LA GRANDE GUERRA IN COMELICO - 1915/1918 DIARIO DI GUERRA Le forze austriache Scoppiata la guerra mondiale nel luglio 1914, l'Austria per sostenere l'attacco condotto contro la Russia e la Serbia, dovette trasferire su questi fronti gran parte delle truppe che erano di stanza in Alto Adige, compresi i riservisti, le truppe confinarie e i reparti addetti alle artiglierie di fortezza. "Non rimasero che 10.000 uomini che, di fronte alla possibilità dell'intervento italiano nel conflitto, vennero prudentemente spostati sulla fronte atesina. Ma alla fine di ottobre, urgendo rinforzi sul fronte carpatico, anche gran parte di queste truppe dovette essere allontanata: non rimasero che i territoriali. Anche alcune fortezze vennero in gran parte sguarnite"1. Anche gli Standschutzen, formazioni territoriali, nate da nuclei volontari di tiratori scelti (Schiesstande), dapprima indipendenti, poi impegnati dallo Stato a servizio militare nel caso di mobilitazione, vennero arruolati nell'autunno del 1914 e inviati sul fronte galiziano. Rimasero solo gli inabili, i ragazzi sotto i 18 anni e gli anziani sopra i 45 anni. I capisaldi della difesa del confine tirolese erano costituiti da forti antiquati, privi anche dei cannoni che erano stati posti in campo su piazzole provvisorie. Solo dal febbraio del 1915 l'Austria provvide al reclutamento di tre divisioni, frazionate in gruppi sparpagliati, che dovevano tenere l'intero fronte tirolese. Cominciò una vera e propria istruzione militare, breve si, ma bastante per rendere ottime le formazioni che avevano già uno spirito particolarmente elevato. Scoppiata la guerra, essendo accorsi alle armi numerosi anche i giovanissimi e i vecchi, il Tirolo e l'Alto Adige poteva contare su un esercito di 32.400 uomini. "La linea che andava dalla Croda Rossa alla Forcella Dignàs, era difesa dal battaglione n. 157 del Landsturm, dalla prima compagnia del battaglione Innsbruck II degli Standschutzen nello sbarramento sul fondovalle, dal battaglione Innsbruck I degli Standschutzen (tre compagnie), da una compagnia di Landesschutzen e da tre compagnie del primo reggimento dei Kaiserjager sulla linea dal forte Mitterberg (Monte di Mezzo) allo Hornischek (Monte Arnese) ed Eisenreich (Montagna del Ferro). Di artiglieria c'erano i tre cannoni calibro 120 mm tolti dal forte Haideck ed un cannone da montagna, trasferiti nei pressi e sull'Innergsell (Monte di Sesto di Dentro), difesi da alcuni 1 - A.Berti, Guerra in Cadore, 10° Regg. Alpini Editore in Roma, pag.5 Standschutzen di Sillian e da una compagnia del Landsturm. L'unica riserva si limitava alla seconda compagnia del battaglione Innsbruck I degli Standschutzen, giunta a Sesto il 23 maggio"2. Le forze italiane Ben diversa era la situazione delle truppe italiane, più numerose e meglio armate, che erano così dislocate dalla Val di Padola al Peralba: - "Il 70° Regg. Fanteria al Passo Montecroce e a Ovest di questo fino a Colesei, con un battaglione in seconda linea presso l'albergo di Valgrande. - Il 69° Regg. Fanteria, a Est del Passo di Montecroce, a Vanscuro e al Col Rosson, con un battaglione in seconda linea a Nord-Est di Candide. - La 68° Comp. Alpini del battaglione "Cadore" in cima al Quaternà. - Il 16° Battaglione R. Guardie di Finanza e il 5° Battaglione dell'8° Bersaglieri a Cima Canale, in Val Visdende. - Elementi del Battaglione Alpini "Dronero" e del 5° Battaglione dell'8° Bersaglieri, presso le sorgenti del Piave."3 19/05/1915 L'Austria diramò il decreto di "Stato d'allarme". I territoriali accorsero prontamente a occupare i posti prestabiliti. 16/05/1915 La 68° compagnia alpini del battaglione "Pieve di Cadore", che aveva trascorso buona parte dell'inverno a Padola, si sposta al passo di Montecroce Comelico. 20/05/1915 Il 4° plotone della 68° compagnia si stende lungo la cresta di Valorera e, due giorni dopo, il 2° plotone della stessa compagnia sale sul Quaternà. 22/05/1915 Il 2° plotone (tenente Coriani) della 68° compagnia alpini si insedia sui Frugnoni e dal 24 maggio sulla Cima Vanscuro, dalla cui vetta si poteva osservare la valle del Gail e un tratto della Pusteria, viene posta una guardia (4-5 uomini). 2 - P.Kubler/H.Reider, Guerra a Sesto e dintorni, Athesia, Bolzano, 1993, pag. 24 3 - A.Berti, 1915-1917 Guerra in Comelico, Arcana Editrice, Milano, 1985, pag. 23. 24/05/1915 - L'Italia dichiara guerra all'Austria La sera del 23 maggio, alla notizia della dichiarazione di guerra, così scrive sul suo diario il sottotenente Anton von Morl: "La distanza dal Passo Montecroce a San Candido è di miseri 12 chilometri (in discesa, su terreno facile). Se gli italiani sanno fare la guerra, marciano ancora stanotte sullo stradone, senza che noi possiamo impedirlo, e domattina sono già sulla linea ferroviaria della Pusteria"4. Gli austriaci infatti si aspettavano un attacco deciso, che sarebbe stato fatale per la debole difese che l'esercito austriaco aveva potuto approntare sul confine tra la Pusteria e il Comelico. Grave fu l'errore del Comando di Corpo d'Armata italiano nel sopravvalutare il numero e l'efficenza delle forze nemiche, "tratto in inganno anche da ingegnosi espedienti posti in atto dagli austriaci, quali quelli di illuminare i forti disarmati di notte, di riscaldarli di giorno per produrre fumo o nel mettere in campo pattuglie volanti che si facevano vedere su numerose vette passando rapidamente dall'una all'altra o intere compagnie che si spostavano da un punto all'altro in piena vista degli osservatori per simulare grossi concentramenti di truppe"5. Per grande fortuna dei tirolesi, tutto restò calmo la notte del 23 maggio e la mattina dopo furono gli austriaci i primi a sparare con i pezzi calibro 120 mm dall'Innergsell (Monte di Sesto di Dentro), aprendo il fuoco sugli italiani che stavano trincerandosi sulla Cima dei Colesei, al Passo Montecroce e a Casera Coltrondo. Sul crinale carnico regnava assoluta tranquillità; i pochi Standschutzen giunti fin lassù approntavano ripari per le vedette e per i loro deboli avamposti. Una loro pattuglia vide da lontano un drappello di alpini in avanscoperta presso Cima Vanscuro, ma non avvenne nessuno scontro. 27/5/1915 Il Comando di difesa del Tirolo venne rafforzato dal Corpo alpino bavarese (Deutsche Alpenkorp) costituito da 13 battaglioni (tra i quali uno di sciatori) con un gran numero di pezzi (48) e di mitragliatrici6. Nello stesso giorno giunsero a Kartitsch i primi reparti dei "Rainer"7. 4 - P.Kubler/H.Reider, Guerra a Sesto e dintorni, op.cit., pag. 26 5 - P.Kubler/H.Reider, Guerra a Sesto e dintorni, op.cit., pag. 23 6 - A.Berti, Guerra in Cadore, op. cit., pag. 9 7 - "Erano chiamati così gli appartenenti al reggimento austroungarico di fanteria n.59 "Arciduca Rainer", ritenuto una truppa di èlite, formata da soldati provenienti dal Salisburghese e dall'Austria Superiore. Il reggimento combattè principalmente sul fronte russo; il battaglione di marcia X, costituito dopo lo scoppio delle ostilità, una delle poche formazioni regolari già in pieno assetto di guerra all'entrata dell'Italia nel conflitto, fu impiegato sul fronte dolomitico". P.Kubler/H.Reider, Guerra a Sesto e dintorni, op.cit. pag. 15 27/5/1915 - Primo scontro a fuoco La quarta compagnia Standschutzen ricevette l'ordine di attestarsi sulle vette dominanti fra l'Eisereich (Montagna del Ferro) e forcella Manzon, linea di confine ancora sgombra. In realtà si apprestò solo una linea di avamposti distanziati; ma essa diede l'impressione che il fronte fosse stato guarnito su tutto il crinale. "Gli italiani reagirono troppo tardi, inviando due deboli pattuglie che dai Frugnoni avanzarono in perlustrazione verso l'Eisenreich. Il sottotenente Kossbacher ordinò ai suoi Standschutzen di aprire il fuoco; nel breve scontro ci fu un ferito per parte! Allora il capitano Baratta, appostato col resto della compagnia presso il Col Quaternà, mandò un plotone di rinforzo verso la sella Frugnoni; ma gli Standschutzen lo avvistarono in tempo, si prepararono a sparare e lo respinsero"8. Dopo questo battesimo del fuoco gli austriaci capirono che i Frugnoni e Cima Vanscuro non si potevano prendere senza uno sforzo maggiore. 27/5-3/6/1915 - Combattimenti sui Frugnoni e sulla Cima Vanscuro "Il nuovo attacco austriaco è deciso per il 31 maggio. Quel giorno la 1° e la 2° Compagnia del 59° Reggimento di fanteria "Arciduca Rainer", rinforzate da una squadra di Standschutzen risalgono faticosamente la Erschbaumer Tal in direzione della Cima Vanscuro sotto una pioggia torrenziale. Ai piedi della cima si fermano attendendo che la nebbia si alzi e che l'artiglieria (4 cannoni!) possa cominciare a sparare. Vana attesa! Un intero giorno trascorre così. La notte piena di stelle trascolora verso le prime luci dell'alba che illuminano la cresta ricoperta di neve... E' il giorno del Corpus Domini. Giù nella valle si apprestano a celebrare la festa religiosa; i primi rintocchi delle campane risuonano attraverso la valle. Lassù il capitano Steiner con i suoi Rainer e i Standschutzen è a 300 passi dal nemico, pronto a scattare per l'attacco..." (descrizione di Heinz von Lichem)9 "Alle prime luci dell'alba balzano all'improvviso sulla linea Frugnoni - Forcella Pala degli Orti - Cima Vanscuro. I fanti del 69° Regg. di Fanteria che sono appena saliti a presidiare la Cima Vanscuro, con le tende poste presso Forcella Pala degli Orti, colti di sorpresa in quella posizione da poco occupata, con ogni visuale impedita dalla notte e da una cappa di nebbia, bersagliati dai pezzi da montagna piazzati con un trasporto avventuroso e difficile presso l'Obstansersee e sull'Eisenreich (Montagna del Ferro), alle 7 ripiegano verso la cresta dei Frugnoni dove un plotone di alpini è riuscito a contenere il nemico. 8 - P.Kubler/H.Reider, Guerra a Sesto e dintorni, op.cit., pag. 28 9 - A.Berti, 1915-1917 Guerra in Comelico, op.cit., pag.31 Una batteria da montagna apre il fuoco dal Col Quaternà sulla Cima Vanscuro, ma viene ridotta al silenzio dal tiro preciso di una batteria austriaca di obici medio calibro appostata sulla Gatterspitze dietro la cresta dell'Eisenreich. Un plotone di alpini inviato di rinforzo dal Col Quaternà non riesce ad attraversare il Passo Silvella, completamente scoperto e fortemente battuto da mitragliatrici e cannoni. Le posizioni occupate sui Frugnoni dagli alpini sono prese da tre parti sotto il fuoco di fucili e mitragliatrici e da due punti sotto fuoco di artiglieria. Gli alpini resistono fino a che la fanteria si è completamente disimpegnata. Giunge improvviso, dal comando della posizione di Col Quaternà, l'ordine di ripiegare. Verso le 11, tolto l'accampamento sotto la cresta dei Frugnoni, gli alpini si ritirano protetti da veli di nebbia, senza lasciare nelle mani degli austriaci neppure un paletto di tenda"10. Verso le 13.30 l'azione era conclusa; gli austriaci ebbero solo un ferito; gli italiani lamentarono 15 morti.11 "Sul piccolo campo di neve tra Frugnoni e Eisenreich è rimasto a terra un alpino, alto, biondo. E' un figlio di ignoti; ha nome Gimati. Conserva anche da morto il suo abituale sorriso malinconico, bonario. Di giorno qualche compagna con ardimento e pietà risale la costa, e si attarda tentando di dare sepoltura alla salma: lo impedisce il continuo tiro nemico. La salma viene ricuperata soltanto la notte, sfigurata dalle pallottole."12 9-13/6/1915 - Gli alpini conquistano Cima Vallona Alle ore 23 del 9 giugno due plotoni della 29° comp. alpini batt. "Fenestrelle", comandati dal cap. Penati si impadroniscono del Passo e di Cima Vallona, ributtandone i nuclei nemici. Il giorno successivo si riunisce sul Passo tutta la 29° compagnia. 10 - A. Berti, 1915-1917 Guerra in Comelico, op.cit., pagg. 31,32 11 - P.Kubler/H.Reider, Guerra a Sesto e dintorni, op.cit., pagg. 28,31 12 - Antonio Berti, 1915-197 Guerra in Comelico, op.cit., pag. 32 Ma l'11 giugno gli austriaci passano al contrattacco con due compagnie di Landesschutzen e con la 2° compagnia dei "Rainer" appoggiata da un obice e da due cannoni da montagna. Gli alpini di Cima Vallona sparano: si vedono nella conca cadere morti e feriti in numero imprecisato. Al mattino del 12 giugno, mentre le artiglierie del Col Rosson controbattono violentemente le artiglierie che sparano dall'Heretkofel contro Cima Vallona, il 10° batt. dei Rainer (400-500 uomini) attacca furiosamente le posizioni italiane del Passo e della Cima Vallona. La 29° comp. alpini sostiene valorosamente l'urto. Il tenente Tessitore viene gravemente ferito al petto, mentre muove al contrattacco alla testa del plotone. Nel pomeriggio giungono i rinforzi attesi: trenta guardie di finanza della 50° comp. e la 28° comp. del batt. "Fenestrelle" con la sezione mitragliatrici Maxim del battaglione stesso. Gli austriaci sono trincerati sulla cresta del Palombino e si sono spinti sul versante sud-est di Cima Vallona. Di piena notte, dopo lancio di razzi luminosi, assaltano di nuovo violentemente con bombe a mano e alla baionetta le posizioni del batt. "Fenestrelle". Sono accolti da raffiche nutritissime di fuoco e da violenti contrassalti. Il s.ten. Conti è ucciso nel furioso corpo a corpo con una bomba a mano sbattutagli come martello sulla testa. La mattina del 13 giugno i pezzi austriaci concentrano tiro violento contro le posizioni del Passo e della Cima Vallona; cecchini, annidati sul Palombino, sparano in fondo valle contro le riserve italiane. Cadono il comandante della 28° comp. cap. Medici, il tenente Jacod comandante la sezione mitragliatrici. Nel tardo pomeriggio giungono in rinforzo tre compagnie di fanteria che rilevano dalle trincee quattro plotoni di alpini. Durante la notte altri attacchi austriaci si infrangono contro le difese italiane. Gli austriaci, visto vano ogni sforzo, sgombrano il versante sud-est di cima Vallona che rimarrà definitivamente italiana"13. 12/6/1915 - Occupazione austriaca del Palombino "All'inizio delle operazioni offensive verso il crinale di confine gli italiani avevano spinto avamposti verso forcella Dignàs e sorvegliavano gli accessi al Palombino: ma la cima era ancora sgombra! Contemporaneamente all'attacco a Cima Vallona, il 12 giugno gli austriaci si mossero pure con un gruppo di 27 "Rainer" e di Standschutzen di Obertilliach (paese sottostante) al comando del cadetto Koch per insediarsi sul Palombino. Poiché l'ascensione per la via normale sarebbe avvenuta davanti agli occhi degli alpini, Koch dovette scalare con i suoi l'erto e pericoloso versante nord. Dopo quattro ore di faticosa arrampicata raggiunse la vetta ed intervenne subito per appoggiare dal fianco i camerati sul col dell'Ai; ma fu presto costretto a mettersi al riparo dai tiri rabbiosi dei cannoni italiani. Gli austriaci riuscirono a fermare il contrattacco degli italiani con un preciso fuoco di fucileria, costringendoli per il momento a ritirarsi. Tuttavia la situazione degli austriaci sul Palombino era tutt'altro che rosea; per le asperità del terreno i rifornimenti di viveri e munizioni risultarono assai ardui e poi vennero a mancare completamente. Ciò nonostante il gruppo rimase sulla vetta esposta e assediata; ma dopo la caduta di Cima Vallona e Col dell'Ai, la situazione divenne tatticamente insostenibile"14. 13 - Antonio Berti - Guerra in Cadore, op.cit., pagg.37,38 14 - P.Kubler/H.Reider, Guerra a Sesto e dintorni, op.cit. pag. 37 17/6/1915 Il Leibregiment di fanteria (brevemente "Leiber") che faceva parte dell'Alpenkorps, giunse a Brunico e si distribuì in parte verso la fronte di Cortina d'Ampezzo e in parte sulla fronte di Sillian e di Sesto (1° batt. 27 giugno). 15-18/6/1915 - Conquista di Cima Palombino "Gli austriaci presidiano non solo la Cima Palombino ma anche la Forcella Dignàs, il più importante valico dell'intero tratto Passo di Montecroce-Giogo Veranis. I nostri comandi decidono di attaccare contemporaneamente la Forc. Dignàs e la C. Palombino. Azione contro Forcella Dignàs, 15 giugno All'alba, dopo preparazione di fuoco d'artiglieria dal Col Rosson, dal Costone Paidosso e dalla Forc. Zovo, il 2° batt. del 91° regg. fanteria punta sulla Forcella Dignàs. Gli austriaci attendono; lasciano che la compagnia italiana di testa, uscita dal bosco, salga su per la valle scoperta, fiancheggiata da ripidi pascoli, e giunga fin poco sotto la Forcella. Allora, dai sicuri ripari della Croda Nera, aprono d'improvviso il fuoco. Mitragliata da posizioni dominanti, battuta da artiglieria, senza possibilità di difesa, la compagnia si protegge come può durante l'intera giornata. Si disimpegna di notte. Conquista di Cima Palombino Nella notte del 15 giugno due plotoni della 29° compagnia alpini batt. "Fenestrelle", al comando del s.ten. Landi Mina, partendo dal passo di Cima Vallona, fugando il nemico e perdendo 11 uomini, riescono a rag- giungere la quota 2354 della "Cresta Palombino". Gli austriaci (reparti del 1° regg. Landesschutzen) si mantengono costantemente sulla cima, 250 m. più alta, e battono di lassù i due plotoni. Il 16 giugno il reparto del s. ten. Landi Mina fa un nuovo sbalzo in avanti; i plotoni arrivano a poche decine di metri dalla cima; il nemico li tiene continuamente sotto il fuoco e attende l'attimo propizio per sorprenderli. La notte del 17 viene trascorsa nelle posizioni raggiunte vegliando. All'alba, approfittando della nebbia, i due plotoni del s. ten. Landi Mina tentano un attacco. La sorpresa è frustrata dalla vigilanza degli austriaci. I nuclei nemici dalla cima del monte battono senza tregua i nostri aggrappati al costone e alla cresta; ma il cerchio che rinserra la cima progressivamente si restringe. I plotoni del s. ten. Landi Mina, che si sono maggiormente approssimati alla cima, sono rimasti completamente privi di viveri; le munizioni scarseggiano; il fianco su Forcella Dignas è sempre aperto ad un possibile attacco nemico: per parare la minaccia vengono distaccati 8 uomini. Sono partiti per l'azione in 50. Tolti i morti, i feriti, gli 8 distaccati, non rimangono che 25 uomini soli per l'ultimo assalto. Occorre tentare il tutto per tutto. Ancora una durissima notte di veglia. All'alba del 18 quei 25 valorosissimi alpini della 29 "Fenestrelle", pur disfatti dalla fatica e dal sonno, moltiplicando con uno sforzo supremo ogni loro restante energia, si slanciano con tre possenti "Savoia", travolgono il presidio nemico, appaiono trionfanti sulla cima"15. L'occupazione del Palombino, dalla cui cima e da tutta la cresta era visibile il villaggio di Obertilliach, rese possibile centrare con maggior precisione il tiro delle artiglierie su quest'ultimo. L'8 luglio vi piombarono le prime granate. Poi il villaggio fu spesso preso di mira - per ritorsione a tiri nemici su Padola - e spesso vi si videro incendi. Non potevano essere controllati invece i tiri su Kartitsch e Sillian. A Kartisch non si ebbero danni; Sillian, invece, fu maggiormente battuto. Secondo gli austriaci, dal 17 settembre al 7 ottobre 1916 caddero nei dintorni del paese circa 1000 proietti di vario calibro: poche furono le vittime e non gravi i danni; il servizio ferroviario continuò a funzionare; ma la vita dei paesani fu resa insopportabile dall'ansia continua. 9-12/7/1915 - Prima operazione italiana contro il Cavallino Non avendo raggiunto nelle operazioni di giugno gli obiettivi previsti, il comando italiano lanciò all'inizio di luglio una nuova offensiva per aprire una breccia nello schieramento austriaco sul crinale che si stende dal Cavallatto e, attraverso la forcella Pala di Ciuzés, al Cavallino, alla cima Pitturina. "Gli austriaci si apprestavano a difendere i valichi per cui si scende nelle vallette Erschbaumertal e Leitnertal" verso la Carinzia e la valle della Drava. "Come ovunque, anche là c'era scarsità di truppe e materiali; la zona fra il Cavallino e la sella Heretkofel a nord era tenuta da Standschutzen della sottostante Lesachtal, da reparti di gendarmeria e da reparti dei Rainer (4.X.IR 59)"16. 15 - A.Berti, Guerra in Cadore, op.cit. pagg. 40,43 16 - P.Kubler/H.Reider, Guerra a Sesto e dintorni. Athesia, Bolzano, 1993, pag. 43 L'attacco fu condotto da tre colonne: - la prima (la 68° compagnia di alpini del Battaglione Cadore e una compagnia del 92° Fanteria) contro la Pala di Ciuzés e le pendici ovest del Cavallino; - la seconda (tre compagnie del 91° Fanteria), da sud contro il Cavallino stesso; - la terza (due compagnie di alpini del Battaglione Fenestrelle e un battaglione dell'8° Bersaglieri) contro la Forcella Cavallino e la Pitturina. Il massiccio impiego di forze da parte del comando italiano costrinse il comando austriaco ad inviare sul posto le riserve: "la metà di una compagnia di Rainer verso la Pitturina; un plotone della stessa compagnia verso forcella Cavallino; la 10° comp. bavarese allo Tscharknollen (a nord di forcella Cavallino) alla quale si aggiunsero altre due compagnie bavaresi, una di fanti e una di mitraglieri, e una compagnia di bosniaci verso forcella Pala degli Orti"17. Azione verso Pala di Ciuzés e Cavallino Nella notte del 9 luglio la prima colonna scende dal Quaternà e per la conca Paradal e Casera Silvella, sotto un furioso temporale, giunge alle prime luci dell'alba alla Casera Rigoietto. La separava dalla cresta una serie di costoni magramente pascolivi, senza un cespuglio o un masso dove ripararsi. Si è ormai fatto giorno e la sorpresa non è più possibile. La 68° compagnia inizia rapidamente la salita cercando riparo sugli avvallamenti del costone. Gli alpini vengono investiti dal preciso tiro degli austriaci nascosti in buche predisposte coperte da zolle. Un gruppo di alpini scelti corre e si apposta, sul ciglio del costone, dietro un piccolo riparo. Gli altri sparano sulle tane e costringono gli austriaci a uscirne. I tiratori scelti li aspettano al varco; quelli che non vengono colpiti si fingono ugualmente feriti e rotolano sul declivio fino a qualche masso di riparo. "La mattina è grigia e cupa. Corrono nuvole basse nascondendo gli alpini che continuano a salire. I gruppi procedono a sbalzi tra una nuvola e l'altra, sul costone ormai troppo stretto, esposti da ogni parte al tiro. Il tempo peggiora. La nebbia si stende bassa su tutto il vallone. Gli alpini salgono sempre; sentono dall'intensità degli spari che la cresta è vicina. La pattuglia di punta guidata dall'alpino Menegus è arrivata ad un breve ripiano; la raggiunge la parte avanzata della 68° compagnia. Piove e grandina, con tuoni e lampi: tempo infernale. E' il momento buono per sorprendere il nemico e togliersi dalla critica posizione. Rapidamente si costituiscono due piccole colonne: la prima, con il S.ten. Cunico, punta decisamente sulla Pala di Ciuzés, la seconda, con il Ten. Busa, in direzione della forcelletta immediatamente a nord-est della pala, con il compito di agevolare l'azione della prima. 17 - P.Kubler/H.Reider, Guerra a Sesto e dintorni, op.cit. pag. 45 A: Cavallatto - B: Cavallino - C : Forcella Cavallino - D: Cima Pitturina - E: Pale Ciuzèz - F: Val Fedon - G: Val Cavallino - H: i Vanuti - I: La Pitturina - L: Casera Pian Formaggio - 1: 68° Comp. alpini Btg. Cadore - 2: plotone S.ten. Cunico - 3: plotone Ten. Busa - 4: Comp. del 3° Btg. 92° fanteria - 5: tre comp. del 91° fanteria - 6: 28° Comp. Btg. "Fenestrelle" ( S.ten. Roscio) e 5° Btg. 8° bersaglieri - 7: tre plotoni della 29° Comp. Btg. "Fenestrelle" (Cap. Penati) - 8: un plotone della 29° Comp. Btg. "Fenestrelle" (S.ten. Landi-Mina) Mentre le due colonne avanzano e sono a pochi metri dalla cresta, una folata di vento disperde la nebbia. Gli alpini, giunti nel frattempo a stretto contatto con gli austriaci, si slanciano più avanti a proteggersi dove termina il ripiano, sotto un piccolo dirupo a pochi metri di distanza dalla cresta. Il sottotenente Cunico che guida la colonna che punta sulla Pala di Ciuzés è ferito gravemente ad un braccio. Altri alpini cadono. Una squadra procede ancora, giunge presso il ciglio della cresta, e al grido "Savoia" si slancia e la sorpassa; cade decimata con alla testa il suo comandante, capor. magg. Zanetti. Sorte migliore non tocca all'altra colonna comandata dal Ten. Busa, che rimane ferito"18. Il grosso della compagnia non riesce ad arrivare al breve ripiano e trova riparo in piccole buche del terreno. Chi non trova riparo cade ucciso. I fucili dei Rainer salisburghesi con proiettili dum-dum spazzano il vallone, frugano dappertutto, seminano morte. Poco sopra la casera Rigoietto la compagnia del 92° Fanteria, che puntava sul Cavallino, continuamente bersagliata, si ripara, con i suoi uomini sparsi, dove può: dietro troppo piccoli sassi, dentro troppo piccole buche... 18 - A.Berti, 1915-1917 Guerra in Comelico, Arcana Editrice, Milano, 1985, pagg. 69,70
Description: