JJOOLLAANNDDAA PPIIEETTRROOBBEELLLLII JJOO HHOO IILL PPAALLLLIINNOO DDEEGGLLII AANNGGEELLII...... EE--bbooookk 1 JJOOLLAANNDDAA PPIIEETTRROOBBEELLLLII .. JJOO HHOO IILL PPAALLLLIINNOO DDEEGGLLII AANNGGEELLII .... EE--bbooookk 2 “Quanti crudeli tormenti mi è costato e mi costa quel desiderio della fede che nell’anima mi è tanto più forte quanto sono in me motivazioni contrarie! Tuttavia Dio talvolta mi manda momenti nei quali mi sento assolutamente in pace. In tali momenti, io ho dato forma in me ad un simbolo di fede nel quale tutto è per me chiaro e santo. Questo simbolo è molto semplice: eccolo !credere che non c’è nulla di più bello, di più profondo, di più ragionevole, di più coraggioso, di più perfetto di Cristo e con fervido amore ripetermi che non solo non c’è, ma non può esserci. Di più : se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori della verità, mi dimostrasse che veramente la verità non è in Cristo, beh, io preferirei lo stesso restare con Cristo che con la verità.” FFeeddoorr DDoossttooeevvsskkiijj 3 Jolanda Pietrobelli JO HO IL PALLINO DEGLI ANGELI © Copyright CristinAPietrobelli E-book E-Book 8 dicembre 2016 In copertina – Il beato Angelico - Annunciazione Non si fa alcun divieto di riproduzione testi e illustrazioni, basta che sia citata la fonte di provenienza Questa pubblicazione viene scaricata gratuitamente dal sito www.libreriacristinapietrobelli.it 4 Nota dell'A. Il pallino amoroso per le <Farfalle Celesti> c'è, di loro non posso proprio fare a meno, le presenze angeliche nella mia vita, si manifestano sovente, spesso. Queste creature divine che svolazzano dentro e fuori la mia aura, le considero molto e le amo altrettanto <molto>. Ho scritto degli Angeli, scrivo sugli Angeli, loro si manifestano regalandomi la frescura del loro abbraccio, l'emozione delle loro vibrazioni. Il contatto tra noi si è verificato da molto tempo, un filo d'oro ci lega. I miei pensieri spesso, nascono da loro. Per grazia ricevuta, direi proprio così, 5 di loro mi affiancano durante il cammino della mia vita, giorno dietro giorno. Messaggeri di Dio, consiglieri efficaci, amici intramontabili: Yerathel il mio Angelo di nascita Mahasiah l'Angelo di Cris, ero io il suo tramite, per rivelarsi alla mia mamma Rochel l'Angelo di Gio' Luce, eccellente creatura umana che per un po' ha guidato la mia vita. Lei ha chiesto per me il dono della locuzione interiore l'Arcangelo Michele, il principe degli Angeli, ho avuto con lui un incontro energetico diversi anni fa L'arcangelo Gabriel, l'annunciatore, Lei la Madre, lo ha voluto al mio fianco, per richiesta di Cris. Ad ognuno di loro ho dedicato <una scrittura>, rafforzando così la mia vicinanza e adesso riunisco in una sola penna, la mia e le loro essenze. Grazie. È bello dire <grazie> il cuore si predispone a custodire nel suo morbido sentimento i miei amori: le Farfalle Celesti. 5 Introduzione di Roby Orazzini Sssss!!!! Facciamo silenzio, ma un silenzio profondo, quello del cuore; solo così potremo aprire le porte dell'anima. Ora poniamoci in ascolto: non vi sembra di sentire un lieve fruscio? Un battito d'ali? Un sospiro nel vento, una tenue carezza che allevia i pensieri più cupi? Un profumo delicato e prezioso giunge a noi attraverso i sensi sottili e le percezioni extrasensoriali. Eccoli, sono Loro: Gli Angeli, insieme , intorno a noi e per noi. Da sempre, dalla notte del tempo, attraverso lo scorrere dei secoli, delle culture, delle civiltà e delle religioni giungono a noi i battiti soavi delle <farfalle celesti>. Questo ci racconta l'autrice nell'ennesimo lavoro che dedica agli Spiriti di Luce, ai messaggeri di Dio;stelle d'Amore infinito pronte ad illuminare il cammino degli umani, attraverso le nebbie oscurantistiche del dominante materialismo pseudo-scientifico. Dico pseudo poiché la vera scienza non si limita a negare, come avviene in certi ambienti di poca apertura mentale, ma si pone il quesito e ne studia le caratteristiche, lasciando aperta la porta a teorie, intuizioni possibilità, conoscenze antiche e a possibili nuove frontiere del sapere. Non è negando a priori qualcosa che si cresce intellettualmente e spiritualmente, ma ponendosi il beneficio del dubbio ed impegnandosi a conoscere prima di decidere se accettare o rifiutare qualcosa. Il titolo dell'opera è già di per se un programma <Jo ho il pallino degli angeli> chiaramente con questa espressione si conferma l'ormai accertato interesse e amore per questi esseri meravigliosi da parte dell'A.,che dubbi non ne ha e cerca di donare anche agli altri questa sua splendente certezza, fonte d'ispirazione e conforto in ogni momento della sua permanenza nell'esistenza terrena. Impariamo con questo lavoro a conoscere un po' meglio queste straordinarie creature che gli unmani hanno temuto, amato, disconosciuto, ammirato, trascurato, ma mai veramente obliato, poiché fanno parte della stessa storia, sogno e mistero della nostra vita. Non è sempre semplice parlare e/o scrivere di queste creature, poiché si corre il rischio d'essere fraintesi;indicati come creduloni, fantasiosi, estrapolati dalla vita reale e proiettati in un mondo parallelo, fuori dalla logica e dalla frenesia tecnologica del nostro tempi. Sempre più ci è dato d'osservare gruppi di persone che, in qualsiasi contesto si estraniano dai propri simili e dalle situazioni reali per immergersi in un mondo virtuale, eppure molte di quelle 6 stesse persone si rifiutano di pensare ad altri mondi che, più sottili, ma altrettanto veri esistono in altre dimensioni e/o in diverse fasi evolutive e spirituali dell'esistenza. A tutti coloro che ritengono gli estimatori degli angeli persone ignoranti e perlopiù di mentalità infantile, consiglio vivamente la lettura di questa opera, così potranno comprendere che, in realtà un'ampia, libera e forte cultura si sprigiona ed è alla base di questi scritti, poiché, ancora una volta, colei che scrive dà prova d'Intelligenza, di attenzione nella ricerca e di maturità intellettuale e spirituale. Non è un romanzo quello di cui vi si propone la lettura, ma un lavoro attento, ampio ed al contempo sottile e curato in ogni suo aspetto e particolarità; dettato dall'amore e finalizzato alla conoscenza; non si legge dunque in un fiato, ma sicuramente arricchisce nel lungo termine. Spero con queste parole di avervi incuriosito e non mi resta che augurarvi un buon viaggio nel mondo delle <Farfalle Celesti>. 7 Nella Bibbia Il nome degli angeli non è un nome di natura, ma di funzione: in ebraico mal’ak, in greco ànghelos, significa "messaggero". Gli angeli sono "spiriti destinati a servire, inviati in missione per il bene di coloro che devono ereditare la salvezza" (Ebr 1, 14). Sfuggendo alla nostra percezione ordinaria, essi costituiscono un mondo misterioso. La loro esistenza non costituisce mai un problema nella Bibbia; ma fuori di questo punto la dottrina che li concerne presenta un indubbio sviluppo, ed il modo in cui se ne parla e con cui vengono rappresentati suppone un ricorso costante alle risorse del simbolismo religioso. Vecchio Testamento 1. Gli angeli di Jahve e l'Angelo di Jahve Riprendendo un elemento corrente nelle mitologie orientali ma adattandolo alla rivelazione del Dio unico, il Vecchio Testamento rappresenta sovente Dio come un sovrano orientale (1 Re 22, 19; Is 6, 1 ss). I membri della sua corte sono pure i suoi servi (Giob 4, 18); sono anche chiamati i santi (Giob 5, 1; 15, 15; Sal 89,6; Dan 4, 10) oppure i figli di Dio (Sal 29, 1; 89, 7; Deut 32, 8). Tra essi, i cherubini (il cui nome è di origine mesopotamica) sostengono il suo trono (Sal 80,2; 99, 1), tirano il suo carro (Ez 10, 1 s), gli servono da cavalcatura (Sal 18, 11) oppure custodiscono l’ingresso del suo dominio per interdirlo ai profani (Gen 3, 24); i serafini (gli "ardenti") cantano la sua gloria (Is 6, 3), ed uno di essi purifica le labbra di Isaia durante la sua visione inaugurale (Is 6, 7). Si ritrovano i cherubini nella iconografia del tempio, dove riparano l’arca con le loro ali (1 Re 6, 23-29; Es 25, 18 s). Tutto un esercito celeste (1 Re 22, 19; Sal 148, 2; Neem 9, 6) fa così risaltare la gloria di Dio, ed è a sua disposizione per governare il mondo ed eseguire i suoi ordini (Sal 103, 20); stabilisce un legame tra il cielo e la terra (Gen 28, 12). Tuttavia, a fianco di questi messaggeri enigmatici, gli antichi racconti biblici conoscono pure un Angelo di Jahve (Gen 16, 7; 22, 11; Es 3, 2; Giud 2, 1), che non è diverso da Jahve stesso, manifestato quaggiù in una forma visibile (Gen 16, 3; Es 3, 2): abitando in una luce inaccessibile (1 Tim 6, 16), Dio non può lasciar vedere la sua faccia (Es 33, 20); gli uomini non ne scorgono mai se non un misterioso riflesso. L’Angelo di Jahve dei testi antichi serve quindi ad esprimere una teologia ancora arcaica che, con l’appellativo "Angelo del Signore" lascia tracce fin nel Nuovo Testamento (Mt 1, 20. 24; 2, 13. 19), e persino nella patristica. Tuttavia, a misura che la rivelazione progredisce, la sua funzione è sempre più devoluta agli angeli, messaggeri ordinari di Dio. 2. Sviluppo della dottrina degli angeli In origine, agli angeli si attribuivano indistintamente compiti compiti buoni o cattivi (cfr. Giob 1, 12). Dio manda il suo buon angelo per vegliare su Israele (Es 23, 20; ma per una missione funesta, manda messaggeri di male (Sal 78, 49), come lo sterminatore (Es 12, 23; cfr. 2 Sam 24, 16 s; 2 Re 19, 35). Anche il Satana del libro di Giobbe fa ancora parte della corte divina (Giob 1, 6-12; 2, 1- 10). Tuttavia, dopo l’esilio, i compiti angelici si specializzano maggiormente e gli angeli acquistano una qualificazione morale in rapporto alla loro funzione: angeli buoni da una parte, Satana e i demoni dall’altra; tra gli uni e gli altri c’è una costante opposizione (Zac 3, 1 s). Questa concezione di un mondo spirituale diviso tradisce l’influenza indiretta della Mesopotamia e della Persia: per meglio far fronte al sincretismo iranico-babilonese, il pensiero giudaico sviluppa la sua dottrina anteriore; 8 senza transigere sul suo monoteismo rigoroso, si serve talvolta di un simbolismo preso a prestito e sistematizza la sua rappresentazione del mondo angelico. Così il libro di Tobia cita i sette angeli che stanno dinanzi a Dio (Tob 12, 15; cfr. Apoc 8, 2), che hanno il loro riscontro nella angelologia della Persia. Ma la funzione attribuita agli angeli non è mutata. Essi vegliano sugli uomini (Tob 3, 17; Sal 91, 11; Dan 3, 49 s) e presentano a Dio le loro preghiere (Tob 12, 12); presiedono ai destini delle nazioni (Dan 10, 13-21). A partire da Ezechiele, spiegano ai profeti il senso delle loro visioni (Ez 40, 3 s; Zac 1, 8 s); questo diventa infine un elemento letterario caratteristico delle apocalissi (Dan 8, 15-19; 9, 21 ss). Ricevono nomi in rapporto alle loro funzioni: Raffaele, "Dio guarisce" (Tob 3, 17; 12, 15), Gabriele, "eroe di Dio" (Dan 8, 16; 12, 15), Michele, "chi è come Dio?". A quest’ultimo, capo di tutti, è affidata la comunità giudaica (Dan 10, 13. 21; 12, 1). Questi dati sono ancora amplificati nella letteratura apocrifa (libro di Enoch) e rabbinica, che tenta di organizzarli in sistemi più o meno coerenti. In tal modo la dottrina del Vecchio Testamento sull’esistenza del mondo angelico e sulla sua presenza nel mondo degli uomini, si afferma con costanza. Ma le rappresentazioni e le classificazioni di cui essa si serve hanno necessariamente un carattere simbolico che ne rende molto delicata la estimazione. Nuovo Testamento 1. Le gerarchie angeliche attorno alla figura del Cristo Il Nuovo Testamento ricorre allo stesso linguaggio convenzionale, che attinge sia ai libri sacri, sia alla tradizione giudaica contemporanea. Così enumera gli arcangeli (1 Tess 4, 16; Giuda 9), i cherubini (Ebr 9, 5), i troni, le dominazioni, i principati, le potestà (Col 1, 16), a cui altrove si aggiungono le virtù (Ef 1, 21). Questa gerarchia, i cui gradi variano nella espressione, non ha il carattere di una dottrina fissa. Ma, come nel Vecchio Testamento, l’essenziale del pensiero è altrove, e si riordina qui attorno alla rivelazione di Gesù Cristo. 2. Gli angeli e Gesù Il mondo angelico trova posto nel pensiero di Gesù. Gli evangelisti parlano talvolta dei suoi rapporti intimi con gli angeli (Mt 4, 11; Lc 22, 43); Gesù menziona gli angeli come esseri reali ed attivi. Pur vegliando sugli uomini, essi vedono la faccia del Padre (Mt 18, 10 par.). La loro vita sfugge alle esigenze cui è soggetta la carne (cfr. Mt 22, 30 par.). Benché ignorino la data del giudizio finale, che è un segreto del Padre solo (Mt 24, 36 par.), ne saranno gli esecutori (Mt 13, 39. 49; 24, 31). Fin d’ora essi partecipano alla gioia di Dio quando i peccatori si convertono (Lc 15, 10). Tutti questi elementi sono conformi alla dottrina tradizionale. Gesù inoltre precisa la loro situazione in rapporto al figlio dell’uomo, la figura misteriosa che lo definisce, specialmente nella sua gloria futura: gli angeli lo accompagneranno nel giorno della sua parusia (Mt 25, 31); saliranno e discenderanno su di lui (Gv 1, 51), come un tempo sulla scala di Giacobbe (Gen 28, 10...); egli li manderà per radunare gli eletti (Mt 24, 31 par.) e scartare i dannati dal regno (Mt 13, 41 s). Fin dal tempo della passione essi sono al suo servizio ed egli potrebbe richiedere il loro intervento (Mt 26, 53). Il pensiero cristiano primitivo non farà dunque altro che prolungare le parole di Gesù quando affermerà che gli angeli gli sono inferiori. Abbassato al di sotto di essi per la sua incarnazione (Ebr 2, 7), egli non di meno meritava la loro adorazione nella sua qualità di Figlio di Dio (Ebr 1, 6 s; cfr. Sal 97, 7). Dopo la risurrezione è chiaro che Dio glieli ha sottomessi (Ef 1, 20 s), essendo stati creati in lui, da lui e per lui (Col 1, 16). Essi riconoscono attualmente la sua sovranità (cfr. Apoc 5, 11 s; 7, 11 s), e formeranno la sua scorta nell’ultimo giorno (2 Tess 1, 7; Apoc 14, 14-16; cfr. 1 Tess 4, 16). Così il mondo angelico si subordina a Cristo, di cui ha contemplato il mistero (1 Tim 3, 16; cfr. 1 Piet 1, 12). 9 3. Gli angeli e gli uomini In questa prospettiva gli angeli continuano a svolgere presso gli uomini i compiti che già il Vecchio Testamento attribuiva loro. Quando una comunicazione soprannaturale perviene dal cielo alla terra, essi ne rimangono i misteriosi messaggeri: Gabriele trasmette la duplice annunciazione (Lc 1, 19. 26); un esercito celeste interviene nella notte della natività (Lc 2, 9-14); angeli ancora annunciano la risurrezione (Mt 28, 5 ss par.) e fanno conoscere agli apostoli il senso della ascensione (Atti 1, 10 s). Ausiliari di Cristo nell’opera della salvezza (Ebr 1, 14), essi assicurano la custodia degli uomini (Mt 18, 10; Atti 12, 15), presentano a Dio le preghiere dei santi (Apoc 5, 8; 8, 3), conducono l’anima dei giusti in paradiso (Lc 16, 22; "In paradisum deducant te angeli..."). Per proteggere la Chiesa, essi continuano attorno a Michele, loro capo, la lotta contro Satana, che dura fin dalle origini (Apoc 12, 1-9). Un legame intimo collega così il mondo terrestre al mondo celeste; lassù gli angeli celebrano una liturgia perpetua (Apoc 4, 8-11), alla quale quaggiù si unisce la liturgia della Chiesa (cfr. Gloria, Sanctus). Presenze soprannaturali ci attorniano, che il veggente dell’Apocalisse concretizza nel linguaggio convenzionale consacrato dall’uso. Ciò esige da parte nostra una riverenza (cfr. Gios 5, 13 ss; Dan 10, 9; Tob 12, 16) che non è da confondere con l’adorazione (Apoc 22, 8 s). Se quindi è necessario proscrivere un culto esagerato degli angeli che pregiudicherebbe quello di Gesù Cristo (Col 2, 18), il cristiano deve conservare un senso profondo della loro presenza invisibile e della loro azione soccorritrice. 10
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