecento Giuseppe Parini l Il risveglio del giovin signore Vai (cid:2)(cid:2)(cid:2) L’Ottocento Ugo Foscolo l In morte del fratello Giovanni Vai (cid:2)(cid:2)(cid:2) Alessandro Manzoni l Adelchi Vai (cid:2)(cid:2)(cid:2) Giacomo Leopardi l La sera del dì di festa Vai (cid:2)(cid:2)(cid:2) Giosue Carducci l Nevicata Vai (cid:2)(cid:2)(cid:2) Giovanni Verga l La roba Vai (cid:2)(cid:2)(cid:2) Tra Otto e Novecento Giovanni Pascoli l La cavalla storna Vai (cid:2)(cid:2)(cid:2) Luigi Pirandello l La giara Vai (cid:2)(cid:2)(cid:2) * L’Editore non è riuscito a individuare gli aventi diritto, ed è disponibile alla corresponsione dell’equo compenso di norma. 2 La letteratura Dante Alighieri L’autore L’opera Dante Alighieri è uno dei più grandi geni della let- La sua fama di poeta è legata ad alcune impor- teratura di tutti i tempi. tanti opere: il De vulgari eloquentia, in latino, dove Nacque a Firenze nel 1265 da una famiglia della espone le sue convinzioni sulla validità letteraria piccola nobiltà decaduta in seguito alle lotte poli- della lingua volgare; il Convivio, in volgare, una tiche interne al Comune fiorentino. Nonostante le sorta di enciclopedia del sapere dell’epoca; il De difficoltà economiche ebbe un’educazione raffi- monarchia, un trattato in latino in cui esprime i nata, da cavaliere, gentiluomo e letterato. suoi ideali politici. In gioventù fu amico di alcuni poeti, tra cui il suo Negli anni dell’esilio, a partire dal 1308, compose concittadino Guido Cavalcanti, e compose versi, la Commedia, chiamata Divinasolo in seguito: un rime e poemetti seguendo i dettami dello Stil Novo: poema didascalico-allegoriconel quale, immagi- l’idealizzazione della donna, paragonata a un angelo, nando di compiere un viaggio attraverso i tre regni e la celebrazione dell’amore puro e disinteressato ultraterreni, Dante rappresenta simbolicamente il come suprema virtù. cammino dell’uomo verso la salvezza eterna. Nel Nel 1285 sposò Gemma Donati, da cui ebbe tre figli. poema compare nuovamente la figura di Beatrice Per l’esperienza umana e artistica del poeta fu fon- con il ruolo di spirito beato, guida di Dante nei cieli damentale l’incontro con Beatrice, una giovane del Paradiso. donna di Firenze che gli studiosi hanno identificato in Bice di Folco Portinari, andata sposa a Simone dei Bardi e morta a ventiquattro anni nel 1290. Dante le dedicò la Vita nuova(1293-95), in cui rievoca, in versi e in prosa, la figura della donna, l’amore spirituale per lei, il disorientamento seguito alla sua morte. A partire dal 1295 Dante prese parte alla vita poli- tica fiorentina, allora lacerata da contrasti tra opposte fazioni. Nel 1301prese il potere il partito politico avverso a Dante. A carico del poeta fu montata un’accusa di baratteria, cioè corruzione in atti pubblici, cui seguì la condanna al pagamento di una forte multa. Dante rifiutò di dichiararsi colpevole e di versare l’ammenda, per cui la sentenza fu tramutata in condanna al rogo. Dante, che in quel momento si trovava fuori Firenze, non mise mai più piede nella sua città. Da allora condusse vita da esule, soggiornando presso diverse corti italiane, dove era ospitato come letterato e diplomatico. Nel 1321morì di malaria a Ravenna, dove è tuttora sepolto. Dante Alighieri. 0 01 © Loescher Editore, 2 Leggere nuvole O. Trioschi, Il Trecento 3 Tanto gentile e tanto onesta pare Questa poesia è un sonetto, un componimento che appartiene alla tradizione letteraria italiana sin dalle origini. Esso presenta unoschema fisso: si compone infatti di quattordici versi endecasillabi suddivisi in due quartine e due terzine; i versi sono legati da uno schema di rime che può variare: in questo caso, lo schema è ABBA ABBA CDE EDC. Il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pareè tratto dalla Vita nuova, l’opera giovanile in cui Dante descrive e analizza il suo amore per Beatrice. Si tratta di un sentimento puro e disinteressato, vissuto dal poeta a livello intellettuale e spirituale: nella donna amata, infatti, egli riconosce il segno della presenza divina in terra e un’anticipazione della beatitudine celeste. Testo originale Parafrasi A Tanto gentile tanto onesta pare La mia donna è (pare) tanto gentile e tanto virtuosa quando saluta gli altri, che ogni lingua ammutolisce per l’emozione e la donna mia quand’ella altrui saluta, gli occhi non osano guardarla. ch’ogne lingua deven, tremando, muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare. B Ella si va, sentendosi laudare, Ella procede, mentre si sente lodata, con un atteggiamento benignamente d’umiltà vestuta; (vestuta) di benevolenza e di umiltà; ed è evidente (par) che e par che sia una cosa venuta ella è un essere (cosa) sceso dal cielo sulla terra a manife- stare la presenza divina (miracol). da cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sì piacente a chi la mira, Appare (Mostrasi) così bella a chi la ammira, che infonde attra- che dà per li occhi una dolcezza al core, verso gli occhi una tale dolcezza nel cuore, che non può essere 10 che ’ntender no la può chi no la prova; compresa da chi non la prova; e par che de la sua labbia si mova e dal suo volto (labbia) si effonde un dolce spirito d’amore che un spirito soave pien d’amore, invita l’anima a sospirare di beatitudine. che va dicendo a l’anima: Sospira. (Dante Alighieri, Vita nuova, XXVI) Guida alla lettura 0 01 A Itli lep oee ptaie dneas dcri ivvier tBùe, attarnicteo ncohne inl eslu sou osa alustpoe tftao t friesmicaor,e m da’e nmeollzeio snuee cqhui allai tgàu marodraa.li: ella è gen- © Loescher Editore, 2 B Mpaerniztiroen lea ddoivninnaa, c uanm maningae leo isncteosron od aal leciie slio l eav manaon ivfoecsit adrie l olda ep, oatpepnazrae dcih Diairoo ec hae d eilflfao nè duenr’ea pla- Leggere nuvole bviosnot dà eclelale dsoten.n Cah ei flaa asomsmpiirraar,e i ndfi abtetia,t pitruodvian eu nl’ adnoilmcea .sentimento d’amore che si diffonde dal O. Trioschi, 4 La letteratura Il conte Ugolino Inferno, canto XXXIII, vv. 1-90 Dante e Virgilio sono arrivati nel nono e ultimo cerchio dell’Inferno, dove è crudelmente punito il peccato più grave, il tradimento. I traditori sono immersi nelle acque ghiacciate del fiume Cocito in posizioni contorte e dolorose: alcuni fuoriescono dal ghiaccio con la parte superiore del busto, altri sono completamente imprigionati. Questa pena, come tutte le altre dell’Inferno e del Purgatorio, segue il principio del contrappasso: il castigo, cioè, richiama la colpa commessa in vita. In questo caso, il ghiaccio rappresenta la gelida determinazione con cui i traditori portarono a compimento i loro piani malvagi. Mentre i due pellegrini camminano sulla superficie ghiacciata, scorgono una spettacolo di crudele bestialità: un dannato rode la nuca del suo vicino. Impressionato, Dante si avvicina e chiede le ragioni del gesto atroce. N K La Divina Commedia LI Il viaggio ultraterreno giungersi a Dio. Nel corso del viaggio Dante incontra La Divina Commediaè il capolavoro di Dante e una molti personaggi che gli raccontano le proprie delle più grandi opere letterarie di tutti i tempi. Si esperienze di vita. Ogni incontro rappresenta per tratta di un poema didascalico-allegorico: dida- il pellegrino un’esperienza importante, perché gli scalico, perché presenta insegnamenti religiosi e mostra quali sono le conseguenze dei peccati e, morali; allegorico, perché tali insegnamenti sono al contrario, quali buone azionibisogna compiere proposti attraverso un sistema di simboli che il let- per meritare la salvezza eterna. tore deve interpretare. Anche il personaggio di Dante-pellegrino ha un Nel poema Dante racconta, in prima persona, un significato allegorico: egli rappresenta l’umanità viaggio immaginario attraverso i tre regni ultra- intera nel cammino della redenzione, dalla con- terreni: Inferno, Purgatorioe Paradiso. Nella fin- dizione di peccato alla salvezza eterna. zione narrativa il viaggio si svolge in aprile, nella L’itinerario seguito da Dante rispecchia tale cam- settimana santa del 1300. Dante, quindi, è autore mino di redenzione: egli visita dapprima l’Inferno, del poemae suo protagonista, nella veste del pel- un immenso imbuto suddiviso in nove cerchi che legrinoche compie e che racconta il viaggio. sprofonda sino al centro della Terra; poi il Purga- torio, la montagna che si trova esattamente agli I significati allegorici antipodi dell’Inferno; infine il Paradiso, formato da Per compiere questo viaggio sovrumano Dante nove cieli concentrici che avvolgono la Terra. Oltre riceve l’aiuto di tre guide: il poeta latino Virgiliolo il nono cielo si trova l’Empireo, la sede immobile ed accompagna nei primi due regni, Beatricelo guida eterna di Dio e di tutti i beati. in Paradiso e infine san Bernardolo sostiene nel- 010 l’ultima tappa del viaggio, la visione sfolgorante di La struttura dell’opera © Loescher Editore, 2 fpDgieociorire. i ccLnooetme: tV rppeierr eggrn iuvldiiiodve eerra erhep ai pucnronnenaost evueninntta uap t grliae idu crisi afstegaodi omseni agee n,i nudifsumicunaafqfntuiocaei ,ae, splnuleetfer-- dtiLnoea r3n iCo3toi ecma aiPm ntartereiad, pdriaeiiùsgèo nu .d inO idovge iisnnlalii’ zo ciilnaat rnlteetr ticecoh amce aè bfn aaat :d isIcanuh pfaeer ,vro ncoeoolmt,ra riP oidsu aiprvlogli’snoaa--- Leggere nuvole dvpeoisztcezirpa l eienntater rcanhraee ; i snst auPnda irBaa edlerisn coao;r sBdeeo sa, atinrcirfceien eeè , g lèau itld’eaaor ladologlari aes, a dlla-i pclaaebnriat ro:a ighl gatro uutpnap lena utdim einie rctoae rnvztaiinr, iepa ebari rlteiam ndait o vin,e cèras dit eie n1n0adt0ea.c (OaAsgBinlA-i O. Trioschi, fede, cioè il desiderio bruciante dell’anima di ricon- BCB CDC DED...). Il Trecento 5 Testo originale Parafrasi A La bocca sollevò dal fiero pasto Quel peccatore sollevò la bocca dal pasto crudele, pulendola con i capelli della testa che aveva roso sulla nuca. quel peccator, forbendola a’ capelli del capo ch’elli avea di retro guasto. 3 B Poi cominciò: “Tu vuo’ ch’io rinovelli Poi cominciò: “Tu vuoi che io rinnovi il dolore disperato che mi disperato dolor che ’l cor mi preme opprime il cuore anche solo nel pensiero, prima di parlarne. già pur pensando, pria ch’io ne favelli. 6 Ma se le mie parole esser dien seme Ma se le mie parole saranno il seme che porterà infamia al che frutti infamia al traditor ch’i’ rodo, traditore che sto mordendo, vedrai piangere e parlare nello stesso momento. parlare e lagrimar vedrai insieme. 9 C Io non so chi tu se’ né per che modo Io non so chi sei, né in quale modo tu sei arrivato quaggiù; ma venuto se’ qua giù; ma fiorentino al sentirti parlare mi sembri fiorentino. mi sembri veramente quand’io t’odo. 12 Tu dei saper ch’i’ fui conte Ugolino1, Tu devi sapere che io fui il conte Ugolino, e questi è l’arcive- e questi è l’arcivescovo Ruggieri2: scovo Ruggieri: ora ti spiegherò perché lo tratto in questo modo. or ti dirò perché i son tal vicino. 15 Che per l’effetto de’ suo’ mai pensieri, Non è necessario (non è mestieri) spiegare che io, fidandomi fidandomi di lui, io fossi preso di lui, venni imprigionato e poi ucciso a causa dei suoi piani malvagi (mai pensieri); e poscia morto, dir non è mestieri; 18 Guida alla lettura A Il canto ha un’apertura formidabile, degna di un film dell’orrore: il dannato solleva la bocca dalla nuca dell’altro, si pulisce con i capelli e poi inizia a parlare. B Egli prova un dolore disperato che non può essere espresso a parole: ma il desiderio di coprire d’infamia il suo nemico lo spinge a raccontare. C Sentendolo parlare, il dannato ha capito che Dante è di Firenze: perciò non ha bisogno di dilun- 0 garsi in spiegazioni, poiché la sua identità e la sua vicenda erano ben note ai Toscani di quel 01 tempo. Tutti sapevano che Ugolino era stato tradito e messo a morte dall’arcivescovo Ruggieri. © Loescher Editore, 2 1dpd.eer icsgecontaana r,t( i1feo2u 2d Up0i gov-do8ael9sistn)it, o àfce: oduUnid tPgie oiis ndlai inT dDooaos ldcn 1aeo2nl8rlaaa4t e iGac iholn 1,e 2Spr8arao8rr---. 2Eacolr.l aena òvrde ccin iopvineea nsir zGtceaou vepgolehf riiR bspoueenglrla igonlipeea.pr, iom:rRtauu npgiigsùim evrooi ledt eepg eslrii Uctvaoebnnnavanlirdensi sniiem id ,Up aagr rPiogcliiiisnovaone;, as cactoloo ns.v uuono d irnii gePaninstanroo, ,,n aield lc a1o2llno8tn8e- O. Trioschi, Leggere nuvole 6 La letteratura A però quel che non puoi avere inteso, ma ascolterai ciò che non puoi avere sentito, e cioè come fu cioè come la morte mia fu cruda, crudele (cruda) la mia morte, e così capirai quanto mi ha offeso. udirai, e saprai s’e’ m’ha offeso. 21 B Breve pertugio dentro da la Muda La piccola apertura (pertugio) nella torre della Muda, che a la qual per me ha ’l titol de la fame, causa mia viene chiamata “della fame”, e che dovrà ancora e che conviene ancor ch’altrui si chiuda3, tenere prigioniere altre persone 24 m’avea mostrato per lo suo forame mi aveva già mostrato, attraverso il suo foro, più lune [cioè, più lune già, quand’io feci ’l mal sonno erano passati alcuni mesi], quando io ebbi l’incubo (mal sonno) che del futuro mi squarciò ’l velame. che mi rivelò il futuro. 27 C Questi pareva a me maestro e donno, Costui [l’arcivescovo Ruggieri] mi sembrava il capo e il padrone cacciando il lupo e ’ lupicini al monte (maestro e donno) che cacciava il lupo e il lupacchiotto sul monte a causa del quale i Pisani non possono vedere Lucca per che i Pisan veder Lucca non ponno. 30 [il monte San Giuliano]. D Con cagne magre, studïose e conte Davanti a sé [l’arcivescovo] aveva messo i Gualandi, i Sismondi Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi e i Lanfranchi, insieme con cagne affamate, esperte e ammae- s’avea messi dinanzi da la fronte. strate (studiose e conte) 33 E In picciol corso mi parieno stanchi Dopo una breve corsa il padre lupo e i suoi figli mi sembra- lo padre e ’ figli, e con l’agute scane vano stanchi, e mi pareva di vedere che le zanne aguzze [delle cagne] laceravano i loro fianchi. mi parea lor veder fender li fianchi. 36 A Ma ecco qualcosa che Dante non può sapere: quanto fu dolorosa e crudele la sua fine. B Ugolino rievoca le circostanze della sua morte: già da alcuni mesi era prigioniero nella torre della Muda, la prigione di Pisa, quando ebbe un incubo rivelatore. C Nel sogno, vide l’arcivescovo Ruggieri che guidava una battuta di caccia al lupo sul monte San Giuliano. D 0 Insieme all’arcivescovo vi erano i capi delle più potenti famiglie pisane e un branco di cagne 01 Leggere nuvole© Loescher Editore, 2 E Laeff acamgantee .sbranavano il lupo e i suoi piccoli. O. Trioschi, d3e. sctoinnavtiean a.. .d soiv cehri utednae:rlae troinrrceh idueslil aa Mltruid par,i pgrioigniioenrei, pdiospaon aU, geroa- lpinooli,t iac chaeu.sa delle continue lotte tra esponenti delle varie fazioni Il Trecento 7 A Quando fui desto innanzi la dimane, Quando la mattina dopo mi svegliai, sentii i miei figli, che erano pianger senti’ fra ’l sonno i miei figliuoli con me, piangere nel sonno, e chiedere del pane. ch’eran con meco, e dimandar del pane. 39 B Ben se’ crudel, se tu già non ti duoli Devi essere davvero crudele se già non ti addolori pensando pensando ciò che ’l mio cor s’annunziava; a quello che il mio cuore presagiva; e se non piangi per questo, e se non piangi, di che pianger suoli? per che cosa sei abituato a piangere? 42 C Già eran desti, e l’ora s’appressava Si erano già svegliati, e si avvicinava l’ora in cui di solito ci che ’l cibo ne solea essere addotto, veniva portato il cibo, ma per il sogno fatto ciascuno di noi e per suo sogno ciascun dubitava; sospettava; 45 D e io senti’ chiavar l’uscio di sotto e io sentii sprangare la porta d’ingresso all’orribile torre; per a l’orribile torre; ond’io guardai cui guardai in viso i miei figli senza pronunciare parola. nel viso a’ mie’ figliuoi sanza far motto. 48 Io non piangea, sì dentro impetrai: Io non piangevo, tanto l’orrore mi aveva fatto diventare duro piangevan elli; e Anselmuccio mio come pietra: loro piangevano; e il mio Anselmuccio disse: “Padre, tu ci guardi in un modo! Che cos’hai?” disse: “Tu guardi sì, padre! che hai?” 51 E Perciò non lagrimai né rispuos’io Perciò non piansi né risposi, per tutto il giorno e per la notte tutto quel giorno né la notte appresso, seguente, sinché il nuovo sole sorse. infin che l’altro sol nel mondo uscìo. 54 F Come un poco di raggio si fu messo Appena un po’ di luce si diffuse in quella dolorosa prigione, e nel doloroso carcere, e io scorsi io vidi riflesso in quattro visi il mio stesso aspetto, per quattro visi il mio aspetto stesso, 57 A Ugolino si sveglia e dai lamenti dei figli, prigionieri insieme a lui, capisce che anche loro hanno lo stesso incubo. B Il racconto si interrompe e Ugolino rivolge un accorato appello a Dante, chiedendogli di par- tecipare al suo grande dolore. C Per i prigionieri arriva l’ora del pranzo, ma a causa dell’incubo tutti temono ciò che sta per accadere... 0 01 D .m..o eridr ee cdcio f acmhee .accade: la porta viene sprangata, i prigionieri sono abbandonati, condannati a © Loescher Editore, 2 E Ugolino tenta di nascondere il suo dolore per non tormentare i figli. Leggere nuvole F Ma il giorno dopo, quando nel volto emaciato dei figli vede il suo stesso aspetto... O. Trioschi, 8 La letteratura A ambo le man per lo dolor mi morsi; per il dolore mi morsi entrambe le mani; e loro, pensando che ed ei, pensando ch’io ’l fessi per voglia lo facessi per desiderio di mangiare, reagirono immediamente di manicar, di subito levorsi 60 e disser: “Padre, assai ci fia men doglia e dissero: “Padre, per noi sarebbe molto meno doloroso se tu se tu mangi di noi: tu ne vestisti ti nutrissi di noi: tu ci hai dato questo misero corpo, e tu pri- queste misere carni, e tu le spoglia”. valo delle carni”. 63 B Queta’mi allor per non farli più tristi; Allora mi calmai per non renderli ancora più tristi; quel giorno lo dì e l’altro stemmo tutti muti; e quello dopo rimanemmo in silenzio; ahi, terra crudele, perché non ti apristi? ahi dura terra, perché non t’apristi? 66 C Poscia che fummo al quarto dì venuti, Quando poi arrivammo al quarto giorno, Gaddo si gettò ai miei Gaddo mi si gittò disteso a’ piedi, piedi dicendo: “Padre mio, perché non mi aiuti?” dicendo: “Padre mio, ché non m’aiuti?” 69 D Quivi morì; e come tu mi vedi, Lì morì; e così come tu vedi me, allo stesso modo io vidi cadere vid’io cascar li tre ad uno ad uno a uno a uno gli altri tre, tra il quinto e il sesto giorno; per cui cominciai, tra ’l quinto dì e ’l sesto; ond’io mi diedi, 72 E già cieco, a brancolar sovra ciascuno, ormai cieco, ad abbracciarli a tentoni, e li chiamai per due e due dì li chiamai, poi che fur morti. giorni, dopo che furono morti. Poi, più che il dolore, mi vinse Poscia, più che ’l dolor, poté ’l digiuno”. il digiuno”. 75 F Quand’ebbe detto ciò, con li occhi torti Quando ebbe detto queste parole, con gli occhi stravolti dal- riprese ’l teschio misero co’ denti, l’odio, riprese il misero teschio con i denti che furono forti come che furo a l’osso, come d’un can, forti. quelli di un cane che rosicchia l’osso. 78 A ... la rabbia e il dolore hanno il sopravvento: il conte si morde le mani, e i figli offrono se stessi, credendo che il padre si stia morsicando per la fame. B Di nuovo, Ugolino tenta di dominarsi per tranquillizzare i figli. C Al quarto giorno di digiuno muore un figlio, Gaddo. 0 01 D © Loescher Editore, 2 E ITlr ap aild qreu,i notrom ea ii ld seebsotlois gsiimoron op emr ulao fioanmoe ,a cnocnhtei ngulia a alt crhi itarem.arli e ad abbracciarli, sino a che, tra- Leggere nuvole scorsi altri due giorni, anch’egli muore. O. Trioschi, F Il racconto è finito, il conte riprende il suo macabro pasto con rinnovato odio. Il Trecento 9 A Ahi Pisa, vituperio de le genti Ahi Pisa, vergogna delle genti del bel paese dove risuona il sì del bel paese là dove ’l sì suona, [l’Italia], poiché i vicini sono lenti a punirti, poi che i vicini a te punir son lenti, 81 B muovasi la Capraia e la Gorgona, che si muovano Capraia e Gorgona e ostruiscano (faccian siepe) e faccian siepe ad Arno in su la foce, la foce dell’Arno, affinché anneghi ogni tuo abitante! sì ch’elli annieghi in te ogne persona! 84 Ché se ’l conte Ugolino aveva voce Perché se il conte Ugolino era sospettato di averti tradito per d’aver tradita te de le castella4, via dei castelli, non dovevi far subire ai suoi figli un tale sup- plizio. non dovei tu i figliuoi porre a tal croce. 87 Innocenti facea l’età novella, O nuova Tebe, la loro giovane età li rendeva innocenti, Uguic- novella Tebe5, Uguiccione e ’l Brigata cione e il Brigata e gli altri due che il canto nomina nei versi precedenti. e li altri due che ’l canto suso appella. 90 (Dante Alighieri, Divina Commedia, canto XXXIII, vv. 1-90) A Inizia ora una famosa invettiva di Dante indirizzata contro Pisa, vergogna d’Italia per la cru- deltà dimostrata nella vicenda di Ugolino. B Il poeta si augura che le due isole alla foce dell’Arno, Capraia e Gorgona, ostruiscano la foce del fiume provocando un’inondazione che cancelli la città e i suoi abitanti: anche se ritene- vano di essere stati traditi da Ugolino, i Pisani non avrebbero mai dovuto uccidere i suoi figli innocenti. 0 01 © Loescher Editore, 2 4. Ché se ’l conte... castella:Ugolino era mostra di non credere a queste voci. Il possedimenti in Sardegna. Leggere nuvole snfotuartttoiof i rcimeaszppirooingnii ospanisbaaitlnoee nd aei lFalaivr Meenru zcdeea. d Dpuaetnroct eha,é lpc reuitrneòe-, mdaliltoeotairvti oiè g puhenirb aeclultliirn oci:o pillleo trcr aac odUinmgsoeelrninvtoao r fedr eaa i lic stuurano-ii Ts5ie.c bnoeo, ”vè ep dleliarvc iTsheaéb ,ee c :l oPamciseear alvaite acn idteta àd ledofetintl eimt aiin t“otne ucrlonavesa.- O. Trioschi, 10 La letteratura Francesco Petrarca L’autore ottenne la corona di poeta, sia altri testi, tra i quali Francesco Petrarca nacque nel 1304ad Arezzoda le numerose lettere scritte ad amici, studiosi e per- una famiglia fiorentina, fuggita dalla città toscana sonalità dell’epoca. a causa di scontri politici e trasferitasi poi ad Avi- Tuttavia, la sua fama presso i posteri è legata al gnone, in Francia, al seguito della corte papale. Qui Canzoniere, scritto in volgare, che Petrarca consi- il giovane Petrarca cominciò gli studi di legge, che derava un’opera minore. proseguì a Bologna: era infatti desiderio della fami- glia che diventasse notaio. I contenuti dell’opera. Il Canzonieresi presenta Secondo il suo stesso racconto, nel 1327 ad Avi- dunque come la storia dell’amore non ricambiato gnone avvenne l’incontro con Laura, la donna che di Petrarca per Laura; tuttavia, le poesie non rac- egli amò per tutta la vita e a cui dedicò il suo capo- contano fatti ma emozioni: la complessa e varia lavoro, il Canzoniere. Gli studiosi non sono con- gamma di sensazioni, speranze, gioie e dolori susci- cordi nell’identificare Laura; secondo alcuni, anzi, tate nell’animo del poeta dal suo sentimento amo- non sarebbe una donna realmente esistita ma il roso. Il vero protagonista dell’opera, quindi, è simbolo della gloria poeticacui Petrarca aspirava. Petrarca. Laura vi compare come una donna bionda, Alla morte del padre, Petrarca lasciò la giurispru- gentile e bella, che con la sua sola presenza riesce denza per dedicarsi interamente alla letteratura; a far tremare e gioire il poeta. successivamente, si avviò alla carriera ecclesia- Rispetto alla tradizione poetica del Dolce Stil Novo, stica, grazie alla quale ottenne alcune rendite che di cui anche Dante aveva fatto parte, le liriche di gli garantirono la tranquillità economica. Negli anni Petrarca presentano un’importante novità: anche seguenti svolse diverse missioni diplomatiche per se l’argomento centrale resta l’amore per la donna, conto della curia papale, viaggiando in tutta Europa; quest’ultima non viene più considerata come una nel frattempo, cresceva anche la sua fama di poeta creatura angelica, tramite tra l’uomo e Dio, ma come e letterato: nel 1341 venne incoronato poetain Cam- una persona in carne e ossa, che con il tempo pidoglio, a Roma. Seguirono altri viaggi in Italia, invecchia e perde la sua bellezza. alternati a soggiorni presso le corti signorili di Lo stesso sentimento d’amore, pur essendo sempre Milano, Padova e Venezia. Nel 1370, ormai anziano, descritto in termini delicati e poetici, diventa tutto Petrarca fissò la sua residenza stabile ad Arquà, terreno, e non ha più il valore di strumento per ele- nei Colli Euganei. Qui continuò a essere un punto varsi a Dio. di riferimento per giovani letterati e artisti; insieme Petrarca era consapevole che il suo amore pre- a Boccaccio, di cui fu amico, fu infatti uno dei primi sentava aspetti concreti e terreni, e pertanto intellettuali italiani a riscoprire e a studiare con pas- viveva un costante conflitto tra la spiritualità, cui sione i classici latini, contribuendo così alla for- aspirava, e il richiamo per le attrazioni terrene, mazione della mentalità umanista. come appunto l’amore e il desiderio di raggiungere la gloria poetica. L’opera: il Canzoniere Il conflitto interiore tra desiderio di purezza e Che cos’è il Canzoniere.È una raccolta di 365 liriche, tentazione per i piaceri mondaniè una delle carat- per la maggior parte sonetti e canzoni, tradizional- teristiche più importanti del Canzonieree uno dei mente divise in due parti: “rime in vita” e “rime in segni della modernità dell’autore. 010 morte” di Laura, forse scomparsa durante la tre- © Loescher Editore, 2 msaonencnohd eda ud nei qpcuoidene tdemin aiuartg doo imr peeelingsttiooes adome, mlo 1ro3or4sao8le,. m eM apo voltelei tn ipceoo s.eosnioe zLcdouio nrvsaioetncridlaeeob uneone ll’i oal amp f leoiunrrsagti uumcnaai anlei.o elAro edn s,a ctPihll eeset,i r sgianenr pcicfaaoi crnvtaisi ctliadoove laporrrareoòv f laaao i nlslu dcCneoagl,nt oea-, Leggere nuvole ldLaea ll e lsitnutegoru asatt uidlerea ls Clia ratiinfnlzeaot tene ip enererel .ll aaL ’assuomaleo nprenro edd ic uPozemitorpnaoersc: tase opznzeoar nldaiiv ocesonisn.t erPu euzrni o qmnuoeed dsetil elpo e cpraeirora ditnit teaermriesp tgii,ec enhleeer gailaz Cniotanin ie zd oai nprimoeerote-i O. Trioschi, infatti scritti in latino sia il poema Africa, per cui italiani, fino all’Ottocento.
Description: