IL CANTIERE DUECENTESCO DI CHÂTEL-ARGENT A VILLENEUVE: UNA FORNACE PER UN CASTELLO Gabriele Sartorio, Antonio Sergi, Mauro Cortelazzo* Una fornace “datante” lavoro di Petrella, che per prima, e con buoni risultati, ha Gabriele Sartorio cercato di enucleare le caratteristiche salienti di questi impianti produttivi (arrivando a concepire una scheda di Parlare di “archeologia della produzione” a proposito catalogazione per le calcare archeologiche, utile alla for- del ciclo di lavorazione della calce può risultare per cer- mazione di un database cronotipologico),4 ci si accorge ti versi obsoleto ed al contempo fortemente innovativo. infatti che i casi di forni da calce studiati a fondo nella Obsoleto perché il funzionamento, teorico, di un forno da loro valenza di sistemi produttivi sono ancora piuttosto calce è stato ampiamente descritto nella bibliografia: già rari. Comprendere sul campo, dalle tracce lasciate sul Adam si era soffermato sulle caratteristiche tecniche, terreno, come fosse organizzato un cantiere edile an- chimiche e fisiche, della produzione in periodo romano,1 tico non è quasi mai possibile, sia a causa della fram- attraverso confronti precisi anche di carattere etnogra- mentarietà delle informazioni rinvenute, sia perché non fico; Giannichedda e Mannoni hanno quindi affrontato sempre le strutture produttive assurgono a catalizzatori il problema dal punto di vista dei materiali, con un’at- dell’attenzione in corso di scavo, sia infine perché i dati tenzione più diretta verso il periodo medievale e tardo- disponibili sono normalmente deficitari o dal punto di vi- medievale;2 Vecchiattini ha quindi sviluppato l’analisi del sta cronologico (difficoltà di datazione) o riguardo i lavori funzionamento delle calcinare pre-industriali (XVIII-XIX edili cui la fornace è in definitiva collegata.5 secolo) di Sestri Ponente (GE), consentendo in definitiva Per tutti questi motivi è sembrato necessario avviare un approccio pressoché complessivo al problema “pro- uno studio approfondito del forno da calce rinvenuto a duttivo”.3 Innovativo perché se la teoria è chiara, deci- Châtel-Argent di Villeneuve nel corso della campagna di samente meno lo è la pratica. Se si esclude il lodevole scavo 2008-2009 (fig. 1). 1. Modello laser scanner a nuvola di punti della parte sommitale del castello a scavo ultimato del raffurnum. (Elaborazione L. Bornaz - ad hoc 3D Solutions S.r.l.) 92 La motivazione dell’importanza della struttura poggia an- pietrame e 7 lire di legname: se si sommano il pietrame che in ambiti storico-archivistici, dunque esterni alla pura e la realizzazione si ottengono proprio 19 lire, la stessa ricerca archeologica o di laboratorio, seppure, come rile- somma indicata per il forno castellano. Spingendosi più vato da Petrella,6 a questa intimamente legati. La rilettura in là nel ragionamento, si potrebbe traslare la quantità di e prima trascrizione di un documento datato 1274-1275, legna connessa al solo secondo forno, 1350 billones in una rendicontazione del balivo di Aosta e Châtel-Argent totale, alle necessità del primo forno, a patto di accettar- Pietro di Chavannes,7 ha permesso infatti di ricavare im- ne la teoria sulle dimensioni consimili. portanti notizie a proposito del grande cantiere edile che Come si capisce tale operazione, per quanto attraente, si in quegli anni venne impiantato sul sito del castello con spinge molto in là nel campo dell’incertezza; inoltre non lo scopo di provvedere ad una vera e propria ricostruzio- si può pretendere, in assenza di elementi, di assegnare ne della fortificazione ormai ammalorata.8 Nel corso dei ai due forni le medesime caratteristiche ed il medesimo lavori, eseguiti sotto la direzione del capomastro locale numero di utilizzi: il forno castellano servì appositamente Umberto di Bard, patrocinati dal conte Filippo di Savoia alla realizzazione della torre e (probabilmente) della cor- e da questi controllati mediante specifiche personalità tina muraria difensiva, mentre il forno del borgo, da dati itineranti (in particolare Guido di Voyron e Jacques de interni al documento, sembrerebbe essere connesso alla Saint-Georges), si fa preciso riferimento alle spese con- riedificazione della pila centrale di sostegno di un ponte nesse a due forni da calce (raffurna). Tralasciando il se- ligneo sulla Dora.13 condo, situato subtus burgum castri Argenti, del primo si Su queste basi può prendere avvio l’analisi più propria- dice che venne realizzato iuxta turrim, accanto alla torre mente tecnica della struttura. (che più avanti si afferma essere in costruzione), e questo permette di poterlo identificare senza possibilità di errore Le caratteristiche tecniche con la struttura emersa nel corso dello scavo archeologi- La produzione della calce non può considerarsi un’attivi- co dell’alta corte del castello, immediatamente a nord-est tà innovativa: fino ad avvenuta rivoluzione industriale si della grande torre a pianta circolare (fig. 1).9 continuarono, infatti, ad utilizzare strutture che tecnolo- L’attenta lettura delle poche righe della pergamena dedi- gicamente presentavano ben poche varianti rispetto alle cate alle spese rendicontate per la costruzione ed il fun- loro omologhe distanti nel tempo anche più di mille anni, zionamento della calcara pone un problema interpretativo fatto che permette, almeno in linea teorica, un confron- e permette al contempo alcune considerazioni. Il proble- to tra strutture simili su un arco temporale decisamente ma consiste nel fatto che lo scriba duecentesco, normal- esteso (in pratica almeno dal periodo romano all’epoca mente molto preciso riguardo alla corretta suddivisione moderna).14 Un tentativo di comparazione della fornace dei diversi capitoli di spesa, separa, come già ricordato, valdostana con casi consimili non può dunque limitarsi ad la realizzazione della fornace presso la torre cilindrica da un lasso cronologico troppo circoscritto, rendendo neces- quella della fornace sotto il borgo, assegnando a ciascuna sario considerare fornaci anche molto distanti per località una spesa differente (19 lire ed 11 soldi il forno castella- e cronologia da quella in esame. Più precisamente, i fatto- no, 15 lire e 7 soldi quello burgense); subito dopo, però, ri confrontabili riguardano: la collocazione all’interno del cita al “singolare” le ulteriori spese legate all’approvvigio- sito, la forma, le dimensioni, la presenza di un rivestimen- namento della pietra calcarea e del legname (4 lire ed 8 to delle pareti, la presenza del fortax e della lacuna, la soldi per la pietra, 7 lire e 12 soldi per la legna), legandole presenza e tipologia di præfurnium, la quantità e qualità dunque implicitamente solo al raffurnum burgense.10 Se della pietra utilizzata, la quantità e qualità del legname, la si ammettesse un errore dello scriba, e si riconoscesse temperatura raggiunta, il tempo totale di cottura, il nume- dunque nelle spese indicate una somma da collegare alla ro di utilizzi. Per abbracciare una tematica così complessa cava e trasporto dei materiali per entrambi i forni, se ne è necessario dunque incrociare questi fattori - molti dei dovrebbe dedurre che il forno accanto alla torre fosse di quali spesso non rilevabili attraverso la sola indagine ar- dimensioni maggiori rispetto a quello burgense (coste- cheologica - con la datazione e localizzazione geografica rebbe circa 4 lire in più) e che le quantità di pietra e le- delle singole fornaci, oltre che con i dati provenienti dalle gname indicate nel documento fossero sufficienti per il ricerche di carattere sperimentale.15 funzionamento di due distinte calcare; in caso contrario, In questo senso il forno rinvenuto a Châtel-Argent è da con- ed è questa la versione che appare più degna di fede, si siderarsi della massima importanza, perché a differenza dovrebbero comprendere nella spesa di 19 lire e 11 soldi della maggior parte delle calcare individuate e studiate tutti i lavori connessi alla realizzazione ed all’approvvigio- dispone di un appiglio cronologico assoluto. Dal punto di namento del materiale necessario al funzionamento del vista tecnico-tipologico rientra nel gruppo delle cosiddette solo forno castellano. Si consideri che il testo della per- fornaci “a cottura intermittente” (o preindustriali), caratte- gamena, a proposito della cifra di 19 lire per la fornace rizzate dalla necessità di tre fasi produttive: la costruzione iuxta turrim, si premura di escludere dal totale il legname del volto in pietre calcaree (carico), il raggiungimento e ricavato dalla spoliazione della cinta lignea di un castrum mantenimento della temperatura di combustione (cottu- vetus (il barrium del documento, il cui prezzo evidente- ra), lo smantellamento del volto in seguito al raffredda- mente non andava sommato),11 parti del quale vennero mento della struttura (scarico).16 reimpiegate anche nella costruzione dei solai della torre.12 La posizione, nel punto più alto del sito fortificato e con- L’apparente assenza di riferimenti al costo della pietra da tro una parete rocciosa in pendenza da sud verso nord, cuocere, troverebbe inoltre soluzione considerando come risponde sia alla necessità di predisporre il cantiere nelle il forno burgense costi 15 lire di realizzazione, 4 lire di vicinanze del luogo prescelto per la costruzione della torre 93 cilindrica,17 sia alla regola empirica che prevedeva di in- mente attribuibile ad una volontà costruttiva (come del terrare la fornace per almeno la metà della sua altezza resto dimostra l’assenza delle stesse colate sull’unico per aumentarne il grado di coibentazione, essenziale per sperone di muratura superstite ad est).19 Il muro esterno la fase di cottura in strutture che, con tecnologie ancora (US 327), anch’esso di forma circolare, è conservato solo prescientifiche, dovevano raggiungere e conservare per sul lato meridionale della calcara (altezza massima 2 m parecchi giorni temperature vicine ai 900° C. circa dal piano della fornace), utilizza come pseudolegan- La forma del forno è perfettamente circolare, con un dia- te un limo argilloso, è in leggera pendenza verso monte metro interno di 3,15 m. Due muri sono riconoscibili lungo (sud) e forma una vera e propria camicia refrattaria e di il perimetro della struttura18 (figg. 2, 3). Il muro interno contenimento del terreno;20 non vi sono prove del fatto (US 334), che forma una circonferenza perfetta, presenta che questa cortina foderasse l’intera struttura,21 la quale uno spessore di circa 60 cm; è conservato per un’altezza sembrerebbe anzi priva di questo rivestimento sui lati est massima di 1,40 m sul lato occidentale, mentre si ridu- ed ovest (il lato settentrionale è stato fortemente modifi- ce ad una piccola cornice di circa 50 cm di altezza sul cato in seguito alla costruzione del recinto difensivo). lato meridionale e scompare quasi completamente sui Riguardo alla forma, quella circolare è la più comune per i lati settentrionale ed orientale, parzialmente demoliti. Le forni da calce bassomedievali, in contrapposizione a quella porzioni conservate di questa struttura, che costituisce ovoide, che appare più tipica, con le dovute eccezioni (ad il vero e proprio scheletro della fornace, non presentano esempio la Crypta Balbi a Roma),22 di un orizzonte altome- alcuna inclinazione rilevante e risultano nascoste da una dievale. Presentano forma circolare, per fare alcuni esem- colata di calce e malta spessa alcuni millimetri, difficil- pi, le fornaci di Sainte-Blaise-de-Bauzon, in Vaucluse (F), Muretto di contenimento del versante e di coibentazione Muretto di costruzione della fornace Bocca di alimentazione 327 Colature di calce 334 2. Ortofoto solida cilindrica di precisione dell’interno del raffurnum. (Elaborazione L. Bornaz - ad hoc 3D Solutions S.r.l.) 3. Ortofoto di precisione solida del raffurnum. Ortofoto nadirale. (Elaborazione L. Bornaz - ad hoc 3D Solutions S.r.l.) 94 datate alla metà del XIII secolo, di Rocca San Silvestro (LI), Spesso le fornaci da calce erano costruite, come già ricor- avente medesima cronologia, di Sala Baganza (PR), ipote- dato, su terreni con pendenze anche elevate a motivo della ticamente collocata nel XII secolo, così come la quasi tota- necessità di isolamento termico della struttura, fatto che lità dei forni di epoca moderna (XVI-XVII secolo); 23 al con- rendeva pressoché naturale il posizionamento del condot- trario la forma ovoide o pseudo-circolare è riscontrabile to di alimentazione sul lato a valle della calcara stessa. prevalentemente in fornaci come quella di Goux-Lès-Dole, Essendosi maggiormente conservata a Châtel-Argent la nello Jura francese, di Tavaux-et-Pontséricourt, nell’Aisne metà occidentale della fornace e non presentando que- (F), di Sessenheim, nel Basso Reno francese, tutti esempi sta alcuna traccia di aperture, l’accesso doveva essere compresi in una cronologia tra il V ed il X secolo.24 posizionato ad est. L’osservazione della conformazione del Lo sviluppo in altezza della struttura è invece difficile da re- pendio (in media pendenza da nord verso sud ed in forte stituire sulla base dei pochi dati a nostra disposizione. Ba- pendenza da ovest verso est) e l’analisi dell’unico filare an- sandosi sulle regole espresse da Catone nel De Agricultu- cora visibile del muro circolare su questi due lati, permetto- ra, è possibile che la calcara raggiungesse un’altezza pari a no tuttavia di propendere per una collocazione dell’accesso circa il doppio del proprio diametro:25 considerando tuttavia sul lato sud-orientale:32 la particolarità rappresentata dalla il caso di Rocca San Silvestro, dove la fornace è stata data- presenza di una pietra piatta di circa 70 cm di lunghezza ta allo stesso periodo di quella di Châtel-Argent e presenta posta nella cortina orientale, differente dal resto del para- caratteristiche dimensionali similari (3 m di diametro mas- mento ottenuto in scapoli spaccati di medie dimensioni, simo), si potrebbe proporre di ridurre l’altezza totale della potrebbe infatti rivestire la funzione di una sorta di soglia struttura ad un massimo di 3,5-4 m, anche a causa della legata allo svuotamento del forno dalla cenere prodotta.33 pendenza del terreno sbancato per l’occasione.26 A questo proposito è probabile che i legni non venissero Il carico del materiale calcareo doveva invece seguire le gettati direttamente sul fondo, ma che una qualche strut- regole canoniche, formando mediante le pietre di maggiori tura ora non più conservata (una trave in pietra posta a dimensioni un ambiente voltato, esercitante la funzione di mezza altezza ad esempio) consentisse di separare la ce- camera di combustione;27 le pietre rimanenti venivano di- nere di risulta dai legni appena inseriti, favorendo la puli- sposte al di sopra della volta così realizzata, autoportante, zia stessa della camera di combustione. fino a raggiungere il culmine della calcara.28 La ricostruzio- Dal punto di vista formale e dimensionale, dunque, la for- ne virtuale della camera di combustione del forno rinve- nace di Châtel-Argent rientra a pieno titolo nella “media” nuto a Châtel-Argent pone tuttavia alcuni quesiti: infatti, a delle calcare bassomedievali; anche il suo immaginabile giudicare dalle pareti conservate, non è presente alcuna ri- utilizzo per più di una cottura, in funzione della grandezza sega né alcun attacco di volta fino all’altezza di 1,40 m dal del cantiere da essa servito,34 risponderebbe in pieno alla fondo; inoltre immaginare una camera di 3 m di diametro casistica esaminata. sembra difficile considerando la necessità di raggiungere Il passaggio finale consiste nel tentare una ricostruzione e mantenere temperature vicine ai 900-1000° C. Sembra riguardo alla capacità volumetrica e produttiva della cal- al contrario più probabile che i calcinaroli disponessero cara di Villeneuve. Giustificare un’operazione di questo le pietre direttamente a partire dal fondo della calcara, genere sulla base dei pochi dati metrici a nostra disposi- lasciando libera una porzione piuttosto piccola di volume, zione può sembrare difficile, finanche pretestuoso qualora da destinarsi alla combustione dei legni. Una ricostruzio- se ne consideri il margine di errore e soggettività. Tuttavia ne di questo genere è suffragata anche dalla localizzazio- tentare di fornire dei dati in una situazione privilegiata dal ne dei carboni e delle ceneri di cottura rinvenuti nel corso punto di vista storico come quella in esame è doveroso, dello scavo.29 La funzione isolante per la parte di pietre e pur segnalando la precarietà dei risultati raggiunti e le emergenti dal terreno doveva essere svolta dalla prosecu- criticità insite nel metodo applicato, non si può tralasciare zione in altezza del muro della fornace. l’indubbia valenza che riveste il tentativo stesso di una Una necessità imprescindibile, oltre al mantenimento tale ricerca. della temperatura, va ravvisata nel tiraggio del forno, che Si è partiti dal confrontare tra loro fornaci, afferenti a di- doveva assicurare una cottura omogenea ed una disper- versi periodi storici, alcune provenienti da situazioni da sione dei fumi. Sulla scorta delle ricostruzioni effettuate scavo, altre da ricostruzioni etnografico-sperimentali, altre al Centro di Archeologia Sperimentale del Ballenberg in desunte dalla trattatistica sette-ottocentesca precedente Svizzera,30 si può avanzare per Châtel-Argent l’ipotesi che l’introduzione della produzione industriale. Il risultato, che dei veri e propri camini di tiraggio venissero ricavati me- qui si propone sotto forma di tabella35 (tabella 1), mette diante l’inserimento di pali lignei tangenti alla struttura bene in risalto come, al contrario di quanto si potrebbe refrattaria in corso di carico del forno; in tale modo, suc- immaginare, non vi sia affatto uniformità nelle proposte cessivamente al loro dissolvimento, si verrebbero a creare avanzate dagli studiosi. dei condotti naturali di sfiato che, attraendo calore dalla I dati sono indicativi delle criticità riscontrate. In partico- camera di combustione, favorirebbero l’uniformità della lare si nota immediatamente come le dimensioni, spe- cottura del carico calcareo. Si deve infine osservare che cialmente le altezze, delle singole calcare siano spesso l’inserimento della calcara all’interno della parete del rilie- in aperta contraddizione con il rapporto canonico indicato vo deve aver costretto le maestranze ad operare un note- da Catone e seguito, a detta della trattatistica, in modo vole sbancamento di terreno.31 pedissequo fino alla scomparsa dei metodi tradizionali Un altro elemento che a Châtel-Argent rimane di difficile di produzione. Il forno rinvenuto a Châtel-Argent appare comprensione è la posizione e conformazione della bocca in ogni caso assolutamente nella media della tipologia di di carico per l’immissione del combustibile. queste strutture. Sulla base di questi dati, si può avallare 95 Quantità Durata Datazione Forma Diametro Altezza Volume Tipo di Calce viva Sito Nazione legna/ della proposta in pianta (m) (m) approssimativo legname prodotta cottura cottura 4 max Goux-Lès-Dole F V sec. Ovoidale 3,5 min ±1,40 max ±3,5 m3 Sessenheim D VII sec. Ovoidale ± 2,8 ± 3,5-4 m3 ±1,25 55 q min ± 1,5 max ±4 m3 Roeschwoog D VII sec. Ovoidale ± 3 ± 4-5 m3 ± 1,3 63 q min Crypta Balbi I VIII sec. Circolare ±3,5 >3 3,15 Tavaux-et- max F VIII-X sec. Ovoidale >2 Pontséricourt 2,50 min Monte di I IX sec. Circolare 4 >1 Montella (1) circa 7 >55 m3 Sala Baganza I XII sec. Circolare 4,70 >3,50 >60 m3 ±100 m3 giorni/ >874,5 q notti ±24-26 m3 (±22 tolto il 4/5 1274 ±20-22 m3 Châtel-Argent I Circolare 3,15 ±3,5 volume della Larice ±30-50 m3 giorni/ 1275 318-350 q camera di notti combustione) Rocca San ±26 m3 I XIII sec. Circolare 3,00 4 ±28 m3 Silvestro 413 q 5 ±39 m3 Bollène (C5) F XIII sec. Circolare 3,20 5 ±41 m3 ±42 m3 giorni/ (620 q) notti Monte di I XIII sec. Circolare 4-4,60 Montella (2) 2-4 Post XVI 350 q (14 m3) Fascine 200 q “Quarneti” Circolare 4 3-3,5 ±350 q giorni/ sec. secche (±12,5 m3) notti 3 120/130 q Alagna Valsesia I XIX sec. Circolare 2,70 3 ±17 m3 ±240/250 q giorni/ (±8 m3) notti 5 ±43 m3 “Lorenese” XIX sec. Circolare ±44 m3 ±46,5 m3 giorni/ (683 q) notti 7 ±59 m3 Sestri Ponente I XIX sec. Circolare 3,60 7 ±62 m3 ±63 m3 giorni/ (938 q) notti 2,80 max ±12 m3 Molay-Littry F XV-XVI sec. Circolare 2,70 ±14 m3 2,40 190 q min Abete – ±150 q 4 giorni Ballenberg CH XXI sec. Circolare 1,80 2,60 ±7 m3 Faggio – ±20/30 m3 (9,5 m3) 3 notti Recupero 35 q Coppito I XX sec. Circolare 2,5 2 ±10 m3 (±2 m3) Tabella 1. Parametri oggettivi Parametri ricavati da altre pubblicazioni Parametri calcolati 96 una ricostruzione ipotetica dell’altezza attorno ai 3,5-4 m, abbastanza vicina al caso di Rocca San Silvestro, dimen- sione che sembra verosimile se adattata alla particolare conformazione morfologica del terreno. La fase di cottura, sempre seguendo un procedimento comparativo con le fonti a nostra disposizione, può essere compresa tra i 4 ed i 5 giorni/notti, benché sia indicativo rilevare come su questo punto gli studi e le ricostruzioni siano concordi. La quantità di legna necessaria invece permette una di- vagazione ulteriore. I forni sette-ottocenteschi bruciavano soprattutto fascine, mentre il documento sabaudo parla esplicitamente di billones (tronchetti d’albero?) e legni del barrium dismesso, che vennero con ogni probabilità spaccati per raggiungere le dimensioni desiderate. Dai dati dei consumi riportati nella tabella, ancora una vol- 4. La fornace in corso di scavo nel settembre 2009. ta notevolmente discrepanti, si può forse ipotizzare che (G. Sartorio) per una cottura fossero necessari tra i 30 ed i 50 m3 di legname.36 Il totale di 1350 billones/tronchetti (650 bil- di percorrenza riguardo alle attività svolte. L’intervento lones acquistati e 700 dalle riserve del signore) che nel precedente si era limitato a evidenziare la presenza della documento appare previsto per il forno burgense e che in struttura e a identificare l’affioramento dei depositi con- ragione dell’ipotetica dimensione similare dei due raffur- nessi alle attività a essa inerenti. In questa campagna si na del documento può essere considerato valido anche è proceduto allo scavo stratigrafico dei depositi interni alla per il forno castellano, non aiuta purtroppo a definire con fornace documentando la struttura e il metodo di costru- maggiore accuratezza il dato. zione. A completamento delle operazioni è stato inoltre Per quanto riguarda invece il tentativo di ricostruzione del- eseguito un rilievo laser scanner38 integrandolo con quel- la capacità produttiva si è tentato un passaggio ulteriore lo realizzato in precedenza e utilizzato in particolare per (si veda Sergi infra). l’analisi della torre circolare e del suo impalcato.39 Il setto- In definitiva, nonostante lo sforzo profuso, non si può af- re indagato è stato limitato alla sola porzione settentriona- fermare che i risultati raggiunti siano definitivi: questo, se le interessando un’area di oltre 200 m2; nelle successive da un lato è dovuto all’altissimo grado di soggettività cui campagne è previsto il completamento dell’indagine nella la ricostruzione è debitrice, dall’altro è causato dall’asso- restante parte meridionale. Il settore ha restituito purtrop- luta discrepanza dei dati raccolti nella tabella, che spesso po solo brevi porzioni di suoli di frequentazione a causa sembrano smentirsi l’un l’altro. Riflettere su queste di- delle intense attività di asportazione del terreno realizza- vergenze servirà a chiarire, con il prosieguo della ricerca, te tra Otto e Novecento che hanno raggiunto il substra- quale sia la variabile che gli studi finora effettuati, com- to roccioso. Tali attività sono intervenute ad asportare preso quello presente, non sono riusciti ad interpretare anche ampie porzioni delle strutture murarie, comprese correttamente. In ogni caso lo scopo del lavoro era e ri- le loro fondazioni, rendendo veramente complesso ogni mane quello di fornire un’ipotesi preliminare: ulteriori ap- tentativo di ricostruzione degli spazi e delle volumetrie dei profondimenti potranno in futuro ricalibrare l’analisi sulla corpi di fabbrica in questo settore della fortificazione. Ciò base di nuove acquisizioni. nonostante, nell’area più orientale dove la superficie roc- ciosa crea un salto di quota inclinandosi repentinamen- te, è stata risparmiata un’ampia porzione di deposito di Il cantiere: dalla produzione della calce terreno all’interno del quale venne scavata la fornace. In alla messa in opera questo tratto si sono potuti evidenziare lembi di suolo di Mauro Cortelazzo frequentazione relativi alle attività di cantiere connesse con l’estrazione dei blocchi, la cottura, lo spegnimento, Nel fornire il resoconto dei lavori d’indagine svolti nel cor- la miscelatura e la messa in opera della calce. Si tratta di so del 2008 sulla parte sommitale del castello di Châtel- tracce superstiti di una complessa attività di cantiere che Argent, riconducibile a quello che può essere identificato necessariamente doveva avere una sua precisa logistica, come ultimo ridotto difensivo, veniva sottolineata la pre- con aree e percorsi funzionali a un’organizzazione del la- senza, nel settore più orientale, di una struttura circolare voro che, per essere efficace, rendeva indispensabile un ipotizzandone la funzione come forno da calce.37 Lo scavo coordinamento e un presupposto progettuale. Quanto archeologico di questo settore del castello è stato com- portato alla luce è ciò che rimane di un sistema indubbia- pletato nel corso del 2009 confermando l’attribuzione del mente più complesso e più vasto che doveva coinvolgere manufatto a questa specifica attività di cantiere (fig. 4). La differenti professionalità che pur intervenendo in momen- struttura è stata indagata contemporaneamente ai livelli ti diversi, si pensi ad esempio alla messa in opera delle circostanti con l’intento di documentare, compatibilmente varie parti architettoniche della torre per conto di artigia- con le profonde manomissioni e asportazioni degli inter- ni specializzati, si trovavano a dover utilizzare sempre la venti dei secoli successivi, la superficie di frequentazio- calce prodotta nella medesima fornace. Senza dubbio ciò ne del cantiere e possibilmente i percorsi e le logistiche che l’indagine archeologica ha restituito è solo una minima 97 traccia di quanto invece doveva aver prodotto la laboriosità dolomitici frequenti nella zona. Le rocce, definibili come e la movimentazione del cantiere edile. Mancano comple- rocce montonate, presentavano una superficie lisciata e tamente, infatti, i segni di pali o strutture lignee atte al solle- levigata dall’azione dei ghiacciai con le sporgenze model- vamento dei blocchi di pietrame; non è stato possibile rico- late dalla potente azione del ghiaccio in movimento fa- noscere le aree di stoccaggio del pietrame così come quel- cendo assumere al profilo forme dolcemente arrotondate. le degli inerti da miscelare con la calce spenta. Tuttavia, se Contro il versante era costruito un muretto con elementi consideriamo le risultanze di altri ritrovamenti di fornaci da lastriformi di varia pezzatura (US 327) che utilizzava come calce,40 possiamo costatare come, al di là del semplice pseudolegante un limo argilloso in tutto simile a quello ri- ritrovamento della struttura riferibile alla fornace stessa, scontrato all’interno del deposito di formazione naturale. mancano del tutto le informazioni e i segni materiali del- Probabilmente, date le caratteristiche argillose di tale ter- le attività che ad esse dovevano essere correlate e che reno, esso è stato utilizzato come ulteriore presupposto gioco forza si dovevano produrre con le movimentazioni per ottimizzare la funzione di isolamento della struttura. di cantiere. Unica eccezione in tal senso il ritrovamento Quest’ultima presenta uno sviluppo prevalente al settore di una fornace all’interno dell’esedra della Crypta Balbi, dove la fornace si addossa al versante mentre nella parte dove sono stati riconosciuti i piani di frequentazione che restante, sulla base delle osservazioni effettuate in fase si riferiscono all’uso della fornace, il deposito di travertini di scavo, sembrerebbe molto meno conservata. Una buo- e marmi bianchi destinati alla cottura e la zona di raccolta na quantità dei blocchi di pietrame sistemati a formare la dei materiali estratti dalla fornace.41 La fornace di Châtel- struttura mostrava, in particolare sulla superficie interna, Argent, pur trovandosi sulla sommità di un rilievo roccio- alterazioni rossastre dovute a fonti di calore. All’interno so e pur avendo subito asportazioni di terreno in epoche di questo elemento strutturale è presente un altro muret- recenti, ha restituito vari elementi materiali correlabili ad to concentrico legato con malta (US 334), realizzato con attività di cantiere che ci permettono di avanzare alcune una cura maggiore, ma conservato solo per pochi corsi considerazioni sui percorsi e sulla diversa articolazione e ricoperto in parte da calce prodotta e colata dall’atti- delle aree di lavorazione e percorribilità del sito, in parti- vità d’impasto con aggregati effettuata nella parte più colare, durante la costruzione della torre cilindrica. Sulla alta verso nord. Questo muretto doveva appartenere alla base, quindi, delle strutture materiali emerse nel corso costruzione vera e propria della fornace e svilupparsi in dell’indagine e la ricostruzione della posizione degli im- altezza venendo a costituire il cavo del forno, che doveva palcati si è configurata una possibile localizzazione delle contenere il carico di pietrame da sottoporre a cottura. attività e un’articolazione dei percorsi funzionali all’edifi- Molto probabilmente con la dismissione dell’impianto pro- cazione degli edifici presenti all’interno dell’ultimo ridotto duttivo fu prelevato anche il pietrame appartenente alla difensivo. struttura stessa della fornace. Come vedremo in seguito, infatti, la fornace è stata tagliata durante la costruzione Le risultanze archeologiche della fornace della nuova cinta, quella che delimita l’ultimo ricetto di- L’impianto produttivo per la produzione della calce, come fensivo verso est, quasi certamente nella fase terminale abbiamo visto testimoniato dai documenti riguardanti la del cantiere e, proprio in quell’occasione, potrebbe essere rendicontazione, rappresenta il fulcro intorno al quale ruo- stato prelevato il pietrame. La dimostrazione che le attivi- tano le attività del cantiere edile. La sua posizione, det- tà del cantiere edile proseguirono anche dopo la dismis- tata anche da requisiti di tipo morfologico, è strategica sione dell’impianto e il suo smontaggio, è costatabile dal sia per l’approvvigionamento del pietrame da cuocere che fatto che l’impasto di calce e ghiaia che ha ricoperto il per il trasporto della calce, ormai miscelata, sui ponteggi muretto interno ha rivestito, costituendo uno spesso stra- per la messa in opera. to, anche la parte interna del muretto a secco più esterno, La costruzione della fornace è stata progettata con l’inten- realizzato per contenere la dispersione del calore. La con- to di poter sfruttare il salto di quota di questo tratto del- centrazione di tale crosta di calce si trova non a caso pro- lo sperone roccioso. L’addossamento al versante doveva prio sul lato dove sono meglio conservate le ampie tracce avere come finalità il mantenimento di una maggiore con- dello spegnimento della calce stessa e del suo impasto servazione del calore poiché non a caso, come vedremo, con i diversi aggregati. La spoliazione del pietrame appar- la bocca di alimentazione si trova a essere quasi diame- tenente alla fornace limita purtroppo le considerazioni sul tralmente opposta rispetto al pendio. Il fatto di trovarsi in- suo sviluppo in elevato ma ci permette di indicare il punto castonata nel versante le permetteva di beneficiare di un dove doveva collocarsi la bocca di alimentazione per la buon isolamento termico e allo stesso tempo la posizione camera di fuoco. Gli elementi che consentono di definire della bocca di alimentazione della camera di fuoco verso la posizione sono riconducibili al margine netto del muretto il pendio facilitava le operazioni di carico e scarico della più esterno che coincide con il margine del muretto interno e camera stessa. Sfruttando la conformazione del terreno alla presenza di una lastra di maggiori dimensioni collocata è stata creata una fossa, tagliando nel versante probabil- proprio nei pressi della bocca nella parte interna della forna- mente parte del substrato roccioso e un deposito di for- ce. Tale lastra (ritrovata spezzata e parzialmente visibile nel mazione naturale, caratterizzato da una matrice limoso- rilievo - fig. 5) apparteneva probabilmente alla soglia della argillosa di colore rossastro al cui interno erano presenti camera di carico, che doveva aver la funzione di facilitare ghiaie di diverso diametro, frutto delle ultime deposizioni lo svuotamento delle ceneri, o al sistema di suddivisione in di origine fluvioglaciale. Tale deposito ricopriva direttamen- due parti della bocca di carico, così come documentato nella te il substrato roccioso geologicamente riconducibile a fornace ricostruita al Ballenberg,42 e permettere l’appoggio calcescisti con stratificazioni marmoree di marmi calcarei delle travi durante il loro inserimento nella camera di fuoco. 98 Area di spegnimento della calce e successivo impasto con aggregati Muretto di contenimento del versante e di coibentazione 327 Muretto di costruzione 334 della fornace Livello con tracce di rubefazione e carboni 335 Cavo del forno Bocca di alimentazione Area di spegnimento della calce e successivo impasto con aggregati Lastra 333 Taglio prodotto dalla costruzione del muro di cinta 0 1 m 5. Dettaglio dell’impianto produttivo. (Rilievo G. Abrardi, elaborazione M. Cortelazzo) 6. Piano d’uso interno della fornace con concentrazione di carboni (US 335). (S.E. Zanelli) 99 7. Deposito di pietrame e calce (US 333) relativo alla fase di abbandono della fornace. (S.E. Zanelli) Un altro dato che conferma la posizione della bocca di colore rossiccio, piuttosto ghiaioso, contenente tracce di alimentazione è la maggiore concentrazione di frustoli argilla rubefatta, mescolate a terreno prelevato da forma- carboniosi in questa zona del piano d’uso interno della zioni naturali, con frequenti elementi litici lastriformi. L’os- fornace (US 335) che corrisponde anche allo spiccato dei servazione della stratigrafia del deposito ci ha permesso muri (fig. 6). Su questo piano i carboni, pur essendo di- di stabilire che il processo di colmatura deve essere av- stribuiti sull’intera superficie, non costituivano un vero e venuto in un’unica attività. L’impianto produttivo è stato proprio livello ma si trovavano a essere mescolati con il in seguito tagliato dalla fossa di costruzione del muro di terreno o inglobati in chiazze di calce. Ciò sembrerebbe cinta orientale (fig. 8). L’edificazione di questa struttura, denotare un’accurata pulizia delle ceneri di legna all’in- realizzata dopo l’apporto di terreno di colmatura, ha inter- terno della fornace una volta effettuata l’ultima cottura, cettato un’ampia porzione del muro che delimitava il cavo probabilmente per evitare un possibile mescolamento del forno e probabilmente una parte di questo pietrame è con le pietre cotte, pronte per essere trasformate in calce stato recuperato e reimpiegato nella nuova costruzione. spenta. Il piano d’uso interno, una volta asportati com- Infine l’impianto, con le tracce di spegnimento della cal- pletamente i depositi che lo ricoprivano, si presentava ce, e tutta l’area circostante sono stati sigillati dai terreni omogeneo, con un orizzonte ben definito, uniformemente relativi alle sistemazioni a scopi agricoli dell’intera altura ricoperto da tracce rossastre di rubefazione e con una più riferibili ad epoche recenti. intensa concentrazione, associata a un addensamento di carboni, proprio nella porzione prossima alla bocca d’ali- mentazione. Su questo piano poggiavano alcune chiazze di calce già miscelata con aggregati, che, cadendo all’in- terno della fornace, mostravano nella parte inferiore, una volta staccati dalla superficie sottostante, i frustoli carbo- niosi della concentrazione di cui si è detto in precedenza. Sempre all’interno del cavo del forno, ma nella porzione più orientale in addossamento al muretto perimetrale, era presente un deposito di pietrame e calce che appar- teneva già alla fase di abbandono dell’impianto (US 333) (fig. 7). Questo materiale sia per le sue caratteristiche, sia per la disposizione caotica, deve essere ricondotto a uno scarico volto a ricolmare il cavo della fornace in modo da ricreare un piano di frequentazione alla quota di affiora- mento delle strutture. Un piano cioè che tendeva a pareg- giare la superficie nel punto in cui la roccia dà origine al salto di quota e quasi certamente finalizzato a generare un terrazzo in addossamento al muro di cinta che verrà 8. Traccia del taglio di “asporto della fornace” per la costruzione poi costruito successivamente. La fornace, infatti, è sta- del muro di cinta orientale. ta interamente colmata da un unico deposito (US 330) di (S.E. Zanelli) 100 Aree di spegnimento e miscelatura della calce fa ritenere che la zona destinata a quest’operazione non Al di fuori della fornace, nella zona più settentrionale, doveva trovarsi molto distante. Per contro non sono state sono state portate alla luce alcune chiazze di calce piut- identificate tracce o piccole buche di palo che potesse- tosto estese (fig. 9). Queste hanno permesso di determi- ro far pensare all’esistenza di vasche di legno, all’inter- nare quale fosse la quota del piano di calpestio esterno no delle quali dovevano essere trattate le zolle di calce all’impianto produttivo, a circa 1,40 m di altezza dal piano appena estratte dalla fornace e miscelate con acqua per interno, e di collocare una delle zone dove l’operazione di ottenere lo spegnimento della calce viva.43 È pur vero però spegnimento della calce veniva effettuata. La posizione di che da un lato l’area è di estensione limitata e che buona queste tracce si trova a essere in un punto diametralmente parte di essa è attualmente costituita da roccia affiorante opposto alla bocca di alimentazione e occupa una super- a cui deve essere aggiunto l’intervento di costruzione del ficie di poco inferiore ai 10 m2. Il terreno in questo punto è muro di cinta. Allo stesso modo però non è stato nemme- leggermente digradante verso est e le chiazze presentano no possibile individuare i punti dove dovevano essere ac- spessori molto differenti secondo i punti. Osservando le cumulate le ghiaie prima di essere miscelate. In definitiva loro sezioni, nei tratti dove possibile, si è potuta costatare gli intensi rimaneggiamenti subiti dai depositi archeologici la sovrapposizione di differenti livelli che mostravano spes- in questa parte del castello hanno cancellato molte tracce sori diversi. Al loro interno si sono anche osservati picco- dell’attività di cantiere ma, ciò nonostante, quanto rima- li nuclei di grassello e di calce non perfettamente estinta sto ci permette di avanzare e proporre una serie di osser- con qualche piccola scheggia di calcare. Questi elementi ci vazioni e di puntualizzazioni. Una delle considerazioni che hanno permesso di stabilire che la realizzazione dell’impa- riteniamo debba essere valutata è relativa a come e dove sto con aggregati di tipo diverso, siano essi sabbia, ghiaia venisse effettuato lo stoccaggio del grassello.44 La quan- di piccolo diametro o spezzato di pietrame di piccole di- tità prodotta doveva essere considerevole45 e, date le sue mensioni, doveva avvenire in questa zona. Diversamente caratteristiche, cioè l’esigenza di non lasciarne esposta non è possibile stabilire con certezza se anche lo spegni- all’aria neanche una minima parte poiché nell’arco di un mento della calce viva fosse eseguito nel medesimo punto breve periodo si sarebbe solidificata, diventava necessa- anche se, come osservato, la presenza di alcuni grumi ci rio provvedere ad un suo stoccaggio. Anche pensando a Antico accesso Rampa elicoidale Area di spegnimento della calce e successivo impasto con aggreganti Area di estrazione dei blocchi da calce Forno da calce raffurnum Bocca di alimentazione Muro di cinta costruito tagliando parte della fornace 0 3 m 9. Rilievo archeologico interpretato con indicazione delle installazioni di cantiere. (Rilievo G. Abrardi, elaborazione M. Cortelazzo) 101
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